CAPITOLO 5.2

Fiori 

L'ispettore osservò la donna attentamente, mentre lei scompariva dietrol'angolo della strada. Rimase immobile per un istante, stringendo il blocchettodegli appunti tra le mani, con lo sguardo perso nel vuoto. Era combattuto tral'entusiasmo e la preoccupazione. Era la prima volta che si trovava coinvoltoin una vera ricerca, un lavoro che aveva sempre desiderato svolgere. Tuttavia,qualcosa lo frenava riguardo a quella specifica indagine. La detective Suttonaveva ragione: era troppo coinvolto. Belle era troppo importante per lui.Nonostante pensasse che quella mossa fosse completamente inutile, decise divoltarsi e seguire la strada opposta intrapresa dalla detective, conl'intenzione di ricostruire il percorso nel modo più completo e dettagliatopossibile, anche se non si aspettava di trovare nulla di nuovo, poiché l'amicafaceva le stesse cose quasi ogni giorno. Con determinazione, Benjamin sidiresse verso la bottega di Mr. Smith, dove sapeva che Isabelle faceva spessoacquisti. Si chiese perché quel giorno le cose dovessero andare diversamente. Perquale motivo Belle non sarebbe dovuta andare lì?

***

Mr. Smith, dietro al bancone, alzò gli occhi, insieme alla cliente che stava servendo, quando vide l'ispettore entrare. Era sorpreso di tale novità: Benjamin non era mai entrato nel suo negozio se non accompagnato da Miss Mary o da Belle stessa.

- Posso aiutarti in qualche modo, Ben? - chiese mentre l'ispettore apriva il taccuino.

- Sì - rispose lui avanzando - Ti ricordi in quale orario Belle è venuta qui il giorno in cui è scomparsa? 

- L'ho aspettata tutta la mattina - disse immediatamente il negoziante - Poi ho deciso di andare da lei, come concordato, per consegnarle il solito ordine - aggiunse mettendo le ultime cose nel sacchetto di carta della donna.

- E cosa è successo?

- Non lo ha accettato - affermò l'uomo - Ha detto che non ne avrebbe più avuto bisogno. Non so cosa intendesse. -

Benjamin guardò l'uomo distante e si mise a pensare a quell'evento come se fosse stato presente. Si chiese del perché l'amica avesse detto quella frase. Che Belle aveva pianificato tutto da tempo? Il ragazzo chiuse il blocchetto di scatto e ringraziò il signor Smith quasi meccanicamente.

- Benjamin - lo chiamò il negoziante prima che l'ispettore potesse uscire - Leroy era lì. -

Gli occhi del sovrintendente si spalancarono improvvisamente e il suo cuore iniziò a battere furiosamente, mentre un odio si diffondeva attraverso i suoi nervi, avvolgendo ogni parte del suo essere.

- Cosa?!

- Prima che Belle potesse dirmi quella frase, li vidi da lontano discutere su qualcosa che non riuscii a udire. Ma quando mi avvicinai, sentii dire a Henry che l'avrebbe aspettata lì.

- Perché non mi hai detto nulla? - Domandò il ragazzo, leggermente irritato.

- Sarò sincero, non mi sembrava importante.

- Ricordi l'orario?

- Qualche ora prima del tramonto. -

***

Mentre si dirigeva al cimitero, le parole udite lo tormentarono, facendogli ricordare qualcosa di troppo pericoloso. Benjamin strinse i pugni sempre più forte, finché le mani non cominciarono a sanguinare leggermente. Se dietro a tutto ciò c'era davvero Leroy, non avrebbe esitato a prendere la pistola e sparargli dritto al petto. Quanto detestava quel ragazzo e quante volte aveva avvertito Belle del suo comportamento arrogante, che mostrava con eleganza come due gemelli ai polsi. Quante volte gli aveva ricordato di mantenere le distanze. Quante... 

Camminava lentamente e in silenzio tra le tombe del camposanto dietro la chiesa, avvistando poi una ragazza dai capelli rossi, immobile davanti a una delle tante lapidi del cimitero. Ancora una volta aveva avuto ragione. Se non l'avesse ascoltata, non avrebbero mai saputo di quei fatti. Era stato stupido a dare tutto per scontato. Non si era impegnato abbastanza per trovare la verità. Non ricordava nemmeno del perché fossero lì, il suo errore era impresso nella sua mente e liberava la testa da altre preoccupazioni. Ora comprendeva perché non stesse facendo progressi sul caso di Belle. Avvicinandosi all'investigatrice, si fermò a guardare la piccola lapide commemorativa che recitava:

In memoria di

Elizabeth Olson

Nascita: 06 marzo 1910

Morte: 3 giugno 1922

- Mi ricordo di Elizabeth. Era una bambina gentile e piena di vita - affermò l'ispettore - Ma perché siete ferma qui?

- Perché è qui che la nostra interessata si è fermata. - rispose lei osservando la tomba - Qual era il suo rapporto con la famiglia Olson?

- Non aveva un vero e proprio rapporto con loro - Iniziò Benjamin - La famiglia Olson viveva in uno dei quartieri che si affacciava sulla piazza. Erano delle persone che si potevano incontrare in chiesa o al parco. Belle li salutava se li vedeva passare, ma finiva tutto lì. Poi, dopo la morte di Elizabeth, gli Olson si sono trasferiti altrove e nessuno li ha mai più visti.

- Com'è morta la bambina?

- I lupi - disse tutto d'un fiato - Tutta la città ha partecipato al funerale e Belle non sembrava addolorata meno o di più degli altri. 

- Un altro punto cieco da risolvere - Sussurrò Loren alzandosi in piedi.

- Cosa volete dire?

- Se non aveva alcun legame, per quale motivo tra tutte le lapidi in cui poteva riporre i fiori, ha scelto proprio questa, non curandosi delle altre come faceva sempre? Perché ha passato ore a pregare su questa tomba, quando la chiesa era proprio dietro di lei? 

- Forse era l'unica che le rimaneva da sistemare.

- Non credo.

- Siete sempre così dubbiosa quando lavorate?

- Se non lo fossi, non riuscirei mai a scoprire la verità. –

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