CAPITOLO 4.4

23 novembre 

La pioggia continuava a cadere incessante mentre l'investigatrice usciva di casa per dirigersi alla stazione. Le gocce d'acqua picchiettavano sull'ombrello mentre lei cercava le chiavi nella tasca destra del suo lungo soprabito. Le inserì nella serratura e l'ingresso si aprì istantaneamente, senza fare alcun rumore. Entrò nell'edificio con passo silenzioso, notando che la luce dell'ufficio in fondo alla stanza era accesa. Ricordava di aver chiuso la porta e spento la luce la sera prima; quindi, estrasse la pistola che teneva nascosta e si avvicinò all'ufficio, pronta per affrontare chiunque fosse dentro. Il suo sguardo era fisso e il suo cuore immobile. 

Si avvicinò lentamente come una tigre che prende di mira una preda, pronta a saltare su di essa, ad afferrare la gola e a strapparle la vita, ma fu sollevata nello scoprire che si trattava dell'ispettore Carter. Benjamin aveva un aspetto trasandato: i capelli erano arruffati, le palpebre pesanti cercavano di rimanere aperte, la camicia era sbottonata, la cravatta slacciata e la giacca appoggiata su una sedia di fronte alla scrivania. L'odore di sigarette consumate e una tazza di caffè quasi vuota riempivano l'aria intorno a lui. Era evidente che qualcosa lo tormentava. Loren osservò attentamente la scena, senza notare i numerosi fogli sparsi sul pavimento. Tuttavia, un solo passo le fece rendere conto della situazione, mentre un'esclamazione fece sobbalzare Carter dalla sedia. 

Centinaia, forse migliaia di pagine erano disperse sul pavimento, unite da un groviglio rosso che si concentrava al centro della mappa. Su di essa era posizionata una foto di una giovane donna, una bellissima ragazza dai capelli scuri e con le guance e le labbra in evidenza. Loren si chinò sul piccolo ritratto, facendo attenzione a non calpestare i fogli circostanti, e la contemplò con uno sguardo intenso e profondo, come se in qualche modo potesse ottenere una risposta. Ma quella era solo una foto in bianco e nero, consumata ai bordi.

***

- Vi prego di non escludermi - sussurrò Benjamin con la testa bassa - Ho dedicato molte ore a questo caso, lottando ogni giorno, cercando di non perdere la speranza di trovarla.

- Sarebbe meglio se andaste a letto, ispettore.

- So che più si è legati alla vittima, più si perde oggettività - continuò, ignorando le parole della ragazza sulla soglia della porta - Ma è proprio perché il mio legame con lei è così forte che devo continuare - aggiunse alzando lo sguardo per guardarla - Sono disposto a mettere a rischio la mia stessa vita pur di ritrovarla.

- E se la trovassimo, ma non viva come voi pensate? -

Benjamin abbassò di nuovo lo sguardo, visibilmente provato dalla lotta interna che aveva affrontato per tutta la serata precedente. Prese la tazza e bevve le ultime gocce di caffè rimaste sul fondo, mentre si rendeva conto di essere di fronte a un'idea spaventosa che lo tormentava. Si perse nei suoi pensieri, incapace di capire dove si trovasse. Non erano passati solo due giorni, ma una settimana intera in cui aveva cercato disperatamente la verità, dedicando 168 ore alla ricerca insieme ai volontari. Nonostante gli sforzi, una delle sue amiche più care era ancora dispersa. Doveva trovarla ad ogni costo. Il suo cuore si stringeva su sé stesso, ripensando alla lite con cui si erano lasciati. La preoccupazione stava iniziando a divorarlo dall'interno e sperava solo che quelle parole dette non avessero una conseguenza. Un leggero tocco lo fece tornare alla realtà, salvandolo dalla voragine di pensieri.

- Vi prego di ascoltarmi - disse Loren con un tono gentile - Andate a letto e lasciate che sia io a occuparmi di questo caso - Benjamin la guardò per un attimo, poi si alzò, tenendo le spalle alte e dritte di fronte a lei.

- Se non riuscissimo a trovarla viva, allora cercherei ovunque, fino all'altro capo del mondo, la bestia o l'uomo che le ha tolto la vita - affermò con fermezza.

- Va bene, allora. - concluse la detective esausta, rendendosi conto che era inutile continuare a insistere - Accetto la vostra decisione, ma solo se voi accetterete tutte le conseguenze che ne seguiranno. - continuò mentre raccoglieva i fogli sparsi per terra, mentre l'ispettore si asciugava le lacrime dopo averle fatto un cenno con la testa.

- Seguirò le vostre istruzioni senza obiezioni.

- È importante che sappiate che non sono propensa a dare una seconda possibilità. Vi consiglio di non sprecarla. - lo intimorì lei, piegandosi su quella sorta di mappa sul pavimento. - Volete spiegarmi?

- Ho cercato di mettere insieme i pezzi - rispose il ragazzo, raggiungendola e chinandosi anche lui sopra quei documenti.

Sotto una cartina della città, c'erano dei fogli con diverse informazioni come la data in cui la ragazza era scomparsa e il nome di John Brown, l'ultima persona ad averla vista e la prima a contattare la polizia. Queste pagine, separate e volanti, erano collegate da un filo rosso che si attaccava a un unico punto centrale, la foto della ragazza. Era una ragnatela rudimentale, i primi segni di un potenziale grande caso investigativo.

- Dopo aver esaminato tutte le zone di Spellmount, - spiegò Benjamin mentre l'investigatrice si alzava e girava intorno, - il signor Brown ha affermato di averla vista dirigere verso la foresta quella sera - continuò, cercando di indicare la zona con il dito - In questa parte, proprio vicino alla casa degli Ellis, c'è un sentiero che si biforca, ma non so dove conducano. -

La mappa mostrava una cittadina situata al centro di una radura. La costa si trovava poco distante. Gli alberi circondavano la città quasi completamente, lasciando solo uno spiraglio. L'unica strada che portava al municipio e alla stazione fungeva da ingresso e uscita per il paese. I sentieri della foresta non erano segnati, ma erano un intricato groviglio di chiome, con alcune parti contrassegnate da un cerchio rosso. Nonostante il lavoro, di Benjamin, fosse interessante e ben fatto, la detective era interessata a qualcos'altro. In particolare, era attratta da un nome che non sembrava avere alcun collegamento con il caso, ma che era posizionato proprio sotto la foto della ragazza, collegato ad essa da un filo diretto e verticale.

- Perché avete segnato questo nome? - chiese la ragazza, ignorando la spiegazione dell'ispettore e segnando invece il nome di Leroy sotto la foto della ragazza - Non ho trovato il suo nome nel rapporto che mi avete dato.

- È il proprietario del Bright Arrow e di altri edifici - commentò l'ispettore - Quando Belle è scomparsa, lui era fuori città ma, secondo me, questo non lo esclude dalle indagini. Se qualcuno ha fatto del male a Belle, - continuò alzandosi, - lui è il primo di cui sospetterei. Era ossessionato da lei.

- Ma perché non l'avete incluso nel fascicolo?

- Perché è solo una teoria e oltremodo non ho potuto interrogarlo. - rispose Benjamin. - Era già a Londra da tre ore quando Belle è scomparsa e ancora, dopo tutto questo tempo, non è rientrato.

- Quindi state ipotizzando che un uomo assente al momento del fatto possa essere il colpevole di un ipotetico omicidio? - domandò l'investigatrice, ben attenta alla risposta del ragazzo.

- Sì - esclamò senza esitazione.

- Ammiro la vostra sincerità - disse l'investigatrice - Ma considereremo questa ipotesi solo quando verrà trovato un corpo - concluse strappando quel nome dalla mappa, sempre più convinta di star lavorando ad un caso di omicidio.

In quel momento si rese conto della straordinaria accuratezza di quella mappa, che ritraeva una foresta sorprendentemente simile a quella reale, con le sue chiome rigogliose e i rami intrecciati, lunghi e protesi verso il cielo. Si lasciò catturare dai particolari di quel disegno, percependo quasi il vento che soffiava tra gli alberi, come se lo sfiorasse.

- Dove avete trovato questa mappa?

- L'ha realizzata Belle... - L'investigatrice lo fissò - ... le piaceva molto disegnare, ma solo ciò che vedeva e che le restava impresso nella mente. - Benjamin sorrise leggermente - non è mai stata molto brava a usare la fantasia quando si trattava di disegno. - 

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