CAPITOLO 4.3
23 novembre
Il rumore e il viso della pioggia l'avevano sempre affascinata, incantata e accompagnata sia durante il sonno che durante la veglia. Quella mattina non fu diversa, perché, accanto alla finestra della sala da pranzo, la detective si fermò con la testa appoggiata al vetro, sorseggiando un tè appena preparato, mentre sullo sfondo Lord Cabot si preparava per la colazione. Miss Mary entrò portando un carrello pieno di piatti caldi che posò sul tavolo e che poi mangiò con gusto, chiacchierando con l'uomo delle notizie riportate sul giornale.
Che strana coppia, pensò Loren.
Nonostante fossero due estranei, si trattavano come se fossero marito e moglie. Si erano conosciuti otto anni prima, quando Lord Cabot si era trasferito in quella casa. Nonostante avesse la possibilità di vivere in una dimora più grande altrove, era rimasto lì, influenzato da una complicità genuina. Il Lord faceva sempre piccoli gesti gentili verso Miss Mary, come regalarle un fiore ogni settimana dopo la colazione. Questo gesto si era ripetuto nel corso degli anni, senza che né la pioggia né la neve potessero fermarlo.
Chissà come ci si sente a essere amati così? Pensò Loren.
L'investigatrice Sutton sorseggiava il suo tè, continuando a guardare fuori dalla finestra mentre la pioggia cadeva lentamente lungo il vetro, immaginando una possibile vita da sposata. Che buffo pensiero. Nonostante non avesse mai avuto un modello che le mostrasse la bellezza del matrimonio, non aveva mai incontrato nessuno capace di affascinarla. Considerava la vita coniugale come un evento molto distante che non avrebbe mai raggiunto. Tuttavia, era contenta del suo lavoro; era più che adeguato. Le aveva permesso di esplorare angoli remoti dell'Europa, facendola entrare in contatto con comunità diverse da quella inglese. Aveva imparato lingue, usanze e tradizioni, ma l'Inghilterra era il luogo dove apparteneva il suo cuore, chiuso in quella casa di campagna e protetto da persone che erano tutto il suo mondo. Suo padre... Sua nonna...
- Cara! - chiamò ad alta voce miss Mary dal tavolo, risvegliandola dai suoi pensieri - Perché non vieni a sederti con noi?
- Scusate - disse Loren voltandosi verso di loro - Mi perdo sempre quando guardo la pioggia - confessò, prendendo posto accanto a loro.
- La pioggia cade dappertutto, cade con andamento fitto, cade sugli alberi, sui campi, sulle strade, portando vita dove cade. Cade picchiettando sugli ombrelli e mentre cade scappan gli uccelli; cade nel mare, sulla nave e i vascelli, cade gonfiando i ruscelli più belli - recitò Lord Cabot con maestria, sentendosi un attore.
- Stevenson - confermò Loren - è una delle sue poesie più belle.
- Il vostro professore ha insistito anche su di lui?
- No, è stata solo una mia curiosità.
- La vostra curiosità vi ha portato su una buona strada. - affermò l'uomo sorridendo, rivolgendosi poi a miss Mary. - ti è piaciuta la poesia?
- Lo sai già, me l'avevi già recitata. - esclamò miss Mary con occhi brillanti, alludendo a una serata passata.
- Sì. - sussurrò Lord Cabot prendendole una mano e baciandola con dolcezza - Non potrei mai dimenticare una tua parola, soprattutto se essa riguarda me. –
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