CAPITOLO 2.2
Polvere
I quartieri di Spellmount erano simili tra loro, con ampie strade e poche palazzine, negozi e case. La gente si muoveva velocemente, salutando chiunque incontrasse e scambiando parole affettuose, abbracci e strette di mano. Un comportamento che Lord Charles si affrettò a spiegare. Dato che si trattava di una piccola cittadina, tutti si conoscevano ed erano legati in qualche modo da qualche tipo di parentela o amicizia. Lui stesso aveva molti amici lì, ma ciò che lo legava veramente a quel luogo era la donna bellissima con cui condivideva la casa. Poi, girando l'angolo, a due vie di distanza dalla mansione di Miss Mary, c'era un piccolo edificio con una sola finestra e una sola entrata, con pochi scalini davanti. Sull'architrave della porta c'era scritto "Polizia" e sopra la maniglia c'era un campanello di bronzo.
Lord Cabot strinse la mano di Loren per l'ultima volta, ricordandole l'ora del pranzo. Scomparve dietro l'angolo, lasciandola sola davanti alla porta della stazione. La giovane suonò il campanello, ma nessuno rispose. Provò a guardare dalla finestra, ma era coperta da tende scure così fitte da non lasciar passare la luce. Rimase davanti all'ingresso, cercando di decidere cosa fare, quando le venne in mente di provare semplicemente a spingere la porta. Con un piccolo scatto, si aprì e lei entrò.
All'interno c'era un piccolo ufficio modesto. Due scrivanie erano posizionate di fronte l'una all'altra, c'erano due entrate chiuse sulla parete sinistra e destra e in fondo, proprio davanti l'ingresso principale, c'era un ulteriore ufficio solitario. Lì, seduto al tavolo, c'era il giovane ispettore Carter, con la testa china e la mano che scorreva velocemente su una serie di fogli bianchi. Nell'aria c'era l'odore di una sigaretta spenta e una melodia jazz proveniente da un grammofono su un mobile accanto al tavolo. Seguendo quella melodia, l'investigatrice si avvicinò all'ufficio, togliendosi il lungo cappotto che le arrivava fino al ginocchio.
- Buongiorno ispettore.
- Buongiorno, detective! - ricambiò lui, levandosi gli occhiali e scattando in piedi non appena la vide, invitandola a sedersi davanti alla scrivania.
- Ascoltate sempre la musica in servizio? - domandò la donna, innalzando un sopracciglio e accettando l'invito.
- Non sempre. - rispose imbarazzato interrompendo il motivo. - Di solito non viene nessuno a trovarmi.
- L'importante è che continuiate a lasciare la porta socchiusa.
- La lascio sempre aperta - disse velocemente intuendo cosa era appena successo - La chiudo solo quando vado via –
La detective rispose con un sorriso accennato, incrociando le gambe e aspettando che l'ispettore iniziasse a parlare. Benjamin arrossì e si allontanò dalla giovane, dirigendosi dall'altro lato della stanza. Tornò poco dopo con un fascicolo ingiallito che consegnò subito all'investigatrice. Schiarì la voce per dissipare l'imbarazzo, assumendo un atteggiamento professionale e composto. Se le informazioni ricevute fossero state vere, non voleva fare brutta figura di fronte a lei.
- Isabelle Ellis è scomparsa una settimana fa, il 14 novembre, senza lasciare alcun indizio o testimone che potesse fornire una pista per le ricerche. Nonostante alcuni volontari abbiano continuato a cercarla per quattro giorni, l'ultima volta che è stata vista rimane quel martedì, nei pressi della sua stessa casa. È scomparsa insieme al suo cavallo, verso un'imboccatura della foresta.
- Insieme al suo cavallo?! - esclamò lei innalzando il sopracciglio - Questa non è una sparizione ispettore.
- Potrebbe sembrare così, - rispose lui, - Ma l'indomani il cavallo è tornato senza di lei.
- Hm, - sussurrò Loren, posando il fascicolo sul tavolo e alzandosi in piedi, seguita dal sovrintendete. - Qui c'è scritto che abitava in periferia?
- Sì.
- Bene! - affermò lei rimettendosi il soprabito. - Potreste accompagnarmi? –
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