CAPITOLO 18
Buio
La detective Sutton era tormentata non solo dal dolore alla caviglia, ma anche dall'atmosfera inquietante che circondava il gruppo. Qualcosa di sinistro si celava nella foresta, avvolta da una fitta nebbia che rendeva difficile persino respirare, come se fossero intrappolati in una prigione senza via d'uscita. Loren si voltò appena, notando Henry dietro di sé, immobile e stupito, incapace di reagire o di proseguire. Il suo fucile giaceva sulla neve, a pochi passi dai suoi piedi, ancora segnato dalle impronte del ragazzo. La ragazza lo chiamò, ma lui non rispose. Rivolgendosi all'ispettore, Loren cercò di attirare la sua attenzione, ma anche lui, come l'amico, sembrava stordito, con lo sguardo fisso su qualcosa di indefinito davanti a sé.
Lo scosse, sperando di riportarlo alla realtà, ma lui, lentamente, lasciò andare la presa, e la detective cadde a terra con un tonfo. Un sibilo le risuonò nelle orecchie mentre un'ombra, che non apparteneva né a lei né ai due ragazzi, le passò sopra. Premendo sulla caviglia dolorante, la ragazza estrasse la pistola e la puntò verso il punto in cui la sagoma si era dissolta, mentre Benjamin iniziava a piangere e Henry sussurrava di essere solo un assassino. Distogliendo per un attimo l'attenzione dai due ragazzi, si concentrò su ciò che le era passato accanto.
- Dove sei? – sussurrò, rialzandosi con determinazione.
Niente si mosse e nessuno le rispose. Era sola, accanto a due corpi che sembravano invisibili. Loren chiuse gli occhi, fece un sospiro profondo e li riaprì. Anche per lei, come per i due ragazzi, il panorama era completamente cambiato. In un quartiere buio, illuminato da qualche lampione isolato, in una tarda notte estiva, si trovò ai piedi di un alto e maestoso campanile, in cui le pietre si stagliavano contro il cielo. La detective non si guardò attorno, ma alzò subito lo sguardo verso l'alto, dove una figura in sottoveste bianca, in lacrime, si sporgeva dal bordo della torre. Una leggera brezza scompigliò i capelli biondi della donna, che osservava con desiderio l'asfalto, il freddo cemento che circondava gran parte della strada di quella città. Si arrampicò e, ai limiti del bordo della torre, spalancò le braccia, pronta a lanciarsi.
Loren ebbe un sussulto nel rivedere quella scena, immobilizzandosi quando il volto dolce di quella ragazza la guardò con una disperazione palpabile. La giovane si gettò nel vuoto e la detective non poté far altro che assistere. Quando il corpo toccò il suolo, si levarono delle urla intorno. Quella strada non era vuota come ricordava, ma affollata da persone che, dopo aver riempito l'aria di grida, si voltarono a osservarla. I loro sguardi, inizialmente colmi di shock, si trasformarono in disprezzo, mentre il sangue del cadavere si diffondeva, macchiando la via. Un nodo si strinse nello stomaco e nella gola di Loren, che, sotto gli sguardi inquisitori, si sentì piccola e colpevole per quanto accaduto. Proprio in quel momento, un'ombra si alzò dietro di lei.
- Se questo incidente venisse a galla, non saresti più considerata grande... –
Il respiro di Loren divenne così affannoso che temette di non riuscire a respirare più. Barcollò all'indietro, sul punto di svenire. Un fumo nero la circondò, inghiottendo tutto ciò che la circondava, mentre il grido di quella voce le rimbombava nelle orecchie. Continuò a vacillare, incapace di trovare una via d'uscita, sentendosi intrappolata in quell'errore. La figura oscura sorrise compiaciuta, pensando a quanto fosse stata facile da catturare rispetto agli altri due. Ma proprio in quel momento, Loren estrasse il crocifisso dalla camicetta e lo strinse forte tra le mani, intuendo che quella creatura aveva abbassato la guardia. Si voltò, nascondendo il crocifisso, e vide la figura nera, priva di corpo, anima e tratti umani, ma che si comportava comunque come se lo fosse. L'investigatrice gli sorrise, avvicinandosi, e l'ombra, rendendosi conto della sua presenza, capì di essere stata ingannata.
- Se pensi che questo sia stato divertente... guarda quest'altro! –
Gli puntò il crocifisso sul volto indistinto e la figura emise un grido, assumendo finalmente un aspetto del tutto umano. Loren ebbe solo un istante per scrutarlo, prima che svanisse in una nuvola di fumo che si levò verso la nebbia. In quel frangente, però, non si lasciò sfuggire la spilla che adornava il suo panciotto: una rosa, come quella recuperata insieme al cadavere del signor Ellis. Tornò quindi nel cuore della foresta e, con una forza straordinaria, si affrettò verso Benjamin, che tremava. Lo strattonò, ma lui rimase immobile. Lo chiamò, ma non ricevette risposta. Così, mettendosi di fronte a lui, lo schiaffeggiò con tanta forza che anche lei cadde a terra.
- Che cosa è successo? – chiese l'ispettore, risvegliandosi sulla neve.
Si toccò le guance bagnate e osservò la detective, che giaceva sul terreno, esausta e incapace di sollevarsi sulle braccia.
- Svegliate il signor Leroy, non preoccupatevi per me – lo fermò, quando il sovrintendente tentò di avvicinarsi a lei.
Benjamin, andando dall'amico, rimase colpito dall'espressione che aveva sul volto. Lo chiamò e lo scosse, ma gli occhi di Henry erano fissi su un punto indefinito e le sue labbra, appena dischiuse, sussurravano una sola parola: assassino. L'ispettore si sentiva disorientato, poiché l'amico non rispondeva e lui non sapeva cosa fare. Dietro, la detective gli urlò di svegliarlo con un colpo deciso, e fu così che Henry si risvegliò a seguito di uno schiaffo. Ancora confuso, si guardò attorno con gli occhi lucidi, incrociando lo stesso sguardo di Benjamin. Senza nemmeno avere il tempo di porre domande, l'amico lo trascinò avanti, afferrando al volo il fucile che gli passò subito dopo. Poi, il sovrintendente riprese l'investigatrice sulle spalle e lei gli ordinò di muoversi, di uscire il più in fretta possibile da quel luogo. Nonostante la tentazione di fermarsi o tornare indietro, decisero di proseguire fino in fondo, desiderosi di lasciare finalmente la foresta e respirare liberamente, mentre il sole tramontava. Si appoggiarono a un tronco per riprendere fiato e scambiarsi uno sguardo.
- Cosa è successo? - si chiesero a vicenda i due ragazzi, con le guance ancora arrossate e bagnate.
Il sovrintendente scrutò la ragazza di lato, senza dire nulla, ma nel profondo del suo cuore era certo che lei conoscesse la verità su quanto era successo. La ragazza ricambiò lo sguardo e annuì semplicemente.
- Vi avevo avvertito riguardo ai demoni. –
Riprendendo il cammino, poco dopo, si trovarono di fronte a una vasta brughiera, punteggiata da pochi alberi isolati. Sembrava un deserto innevato, con un sentiero avvolto da una fitta nebbia. Era una scena difficile tanto da descrivere quanto da guardare. Henry rivolse lo sguardo a Benjamin, che ricambiò il suo sguardo. Dove dirigersi? Proseguirono senza una meta precisa per un lungo tratto, mentre la sera calava in fretta. Non c'erano lupi a minacciarli, ma l'inverno rappresentava comunque un pericolo. Se non avessero trovato un riparo, avrebbero rischiato di morire assiderati. Tuttavia, individuare un luogo asciutto e riparato dal vento sembrava un'impresa impossibile in quella vasta distesa desolata.
Nessuno parlò di quell'esperienza appena trascorsa. Benjamin attribuì la sua sensazione unicamente alla stanchezza, convinto che fosse solo uno spiacevole scherzo della sua mente. Non c'era altro da considerare. Tuttavia, le parole della detective continuavano a risuonare nella sua testa. Non credeva ai demoni e non avrebbe mai fatto, eppure quella voce che gli sussurrò dietro era incredibilmente reale. Mentre rifletteva, fu interrotto da un lamento. La caviglia di Loren pulsava all'interno della scarpa, provocandole un dolore intenso e inesorabile. Nulla avrebbe potuto farle cambiare idea sul fatto di averla rotta.
Poi udirono il latrare di un cane e notarono una colonna di fumo che si alzava da un camino lontano. Mentre riflettevano su cosa fare, quella striscia grigia si materializzò davanti a loro come un miraggio. Si affrettarono verso la casa da cui proveniva quel denso vapore nero, cercando di arrivare alla porta prima che la notte calasse completamente. Ma quella casa sembrava sfuggire alla loro vista. Era così vicina eppure così distante. Correvano sempre più velocemente, cercando di raggiungerla, immergendosi in una nebbia sempre più fitta che non riusciva a celare del tutto quella chiara scia di fumo.
- Henry! – esclamò l'ispettore, mentre Loren si aggrappava a lui, nascondendo il viso sulla sua spalla per proteggersi dal freddo pungente. – Henry! –
La tempesta di neve aveva preso il posto della nebbia, colpendo i loro volti puliti e scoperti con la sua potenza naturale. Nonostante fosse notte e il paesaggio fosse ancora visibile, il vento e la grandine rendevano difficile il cammino, costringendoli a fermarsi. Benjamin si era fermato per un attimo, cercando il suo amico che lo aveva seguito fino a poco prima.
- Henry! – Urlò ancora, girandosi in ogni direzione per trovarlo.
- Sono qui – Rispose l'amico, afferrandogli improvvisamente la mano.
- Stiamo vicini! – Gridò l'altro, cercando di superare il ruggito del vento.
- Torniamo indietro!
- Siamo quasi arrivati – Ribatte Benjamin, indicandogli il fumo che gradualmente svaniva nella notte e nella tempesta.
- E da un'ora che camminano e non abbiamo visto nemmeno l'ombra di quella casa!
- Ancora pochi passi, sento che manca poco –
Tenendosi per mano, proseguirono nel loro cammino, cercando di proteggere i volti con ciò che avevano a disposizione. Ma bastò un attimo, e Benjamin scivolò, trascinando con sé l'amico e la detective. Nessuno dei tre si rese conto di dove li avesse condotti quella scia, finendo per rotolare su una pendenza che li separò, portandoli in luoghi distanti l'uno dall'altro. Benjamin, il più fortunato, atterrò su un cumulo di neve fredda e si rialzò poco dopo per cercare gli altri, pestando accidentalmente i suoi occhiali, che erano volati fuori dalla tasca. Henry, invece, rotolò sulla neve poco distante, colpendo rocce e rami spezzati che lacerarono i suoi vestiti e gli provocarono diverse ferite. Il ragazzo gemeva, sia per il dolore che per il freddo, mentre controllava una ferita sul braccio, più profonda delle altre. L'amico si avvicinò da dietro, coprendolo con il suo corpo e il suo cappotto, aiutandolo a rialzarsi.
- Come stai?
- Bene – rispose Henry, serrando i denti e ignorando il dolore – Cerchiamo Loren.
- Detective! -
Nonostante le continue chiamate, lei non avrebbe mai risposto. Era caduta dalle spalle dell'ispettore, precipitando lontano da lui. Protetta da un robusto albero, Loren era appoggiata con la testa a esso, con una scia di sangue che si mescolava ai suoi capelli ramati che le attraversavano il volto, trafitto dalla violenta tempesta.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top