CAPITOLO 17

Sommerso

Mentre avanzava davanti, Benjamin non si accorse che l'amico si era fermato, immerso in un'espressione attonita. Henry fissava un punto indefinito, in silenzio, strizzando gli occhi a intervalli. Era entrato in una sorta di trance, un sogno a occhi aperti da cui sembrava impossibile svegliarsi. Anche se non se ne rese conto, l'ispettore decise di rallentare il passo, ansimando pesantemente. Avvertiva un peso opprimente su di sé, ma non era dovuto alla ragazza che portava sulle spalle. Era qualcosa di vago, che non riusciva a definire. Strinse la detective ancora di più contro di sé, sentendo il rumore della pistola che urtava contro i suoi fianchi sotto il pesante giubbotto.

Una violenta folata di vento colpì il suo viso, costringendolo a chiudere gli occhi per un attimo. Li stava ancora strofinando quando si rese conto che Loren non era più sulle sue spalle. Non ebbe il tempo di cercarla, che un suo passo si smarrì nel vuoto, facendolo precipitare in una voragine d'acqua. L'oscurità liquida che lo avvolgeva era un manto freddo e spettrale che non lo lasciava respirare. Non c'era nulla attorno a lui, né pesci né alghe. Galleggiava, bloccato tra la superficie e il fondo, incapace di comprendere cosa stesse accadendo. Nuotò verso l'alto, cercando di raggiungere l'uscita, da quel fosso da cui era caduto, ma sembrava che esso non esistesse. Trattenne il respiro, facendo leva con le braccia, ma qualcosa si avvolse attorno alla sua caviglia, riportandolo in una profondità senza fine. 

Il cuore cominciò a battere forte nel suo petto, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso con il passare dei secondi. Nonostante la sua mente cercasse un modo per uscire da quella situazione, una parte di lui si chiedeva quando si fosse addormentato, finendo in quel sogno surreale. Provò a liberarsi, a nuotare verso l'alto, ma ogni suo sforzo sembrava vano. La forza che lo tratteneva non aveva forma, ma si faceva sentire in ogni fibra del suo essere. Poi, davanti a lui, qualcosa cominciò a brillare, espandendosi sempre di più. Chiuse gli occhi, accecato da una luce intensa, dove una voce, inizialmente lontana, divenne sempre più chiara, riportandogli alla mente qualcosa che aveva cercato di dimenticare con tutte le sue forze. Si avvicinò, allungando la mano, attratto da quella bolla luminosa come una lucciola con il bagliore.

- Perché non vuoi ascoltarmi!? – Esplose l'immagine di sé stesso, proveniente dalla bolla di luce. – Ogni passo che fai verso di lui è un passo che ci allontana. – Belle, seduta dall'altra parte del tavolo, con le guance in fiamme, lo guardò incredula e poi scosse la testa.

- Non è la mia vicinanza con Henry a separarci...

- ... Quello che non riesco a capire è perché continui a frequentarlo dopo tutto quello che ha fatto passare a te e a tuo padre...

- ... Se mi lasciassi spiegare... – tentò di dire la ragazza, senza avere l'opportunità di esprimere ciò che sentiva nel profondo. Quella sensazione di disagio che, da un anno a quella parte, non le permetteva di vivere serenamente.

- ... Non c'è nulla da spiegare. Continui a viaggiare da e per Londra come se fosse la cosa più normale del mondo... –

Le parole di Benjamin si riversavano nella stanza, sommergendola. Continuava a interrompere l'amica, impedendole di completare un discorso. La tensione cresceva di minuto in minuto, avvolgendo i cuori già infuocati dei due ragazzi. L'ispettore non osava incrociare il suo sguardo, provando un'irritazione e una delusione mai sperimentate prima. Ogni sguardo di Belle gli sembrava privo di significato, incapace di toccare il suo spirito inflessibile.

- ... Henry mi sta aiutando in un modo che non puoi nemmeno immaginare...– Affermò Belle, iniziando a innervosissi.

- ... Solo io posso aiutarti, perché mi importa davvero di te! – Rispose lui, interrompendola di nuovo con un'espressione amara da cui non traspariva alcun calore. – Ma tu continui a preferire lui. L'hai sempre fatto, fin da quando eravamo bambini...

- ... Preferisco Henry perché lui mi ascolta! È lui che mi aiuta davvero! - urlò lei, sovrastando la voce dell'altro - Tu non fai altro che vedere il marcio in ogni cosa, anche quando gli altri ti dimostrano il contrario. Tra te e Henry, sei tu quello che ha un'ossessione per me. Non posso parlare con nessun altro senza che tu mi riversi addosso il peso del tuo desiderio di non perdermi. Mi allontani dal mondo intero, trascinandomi in quel tuo mondo in cui non ho mai voluto entrare. Vedi solo ciò che i tuoi occhi vogliono vedere, ed è per questo che non scoprirai mai la verità. E questa è anche la ragione per cui la gente ti lascia solo! L'unica persona di cui ti preoccupi davvero sei te stesso! La tua presenza nella mia vita è diventata tossica... non riesco più a sopportarlo...-

Benjamin si fermò, colpito. Non si aspettava parole così dure, né tantomeno di essere diventato qualcosa di velenoso per lei. Il pensiero di essere sempre stato solo cominciò a invaderlo. Il suo cuore si rassegnò alla triste realtà che l'amore che Belle provava per lui fosse solo un'illusione creata dalla sua mente. Si sentì come se qualcuno lo stesse stringendo ai polsi, anche se in realtà era solo. Era prigioniero della sua stessa malinconia. L'ansia iniziava a farsi strada tra i suoi nervi, e il suo respiro divenne più affannoso, nonostante i suoi sforzi per controllarlo. Si ritrasse, abbassando il capo. Prese il cappello e lo spolverò, mentre Belle guardava un punto indefinito, girata di spalle.

- ... dopo aver perso i miei genitori, tu sei diventata tutto il mio mondo. Sei stata sempre la mia famiglia, una sorella che non volevo vedere andare via troppo presto. È vero, io vedo il lato oscuro in ogni cosa, mentre tu riesci a cogliere solo la luce, ed è proprio per questo che le persone possono farti del male più facilmente. Ho sempre cercato di farti evitare il dolore che ho subito io... ma se ciò che percepisci lo consideri un'ossessione, non ha senso che io rimanga qui, a investire le mie energie in qualcuno che non mi apprezza abbastanza...

- Ben... io... -

La rabbia di Belle svanì in un attimo, quando si rese conto della sua crudeltà, osservando le lacrime dell'amico. Benjamin non era come Henry, ma non era tossico; era un punto di riferimento, un pilastro. Anche se recentemente si era avvicinata all'altro, l'ispettore rappresentava una presenza costante. Eppure, ancora una volta, non ebbe la possibilità di esprimerlo. Non riuscì a dirgli che in quel momento aveva un bisogno enorme di lui, più di quanto non né avesse mai avuto in passato.

- ... ti auguro di vivere al meglio, ma non venirmi a cercare quando le conseguenze delle tue azioni, delle tue scelte ti travolgeranno... - concluse avvicinandosi alla porta.

- Ben! Ben!... non intendevo dire questo ... ti prego... ascoltami un momento... - si affrettò a dire lei, afferrandogli il braccio.

- Sei stata già abbastanza chiara...sono velenoso...l'unica cosa che mi dispiace è aver sprecato anni della mia vita per te, amando qualcuno che non lo meritava affatto... hai ragione, l'unica persona con cui posso stare sono me stesso. –

La scena si chiuse come era iniziata, riportandolo nell'oscurità che lo avvolgeva. Nonostante non riuscisse a comprendere il motivo di quella visione, né se fosse reale, essa riaccese in lui la profonda rabbia provata in quel momento e l'orgoglio che lo aveva tenuto a distanza. La paura di essere abbandonato, di rimanere solo, era sempre stata il suo nemico più antico, allontanandolo dai legami più cari. In un attimo, si rese conto che ciò che lo bloccava era la sua stessa mente, i suoi timori.

- Sei solo, Benjamin... sei sempre stato solo! –

Una voce risuonò nelle sue orecchie, costringendolo a confrontarsi con una verità che preferiva ignorare. Sembrava che quel nemico avesse preso forma, tormentandolo incessantemente, anche se non riusciva a vederlo. La paura lo teneva prigioniero in quell'abisso, appesantendolo di minuto in minuto, trascinandolo sempre più giù, fino a condurlo a uno stato di disperazione silenziosa. Se solo avesse avuto il coraggio di farla parlare... se solo l'avesse ascoltata... Belle sarebbe ancora al suo fianco... insieme avrebbero trovato una soluzione. Nel silenzio di quell'oceano che lo avvolgeva, dove la speranza sembrava svanita, all'improvviso la presa sulla sua caviglia si allentò e Benjamin cominciò a risalire, riuscendo finalmente a intravedere la tanto desiderata superficie. Nuotò, sperando di approdare in un luogo migliore, ma ciò che lo accolse lo fece rimpiangere l'oscurità tranquilla dell'abisso.

La notte, avvolta da una luna pallida e lontana, proiettava lunghe ombre inquietanti sulle lapidi del cimitero in cui Benjamin si ritrovò. L'aria si faceva sempre più pesante e un vento gelido soffiava sul terreno, facendo scricchiolare i rami secchi degli alberi circostanti. Il ragazzo riemerse e cominciò a camminare tra le tombe, sperando inutilmente di trovare un'uscita. Ma mentre avanzava tra le numerose sepolture, notò alcuni nomi familiari che sembravano attirarlo verso la terra fangosa. Si fermò, e con lui si fermò anche il suo cuore, quando la luna danzante illuminò due nomi che non avrebbe mai voluto vedere: Isabelle Ellis e Henry Leroy. La terra sembrava volerlo inghiottire, mentre il suo cuore veniva stritolato da un'angoscia insopportabile. Tentò di allungare una mano verso le due lapidi. Le lacrime gli solcarono il viso e un brivido gelido gli percorse la schiena, penetrando nel petto con una forza disumana. Consumandosi nella disperazione, non si accorse dell'ombra che si ergeva dietro di lui, osservandolo con orgoglio e soddisfazione. Si avvicinò al suo orecchio, sapendo che Benjamin non avrebbe risposto.

- Sei stato tu a spingere Belle nel sentiero della foresta... sei stato tu a incitare Henry a cercarla... conoscevi i pericoli... sono morti per colpa tua. –

L'ombra indistinta gli voltò il viso e, ancora una volta, gli occhi di Benjamin si posano su una terza lapide, dove il nome di Loren risuonava ovunque. Quella fu la goccia che lo fece traboccare.

- Se fossi stato all'altezza... l'avresti salvata da un destino che non meritava... è morta a causa tua! -

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