CAPITOLO 14.3

La Cursed 

- Stai bene? – domandò Henry, poggiandogli una mano sulla spalla.

- Sì – rispose lui, staccandosi bruscamente e scivolando per terra – è stato solo un incubo –

Henry si sedette accanto a lui, guardando il cielo stellato e ricordando i tempi in cui da bambini si consolavano reciprocamente dopo un brutto sogno. Pensava con amarezza a quei ricordi che non sarebbero più tornati, iniziati con un litigio insensato che li aveva divisi.

- Pensi che la troveremo? –

Quella domanda colpì Benjamin come un fulmine a ciel sereno. Si irrigidì, cercando di trattenere le lacrime. Il sogno era più vivido che mai. Non rispose, limitandosi a scrutare l'ambiente circostante, sforzandosi di mantenere la calma. Era da un po' che non sapeva se crederci o meno. Tuttavia, quel silenzio non fu colto da Henry per quello che era; così, guardandolo, gli chiese:

- Perché questo rancore, Ben?

- Non puoi avermi fatto davvero questa domanda –

La detective si mosse leggermente all'interno della caverna, cambiando posizione per trovare un po' di conforto. Entrambi si voltarono a guardarla, temendo di averla svegliata, ma lei continuava a dormire serenamente, avvolta nel suo lungo cappotto e riscaldata dal fuoco, come se fosse nel suo letto. Benjamin invidiava tutta quella calma.

- Mi sono fidato di te... e tu mi hai tradito. Sapevi che quel posto spettava a me, eppure non hai esitato a prenderlo.

- È per questo che mi porti così tanto rancore? – domandò Henry, con gli occhi sgranati. – io nemmeno volevo quel posto; volevo solo tornare a casa.

- Eppure, sei stato tu a fare il salto di carriera – sospirò Benjamin, prendendosi un momento di pausa – ma ora non ha più importanza... Ciò che ha alimentato il mio risentimento per tutti questi anni è stato il tuo atteggiamento verso Belle. Non hai fatto altro che trasformare la sua vita in un inferno. –

L'aria diventava sempre più pesante ad ogni parola pronunciata, tanto da sembrare irrespirabile. L'ispettore, noncurante di non essere vestito in modo appropriato per il freddo della neve, decise di uscire. Era talmente stanco, arrabbiato e preoccupato che nemmeno il vento gelido riusciva a scalfirlo. Un fuoco interiore ardeva dentro di lui, riscaldandolo senza bisogno di una fiamma reale.

- Perché? Cosa pensi che le abbia fatto? – domandò Henry, deluso dall'affermazioni dell'amico, seguendolo – Mi credi veramente capace di farle del male? – l'ispettore non rispose, malgrado tutto voleva ammettere che non né fosse capace – Tu e Belle siete tutto ciò che ho.

- Se siamo tutto per te, allora perché...

- ... non hai idea dell'inferno che ho vissuto! Di tutto ciò che ho fatto per proteggervi! – urlò Henry, le cui parole risuonavano attorno a lui, come un dolore che tornava a bruciare – ti ripeto che non desideravo quel posto, ma sono stato costretto ad accettarlo, così come sono stato costretto a combattere in guerra. Mio padre... - disse avvicinandosi - a causa della mia natura troppo gentile, credeva che non sarei stato in grado di mantenere il potere che la nostra famiglia deteneva da anni; temeva che qualcuno me lo avrebbe portato via. Quel salto di carriera non è stato altro che un atto di corruzione; non avevo nemmeno intenzione di entrare in accademia. Quando tornai dalla guerra, mi trasferii da mio zio. Non volevo più vederlo... e per quanto riguarda Belle... - le parole gli si fermarono in gola, mentre le lacrime che gli scorrevano lungo le guance bruciavano al contatto con il freddo - ... voleva "regalarmela" nella speranza che tornassi da lui. Avrebbe fatto del male anche a te, se non avessi convinto Scotland Yard a mandarti lontano. Tuttavia, in seguito ho riflettuto che Belle sarebbe stata più al sicuro con te accanto.

- È stato tuo padre a fare tutto questo? – sibilò Benjamin, incredulo, osservando il pianto disperato dell'altro che si allontanò, cercando sostegno contro un albero.

- Hai ragione però! Non sono migliore di Francis Leroy. – rispose dopo un momento di silenzio. – Ho fatto cose in guerra che neanche immagini. E mi hanno dato anche una medaglia per questo – mormorò, asciugandosi le lacrime. – Ma la cosa peggiore è che non sono riuscito a proteggere Belle. – proseguì, colpendo il tronco con i pugni – Dovevo rimanere quel giorno... dovevo rimanere... - Benjamin si avvicinò a lui.

Perché scopriva tutto questo solo ora? Perché? Il cuore di Benjamin si fermò per un attimo mentre lo fissava. Provò a muoversi verso di lui, ma qualcosa lo bloccò. Doveva fidarsi di lui? Doveva credere che quel ragazzo fosse solo una vittima, proprio come la sua amata amica? Rivolse lo sguardo all'interno della caverna, dove Loren dormiva serena. Lei, senza dubbio, gli avrebbe dato fiducia o, per essere più precisi, gli avrebbe concesso il beneficio del dubbio. Ma perché lui non poteva farlo? Henry era sempre stato uno dei suoi amici più stretti, colui che lo aveva sostenuto e aiutato nei momenti difficili. Benjamin lo amava e lo rispettava, anche se nascondeva un sentimento di invidia che lo opprimeva. 

Desiderava la sua posizione, ciò che possedeva e l'attenzione che Belle riservava a lui, alimentando l'idea malsana che il loro legame fosse solo un'illusione. Henry era sempre un passo avanti, nonostante le loro somiglianze. Ripensando al passato, l'ispettore si rese conto che l'amico non aveva mai fatto pesare la differenza tra i loro status, trattandolo come un vero fratello. Era stato al suo fianco quando il padre se n'era andato, stringendogli la mano e asciugandogli le lacrime durante il funerale, senza mai fargli sentire il peso della solitudine che lo attendeva. E lui, cosa aveva fatto? A causa della sua gelosia, si era allontanato, tradendo e ripudiando Henry, accettando la sua solitudine. Solo in quel momento si rese conto dell'errore commesso. Quella sera, finalmente comprese quanto l'orgoglio e la rivalità lo avessero spinto lontano da chi considerava un rifugio sicuro. Pensò a Belle, così distante e ignara della sua situazione. Un nodo gli si formò in gola e le gambe gli tremarono. Sentiva il peso della scomparsa dell'amica gravare su di lui. Era colpa sua...

***

- Hai fatto il possibile, lo so. – disse Benjamin – Sono consapevole che, quando tuo padre fece rinchiudere Morris nel manicomio, sei stato tu a liberarlo e che, quando si trovò sommerso dai debiti, inviasti del denaro a Belle... L'unico che non l'ha protetta e che non ha mai fatto nulla sono solo io – l'amico scosse la testa.

- Benjamin, tu...

- ... ho sempre saputo di quell'uomo – Henry spalancò gli occhi.

- Lo sapevi? – chiese con voce tremante.

- È anche la mia migliore amica. Conosco tutta la storia perché me l'ha raccontata, ma a differenza tua, io ci ho creduto subito, commettendo un errore. Credevo che quell'uomo fossi tu e la gelosia mi ha fatto perdere la testa. Pensavo che i tuoi tentativi di aiutarla fossero solo un modo per conquistarla. Quando scoprii di quell'uomo, pensai che finalmente Belle fosse tua.

- Da quanto lo sai?

- Da un po' ormai. – ci fu un momento di silenzio, durante il quale Henry si avvicinò lentamente.

- Belle non ha mai fatto distinzione tra noi. L'unica verità è che noi siamo la sua famiglia, nulla di più. Nonostante le mie speranze, non ha mai provato amore per me, almeno non come lo intendevo io.

- L'ho sempre pensato, ed è per questo abbiamo litigato... - Benjamin esplose - ...È l'ultimo ricordo che ho di lei –

Il pianto di Benjamin si fece più intenso, bruciando nuovamente nel suo stomaco. Era consapevole del motivo per cui Belle non era venuta a salutarlo quel giorno e si sentiva in colpa. La sua rabbia nei confronti di Henry lo aveva reso cieco al dolore che stava infliggendo all'amica. L'aveva accusata di preferire sempre l'altro a lui, fin da quando erano bambini. Le sue parole avevano fatto scoppiare Belle in lacrime, distruggendo ancora una volta la loro amicizia. Per giorni non si erano parlati, fino a quando John non lo informò della sua scomparsa. Come aveva potuto nutrire quei pensieri su Henry? Come aveva potuto lasciare che la sua gelosia avesse il sopravvento? Era tutta colpa sua.

- Ti prego, perdonami, Henry – sospirò Benjamin, cercando senza successo di trattenere le lacrime. – Scusami per tutte le volte che ti ho urlato, per ogni momento in cui non ti ho ascoltato, per le volte in cui ho creduto che volessi portarmi via Belle. Ho sempre avuto una paura irrazionale... non ho nessuno, oltre a lei. - L'altro lo fissò per un attimo, poi lo abbracciò forte.

- Hai anche me -

Questa volta Benjamin non si staccò improvvisamente, ma ricambiò l'abbraccio del suo amico ritrovato. Dopo aver sorriso l'uno all'altro, rientrarono nella grotta e si addormentarono vicini, con il solo intento di completare quel cerchio che senza Belle non poteva essere chiuso.

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