CAPITOLO 14.2
La Cursed
Benjamin spalancò gli occhi, più sorpreso dalla figura a cavallo che dalla donna che lo guardava accigliata. Henry, vedendolo avvicinarsi, corse verso di lui. Lo abbracciò forte, facendogli cadere tutto il legno che aveva raccolto.
- Cosa ti è saltato in mente?! – esclamò il ragazzo.
L'ispettore si liberò bruscamente dall'abbraccio, riprendendo ciò che aveva raccolto in precedenza.
- State bene, ispettore? – chiese la donna, mentre portava il cavallo di Henry all'interno della caverna.
- Sto bene – Rispose lui, con fermezza.
- Allora entrate.
- In realtà stavo per spostarmi – Asserì lui – non mi sembra sicuro.
- Se vi riferite ai lupi, basterà accendere un fuoco –
Entrò nella caverna con un senso di dubbio, seguito ancora dall'ombra che lo scrutava attentamente, preoccupato per una ferita che non esisteva. Gettando i rami sul pavimento asciutto, si mise di fronte a loro e iniziò a costruire confusamente un falò che non avrebbe mai preso forma.
- Non accenderete nulla in quel modo. – disse lei.
- Perché?
- Avete solo il combustile, – spiegò, – accendere un fuoco è qualcosa di più complicato –
Loren, con il suo zaino davanti, tirò fuori un diario senza valore e dei fiammiferi. Costruì un braciere a forma di piramide con il legname, accendendo il fuoco con un fiammifero e alcune pagine del blocco. Dopo aver soffiato delicatamente per alimentarlo, lo inserì nella struttura e un piccolo falò prese vita. I due ragazzi osservarono stupiti, mentre i due animali nitrirono e si sdraiarono. Henry seguì il loro esempio, mentre Benjamin si alzò e si sedette da un'altra parte, senza distanziarsi troppo dal rivale. Loren controllò le fiamme con un ramo più lungo e spesso, poi tirò fuori dei sandwich da condividere. Henry accettò subito, ma Benjamin indugiò un momento.
Non si aspettava di rivederla. Era convinto che fosse rimasta a Spellmount, eppure eccola lì, davanti a lui, con la sua bellezza irresistibile e con quella sua fede illogica. Perché era lì, se credeva che ci fosse un demone dietro a tutto ciò che stava accadendo? E soprattutto, perché Leroy era con lei? Che avesse raccontato una bugia per tenerlo fuori dalle indagini? Ma se fosse stato così, perché non voleva coinvolgerlo? Si sfregò le mani, fissando il panino, poi si perse nei suoi occhi. Forse era venuta a cercarlo dopo essersi accorta della sua assenza. Ma pensarlo era ancora più inverosimile che dirlo ad alta voce.
- Cosa fate qui? – domandò.
- La stessa cosa che fate voi – rispose l'investigatrice addentando il tramezzino – per la cronaca, è stata un'imprudenza da parte vostra.
- Non potevo rimanere a Spellmount senza far nulla.
- Quindi avete pensato che fosse la migliore delle idee entrare nella foresta da solo? – chiese la ragazza con un tono velato.
- Cosa vi aspettavate?! Mi avete escluso dalle indagini.
- È per una buona ragione.
- Lo vedo – disse, guardando l'altro ragazzo distante che mangiava in silenzio con gli occhi bassi – Mi avete sostituito.
- Non vi ho sostituito. – affermò Loren, interrompendo Henry prima che potesse intervenire – Semplicemente, il signor. Leroy ha accettato di stare alle mie condizioni, condizioni che dovete accettare anche voi se volete restare – Il ragazzo sogghignò.
- Sto conducendo le indagini da solo.
- Dove pensi di andare? – domandò Henry – Stai procedendo alla cieca e se non vieni con noi, ti perderai.
- Nemmeno voi conoscete questi sentieri. – rispose lui – Avete le stesse probabilità di perdervi.
- Devo contraddirvi, ispettore. – Intervenne la ragazza. – Io so come tornare indietro e devo ringraziare solo la mia memoria per questo. –
Alzandosi, uscì dalla grotta avvolta nel suo cappotto. Scrutò il cielo notturno, che aveva rapidamente avvolto la foresta, mentre la neve scendeva come la pioggia dei giorni passati. Un cupo "uh-uh" risuonò in lontananza, simile al verso di un corvo che improvvisamente si zittì. Un fruscio tra i rami attirò la sua attenzione: due occhi gialli scomparvero inseguendo qualcosa in lontananza, mentre la sua ombra si allungava sul candido paesaggio invernale. Si voltò un attimo, rientrando all'asciutto. Prese un altro oggetto dallo zaino, uscì e tornò subito con una ciotola di legno colma di neve. La posò vicino al fuoco, che la sciolse rapidamente, rendendola pronta per essere consumata. Infine, portando lo zaino in un angolo della caverna, si sdraiò sul terreno, avvolta nel suo pesante soprabito.
- Partiremo all'alba. – concluse, voltandosi di fianco.
Henry fece lo stesso, accanto al suo cavallo. Si distese vicino a lui, coprendosi con una coperta che aveva portato. Chiuse gli occhi, guardando Benjamin davanti al fuoco che mangiava in silenzio, osservando l'acqua recuperata dalla detective.
***
Immerso nella fredda notte, un lontano ululato risvegliò il ragazzo dai capelli neri che istintivamente afferrò il fucile accanto a lui, spaventato. Loren, poco distante, dormiva accucciata nel suo soprabito, mentre l'altro si trovava sdraiato vicino al fuoco acceso, riscaldato dal suo calore. Fuori non c'era movimento; persino la neve aveva smesso di cadere. Tutto era silenzioso e lontano, tanto che il ragazzo si convinse di averlo solo immaginato. Ripose il fucile, coprendosi fino alla testa, ma quando sentì il respiro dell'amico diventare più intenso fino a svegliarsi, si scoprì per controllarlo. Benjamin si alzò improvvisamente, avvicinandosi all'ingresso per prendere fiato che sembrava mancargli. Henry si alzò in silenzio, avvicinandosi lentamente a lui che, senza accorgersi del suo rivale, continuò a respirare profondamente, cercando di prendere più aria possibile.
Si era svegliato di soprassalto la mattina dopo quella notte. Convinto di essere stato abbandonato, senza che nessuno si prendesse cura di lui, raccolse le sue cose e riprese a camminare verso l'ignoto, accompagnato solo dal sussurro del vento. Mentre avanzava tra gli alberi della foresta, si fermò di colpo, colpito da un'ombra tra i cespugli. Una figura eterea cominciò a delinearsi, chiara agli occhi dell'ispettore. Con il cuore che batteva forte e le lacrime pronte a scendere per l'emozione, corse verso Isabelle, ma lei appariva pallida, con uno sguardo vuoto, privo della luce che la contraddistingueva. Neppure un abbraccio riuscì a scuoterla. Forse era ancora arrabbiata per quella discussione? Benjamin iniziò a parlare, a scusarsi, ma lei rimaneva impassibile, fredda come un blocco di ghiaccio.
Mentre il ragazzo cercava un modo per risvegliarla, una scia oscura si sollevò dietro di lei, avvolgendola completamente. Benjamin tentò di toccarla, ma ritirò immediatamente la mano non appena il suo palmo entrò in contatto con quel denso fumo nero, che lo pietrificò, trasformandolo in un biancore quasi spettrale. Il fumo oscuro si dissipò, lasciando la ragazza che cadde pesantemente sulla neve. Il terrore si dipinse sul volto di Benjamin, che osservava, paralizzato, ciò che era ormai ridotto a un cadavere. Una scia nera, che assunse la forma di un uomo, si avventò sul corpo della donna. Sembrava quasi che la baciasse. Un brivido percorse la schiena di Benjamin mentre, immobilizzato, guardava quella creatura tentare di strappare l'anima all'amica. Provò a reagire, ma non riusciva a muoversi. Una forza invisibile lo bloccava a terra, costringendolo a osservare impotente. Fu in quel momento che apparve Loren... Indossava un'armatura d'argento e brandiva una spada di luce, mentre le sue ali, così grandi da sembrare uno strascico, si dispiegarono. Rivolse un breve sguardo al ragazzo e, in un sussurro, disse:
- Non mi avete dato ascolto – poi, alzando la spada, si scagliò contro il mostro.
Fu in quel momento che si risvegliò veramente, quando osservò la detective lanciarsi contro quel mostro...
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