CAPITOLO 6

Una volta uscite di casa decidemmo di chiamare Joel. Non ero molto sicura di ciò che potesse dirmi, però Megan voleva conoscerlo. Aveva insistito talmente tanto che per disperazione la assecondai.

<<Dai su Samantha! Muoviti! Ci sta aspettando all'angolo della strada.>>
<<Calma Meg, non siamo in ritardo. Ha detto tra 15 minuti, quindi non è ancora arrivato. >>
<<Lo so. Ma siamo in ritardo per la scuola. Lui dove va a scuola? >>
<<Alla Drayton Manor High School. >>
<<Ah perfetto! È vicina, così non sarà in ritardo dopo averci accompagnate.>>

Arrivammo all'angolo e una bellissima BMW coupé nera era parcheggiata davanti a noi. Dalla macchina scese Joel. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandosi i ricci. Ero letteralmente sbalordita. Non mi aspettavo un arrivo così d'effetto.
<<Hai omesso di dirmi quanto sia sexy. >>
Mi disse a bassa voce Megan.
<<Taci. Ti può sentire. >>
<<Ciao Samantha. E lei dovrebbe essere la tua amica Megan, giusto? >>
<<Si, piacere. Sam mi ha parlato molto di te. >>
Tirai un pizzicotto a Megan per farle chiudere la bocca.
<<Spero ti abbia detto cose belle. >>
Rispose lui facendole l'occhiolino e Megan, avendo colto il mio segnale, non rispose ma si limitò a ricambiare con un sorriso.
Durante il tragitto parlò solo Megan, sapeva essere estenuante quando voleva. Non smetteva di parlare un secondo, il che era molto imbarazzante perché, nonostante avessi chiamato io Joel, non avevo avuto modo di parlarci.

Una volta entrate a scuola Megan continuava a parlare. Ero sconcertata dalla sua vivacità e della sua voglia di parlare alle 8 del mattino.

<<Non credo che Joel sia il tuo tipo. >>
<<Ah, perché? qual è il mio tipo? >>
<<Una persona più vivace, come me, per esempio. Il tuo tipo è il tuo opposto. >>
<<Mmh, non sopporterei un'altra persona come te. >>
Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
<<Cosa ti ha colpito di lui? >>
<<Il suo sguardo. Ci sono sguardi che ti fanno perdere la testa, e quando te la fanno perdere è impossibile dimenticarli. >>
<<La situazione è più grave di quanto pensassi, devo rimediare assolutamente. Non puoi innamorarti, poi chi ci penserà a me? >>
<<Ma shh. Non mi sto innamorando. E poi, anche de fosse, tu vieni prima di qualunque ragazzo. >>
<<Ma come sei dolce. >>
Si buttò addosso e iniziò a farmi il solletico. Sapeva quanto odiassi il solletico e si divertiva a farmelo.

Dopo scuola tornai subito a casa, bussai alla porta ma mia madre non aprì, dunque frugai nella borsa e trovai le chiavi. Una volta entrata in casa vidi mia madre nel soggiorno che parlava con un uomo. Lei era in lacrime e lui cercava di consolarla, ma si vedeva da lontano un miglio che si sentiva in colpa. L'uomo si alzò, mi venne incontro e mi abbraccio.
Non stavo capendo niente, non sapevo chi fosse e tantomeno perché fosse a casa mia con mia madre.
Mi allontanai da lui e chiesi una spiegazione a mia madre.
<<Tesoro, probabilmente quello che starò per dirti non ti piacerà. Promettimi solo che non ti agiterai.>>
<< Te lo prometto mamma. Ma ora spiegami chi è questo. >>
<< Questo, è tuo padre. >>
<<Io non ho un padre. >> Dissi uscendo dal soggiorno sbattendo la porta.
Non potevo credere che fosse tornato a casa dopo averci abbandonate quando avevo solo 2 anni.
Mia madre mi seguí ma riuscii a chiudermi nella mia stanza.
<<Samantha, vieni fuori e parliamone. Avevi promesso di non agitarti. >>
<<Scusa, ma io con quello non ci parlo. >>
<<È tuo padre.>>
<<Non è mio padre. Per me è morto 16 anni fa. >>
<<Si vuole scusare con te, dagli una chance. >>
Uscì dalla camera cercando di tenere saldi i nervi.

<<Come puoi chiedermi di dargli una  chance? Ti ha fatta soffrire, e ha fatto soffrire Sophie. >>
<<Lo so tesoro, ma parlaci almeno. >>
Andai da lui.
<<Ho una sola domanda per te. >>
<<Dimmi, piccola. >>
<<Non hai il diritto di chiamarmi in questo modo. Non sei niente per me.
Comunque, perché sei tornato? >>
<<Ho sentito cosa è successo e sono venuto qui per dare una mano. >>
<<Per darci una mano? Abbiamo vissuto 16 anni senza te, abbiamo superato la tua assenza, e tante altre cose. Ora dopo due mesi dalla morte di Sophie vieni qui dicendo che ci vuoi aiutare. Sparisci che è meglio. >>

Non sapevo di avere così tanta rabbia nei suoi confronti.
Prese le sue cose e se ne andò dicendo:
<<So di aver sbagliato, ma voglio rimediare. >>
<<Non puoi rimediare a 16 anni di assenza. Hai scelto tu di perderci nell'esatto momento in cui hai messo il piede fuori da questa porta. Ora vai via. >>
Gli chiusi la porta in faccia e andai a farmi una doccia per calmarmi, più tardi avrei pensato a mia madre.
Dopo tutto quello che era successo non meritavamo anche questa cosa.

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