CAPITOLO 1

" 06/01/2018
Mia piccola stella,
molte volte mi sono chiesta cosa ci fosse dopo la morte, se esistesse davvero il paradiso, se ci fosse una seconda vita da vivere, molte volte mi sono fatta domande senza trovare risposte plausibili. Spero vivamente che, qualsiasi cosa ci sia dopo la morte, tu sia felice.
Ti scrivo questa lettera in preda alla rabbia. Mi hai lasciata qui, in bilico. Eravamo io e te contro una vita bastarda che ci ha tolto la voglia di combattere e che ti ha tolto anche il respiro.
Non hai idea di quanto io ti sia grata per essere stata la mia roccia, il mio sorriso, per essere stata ciò che mi spingeva ad andare avanti. Mi sembra quasi assurdo pensare che ora non ci sei più, che la mia roccia è crollata e che il mio sorriso è svanito.
Da quando non ci sei più ogni mio passo è diventato incerto. Le persone mi guardano e non notano nessuna differenza, mi parlano come se non fosse successo niente dicendomi di farmi forza perché la vita continua ma solo chi ha avuto nella sua vita un dolore così forte da perdere tutte le sue forze, da perdere una parte importante di sé, sa che ad un certo punto si arriva ad uno stato di malinconia glaciale. Glaciale perché si ghiacciano i sentimenti, perdi le speranze, perdi qualsiasi obbiettivo ed hai la certezza che le cose non possano andare peggio.
Io ho bisogno che qualcosa accada. Ho bisogno di un sogno, ho bisogno di speranza, perché ora come ora non so più chi sono senza di te. E spero che tu sia lì, a cercare in cielo la tua stella.
Con affetto la tua Samantha."

Posai quella lettera in una scatola e la misi nel suo armadio, erano passati due mesi dalla sua morte e nessuno osava più aprirlo.
Dopo aver lasciato quella lettera decisi di andare a prendere una boccata d'aria, ero stanca di tutte quelle grida di disperazione, di tutta quella sofferenza. Da quando Sophie era morta mia madre cercava di farsi forza ma il dolore era troppo forte, dopotutto non la biasimavo anzi per certi versi la capivo, anche io ero distrutta ma trovavo conforto nello scriverle lettere perché la sentivo un po' più vicina a me.
Le vacanze di natale non erano mai state così brutte, vedere tutte quelle famiglie felici camminare per la Oxford Street comprando i regali era devastante, per questo ho iniziato a frequentare posti più calmi, non sopportavo vedere le famiglie unite e compatte mentre la mia andava in frantumi.
Andai a fare una passeggiata al Victoria Park era molto tranquillo nei pomeriggi invernali, e un po' di tranquillità era ciò che mi serviva.
Era bello camminare ammirando la bellezza della neve che si posava sugli alberi, respirando l'aria fresca e pulita con il freddo che mi entrava fin dentro le ossa.
Era proprio quello che mi serviva, soprattutto perché l'inizio della scuola si avvicinava. Decisi di inviare un messaggio a Megan, mi ero già isolata abbastanza per continuare a stare da sola.

S: Ehi Meg, ti andrebbe un caffè?
M: Si, dove sei?
S: Sono al Victoria Park, ti aspetto al Terry's Caffé per le 16 in punto.

Misi il telefono nella borsa e andai nel luogo stabilito, al mio arrivo Megan era già lì e non sembrava molto felice di vedermi, nonostante ciò la raggiunsi.

<<Sul serio Sam? Sparisci così nel nulla per due mesi e poi ritorni prima dell'inizio delle lezioni, come se niente fosse successo? Ti rendi conto di come sia stato per me scoprire dagli altri di Sophie?>>

Megan aveva il tatto di un elefante inferocito, non la sopportavo quando faceva così.

<<Per favore Meg, non mi va di parlarne.>>
<<Invece ne parliamo. Conosco la tua famiglia da quando sono nata, ero anche io affezionata a Sophie, non credi che almeno una telefonata la meritassi? Non credi che volessi sapere come stava la mia migliore amica? >>
<<Beh, mi dispiace dirtelo ma la tua migliore amica non c'era più.>>

Stavo per perdere le staffe, ultimamente mi succedeva spesso. Credo sia a causa di tutta quella rabbia che avevo represso dentro di me.

<<Giustamente hai pensato che l'isolamento fosse la scelta migliore. Ma così facendo mi hai esclusa dalla tua vita. Ci sono rimasta molto male Sam. >>
<<Perdonami Meg, ma non potevo sopportare di vedere altra gente, chiunque essa fosse. Ora cambiamo discorso. >>
<<Prima o poi dovrai parlarne. >> tirò un sospiro e scelse di darmi del tempo.

Probabilmente aveva ragione, prima o poi avrei dovuto parlarne con qualcuno, tutto quel dolore non poteva rimanere dentro di me. Avrei voluto urlare, cacciarlo via, ma a che scopo? Lei non sarebbe tornata da me e il dolore non sarebbe scomparso.
Parlammo per un altro po' del più e del meno, mi raccontò gli ultimi pettegolezzi della Acton High School, mi diede gli appunti sugli ultimi argomenti spiegati dai professori, mi ero persa qualche settimana di lezione prima delle vacanze natalizie ed ero rimasta indietro in quasi tutte le materie.
Tornai a casa stanca, non mi andava di ricominciare la solita routine, di vedere tutte quelle persone che mi guardavano provando pena o compassione. Non avevo le forze per riprendere a studiare. Ma dovevo, la mia vita doveva andare avanti, dovevo dare un senso alla sua morte e stando a casa non avrei risolto niente.

Salve a tutti, è la mia prima storia, spero che vi piaccia. Fatemi sapere nei commenti cosa pensate di questo inizio.
Kiss, Flavia.

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