•Capitolo 20•
Lien
Dopo la breve conversazione avvenuta con il Principe, decisi di uscire e di andare nei giardini. Avevo bisogno di aria fresca, aria pulita, lì dentro si soffocava.
Decisi di andare nei giardini Reali, dov'ero sicura di non incontrare nessuno.
Oltrepassai la guardie ed entrai proprio lì. Subito le mie narici vennero deliziate dal dolce profumo dei fiori e il fievole fruscio creato dallo scorrere dall'acqua della fontana, mi tranquillizzò.
Mi sedetti su di una panchina in legno ed osservai il cielo, ripensando alla conversazione avvenuta poco prima. Tutto mi sembrava così complesso, ed ero stufa di pensare e ripensare a come risolvere la situazione. Speravo con tutta me stessa di trovare quanto prima possibile delle risposte, quelle vere, quelle che avrebbero messo la parola fine a tutto.
<Oh... scusami, non pensavo che ci fosse qualcuno>, esclamò una voce infantile alle mie spalle.
Subito mi voltai e notai la presenza di una piccola bambina dai lunghi capelli biondi: la Principessa.
<Non ti devi scusare, questa è casa tua.>
Lei abbozzò un sorriso e mi raggiunse, sedendosi accanto a me. <Questa è anche casa tua, ci vivi, no?>
La sua affermazione mi sorprese, tanto da farmi sussultare. <No... questa non è casa mia.>
<Mmh... ti chiami Lien, dico bene? Mio fratello Kyle non fa altro che parlare di te a pranzo e a cena, mi ha persino raccontato che quando ero piccola, tu mi cullavi per farmi addormentare; avevi più o meno la mia stessa età, o forse eri piu grande di qualche anno.>
<Davvero?>, ed io ero convinta di non aver mai visto quella bambina, prima di giungere a Palazzo. Effettivamente, facendo un veloce calcolo, lei era già nata prima che arrivasse lo sterminio della mia specie. <Purtroppo non mi ricordo di te.>
<Lo so>, annuì, <nemmeno io ricordo di te, ero troppo piccola.>
Sospirò, <non voglio proprio presenziare al pranzo di oggi, ti va di fuggire insieme?>
Fuggire? Era metaforico o vero?
<Perché non vuoi partecipare al pranzo di oggi?>
<I nostri ospiti mi spaventano, soprattutto il Re.>
<E quindi hai scelto la fuga, piuttosto che affrontarli?>, la mia domanda la sorprese, per poi farla annuire. <Principessa cara, la vita non è altro che un continuo mettersi alla prova e ciò lo si deve apprendere sin da piccoli, altrimenti si sceglie la via più facile e di conseguenza si cresce come codardi. Questa è casa tua, il tuo paese, qui c'è la tua famiglia e la tua servitù, sono loro a doversi sottomettere a te e non viceversa.>
<Ma io sono piccola>, fece una smorfia, <non mi permetteranno nemmeno di aprir bocca.>
<Non sono solo le parole a dimostrare chi sei, ma soprattutto le tue gesta, dimostra di saper essere una perfetta principessina dalle dolci buone maniere e dell'educazione impeccabile e vedrai che resterai nei loro pensieri.>
Appena terminai la frase, un veloce flashback mi colpì e per brevi istanti vidi una piccola me, un piccolo principe ed un giovane Re, padre di quest'ultimo.
<È un piacere rivedervi>, la mia soave voce infantile, seguita da una perfetta riverenza dedicata alla presenza del Re.
Subito mi portai una mano alla fronte, colta da un tremendo mal di testa e da un forte dolore alla base del collo. Alzai lo sguardo, notando subito lo sguardo preoccupato della Principessa, la quale chiamava ripetutamente il mio nome.
<Stai bene?>, chiese, poggiando le sue piccole mani sul mio braccio. <Ti sei incantata.>
<Sì sto bene, perdonami>, mi schiarii la voce. <Comuqnue sia, sai fare la riverenza? È un buon modo per presentarsi.>
Lei fece una smorfia, l'ennesima. <Più o meno, il mio insegnate me la propone da settimane, ma non sono per nulla brava.>
<Tutti lo sono con un po' di esercizio, coraggio, fammi vedere come la fai.>
Lei subito annuì e si alzò, prendendo con le piccole dita i lembi del vestito e piegando leggermente entrambe le ginocchia.
<Sei molto brava e la sai fare, unica accortezza>, mi alzai, avvicinandomi a lei. Mi posizionai alle sue spalle e pian piano guidai la sua gamba destra verso dietro, facendo abbassare di conseguenza l'altra gamba.
<Ora è perfetto.>
I suoi occhi brillarono e si voltò verso di me, <davvero?? Aspetta riprovo!>
Saltellò sul posto prima di prendere un bel respiro e posizionarsi. Come fatto prima, prese con i polpastrelli i lembi del vestito, trascinando la gamba destra indietro ed abbassando quella sinistra, per poi tornare dritta.
<Andava bene?>
<Sì, sei stata bravissima.>
<Alla fine mi bastava solo spostare la gamba destra indietro, quell'incompetente di insegnante non l'hai mai detto, si limitava sgridarmi per bene>, scosse il viso. <Come mai sai farla?>
<La riverenza? Non lo so, ho la sensazione di averla già fatta in passato.>
<Considerando che eri la figlia del capo del tuo clan, ti saranno state insegnate un bel po' di cose, sulla vita a Corte: come sedersi, con quali posate mangiare, come camminare, come comportarsi durante gli incontri formali.>
La figlia del capoclan. Come faceva lei a saperlo?
<Come sai chi sono?>
<Alcune cose me le ha dette Kyle quando gli ho chiesto chi fossero i nuovi ospiti a Palazzo, altre invece le ho lette nei libri che ha il nonno>, si sedette nuovamente, <amo tanto leggere e quando sono rimasta per una settimana a casa dei nonni, ho avuto modo di entrare nella loro biblioteca e ho trovato tanti libri sulla tua specie.>
Quella bambina era tanto piccola quanto intelligente, sicuramente degna di avere il titolo di Principessa, estremamente matura per la sua età.
Perché il nonno di Kyle aveva tanti libri sulla mia specie? Persino a Palazzo faticavo a trovarne alcuni.
<Ti presenterai al cospetto dei nostri ospiti?>
<Cosa? Io? No, assolutamente no>, scossi il viso ripensando subito al Principe ospitato.
<Perché? Anche tu sei una Principessa no?>
<No. Non lo sono. Sono la guardia del corpo di tuo fratello.>
<Ah perdonami, pensavo che lo fossi, essendo la figlia di un Capoclan.>
Ancora con la storia del Capoclan. <Seppur lo fossi, ormai la mia specie non esiste più, di conseguenza io perdo tutti i miei titoli.>
Lei aggrottò la fronte. <Tu esisti, il tuo amico Drake esiste, il nuovo erborista Leo esiste e anche Charlotte, insieme a tutti i superstiti. Perché sostieni di non esistere?>
Le sue parole per poco non mi fecero crollare con le ginocchia per terra. Che mente brillante aveva quella bambina? Il suo ragionamento, per quanto infantile, era giusto?
Lo sterminio del mio clan era avvenuto dell'80%, ma vi era ancora un 20% di superstiti. Qualcuno voleva arrivare allo sterminio totale, era sicuro, ma fino a quel momento noi tutti eravamo vivi e i nostri corpi urlavano ancora il nome della nostra specie.
<Io...>
<Accidenti! Devo andare>, si alzò, sistemandosi il vestitino.
<Ah, sì, certo. Adesso rientro anch'io>, annuii, seguendola verso il Castello.
Feci l'errore, però, di entrare insieme a lei dal portone principale e non dai secondari, di conseguenza mi ritrovai un bel po' di occhi puntati contro.
Sobbalzai, maledicendomi mentalmente.
Se fossi entrata dai secondari, non avrei incontrato tutti gli ospiti!
Il Re e la Regina fissarono la figlia e poi me, lessi nei loro occhi qualcosa, ma non capii cosa.
<Che onore>, esclamò un uomo di circa mezz'eta, il quale dedussi che fosse il Re ospitante, infatti al suo fianco vi era il Principe. Egli si voltò totalmente nella nostra direzione ed avanzò, facendo sbiancare non solo la Principessa, ma anche me.
Lanciai un veloce sguardo a Kyle, il quale osservò con enorme sorpresa il comportamento del Re.
<Sono la Principessa del mio Regno>, sussurrò a bassa voce la bambina al mio fianco, cercando di acquisire il coraggio che poco prima le avevo inoltrato.
"Io sono la guardia del corpo del Principe, ma anche una dei pochi superstiti del mio clan" pensai mentalmente. Volevo portare con orgoglio quel nome, nonostante i duri colpi ricevuti negli anni.
Appena il Re fu a pochi metri da noi, sia io che la bambina, ci abbassammo in una rigorosa riverenza. Non mi ero mai inchinata dinnanzi ai sovrani che mi avevano ospitata, ma con lui lo feci. Forse avevo la consapevolezza che in qualche modo, in futuro, ci avrebbe dato il suo aiuto.
<È un piacere averla qui, Maestà, io sono la Principessa Rosemaria, secondogenita.>
Bravissima
Avrei voluto dirle.
<Il piacere è mio, Principessa>, rispose l'uomo, per poi voltare lo sguardo verso di me. Come dovevo definirmi?
<Piacere di conoscerla, mi chiamo Lien.>
<Sì, so bene chi siete, Lien: primogenita del Capoclan dei Semen Mali, nonché unica figlia e leggittima erede.>
Che cosa aveva detto?
<Abbiamo già avuto modo di conoscerci, tempo addietro, ma noto con piacere che nonostante la vostra presunta scomparsa, siete in ottima salute.>
Concluse, per poi voltarsi verso i Reali e raggiungerli, lasciandomi lì, con mille domande a cui non seppi -come sempre- dare risposte.
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