Capitolo Ventiquattro
Pov. Leila
Dopo la giornata passata qui Omar, sembra più distante, sembra diverso.
Ho provato a chiedergli se fosse successo qualcosa, ma ha sempre liquidato il discorso.
Da due giorni sono chiusa nella mia stanza, a malapena sto mangiando.
Temo di poterla incontrare ogni volta che metto un piede fuori dal mio posto sicuro.
Le sue parole mi hanno ferita in un modo che non credevo possibile.
Sarei andata via in ogni caso, io ed Omar ci eravamo fatti una promessa prima che tutto prendesse questa piega orribile, ma sentirle dire che non vuole più vedermi qui beh.. è stato devastante.
Non riesco a smettere di pensare alle sue parole
Non posso pensare di vivere sotto il tuo stesso tetto, non dopo quello che abbiamo passato.
Cosa prova davvero Andrea per me? E soprattutto, cosa provo io?
Non lo so.
Ho provato a cercare qualche casa, nella vana speranza che Omar tornasse ad essere come prima.
Non si è mai mostrato particolarmente entusiasta, le ha sempre guardate con una certa tristezza negli occhi, il che non fa altro che aumentare la mia agitazione.
Sfoglio distrattamente le pagine internet, alla ricerca della casa perfetta per me ed Omar.
Ci ho sempre immaginati in un grazioso trilocale, con un'enorme cucina abitabile. Così avremmo potuto invitare tutta la sua famiglia durante le vacanze natalizie oppure per una pranzo domenicale.
Ci ho sempre immaginato creare la nostra piccola nursery, perché nonostante tutto il dolore provocato da mio papà, muoio dalla voglia di avere un figlio e crescerlo donandogli tutto l'amore che io non ho mai ricevuto.
Avevo grandi progetti per noi, ma ora che Andrea è entrata così a fondo nella mia vita, li vedo scemare sempre di più.
Mi è capitato di pensare, ben più di una volta, come potrebbe reagire Omar scoprendo quello che c'è stato tra me e lei.
Ne morirebbe.
Lui mi ama così tanto, io lo amo così tanto.
Eppure questo non mi ha fermato dal rovinarmi la vita.
Ho pensato ben più di una volta di raccontargli la verità, perché se davvero dobbiamo costruire qualcosa, alla base di tutto deve esserci la fiducia e la lealtà.
Ma raccontargli tutto vorrebbe dire perdere sia una che l'altra. Vorrebbe dire mostrarsi come qualcuno che in realtà non sono.
Non sono una stronza, ma semplicemente una ragazza che ha sbagliato, che ha ceduto alle proprie debolezze.
È stato un errore.
Rispondo distrattamente ai messaggi di Omar, cercando di distrarmi dai miei stessi pensieri
"Ehi" sorrido, quando lui finalmente accetta la mia videochiamata
"Ehi" mi sorride distratto
"Avevo voglia di sentirti" lo guardo, cercando disperatamente la sua attenzione
"Sono qui" annuisce
"Che stavi facendo?"
"Oh, nulla di che" gira la fotocamera del telefono, inquadrando il suo corpo sdraiato sul letto "Te invece?"
"Guardavo delle casette" sorrido "Ne ho trovate un paio. Ti va di vederle?"
Lui sorride
"Sì certo" annuisce
"Guarda la prima è in zona Crocetta. Sì forse è un po' cara, ma hai visto il lucernaio proprio sopra il letto? Ti immagini guardare la luna mentre siamo sdraiati a letto?"
"Sì è molto bella" risponde, scorrendo le foto
"Che ne diresti di sentire l'agenzia? Dal quattro di maggio dovremmo essere liberi, non manca poi molto" mi volto a guardare il calendario.
Oggi è il 20 aprile, mancano appena due settimane.
Sento il cuore battere più veloce.
Non saprei dire se per la tanto attesa libertà o se perché libertà vuol dire lasciare definitivamente questa casa
"Sì d'accordo, le scriverò oggi pomeriggio" annuisce, continuando a fissare qualcosa davanti a sé
"Tutto bene Omar? Mi sembri.. distante" la mia voce si incrina leggermente, l'ansia mi chiude lo stomaco
"No tutto bene" annuisce "Sono solo distratto dall'università e tutto il resto. Senti Leila ti spiace se ci sentiamo più tardi? Ho delle cose da fare ora" riporta solo ora il suo sguardo su di me
"Oh certo, non preoccuparti" annuisco "Ci sentiamo dopo"
Lui chiude la chiamata, lasciandomi sola.
Una strana sensazione mi assale. Lui è così diverso, e lo è diventato da quando è venuto qui.
Non riesco a togliermi dalla testa l'idea che possa aver intuito qualcosa.
Mi piange il cuore all'idea che possa avere solo il minimo dubbio di quanto è successo tra me e Andrea.
Non se lo merita, non si merita tutto questo dolore. Cerco di redimermi cercando una casa che possa essere nostra, cercando di recuperare quel poco che di noi è rimasto.
Ho rovinato ogni cosa, ne sono consapevole.
Ma voglio recuperare perché Omar è semplicemente.. Omar
"Come vanno le cose?" Stefano mi videochiama, provocandomi un sorriso
"Ehi" gli sorrido debolmente "Uno schifo" sospiro
"Ancora non vi parlate?" mi domanda cauto.
Dopo quanto successo con Andrea, ho prontamente provveduto ad informarlo, raccontandogli quanto accaduto tra di noi.
E soprattutto quanto accaduto con Omar
"Con chi?" rido nervosamente "Andrea non mi parla da giorni, Omar è assente" mi porto le mani sulla fronte
"Che situazione di merda" sospira Stefano
"Già, non fa altro che peggiorare. Continuo a cercare case ed Omar continua incessamente ad annuire senza prestarmi attenzione. Sono sicura che abbia capito ogni cosa" scuoto la testa
"Perché non provi a parlarci?"
"Con Omar? E cosa dovrei dirgli? Mi dispiace per essere stata una stronza egoista? No grazie. E poi non avrei mai il coraggio di farlo"
"So che è complicato Leila, ma a volte essere sinceri ed onesti è l'unico modo che abbiamo per salvare le cose. Se davvero vogliamo salvarle"
Osservo Stefano attraverso lo schermo del mio telefono e mi manca da morire. Mi manca averlo intorno, passare i pomeriggi insieme a non far nulla.
Mi mancano i suoi abbracci casuali così stretti da togliermi il respiro
"Mi manchi Ste" sospiro "Avrei tanto bisogno di uno dei tuoi abbracci che tanto odio" ride
"Mi manchi anche tu Leila, stai tranquilla che appena ci vediamo te li faccio odiare subito" sorrido
"Ti va se ci sentiamo più tardi?"
"Sì certo, quando vuoi Leila. Non far cazzate"
"Mai" sorrido triste, salutandolo poi un gesto rapido della mano.
Tiro un lungo respiro, mentre mi lascio andare sul letto.
Sì cervello, so che Stefano ha ragione. Dovrei parlare con Omar, per mettere fine a tutto questo.
Nelle ultime settimane non faccio altro che lottare contro i miei stessi pensieri, cercando di fuggire da essi e dalle persistenti emicranie che mi tormentano ogni giorno.
Cerco di non pensare a quanta ragione abbia Stefano, al fatto che i miei sentimenti verso Omar siano cambiati.
Mi alzo dal letto e sistemo un po' l'armadio lasciato in disordine dall'ultima volta che feci pulizia.
Ripongo ordinatamente gli abiti negli scomparti, quella trepidante attesa di indossarli ora non c'è più.
Se penso che tra poco potrò tornare a vivere la mia vecchia vita, tra il mio lavoro ed Omar, quel senso di felicità che mi travolgeva prima, ora non c'è più.
L'idea di lasciare questa casa, non è più entusiasmante come prima.
Questa fottuta pandemia ha fatto un casino. Ha distorto ogni mio sentimento, spento ogni mio entusiasmo.
Il mio modo di guardare la vita è cambiato, il mio modo di affrontare le cose è cambiato.
Tiro un lungo sospiro.
Tra poco tutto tornerà alla normalità, tutto tornerà come prima, o quasi.
Io tornerò ad essere la stessa prima, il mio unico obiettivo è quello di trovare casa con Omar.
Perché questo è quello che voglio veramente, è solo tutto nascosto sotto strati e strati di alienazione dalla realtà.
Sospiro.
Pov. Andrea
Guardo distrattamente la tv, Janette è seduta accanto a me.
Mastica rumorosamente un qualche strano cibo vegano, mentre osserva le immagini riprodotte davanti a sé.
Da quando Omar è venuto qui sono di cattivo umore. Sono tesa e nervosa, soprattutto perché lei ha ben deciso di chiudersi nella sua fottuta stanza.
Sento ogni tanto la porta aprirsi, il cuore perde un battito, ma poi puntualmente si richiude dopo pochi minuti.
Sono stata dura con lei, le mie parole l'hanno ferita. Mi sento tremendamente in colpa per ciò che le ho detto, ma devo.. preservarmi.
Dopo la rottura con Elisa ho sofferto così tanto, un dolore che non credevo possibile, che ha accompagnato per mesi le mie giornate.
Non sono pronta ad affrontare di nuovo tutto questo, visto la piega che stanno prendendo i miei sentimenti verso di lei.
Ho pensato, più di una volta negli ultimi giorni, al mio rapporto con lei da quando si è trasferita qui.
Avevo notato subito quanto lei fosse carina, con quei modi dolci e gentili e quegli occhi troppo grandi per essere reali, ma io ero troppo presa dalla mia storia con Elisa per andare oltre a quegli innocui pensieri.
Quando poi le cose sono cambiate, molti mesi dopo, tutto è cambiato.
Sì perché tutto è cominciato all'incirca cinque mesi fa. Il mio modo di guardarla è cambiato, cominciava a.. piacermi.
Solamente che ero talmente presa dalla mia quotidianità per potermi davvero soffermare a pensare ai miei sentimenti. Lei non c'era quasi mai e quando c'era era raro fosse sola.
Omar era onnipresente, le stava attaccato come un fottuto cagnolino, e se non c'era lui c'era Stefano.
Quindi non ho mai dato peso a quel cambiamento che lentamente stava avvenendo dentro di me.
Poi è arrivato il Covid, una disgrazia che si è trasformata nella mia unica possibilità di avvicinarmi a lei.
E così ho fatto.
Inconsapevolmente mi sono avvicinata a lei per poter assaporare ogni singolo attimo che non avevo mai potuto avere, fino al momento in cui mi sono resa conto di quello che stesse accadendo.
Ormai era tardi. Mi ci sono ritrovata dentro fino al collo ed ora?
Ed ora sono qui, di nuovo dilaniata da un dolore che speravo di non ricordare mai.
Lei ha scelto la sua strada, ha scelto lui. Ha scelto la strada più comoda, e va bene così.
Presto andrà via, costruirà il suo nido d'amore con lui e vivranno la loro vita infelice insieme.
Perché in fondo so che quello che c'è stato tra di noi non è stato indifferente per lei. Le ha provocato qualcosa di intenso, di bello.
Ricordo ancora il modo in gemeva sotto il mio tocco, o il modo in cui mi sorrideva mentre accarezzava il mio petto, esausta ed appagata.
Stringo i pugni
"Dio, mi annoia questo film" sbuffo, cambiando canale
"Andrea dai! Avevano quasi trovato l'assassino!" urla Janetta, buttandosi addosso a me.
Cerca di prendere il telecomando, che io prontamente sposto di lato, più lontano da lei.
Rido divertita mentre Janette prova senza alcun risultato a togliermi dalle mani il telecomando
"Sei proprio una stronza" sbuffa, tirandomi una schiaffo sul braccio
"Tieni" rido porgendole il telecomando.
Lei lo afferra, facendomi poi il dito medio. Rimette sul film che stavamo guardando, fissando attentamente la tv.
La guardo divertita, poi mi alzo a prendere un calice di vino.
Apro il frigo prendendo una bottiglia.
Sospiro quando mi porto il calice alla bocca.
Mi torna alla mente il giorno in cui ho trovato Leila con la mia bottiglia in mano e tutto ciò che è successo dopo.
La prima volta che i nostri corpi si uniti, la prima volta che ho assaggiato il suo corpo.
Scuoto la testa, buttando giù l'intero bicchiere
"Andando avanti così finirai agli alcolisti anonimi Andrea" Janette mi guarda torva
"Vaffanculo Jan" alzo gli occhi al cielo, versando un altro bicchiere
"Sono le tre del pomeriggio" lei si alza togliendomi di mano sia la bottiglia che il calice "Direi che può bastare" scuote la testa
"Andiamo Jan! Non sei mia madre" sbuffo
"Come stai Andrea?" lei si ferma a guardarmi, i suoi occhi indagatori mi mettono a disagio
"Che domanda del cazzo" torno a sedermi sul divano "Sto bene Janette, come dovrei stare" incrocio le braccia
"Sul serio Andrea? Vuoi davvero cercare di fregarmi?" inarca un sopracciglio, poggiandomi una mano sul braccio "Avverto quanto tu sia tesa"
"Ti sbagli, perché dovrei esserlo?" rido nervosamente, ripensando a questi ultimi giorni.
Io e lei, lei ed Omar, e le mie parole cattive sputate in faccia
"Avete intenzione di giocare a nascondino?" indica con un cenno della testa camera di Leila
"Non capisco a cosa tu ti riferisca" ringhio
"Cos'è successo tra di voi Andrea?" lei mi guarda, lo sguardo triste
"Non è successo nulla Janette, lei semplicemente ha preso la sua decisione. Ha scelto lui, ed io le ho di andarsene" mi avvicino alla finestra, fumando una sigaretta
"Tu cosa?" mi guarda sconvolta
"Le ho detto che finito questo lockdown di merda dovrà lasciare questa casa. Tanto lo avrebbe fatto in ogni caso" alzo le spalle
"Ti piace parecchio, non è vero?"
Guardo fuori dalla finestra, la nicotina calma in parte i miei nervi tesi.
Lei mi piace? Dannazione sì, ma non è solo quello.
È molto di più.
Sono quasi ossessionata da lei e dal suo sorriso. Sono ossessionata dall'idea di prendermi cura di lei, perché dopo quello che ha passato merita qualcuno che la tratti come suo papà non ha mai fatto.
Sono ossessionata dal suo profumo, dal suo corpo così perfetto nascosto sotto vestiti troppo grandi.
Ma lei.. lei invece è ossessionata da questo dovere morale che ha nei confronti di Omar, dall'idea di non poter amare qualcun altro di diverso da lui
"Io credo di amarla Janette" butto fuori il fumo.
Lei sorride avvicinandosi a me
"Lo sapevo, certi sentimenti è impossibile non avvertirli" mi poggia una mano sulla spalla
"Beh mi fa piacere che almeno tu l'abbia capito" alzo gli occhi al cielo
"Sono sicura che per lei sia lo stesso. L'ho notato dal modo in cui ti guarda" il mio cuore perde un battito
"Cazzate" mi allontano da lei "Non avrebbe scelto lui se fosse stato così"
"Dalle il suo tempo Andrea, per certe persone non è così facile analizzare e capire i propri sentimenti" mi sorride.
Mi siedo sul divano, incapace di risponderle.
Non credo sia questione di tempo. Lei non vuole prendere coscienza dei suoi sentimenti.
A lei sta bene così, a me anche.
Non posso di certo costringerla ad avere una storia con me se non è ciò che vuole.
Non voglio mettermi in mezzo, qualsiasi decisione prenderà dovrà essere dettata unicamente da lei.
Non voglio che si svegli un giorno con il rimpianto di avermi scelta, solo perché sono stata insistente, solo perché l'ho sedotta fino al punto di farle cambiare idea.
No, sarà lei a dovermi scegliere e se lo dovesse fare, lo farà esclusivamente perché sarà il suo cuore a dirglielo.
Sospiro.
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