Capitolo Trentuno
Pov. Andrea
Sono strafatta sul divano, Rebe è seduta per terra davanti a me.
Sta guardando la tv, in silenzio.
Anche io sono in silenzio. A dire il vero è da ieri che non parlo granché.
Dopo il suo messaggio, ho perso decisamente la voglia di comunicare.
Non ho avuto il coraggio di rispondere, non sarei riuscita a rispondere in modo lucido e contenuto, così ho preferito semplicemente visualizzare.
Qualsiasi cosa sarebbe stata superflua.
Fino all'ultimo ho pensato se fosse il caso di fermarla, di dirle tutto ciò che provo, perché era giusto che lei sapesse.
Poi ho deciso di lasciar perdere.
Sarebbe stato un inutile mettersi a nudo, per cosa? Per poi vederla andar via con quella stronza di Rossella?
No grazie.
L'ho conosciuta una volta, ma non c'è mai stata particolare simpatia, non ho mai capito il perché.
Le ho osservate dalla finestra abbracciarsi, ed avrei voluto esserci io al suo posto.
Avrei voluto essere io ad abbracciare Leila in quel modo così intimo
Poi ha caricato la sua valigia in auto e l'ha portata via, lontano da me.
Ho osservato tramite Instagram ciò che lei faceva.
Rosella è un incredibile social reporter. Ha postato ogni singola cosa che hanno fatto insieme.
Un selfie in macchina, loro due sedute sul suo grosso divano a guardare la tv, un orribile pranzo a quattro con i loro fidanzati.
Tutto, ogni singolo spostamento fatto.
Poi nel pomeriggio il vuoto.
Non ha postato più nulla e da allora non ho avuto più notizie di Leila.
Non ha mai utilizzato molto i social, se non silenziosamente per osservare gli altri.
L'altro giorno, quando ho postato la storia con Rebe ed ho notato la sua visualizzazione mi sono sentita.. in contatto con lei.
Sì, perché ad unirci c'era quella storia, quella stupida foto pubblicata, che però mi ricordava che lei c'è ancora.
Nonostante non sia più in questa casa, lei comunque c'è.
Dio, mi sento così stupida.
A legarmi a lei non è rimasto altro che Instagram, è l'unico modo che ho per avere un contatto con lei, senza nemmeno parlare.
Che patetica.
Mi porto alla bocca la canna, ispirando profondamente
"Hai visto che roba?" Rebe si volta verso di me, lo sguardo sconvolto dal noioso documentario sugli scoiattoli che sta guardando
"Rebe sono scoiattoli, cosa ci può essere di tanto sconvolgente?" alzo gli occhi al cielo
"Hai visto quanti semi riescono a mettersi in bocca?" osserva l'immagine davanti a sé "Hai delle patatine?" si volta verso di me, gli occhi rossi sgranati
"Ci sono dei cornetti al formaggio nella credenza" le indico l'armadio vicino al frigo.
Lei si alza correndo verso il mobile, aprendo subito il pacco di patatine.
Torna a sedersi davanti a me, posizionandosi il pacchetto in mezzo alle sue gambe.
Io la osservo curiosa di sapere cosa stia per fare.
Inizia a riempirsi la bocca di patatine
"Che diavolo sta facendo?" la guardo divertita
"Voglio vedere quante patatine mi stanno in bocca" bofonchia.
Posso intravedere una pioggia di polvere arancione volare davanti a lei
"Sei proprio un'idiota" scoppio a ridere
"Una, due, tre, quattro, cinque, sei" conta la bocca piena "Andrea!" richiama la mia attenzione
"Uhm?" alzo lo sguardo.
Indica con le mani prima il pacchetto, poi la sua bocca
"Non ti infilerò una patatina in bocca" rido, osservando la scena.
Lei alza il medio, poi prova ad infilare l'ultimo cornetto al formaggio
"Ta-da!" esclama, la bocca ormai stracolma.
Le faccio una foto, che invio poi nel gruppo con Micaela.
Rido divertita osservando la foto di Rebe.
Poco dopo sputa le patatine
"Sono un fottuto scoiattolo" ghigna, mangiando di gusto i cornetti.
Rido, il cuore più leggero.
Ringrazierò per sempre la vita per avermi permesso di incontrare una persona come Rebe.
Lei è al mio fianco da quando eravamo solo due piccole bambine, curiose di scoprire il mondo e le sue stranezze.
Mi ha aiutata a diventare la persona che sono oggi, simile a lei, ma mantenendo comunque la mia identità.
Mi ha insegnato ad essere razionale, a riflettere prima di agire, perché lasciarsi andare alle emozioni spesso può essere un errore.
In questi due mesi l'ho capito sulla mia stessa pelle.
Proprio per questa ragione mi sono ritrovata incastrata con Leila.
Per una volta ho accantonato la razionalità, ho lasciato che i miei sentimenti avessero la meglio, infilandomi in un casino più grande di me
"Che ne dici di mangiare qui stasera? Una cena come ai vecchi tempi, chiediamo anche a Michi" le chiedo
"Sì sono d'accordo, abbiamo tutte bisogno di passare del tempo insieme" Rebe mi guarda "Come stai?"
"Bene e tu?" la guardo, un sorriso sul viso
"Non mentirmi. Sono strafatta, mica scema" mi fulmina con lo sguardo
"Sto bene Rebe, come dovrei stare" sbuffo
"Così è andata via" si volta verso camera di Leila
"Solo momentaneamente, ma sarà solo questione di tempo prima che trovi una casa con quello scemo che lei chiama fidanzato e vada via definitivamente da qui" alzo gli occhi al cielo
"Dopo la tua cazzata con Elisa ho ripensato a lei, ai suoi comportamenti. È cotta di te Andrea, sei ancora in tempo per andartela a prendere" mi guarda
"Che cazzo stai dicendo Rebe?" la guardo sconvolta "Prima mi dicevi di andare oltre questa storia ed ora te ne esci con queste stronzate?"
"Ha solo bisogno di una piccola spinta. Sono sicura che prova ciò che provi tu per lei" mi
guarda
"Stronzate" mi alzo dal divano "Chiami tu Michi?" le chiedo, chiudendo definitivamente il discorso.
Lei sospira, poi annuisce.
Non ho intenzione di portare avanti questa assurda conversazione.
Sarebbe un inutile perdita di tempo ed un inutile sofferenza.
Lei ha fatto la sua scelta.
Se davvero mi amasse, come dice Rebe, ora sarebbe qui e non a cercare una fottuta casa con Omar.
Sarebbe rimasta qui, a vivere in quella bellissima torre d'avorio che questa casa era diventata durante il lockdown.
Invece ha scelto lui. Ha scelto la comodità, la codardia.
Ha scelto la via più semplice, perché forse è più facile portare avanti qualcosa già iniziato, piuttosto che iniziare qualcosa di nuovo.
Fanculo lei, fanculo alle sue scelte e fanculo ai miei sentimenti del cazzo.
Pov. Leila
Oggi abbiamo fatto la nostra prima proposta.
Abbiamo contattato il proprietario della casa in Crocetta, nella speranza che accetti di farci un contratto.
Sto da schifo. Eppure una volta non aspettavo altro che questo momento, ed ora che sta accadendo.. sento la nausea agitarmi lo stomaco.
Ciò che dovrebbe rendermi felice sopra ogni cosa, in realtà mi toglie il respiro.
Mi appesantisce il petto, impedendomi di respirare.
In questi due giorni non ho mangiato granché.
Osservo il mio corpo allo specchio, e ancora una volta sento il disgusto montarmi dentro.
Ho perso ancora peso, la pelle ormai sembra un velo sottile che ricopre le mie ossa.
Scuoto la testa.
L'ultima volta che mi sono guardata allo specchio, Andrea è corsa a salvarmi dall'autodistruzione.
Ma ora lei non è qui, non ci sarà più lei a salvarmi.
Sento che tutto quello che sto facendo è sbagliato.
Terribilmente sbagliato.
La proposta, trasferirmi da Omar.
Tutto fottutamente sbagliato.
Lascio che l'acqua calda della doccia mi bruci il corpo, quasi volessi punirmi per quanto sta accadendo nella mia vita.
Perché in fondo so che se la mia vita ha preso questa piega, non è per uno strano scherzo del destino.
È unicamente perché non sono abbastanza coraggiosa per affrontare la realtà. Non sono abbastanza coraggiosa per affrontare i miei stessi sentimenti.
Preferisco distruggermi piuttosto che affrontarli.
Continuo a nascondermi dietro l'illusione che continuando a stare lui, io possa in qualche modo tornare ad essere la stessa di prima, eppure..
Non riesco a togliermi dalla testa Andrea e quel senso di soffocamento che mi provoca essere lontana da lei.
La mia pelle si è arrossata, a causa dell'acqua bollente che mi scivola sul corpo.
Non riesco a togliermi dal getto caldo della doccia, a fuggire da quel dolore tossico, perché in fondo è giusto così.
È giusto che io paghi le conseguenze delle scelte sbagliate, dei miei rimorsi.
Chiudo il rubinetto solo quando fatico a respirare, a causa dell'umidità in eccesso.
Mi accascio sul pavimento ormai bollente della doccia.
Intorno a me solo vapore caldo, che mi brucia i polmoni.
Respiro a fondo, cercando di calmare il mio cuore, ogni centimetro di pelle mi fa male.
Mi trascino fuori dalla doccia, le gambe che tremano a causa dell'agitazione e dello stress.
Prendo la crema da sotto il lavandino, la stendo delicatamente sul mio corpo martoriato, uno smorfia di dolore si dipinge sul mio viso.
Apro anche la finestra, nella speranza di far arieggiare un po' la stanza torrida.
Mi rivesto velocemente e raggiungo Omar
"Finalmente, che fine avevi fatto?" mi guarda lui, confuso.
Sta preparando la cena, mentre Lorenzo è seduto al tavolo con una birra in mano
"Hai preso il sole Leila?" Lorenzo mi guarda stranito "Guarda come sei rossa in viso"
"Oh, no" scuoto la testa "Ho solo fatto la doccia" rido nervosamente
"Sì, per lei la temperatura giusta della doccia è all'incirca la stessa temperatura della lava che ribolle nell'Etna" ride Omar
"Già" lo assecondo, avvicinandomi a lui.
È intento a preparare della pasta al sugo. Maneggia con destrezza le pentole, spostandosi veloce da una parte all'altra.
Io lo osservo muoversi, ancora scossa da quanto successo poco fa nella doccia.
Per la seconda volta mi sono fatta volontariamente male.
Per la seconda, fottuta volta, mi sono provocata dolore, ed è tutto così sbagliato.
È tossico e completamente autodistruttivo.
Sospiro
"Leila posso farti una domanda?" Lorenzo mi osserva
"Sì certo" annuisco, portandomi un grissino alla bocca
"Ecco.. Micaela è preoccupata per Andrea" sento il mio cuore fermarsi.
Mi irrigidisco sulla sedia e noto con la coda dell'occhio che anche Omar sembra irrigidirsi
"Non capisco cosa c'entri io" rido nervosamente, la mia gamba inizia a muoversi velocemente
"Sai cosa le sta succedendo? Micaela ha detto che è strana da giorni.." anche lui prende un grissino
"Oh no, mi spiace" scuoto la testa "Sai, non parlavamo molto" mi gratto il retro del collo, cercando di mantenere un certo autocontrollo.
Omar è teso davanti ai fornelli, tira lunghi respiri stringendo nella mano una spatola
"Pensi di riuscire a capire cosa le prenda? Micaela è davvero preoccupata.."
"Lore la vuoi finire con questa Micaela? Vi siete lasciati quanto? Tre anni fa? Tu ancora le stai dietro" ringhia Omar "Ha detto che non sa cos'abbia Andrea, fine della storia" finalmente Omar si volta verso di noi.
Il viso è furente, gli occhi scuri come non li avevo mai visti.
Lo guardo sconvolta, consapevole di essere stata io a ridurlo così
"Ehi amico, ma che ti prende?" Lorenzo lo guarda sconvolto
"Nulla, sono solo stanco di sentirti parlare ancora di lei dopo tre anni" Omar ci sbatte davanti i piatti della cena "Buon appetito" si lascia andare sulla sedia, allontanandosi il piatto da davanti.
Io e Lorenzo ci scambiamo un rapido sguardo, prima di cominciare a mangiare.
Omar è serio, mentre fissa il vuoto davanti a sé.
Gli poso una mano sulla coscia, lui si irrigidisce sotto il mio tocco.
Sono così mortificata per il comportamento di Omar.
Osservo triste Lorenzo, che fortunatamente sembra non essersela presa per il comportamento sgarbato di Omar.
Tiro un lungo sospiro, portandomi alla bocca una forchettata di pasta.
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