Capitolo Trentasette
Pov. Leila
La giornata è stata pesante.
Nonostante ci sia stata ancora poca affluenza al negozio, sono poche le persone che si aggirano coraggiose per le strade della città, tornare in mezzo alla gente mi ha resa nervosa.
Sono stata tesa tutto il giorno ed ora non vedo l'ora di tornare a casa.
Tornare da lei.
Anche se è ancora incazzata con me, anche se non ci parliamo, solo averla intorno mi fa star meglio.
Guido velocemente verso casa, i miei nervi si sciolgono mano a mano che mi allontano dal negozio.
Tutti i clienti che sono entrati oggi indossavano la mascherina, noi indossavamo la mascherina, ma quel virus è così.. infido.
Nonostante tutte le precauzioni, non riesco ad essere tranquilla, ma non voglio pensarci ora.
Non voglio pensare al rischio che corriamo ad uscire, tornare al lavoro, ora che queste semplici e naturali attività fanno di nuovo parte della nostra normalità.
Parcheggio non molto lontano da casa, e saluto la solita simpatica parrucchiera sotto casa che mi dedica un triste saluto.
Come al solito l'ascensore è ai piani alti, così decido di salire a piedi. Meglio che rinchiudermi in quell'ambiente così piccolo usato da così tante persone.
Infilo la chiave nella toppa ed entro in casa.
C'è uno strano silenzio, inaspettato visto l'orario
"Ciao ragazze" urlo, per verificare che in casa ci sia qualcuno
"Ciao Leila" Janette corre ad abbracciarmi "Com'è andato il primo giorno?"
Mi segue mentre raggiungo la cucina
"Uhm? Bene dai. È stato strano tornare, ora abbiamo disinfettante dappertutto ed un sacco di plexiglass, ma almeno dovremmo essere sicure.. no?" rido nervosamente
"Avete tutte le protezioni, è già una buona cosa. Ho sentito che molti negozi invece faticano a procurarsele" raggiunge il divano per accomodarcisi sopra.
Osservo la porta di Andrea, che al momento è chiusa.
Non è nemmeno uscita a salutarmi.
Forse dovrei andare io?
"Non è in casa" Janette mi guarda "È uscita con Rebe oggi pomeriggio, mi ha detto di non aspettarla per cena" mi sorride triste
"Oh, okay" annuisco "Grazie per l'informazione"
Raggiungo camera mia.
Voglio solo farmi una doccia e togliermi di dosso questi vestiti così.. contaminati.
Non appena entro in camera, noto un particolare diverso.
Dove fino a stamattina c'era ciò che rimaneva del mio specchio, ora c'è solo un grande vuoto.
Una spoglia parete bianca, sulla quale il tempo ha lasciato il suo segno.
Si può difatti vedere la differenza di colore tra il muro scoperto, ormai ingrigito, e la parte ancora bianca coperta dallo specchio.
Mi guardo intorno, per capire cosa possa essere successo. Lo specchio non è da nessuna parte, allora dove può mai essere?
Forse Andrea sa qualcosa, ma non voglio scriverle.
La userò come scusa per poterle parlare non appena tornerà a casa.
Se tornerà, sottolinea il mio subconscio.
Perché uno strano presentimento mi agita lo stomaco? Aggiorno Instagram, nella vana speranza di vedere almeno una storia che possa darmi qualche indizio su dove sia Andrea.
L'ultima storia di Rebe risale a quel pomeriggio, il suo cagnolone rincorre euforico una pallina.
Il profilo di Andrea invece, è silenzioso, come al solito.
Non è mai stata una grande amante dei social, anzi si può dire che siano due entità completamente diverse, eppure quando eravamo lontane li ha utilizzati.
Anche più di una volta.
Le sue storie erano il mio salvagente, la mia boccata d'ossigeno in quei giorni in cui mi mancava l'aria ogni minuto della mia giornata.
Erano il nostro legame segreto, l'unico modo che avevo per sentirmi più.. vicina a lei.
Perché ora invece è sparita? Vorrei poter sapere cosa stia facendo, se il suo pensiero sia almeno un po' su di me dopo un'intera giornata passata lontane.
Scuoto la testa e prendo un cambio pulito
"Janette, sai che fine ha fatto il mio specchio?"
"Pensavo lo avessi buttato finalmente" lei si volta confusa verso di me
"No, a dire il vero no" scuoto la testa "Proverò a chiedere ad Andrea" mi sorride, prima di tornare a guardare la tv.
Lascio che l'acqua si scaldi, piccole nubi di vapore riempiono la stanza.
L'acqua calda mi riscalda, sciogliendo la tensione che per tutta la giornata mi ha irrigidito il corpo.
Non riesco a smettere di pensare dove sia Andrea. Ho voglia di vederla, di stare con lei.
Ho voglia di stare sdraiata sul divano accanto a lei, nel nostro silenzio imbarazzato che ci basta per essere felici, ma lei non c'è.
Mi manca terribilmente.
Sospiro.
Apro leggermente un occhio, attirata da un rumore.
Dopo aver mangiato, mi sono sdraiata sul divano a guardare la tv, in attesa che tornasse Andrea, ma la giornata lunga ed impegnativa mi pesava addosso.
Così dopo una ventina di minuti passati a scorrere distrattamente la mia bacheca Instagram mi sono addormentata.
Do un'occhiata all'ora, sono quasi le due.
Riappoggio la testa sul divano, continuando a dormire
"Oh cristo, scusami" Andrea accende la luce della cucina, facendomi sussultare.
Mi copro immediatamente gli occhi, la forte luce mi infastidisce
"Tranquilla, non potevi sapere che fossi qui" borbotto, tirandomi leggermente su.
Lei mi guarda, fatica a trattenere un sorriso.
I miei occhi sono semichiusi, il mio corpo è estremamente rilassato
"Sei tornata ora?" la guardo, posando ancora una volta lo sguardo sull'orologio
"Sì" distoglie lo sguardo.
Mano a mano che i miei occhi si abituano alla luce, li apro sempre di più.
Ora riesco ad osservarla meglio: il viso è arrossato, così come gli occhi.
I capelli sono arruffati, sul collo grossi lividi viola colorano la sua pelle chiara
"Dove sei stata Andrea?" mi avvicino a lei, per cercare di capire se quelle macchie viola siano solo una mia impressione o esistano davvero
"Non credo di doverti dare spiegazioni a riguardo" si volta di spalle, ma posso intravedere dei graffi scorrere lungo la schiena, fino a sparire dentro il collo della sua maglietta
"Dove sei stata?" ripeto ancora, questa volta il mio tono risulta più aggressivo
"Lasciami stare Leila" si allontana da me, una scia di profumo la segue.
Non è il suo profumo, no. È un profumo che però conosco altrettanto bene, che per mesi ho sentito dentro questa casa, nel nostro bagno, sul nostro divano.
Un profumo invadente, che mi fa stringere lo stomaco
"Sei stata da Elisa?" la guardo, cercando di nascondere la voce rotta dal pianto
"Fatti i cazzi tuoi Leila" ringhia, voltandosi verso di me.
La luce del lampadario la illumina, rivelando un Andrea diversa.
Porta sul corpo i segni di ciò che c'è stato tra lei ed Elisa, ed io non riesco nemmeno a guardarla in faccia.
Sul suo collo ci sono diversi succhiotti, di un viola intenso, le labbra sono gonfie e rosse segno che non è molto che hanno finito di..
Blocco i miei pensieri
"Come ti è venuto in mente Andrea? Come hai potuto.. farlo?" cerco di calmare i miei sentimenti per non mostrarle quanto davvero il suo comportamento mi abbia ferita.
Lei rimane in silenzio, mentre tiene in mano un bicchiere d'acqua.
Probabilmente è ancora sbronza.
Non mi guarda nemmeno in faccia, quasi si vergognasse di ciò che ha fatto
"Non devo renderti conto di ciò che faccio Leila" si volta dall'altro lato
"Ho detto di amarti Andrea, l'ho detto appena due giorni fa. Ho detto di amarti e tu torni a casa in queste condizioni? Come puoi essere meschina?" la guardo, quasi inorridita.
Lei in un primo momento chiude gli occhi, quasi volesse proteggersi dalle mie parole, come se chiudere gli occhi potesse aiutarla a sentire meno la potenza delle mie parole
"Non mi farai sentire in colpa Leila, non mi farai sentire la cattiva della situazione. Sei tu che hai rovinato ogni cosa, sei tu che hai rovinato ogni cosa scegliendo lui. Tu sei andata via da questa casa con lui. Hai idea di quanto possa avermi ferita? Quindi non venirmi a fare la morale, perché allora la meschina non sarei più io, ma tu" si avvicina a me, puntandomi il dito.
In un attimo mi ritrovo a pochi centimetri da lei.
Osservo le sue labbra rosee, un misto di nausea ed eccitazione mi pervade.
Per quanto io voglia baciarle, non riesco a smettere di pensare a chi abbia baciato quelle labbra prima di me.
Mi allontano da lei, spinta dal pensiero di lei ed Elisa insieme.
Lascio la cucina, senza voltarmi indietro. Andrea invece rimane ferma, osservandomi andar via.
Non dice una parola mentre la lascio sola in cucina.
Mi chiudo la porta alle spalle, cercando di dimenticare l'immagine di loro due insieme.
Sento l'aria mancarmi ogni volta che le immagino insieme e un senso di nausea mi pervade.
Se Andrea ha provato qualcosa anche solo lontanamente simile a ciò che sto provando io ora, mi dispiace infinitamente.
Non era mia intenzione, non avrei mai immaginato si potesse provare un tale dolore.
Sono stata una stronza e probabilmente mi merito tutto questo.
La giusta punizione per essere stata così codarda da non accettare il mio amore per lei.
Asciugo le lacrime che scivolano veloci sul mio viso, accasciandomi dietro la porta della mia stanza.
Pov. Andrea
Elisa mi bacia con passione, nella sua auto estremamente piccola.
L'ho sempre odiata quella dannata seicento, lei invece l'adorava.
La chiamava il suo piccolo carro armato.
Dopo aver passato il resto della giornata a casa sua, mi ha riaccompagnata a casa, ma sembra non aver intenzione di lasciarmi scendere
"Eli devo andare" mugolo tra un bacio l'altro
"Sei proprio sicura?" ansima nel mio orecchio, spostando la bocca sul mio collo
"Cristo" sospiro, lasciando che assaggi la mia pelle.
L'intesa sessuale tra me ed Elisa è sempre stata fortissima. Ricordo i primi tempi della nostra relazione, passavamo interi weekend chiuse nella mia camera ad assaggiarci ancora ed ancora.
Passavo le settimane in attesa di quei momenti, perché mi aiutavano a staccare la testa. Mi aiutavano a stare meglio.
Ora invece? Nonostante abbiamo passato quasi metà giornata aggrovigliate a letto, continuo a sentirmi insoddisfatta.
Nemmeno le ore passate a letto con lei, che sa toccare ogni mio punto giusto, riescono a colmare il vuoto che provo.
Lascio che ancora una volta le sue labbra assaggino la mia pelle, mentre la mano scivola veloce dentro i miei boxer.
Non riesco a fermarla, la lascio fare fino a riversarmi per l'ennesima volta
"Per oggi abbiamo dato" l'allontano da me, per riprendere fiato
"Sai che sono sempre disponibile per soddisfarti" mi sorride, accarezzando una spalla.
Questo gesto così intimo mi mette a disagio, distolgo lo sguardo.
Per le strade non c'è nessuno.
Nonostante la ritrovata libertà, molta gente è ancora diffidente, fatica a lasciare il proprio posto sicuro, così ciò che è appena successo tra me ed Elisa rimarrà per sempre un nostro segreto
"Ora devo proprio andare. Ciao Elisa" l'osservo un'ultima volta
"D'accordo, ci sentiamo" civetta "Ciao Di" mi sorride, facendomi l'occhiolino.
Un brivido mi percorre la schiena non appena la sento pronunciare di nuovo quel nomignolo.
Mi chiamava continuamente così quando stavamo insieme, e devo dire che mi piaceva.
All'epoca mi piaceva letteralmente qualsiasi cosa lei facesse.
Scendo velocemente dall'auto, prima che tutto ricominci da capo.
Altrettanto velocemente risalgo a casa, cercando di far meno rumore possibile, ma le due bottiglie che abbiamo bevuto questa sera non aiutano.
La casa è buia, segno che le ragazze stanno dormendo.
Chissà com'è andato il suo primo giorno.
Dio, ho appena messo piede in casa e già penso a lei. È come se l'intera giornata non fosse mai esistita, come se tutto ciò che faccio per distogliere la mia attenzione da lei sia completamente inutile.
Scuoto la testa ed accendo la luce in cucina.
Sussulto quando la trovo semi sdraiata sul divano.
È adorabile ancora mezza addormentata, con quei capelli arruffati ed il viso riposato.
In un attimo, però, tutto cambia.
Non appena i suoi bellissimi occhi si abituano alla luce, notano i segni sul mio corpo.
So bene in quali condizioni sia il mio collo, so bene quanto le mie labbra siano rosse e gonfie.
Mi sento uno schifo mentre mi osservano disgustati, come se quello che ho fatto fosse sbagliato.
Sbagliato per chi? Per lei?
Mi volto, dandole la spalle. Lei continua a buttare fuori parole, il mio cuore perde un battito quando la sento dire che mi ama.
Mi avvicino a lei, il mio istinto di sopravvivenza mi dice di attaccare
"Non mi farai sentire in colpa Leila, non mi farai sentire la cattiva della situazione. Sei tu che hai rovinato ogni cosa, sei tu che hai rovinato ogni cosa scegliendo lui. Tu sei andata via da questa casa con lui. Hai idea di quanto possa avermi ferita? Quindi non venirmi a fare la morale, perché allora la meschina non sarei più io, ma tu" mi ritrovo senza accorgermene a pochi centimetri da lei.
Il mio corpo si incendia.
Non importa quante volte Elisa oggi mi abbia soddisfatta, averla così vicino accende ogni singola cellula del mio corpo.
I suoi occhi osservano le mie labbra, la sua lingua scivola velocemente sulle sue.
Poi scappa via, l'espressione talmente ferita e delusa da non riuscire nemmeno a guardarmi in faccia.
Cerco di non pensare alla nostra vicinanza, al suo sguardo che osservava malizioso le mie labbra ormai consumate.
Barcollo leggermente una volta che si è richiusa la porta alle spalle.
Sono stata dura, me ne rendo conto.
Non volevo essere così cattiva ma mi sono sentita così in pericolo, che l'unica cosa che ho potuto fare è stata attaccare.
Non volevo che lei mi facesse sentire in colpa, non volevo sentirmi male per quanto ho fatto oggi.
Io e lei non stiamo insieme, non abbiamo alcuna esclusiva, eppure perché non riesco a smettere di sentirmi così.. sbagliata?
I ricordi di Leila che bacia Omar davanti a me si ripetono nella mia mente, in un loop infernale, provocandomi un dolore che mi toglie il respiro.
Mi spiace averle provocato un tale dolore, perché nessuno lo merita.
Nessuno merita di provare tanto dolore, eppure sono stata così stupida da cedere di nuovo ad Elisa ed al suo fascino prorompente che mi ha fatta innamorare di lei anni fa.
Sospiro, accasciandomi sul divano.
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