Capitolo Trentacinque

Pov. Leila

Raggiungo la cucina per fare colazione.

Oggi finalmente tornerò al lavoro, tornerò a dare un senso alle mie giornate.

Forse tornare alla normalità mi aiuterà anche ad affrontare meglio la mia situazione con Andrea.

Staccare la testa per qualche ora dalla tensione palpabile che c'è tra di noi, confrontarmi anche con Alice e Matilda potrà essermi di aiuto.

Rovescio l'acqua ormai calda nella tazza e vi immergo una bustina di the.

Sono un po' agitata a dire il vero.

Mi agita l'idea di tornare là fuori, in mezzo alle persone.

Il Covid non sta placando la sua onda infettiva, anzi.

Tiro un lungo sospiro

 "Sei mattiniera oggi" la voce di Andrea mi fa sussultare, riportandomi alla realtà

 "Oh, ciao Andrea" le sorrido "Già, oggi torno al lavoro" annuisco.

Lei cambia espressione, un velo di preoccupazione le adorna il viso

 "Non lo sapevo" scuote la testa, lo sguardo scuro "Come ti senti?"

 "Agitata devo dire" rido nervosamente "Sai, tornare in mezzo alla gente, quel virus che è ancora lì fuori" gioco nervosamente con le mani.

Lei si avvicina lentamente a me, come un felino che si prepara ad attaccare la sua preda.

La osservo ammaliata avvicinarsi a me, quasi incantata dai suoi occhi magnetici.

Il mio cuore inizia a battere così veloce da togliermi il respiro.

Sono completamente immobilizzata dalla sua vicinanza, così desiderata e voluta in questi giorni che abbiamo vissuto nuovamente insieme.

Lei mi prende le mani tra le sue, stringendole forte.

Il suo pollice accarezza dolcemente la mia pelle, impedendomi di giocare nervosamente con le dita

 "Amo queste mani, non rovinarle" sussurra lei, stringendole ancora.

Per un attimo mi manca il respiro e dalla sua espressione, capisco che per lei è lo stesso.

Mi guarda preoccupata, continuando a stringere le mani tra le sue

 "Fa' attenzione" abbassa lo sguardo, la voce ormai ridotta flebile suono.

Io annuisco semplicemente, la testa che mi gira.

Vorrei riuscire a staccare la mia mano dalla sua, per poter sfiorare quel viso morbido dai tratti marcati che tanto mi manca toccare, ma so che quello che le darebbe l'opportunità di scappare.

Così rimango vicino a lei, le nostre mani unite, la tensione ad irrigidire i nostri corpi

 "Buongiorno ragazze!" la voce di Janette ci riporta alla realtà.

Andrea scioglie il nostro legame, allontanandosi velocemente da me.

Rimango delusa quando osservo le mie mani e le sue non sono più lì a proteggerle dalla paura e dall'ansia

 "Ciao Janette" Andrea la saluta, dedicandole uno dei suoi sorrisi più belli.

Io le dedico un sorriso, ancora sconvolta da quanto successo.

Raggiungo il tavolo per fare colazione, il mio the ormai si è raffreddato, ma non mi interessa.

Sento Janette e Andrea parlare, sono una voce così lontana per me che sono persa a ripensare a quanto successo poco fa.

Per la prima volta dopo settimane ho sfiorato di nuovo il suo corpo, ed è stato così meravigliosamente bello.

Così atteso che non mi sembra vero.

Forse le sue barriere stanno cedendo, forse se continuo ad insistere lei finalmente si lascerà andare.

Sorrido mordendomi il labbro, ripensando a quel piccolo passo che lei ha fatto verso di me.

Il mio cuore perde un battito.


Mi alzo dal tavolo solo una volta terminata la colazione.

Andrea ha lasciato la stanza da diversi minuti, Janette è impegnata a prepararsi un the alle erbe dall'odore piuttosto sgradevole

 "Così ricominci a lavorare oggi" si volta verso di me "Sei felice?"

 "Sì e no diciamo" rido "Sono felice che tutto stia tornando alla normalità, ho bisogno di evadere un po' da qui" lei annuisce

 "Non dev'essere semplice" lei mi guarda

 "No, infatti" scuoto la testa "Dall'altro lato, però, vorrei poter rimanere qui con lei" Janette mi sorride

 "È comprensibile" annuisce "Ma sono sicura che potrà esservi d'aiuto anche questo"

 "Lo spero" le sorrido anche io, per poi lasciare la cucina.

Inizio così a prepararmi, nella vana speranza che tutto possa andar bene.

Sia con Andrea, sia.. lì fuori.

Indosso una delle mie solite tute, ed una magliettina bianca leggermente stropicciata.

Cerco di osservarmi nello specchio - o meglio, ciò che è rimasto del mio specchio - dopo il pugno tirato quasi un mese fa.

Osservo i frammenti rotti, passandoci delicatamente il dito sopra.

Rimango quasi incantata da quelle linee taglienti argentate, che si prolungano per l'intera superficie.

Non riesco a controllare il mio corpo, non riesco a fermare la mia mano che accarezza coraggiosa lo specchio ormai rotto

 "Ahia" ringhio non appena il vetro mi taglia la pelle.

Fortunatamente è solo un taglio superficiale

 "Hai intenzione di distruggerti nuovamente la mano Leila?" la voce di Andrea rimbomba dura dietro di me

 "Oh, no" scuoto la testa "Io.. non so cosa stessi facendo" lecco il dito, cercando di placare la sensazione di bruciore

 "Perché cerchi costantemente di farti del male?" si avvicina leggermente a me, tenendo comunque le distanze

 "Non lo faccio volontariamente, non sempre quanto meno" abbasso lo sguardo e lei sospira

 "Ti fa male?" cerca di scrutare il taglio

 "No" mento, mortificata per essere stata colta in flagrante

 "Questa volta dovrai curarti da sola" un sorriso triste compare sul suo viso.

Non riesco a trattenere un sorriso, che come il suo, affoga nella tristezza di quei giorni in cui eravamo ancora così vicine.

Prima che tutto cambiasse

 "Sì, lo faccio subito, altrimenti rischio di arrivare tardi a lavoro" osservo l'orologio

 "Fa' attenzione Leila" lei mi guarda un'ultima volta, prima di lasciare la stanza.

Annuisco semplicemente, il taglio che pulsa.

Tiro un lungo sospiro, poi raggiungo il bagno e disinfetto il taglio.

Rovescio un po' di acqua ossigenata sul taglio e la testa mi gira al ricordo della schiuma bianca che ricoprì la mia mano quando Andrea la curò.

Sembra ormai un ricordo lontano, così lontano da sembrare quasi un'allucinazione. Una meravigliosa allucinazione che la mia testa mi propone per ricordare cosa si prova ad esserle così vicina da essere inebriata dal suo profumo.

Per ricordarmi che davvero le sono stata così vicina.

Sento il cuore pesante senza lei qui accanto a me a curare questa misera ferita, vorrei che fosse lei a farlo.

Vorrei fosse lei a curare questo piccolo taglio, nello stesso modo dolce in cui ha curato la mia mano lacerata dai tagli.

La osservo, i miei occhi si spostano rapidi sulle piccole cicatrici che ora mi adornano la pelle.

Forse, in fondo, tornare al lavoro può davvero esserci utile.

Passeremo meno tempo insieme, questo vorrà dire che ogni minuto passato in casa insieme sarà vissuto appieno.

O almeno è quello che spero.

Non sono ancora uscita e già mi manca terribilmente.

Quindi sì, spero davvero che tutto questo possa aiutarci a vivere appieno quelle poche ore che condivideremo insieme in questa casa.



Pov. Andrea

L'incontro con Leila di questa mattina è stato così intenso e bello.

Sfiorare di nuovo le sue mani, sfiorare di nuovo quel corpo di cui ho disperatamente bisogno.

È stato meravigliosamente bello esserle di nuovo così vicina, non potevo crederci.

Per un attimo, però, ho temuto di cedere. Ho temuto di buttare all'aria tutto il distacco che faticosamente ho costruito in questi giorni passati in casa insieme, ma fortunatamente è arrivata Janette.

Il suo arrivo mi ha dato una via di fuga, una disperata via di fuga, che mi ha permesso di fuggire dal desiderio irrefrenabile di baciarla.

Ironico, una volta era lei a ringraziare l'arrivo di Janette.

Come possono cambiare le cose, soprattutto in così poco tempo.

Lei sembrava delusa dal mio allontanamento, forse sperava che il mio avvicinamento fosse finalmente la nostra occasione per mettere da parte tutte le nostre paure ed i nostri rancori.

Forse sperava che io la baciassi.

Lo desidera tanto quanto lo desidero io? Non lo so, forse, ma questo non cambia le cose.

Sono ancora tremendamente incazzata con lei per le sue scelte di merda, non sarà così facile per me superarlo.

L'ho sentita chiudere la porta di casa più di venti minuti fa.

Sono così preoccupata per lei, spero che tutto possa andare per il meglio.

Tiro un lungo respiro.

Ripenso a stamattina a quello che c'è stato tra di noi e a lei davanti a quel fottuto specchio.

Non riesco a capire il suo costante bisogno di farsi del male.

Non riesco a capire perché riversi tutto il suo dolore su sé stessa, quasi fosse una punizione per le sue pessime decisioni.

Mi torna in mente il racconto della sua vita, la prima volta che abbiamo fatto sesso.

Tutto ciò che lei mi ha raccontato, tutte le volte che Omar l'ha salvata da una morte quasi certa.

Perché sei così autodistruttiva Leila?

Stringo i pugni lungo i fianchi.

Ora che Omar non fa più parte della sua vita, tocca a me prendermi cura di lei.

Senza rendermene conto, mi ritrovo a camminare verso camera sua.

Non appena apro la porta, il suo familiare profumo dolce mi invade la narici, lo stomaco si stringe.

Cammino veloce verso lo specchio.

La cornice in legno è ancora macchiata di sangue nella parte più bassa, i ricordi della sua mano lacerata dal vetro mi tornano alla mente provocandomi un brivido

 "È tempo di sparire" lo stacco dalla parete, facendo attenzione a non perdere pezzi di vetro per la casa.

Indosso una mascherina, e scendo a buttare lo specchio, prima che Leila lo reclami

 "Ecco fatto" lo appoggio accanto ai cestini, sorridendo soddisfatta.

Una preoccupazione in meno, anche se sono più che sicura che se volesse, riuscirebbe a trovare un altro modo per farsi del male.

Un brivido mi percorre la schiena al solo pensiero.

Sento il desiderio così forte di proteggerla e lo specchio che giace davanti a me ne è la rappresentazione reale.

Torno a casa, la testa in preda a mille pensieri.

È uscita da nemmeno un'ora e già mi manca terribilmente. I miei sentimenti per lei stanno assumendo proporzioni enormi, non avrei mai immaginato potessi arrivare a tanto.

Non dopo Elisa.

Eppure Leila è un pensiero costante nella mia mente e nel mio cuore. Tutto gira intorno a lei ed al mio bisogno quasi maniacale di proteggerla.

Richiudo la sua porta alle mie spalle, tirando un lungo respiro.

Mi posiziono davanti al computer, in attesa che la lezione inizi.

Spero che almeno questo riesca a distrarmi da lei e dalla sua ingombrante presenza nella mia testa.

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