Capitolo Quarantotto
Pov. Andrea
È passata ormai una settimana da quando ci siamo messe ufficialmente insieme.
Lei ha fatto il suo tampone, risultato ovviamente positivo ed ora siamo in attesa che faccia il secondo tampone, tra un paio di giorni.
I sintomi ormai sono passati, non ha più tosse né mal di testa. Anche gli odori ed i sapori lentamente stanno tornando.
Continua ad avere l'affanno, e temo sarà l'unico sintomo che si porterà dietro per molto tempo.
Mi sono rimessa in pari con le lezioni, mentre pazientemente Leila mi ascoltava ripeterle.
Janette si è congratulata con noi, Rebe si è congratulata con noi ed anche le colleghe di Leila.
Tutti stavamo aspettando questo happy ending, che finalmente è arrivato.
Questi giorni sono stati così belli. Abbiamo condiviso ogni cosa, tutti i nostri più intimi segreti i nostri ricordi d'infanzia più belli.
Mi ha raccontato di suo papà, delle continue attenzioni che le sta dedicando da quando è richiusa in camera sua a causa del covid.
Non mi sono mai espressa sull'argomento, perché non me la sono mai sentita di affrontare un discorso tanto delicato senza avere le giuste conoscenze.
Di certo non provo simpatia per quell'uomo, anzi tutt'altro.
Ho provato rabbia verso di lui più e più volte. Ogni qualvolta che la vedevo chiudere il telefono distrutta dall'ennesima telefonata forzata, tutte quelle volte in cui il papà fingeva di prendersi cura di lei per la sua fottuta redenzione.
Ho sempre cercato di essere il più obbiettiva possibile, ma è davvero difficile esserlo quando dall'altra parte hai una persona che vorresti disperatamente picchiare per vendicare una piccola Leila che indifesa affronta un dolore troppo grande per una ragazzina della sua età.
Se suo padre fosse stato più presente, forse Leila non si sarebbe legata tanto ad Omar..
Scuoto la testa.
Questo è decisamente un altro discorso.
Ora sta riposando, mentre io seguo le lezioni.
Tra qualche giorno avrò un esame, mi devo concentrare al meglio per poterlo superare, e non sarà affatto facile con questi mille pensieri che ho per la testa.
Sospiro
"Ciao mamma" rispondo al cellulare
"Oh, tesoro mio! Come stai?" risponde preoccupata
"Sto bene grazie" e per la prima volta dopo mesi sono sincera
"È comparso qualche sintomo? Mal di testa? Mal di gola? Hai provato a sentire se hai ancora la percezione di odori e sapori?"
"Mamma, sta tranquilla, sto bene" annuisco "Davvero, non ti mentirei a riguardo e poi è passata più di una settimana, non sono più stata a diretto contatto con Leila"
"Sono così preoccupata per te tesoro mio. Vorrei essere lì con te" sospira, ed io già la immagino seduta al tavolo della nostra grande cucina, la testa fra le mani
"Ti prometto che appena ne avrò la possibilità tornerò a casa, d'accordo? Lasciamo solo che la mia coinquilina guarisca e mi prenderò ancora qualche giorno per assicurarmi di non aver contratto nulla"
"La mamma ti aspetta lo sai" il suo tono è triste
"La mammina ti aspetta picceré" mio fratello ruba il telefono a mia madre
"Ciao Davide" scoppio a ridere
"Allore? comme staij picceré? A me puo' dicere 'a verità"
"Sono sincera quando dico di star bene Davide" cammino verso la finestra della cucina "Anzi, per la prima volta da mesi sono davvero sincera" sorrido
"Mi devi dire qualcosa?" lo sento sorridere
"Quante cose ti devo raccontare davidi' " mi mordo il labbro "Quando vieni qui?"
"Andre, stamme faticanne assaij, pe colpa e chiste covid" sospira "Ma voglie sape' tutt', ca succede?"
Sento la porta di Leila aprirsi.
Lei cautamente si sporge, per osservare che intorno a lei non ci sia nessuno e raggiunge il bagno
"Ora devo andare Da', ti va se ne parliamo un'altra volta? Ti prometto che ti racconto tutto"
"Okay, d'accordo. Faje attenzione picceré, ce sentimme" il suo tono si fa serio "Sì, mamma te la saluto. Mamma ti saluta, altrimenti nun rorme stanotte" sospira
"Salutala e dille che le voglio bene" rido
"Sì, sì d'accordo. Ciao Andre' " attacca il telefono prima che possa rispondere.
Sospiro.
Mi manca così tanto la mia famiglia.
Mia mamma, quel matto di mio fratello e mio papà, nonostante tutto.
Mi manca averli intorno, mi manca la libertà di poterli raggiungere in qualsiasi momento.
Ricordo bene la mia vita prima del Covid. Dopo la rottura con Elisa, scendevo spesso giù a Napoli, perché non avevo niente che mi trattenesse qui.
I momenti passati insieme alla mia famiglia erano gli unici in cui riuscivo a respirare, e tornare a vivere.
Mi facevano bene al cuore.
Poi è arrivata la pandemia e tutto è cambiato.
Dall'oggi al domani non ho più potuto raggiungerli, non ho nemmeno avuto la possibilità di salutarli prima che tutta questa assurda situazione si abbattesse su di noi.
L'ultima volta che li vidi fu per Natale.
Scesi giù per le vacanze e tornai su solo per Capodanno.
Fu così bello essere circondata di nuovo dal loro amore, essere amata nuovamente dopo quella delusione che mi spezzò letteralmente in due.
Scuoto la testa, per allontanare quei pensieri
Cammino verso il bagno, in attesa che Leila esca
"Ciao fidanzata" le sorrido, avvicinandomi a lei
"Ciao fidanzata" mi saluta, i suoi occhi brillano.
Il mio cuore perde un battito nel sentirla pronunciare quelle parole.
È così meravigliosamente bello ed atteso
"Come stai?" provo ad avvicinarmi a lei, ma indietreggia.
Decido così di arrestare la mia corsa
"Bene" annuisce "I sintomi sono spariti quasi tutti. La percezione degli odori è migliorata molto, così come quella dei sapori. Sono fiduciosa per il prossimo tampone" annuisce
"Lo spero, non vedo l'ora di baciarti" la guardo
"Già, anche io" sospira "Io ora.. Ora devo tornare in stanza" mi passa accanto velocemente, chiudendosi in camera sua.
Questi indubbiamente sono i giorni più duri, subito dopo la sua partenza. È così difficile saperla mia senza poterla toccare, baciare.
Come lei sono fiduciosa, il tampone dei prossimi giorni potrebbe davvero risultare negativo e mettere definitivamente la parola fine a questa assurda storia.
Non vedo l'ora di raccontare tutto a Davide.
Si sono già conosciuti in passato. Lui è un grande amante di Torino, più di una volta l'ho ospitato a casa nostra per diversi giorni.
Ripenso ai primi tempi in cui Leila si trasferì qui, ai commenti di mio fratello. Sì, all'inizio voleva provarci lui con Lei.
Sorrido al ricordo.
Poi gli raccontai di lei, di Omar, così lasciò perdere.
Ironico, non è vero?
Anni dopo mi sono ritrovata ad amare quella stessa persona che mio fratello voleva portarsi a letto.
Sospiro.
Vorrei raccontargli la verità, dirgli tutto ciò che è successo tra me e Leila, ma riuscirà ad essere felice per me?
So che quella per Leila fosse solo pura attrazione fisica, ma mi sento così terribilmente in colpa anche con lui.
Spero possa essere felice per me e per la felicità che dopo tanto tempo ho raggiunto grazie a Leila.
Senza alcun rancore.
Pov. Leila
Domani finalmente andrò a fare, si spera, l'ultimo tampone di questa infinita odissea che stiamo vivendo. Sono ormai due settimane che sono chiusa in questa camera opprimente, senza poterla toccare.
Da quando ci siamo messe insieme ufficialmente non penso ad altro.
Vorrei solo poterla toccare, baciare. Recuperare tutto il tempo perso, eppure il tempo sembra scorrere troppo lentamente.
Tiro un lungo respiro, cercando di calmare il mio corpo.
Non ho sintomi da giorni ormai, tutto sta lentamente tornando alla normalità. Che possa essere tutto questo di buon auspicio? Non lo so e per i prossimi giorni non potrò saperlo.
Mi manca la mia vecchia vita, il mio lavoro, la mia libertà nuovamente perduta.
Lentamente tutti stanno tornando alla normalità: Omar, Lorenzo, Alice.
Tutti sono usciti dall'isolamento da pochi giorni.
Tengo le dita incrociate che tutto possa andare bene
"Come stai?" mi chiede Andrea
"Agitata" sospiro "Ho paura Andrea"
"Di cosa picceré?" sento il mio cuore esplodere, ogni volta che le sento chiamarmi così
"Di risultare ancora positiva a questo fottuto tampone. E se ci stessimo solo illudendo che io sia negativa?" un brivido mi percorre la schiena
"Se dovesse essere così, sai cosa ti dico? Mandiamo via Janette da qui ed abbatteremo ogni muro, okay?"
"Cosa vuoi dire Andrea?"
"Non intendo passare un altro solo giorno lontana da te Leila, non ce la faccio più. Salvaguardiamo Janette, così che non si contagi, ma io non ho più intenzione di starti lontana"
Il mio cuore batte all'impazzata, mentre ascolta Andrea vomitarmi addosso tutte quelle parole.
Solo l'idea di stringerla di nuovo tra le mie braccia mi manda in estasi, ma al contempo sapere di poter essere un pericolo per lei mi terrorizza.
Sì, Andrea è sana, non rientra di certo nei soggetti più fragili ma se le accadesse qualcosa? Come potrei perdonarmelo?
"Andrea.." sospiro
"Non mi interessa di nulla Leila, hai capito?" apre la porta di camera mia, osservandomi con i suoi grandi occhi scuri "Guardami" sposto i miei su di lei.
Averla così vicina agita il mio corpo.
Sistemo bene la mascherina, anche lei la tira su coprendosi il volto
"Andrea ti prego.."
"Sta' zitta Leila o non aspetterò nemmeno il risultato del tampone per baciarti" sento il mio stomaco chiudersi alla sola idea
"Okay d'accordo, quando avrò l'esito ne riparleremo" le chiudo la porta in faccia, accasciandomici dietro.
La situazione sta diventando ingestibile, la voglia di lei mi scorre nelle vene come non sentivo da tempo, ma non posso ancora rischiare.
Devo essere in grado di aspettare.
Per lei.
Il mio unico obbiettivo è proteggerla, non posso essere così egoista da abbandonarmi ai miei impulsi.
L'ho già fatto una volta e non è finita affatto bene.
Non posso permettere che accada ancora, non in questo caso.
La mia attenzione viene attirata dal mio telefono che suona.
Non faccio nemmeno in tempo a raggiungerlo che smette di suonare.
Sullo schermo lampeggia la notifica di WhatsApp, Omar mi ha chiamata.
Il mio cuore accelera i battiti. Cosa può essere successo?
Provo a richiamarlo ma attacca la chiamata
16.09 | Mi è partita per errore, scusami |
16.10 | Non preoccuparti, stai bene? | gli rispondo ma come immaginavo, non ricevo risposta.
La spunta blu campeggia sullo schermo, confermandomi che Omar non continuerà la conversazione.
Blocco il telefono, buttandomi poi sul letto.
Chissà come sta.
Non lo sentivo da due settimane, più precisamente da quando ho scoperto della sua positività.
Nonostante si sia guardato bene da mostrare le sue emozioni, ho passato sei anni della mia vita con lui, ed ho imparato a leggerlo.
Quel tono piatto che ha usato con me, non era privo di emozioni, bensì nascondeva bene quanto fosse emotivamente coinvolto dalla situazione.
Mi ha liquidata in fretta, altro segno che dimostrava quanto realmente quella conversazione lo mettesse a disagio.
Sospiro.
Spero con tutto il cuore che riesca a ricominciare da zero, che riesca a trovare qualcun altro migliore di me che lo aiuti a guarire dalle cicatrici che per sempre segneranno il suo cuore.
Perché lui più di tutti merita di essere felice, perché dopo il bene che mi ha fatto non si meritava tanto dolore.
Mi abbandono sul letto, in preda ai sensi di colpa.
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