Capitolo Otto

Pov. Leila

Quando mi sveglio un forte mal di testa di trapana le tempie.

Mi rannicchio sotto le coperte, nella speranza di sfuggire a quel dolore ma sembra solo intensificarsi.

Mi volto verso la stanza e rimango sorpresa nel trovare Andrea ai piedi del mio letto.

La testa è appoggiata al materasso, il resto del corpo invece è sul pavimento.

Sta dormendo, in una posizione decisamente scomoda.

Cerco lentamente di tirarmi su, senza svegliarla, ma il tentativo fallisce miseramente.

Mi metto a sedere, per dare alla mia testa il tempo di abituarsi

 "Buongiorno" borbotta Andrea

 "Oh ciao" la guardo "Hai.. hai dormito lì tutta la notte?"

Lei mi guarda, profonde occhiaie solcano il suo viso.

Sì, ha decisamente dormito lì per terra tutta la notte Genio, il mio subconscio rincara la dose

 "Tu che dici?" mi fulmina con lo sguardo

 "Scusa, domanda del cazzo" rido imbarazzata

 "Già" si tira faticosamente su, una smorfia di dolore sul viso "Allora, vuoi dirmi che succede?" mi guarda curiosa.

Abbasso lo sguardo.

In un attimo mi torna alla mente il mio motivo del mio crollo.

Scuoto la testa

 "Guai in paradiso?" indica il pc posizionato sulla scrivania

 "Oh no" scuoto la testa "Oh cazzo, Omar!" esclamo alzandomi dal letto

 "Ieri sera ti ha chiamata. Gli ho raccontato una balla, ma sembra averla bevuta. L'ho liquidato poco dopo. Disgustoso" scuote la testa

 "Oh, Andrea.. grazie" la guardo

 "Non preoccuparti. Credo sia giusto che sia tu a parlargli di quanto successo, se vorrai farlo" si  alza in piedi stiracchiandosi

 "Non era necessario" lei mi guarda confusa "Che tu dormissi qui, per terra per giunta. Avresti potuto sdraiarti qui" un brivido mi percorre la schiena non appena termino la frase

 "Non mi sembrava il caso" ride nervosa "Comunque non preoccuparti, ti ho vista provata ieri sera. Non volevo fossi sola nel caso.. succedesse ancora. E poi Omar mi ha chiesto di prendermi  cura di te, anche se ora mi odia" ride nervosamente

 "Oh, non credo ti odi" scuoto la testa imbarazzata "Ti ringrazio" annuisco

 "Nel mobile delle medicine dovrebbe esserci qualcosa per il mal di testa" mi osserva ancora prima di lasciare la stanza.

Annuisco e mi risiedo sul bordo del letto.

Mando un rapido messaggio ad Omar, rileggendo la chat di ieri sera.

Andrea si è finta me, rispondendo per un paio di messaggi ad Omar per poi semplicemente liquidarlo.

Dovrei raccontagli quello che è successo? Pensare di rivivere i ricordi di ieri sera mi manda in agitazione.

No, non sono pronta. Non ora almeno.

E poi dovrei dirgli che Andrea ha passato la notte in camera mia?

Non c'è nulla di sconveniente, giusto?

In fondo non abbiamo dormito insieme, e poi Andrea è solo un'amica.

Una sua amica che ha aiutato la sua fidanzata.

Allora perché mi sento così tremendamente.. in colpa?

Scuoto la testa e raggiungo la cucina

 "Prima di prendere la medicina mangia qualcosa" Andrea posa sul tavolo un vasetto di yogurt

 "Oh, grazie" annuisco.

Mi siedo al tavolo, mangiando lentamente lo yogurt freddo. Un brivido mi percorre la schiena.

Andrea sta silenziosamente preparando delle uova strapazzate.

Termino la colazione, poi prendo un antidolorifico, nella speranza che calmi i miei dolori.

Mi sdraio sul divano, in attesa che il dolore passi.

La giornata è incredibilmente soleggiata, ed io ho solo voglia di uscire.

Ho voglia di sentire l'aria invadermi i polmoni, camminare sull'asfalto eroso dal tempo e dalle intemperie.

Ho voglia di fuggire da questa prigione, dai mille sentimenti che sto provando.

Dopo cinque minuti finalmente il dolore passa

 "Come stai?" Andrea si sporge sul divano, osservandomi

 "Ora decisamente bene, grazie" annuisco

 "Perfetto" sorride e si allontana velocemente da me.

Perché avrei voluto che mi guardasse di più?

Scuoto la testa

 "Allora, ti va se guardiamo cosa manca a casa, così vado a fare la spesa?" Andrea si volta a guardarmi

 "Davvero vuoi andare lì fuori Leila?" si appoggia al bancone della cucina, incrociando le braccia al petto

 "Sì Andrea, ho bisogno.. di uscire" distolgo lo sguardo

 "È pericoloso Leila" si avvicina a me, comincio ad iperventilare

 "Andrea avrò la mascherina ed i guanti. Andrà bene, farò attenzione" lei mi osserva preoccupata

 "D'accordo" sospira dopo qualche attimo di silenzio, poi si avvicina alla credenza.

Apre ogni sportello, per verificare cosa effettivamente manchi.

Facciamo un rapido giro della casa, e nel giro di venti minuti stiliamo una lista di roba che si rivela più lunga di quanto mi aspettassi

 "Okay, prenderò l'auto per andare" rido divertita, ma Andrea non fa lo stesso.

Lascia in silenzio la cucina e raggiunge camera sua.

Non riesco a capire cosa le sia preso.

Era così preoccupata per me, come non l'avevo mai vista.

Scuoto la testa.

Mi cambio velocemente e per la prima volta dopo quasi un mese ispessisco le ciglia con del mascara. Mi osservo allo specchio ed è così strano vedermi di nuovo.. sistemata.

Scrivo un rapido messaggio ad Omar, per avvisarlo che sto uscendo

 "Allora fa' attenzione lì fuori Leila" Andrea è scura in viso "Io.. non voglio quel coso in casa"

 "Sì certo tranquilla, starò super attenta" annuisco "A dopo" le sorrido.

Lei si chiude semplicemente la porta alle spalle.

Sento il cuore battermi all'impazzata mentre scendo le strette scale del nostro condominio per raggiungere l'uscita.

Fuori è tutto estremamente silenzioso, per le strade non c'è nessuno. Scorgo solo in lontananza un ragazzo che porta a spasso il cane, ma appena mi vede cambia strada.

Abbasso lo sguardo.

È così triste tutto questo.

Raggiungo l'auto, e prego il cielo che dopo quasi un mese parta ancora.

Inserisco la chiave, e dopo qualche insistenza si accende.

Guidare per le strade vuote mi riempie il cuore di nostalgia e tristezza. Una volta, queste strade libere, erano un sogno.

Ora, invece, un senso di pesantezza mi impedisce di respirare.

Cerco di non pensare all'inquietudine che mi ha pervasa e guido velocemente verso il supermercato più vicino.

La mascherina è incredibilmente fastidiosa, sento le ciglia inumidirsi.

C'è molta coda per raggiungere l'entrata.

L'enorme piazza di fronte al supermercato, una volta gremita di bambini che giocavano ed anziani che si ritrovavano, ora è vuota.

A riempire quel vuoto enorme solo noi, in fila per entrare.

Tutti ci guardiamo intorno, estraniati. Non ci sembra vero essere finalmente fuori dalle nostre case, ma siamo tutti così spaventati.

Il telefono vibra, qualcuno mi sta chiamando. Indosso gli auricolari, in modo a non dover toccare il cellulare e rispondo

 "Piccola" è Omar

 "Ciao Omar" sorrido, sentendo la sua voce

 "Come sta andando lì fuori? Hai messo tutte le protezioni?"

 "Sì certo, guanti a mascherina. Ho l'amuchina in tasca" annuisco "È così strano essere di nuovo fuori casa" mi guardo intorno, il sole debolmente ci illumina

 "Sì lo so, anche io sono al supermercato. Oggi è toccato a me"

Cominciamo a tenerci compagnia, mentre entrambi camminiamo quasi allegri per le corsie del supermercato.

Mi sembra quasi di tornare indietro nel tempo, a parte per questa fastidiosa mascherina sul viso.

Avevo bisogno di fuggire un po' dai miei sentimenti, da tutto ciò che stavo provando ultimamente.

Quella perdita di entusiasmo nei confronti della vita, quel senso di prigionia e soprattutto quella confusione di sentimenti.

Non riesco a capire cosa mi stia passando per la testa. Continuo a pensare ad Andrea ed a come siano cambiati i suoi comportamenti negli ultimi giorni.

Non che mi interessi, ma vorrei capire cos'è cambiato tra di noi.

Soprattutto vorrei capire perché non riesco a smettere di pensare ad Andrea ed ai suoi comportamenti.

Non riesco a darmi una spiegazione razionale.

Mi concentro sulle parole di Omar, nella vana speranza di riuscire a fuggire dal casino che ho in testa.

In fondo so che passare del tempo insieme ad Omar, seppure al telefono, non può che farmi bene.

Scappare da quella prigione che è diventata casa mia per assaporare un po' di.. normalità.

Sospiro, mentre termino la spesa, uno strano senso di colpa mi agita il corpo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top