Capitolo Cinque

Pov. Leila

Sono ormai quasi venti giorni che giorni siamo chiuse in questa casa.

Tutto sta cominciando a diventare opprimente.

I giorni passati sono stati pesanti. Ho ricominciato a sentire la pesantezza di queste giornate infinite, nonostante Andrea abbia provato ad intrattenermi.

La sua mancanza si fa sentire più che mai.

Non mi basta più vederlo tramite uno schermo, ogni sera mi addormento immaginando accanto a me, ma quando mi sveglio lui non c'è.

C'è solo la sua ingombrante assenza.

Sono un fascio di nervi oggi

 "Buongiorno" Andrea mi sorride, intenta a stendere alcuni capi

 "Buongiorno" brontolo aprendo il frigo.

Prendo il latte e mi faccio il caffè.

Sicuramente la caffeina non aiuterà il mio umore già teso, ma non mi interessa

 "Ti va di allenarci oggi pomeriggio?" Andrea mi osserva

 "Non sono dell'umore Andrea, allenati da sola" ringhio

 "Sono all'incirca venti giorni che non sei dell'umore" inarca un sopracciglio

 "Cosa vuoi stamattina Andrea?" mi volto verso di lei

 "Senti ti fidi di me?" mi si avvicina, la guardo confusa "Ho in mente qualcosa per rilassarti"

 "Che cosa vuoi fare?" la guardo armeggiare con il cellulare

 "Hai mai fumato erba?" sono sconvolta

 "No, assolutamente no" scuoto la testa

 "Bene, è decisamente arrivato il momento che tu lo faccia" ride divertita

 "E come vorresti reperire dell'erba Andrea? Gli spacciatori consegnano a domicilio?" inarco un sopracciglio

 "Gli spacciatori no, ma i fattorini di Amazon sì" mi sorride

 "Credo di essermi persa un passaggio Andrea. Da quando Amazon vende droga?" rido  nervosamente

 "Amazon non vende droga, ma il mio amico Marco - nonché fattorino di Amazon - sì. Basterà chiedere a lui" agita il telefono davanti a me "Ed infatti per oggi pomeriggio ci porterà un po' di roba" sorride

 "Tu sei pazza" scuoto la testa.

Lei semplicemente mi sorride, poi raggiunge la sua stanza.

Sono ancora una fascio di nervi. Potrebbe davvero essermi utile fare questa cosa?

Non ho mai provato l'erba.

Se per questo, non ho mai nemmeno abusato di alcool.

È capitato qualche volta mi che mi ubriacassi certo, ma nulla di diverso rispetto alle mie coetanee dell'epoca.

Nonostante il mio passato difficile, tra depressione ed istinti suicidi, sono riuscita ad evitare i vizi e gli abusi.

Ne sono stata alla larga grazie ad Omar.

Lui e Stefano sono gli unici a conoscere la mia storia, perché loro sono gli unici ad esserci stati dall'inizio.

Nemmeno Andrea e Janette sanno davvero tutto di me.

Non mi piace parlare del mio passato, perché odio leggere la compassione negli occhi della gente.

Sì mia madre è morta quando avevo quattordici anni e mio padre mi odia da allora, e quindi? Pensate davvero che il vostro sguardo compassionevole mi faccia sentire meglio?

Fanculo no, per niente.

Così preferisco semplicemente lasciar perdere.

Finisco la mia colazione, agitata per quello che sto per fare.

Le mie dita scivolano veloci sullo schermo

 "Cosa vuoi?" Stefano risponde scocciato al telefono

 "E ciao anche a te caro migliore amico" sbuffo

 "Sto facendo il rewatch di Scrubs, sai che odio essere interrotto"

 "Ho bisogno di te" sussurro, per paura che Andrea possa sentirmi

 "Che succede?" la sua voce si fa seria

 "Andrea mi ha proposto di fumare dell'erba con lei"

 "Oh okay.." risponde lui confuso "Questa tua frase mi confonde"

 "Sono terrorizzata Ste!" ringhio

 "Da cosa Leila?" lui scoppia a ridere

 "Boh, non lo so" scuoto la testa "E se mi sentissi male?"

 "Leila non devi di certo fumarti un purino intero da sola"

 "Non so nemmeno di cosa tu stia parlando" mi porto una mano alla testa

 "Perché hai chiamato me e non il tuo fidanzato?" sospira lui

 "Perché so che non.. accetterebbe questa cosa, e tu lo sai" abbasso lo sguardo

 "Davvero, io non capisco cosa tu stia aspettando per lasciarlo. Anzi, tu vuoi addirittura andarci a vivere insieme!" esclama esterrefatto

 "Ste non è questo il punto, d'accordo?"

 "Giusto" lo posso immaginare annuire velocemente "Leila goditi solo il momento. Se ti va di f farlo è giusto che tu lo faccia. D'altronde cosa potrebbe mai succedere?"

Assolutamente nulla, risponde il mio subconscio.

Stefano ha ragione, cosa potrebbe mai succedere? Saremo ed io Andrea, al sicuro nella nostra casa. E poi sono sicura che Andrea saprà esattamente come muoversi.

Davvero, non potrà accadere nulla.

Tutto questo potrà davvero aiutarmi a stare meglio? A cancellarmi di dosso questo senso di malinconia ed angoscia che ormai accompagna le mie giornate?

Cazzo non lo so, ma a questo punto cos'ho da perdere? Tanto vale provarci.

Qualsiasi cosa, purché io stia meglio.

Perché dopo venti giorni sono semplicemente stanca di sentirmi così. Sono stanca di osservare il mondo piatto lì fuori, smosso solo dalle ambulanze che sfrecciano veloci per le strade libere.

Quando le sirene spiegate interrompono il silenzio della notte, mi rannicchio sotto le coperte, le mani sulle orecchie, sperando di allontanarmi da quel suono che trapana i timpani e da questo mondo che nemmeno riconosco.

Cerco solo di non pensare a quella fottuta sirena che si ripete nella mia mente.

Cerco di non pensare all'ennesima, povera vittima che questo Covid ha provocato.

Di non pensare a tutti i parenti di quelle povere persone che probabilmente non vedranno mai più.

Al telegiornale non si parla d'altro da giorni. Si sentono solo numeri su numeri, e mai positivi.

O meglio, positivi ce ne sono tantissimi. Di continuo, ogni giorno il numero cresce in un modo impressionante.

I decessi, i ricoveri in terapia intensiva. Una rapida crescita, che non sembra destinata a fermarsi nel breve.

Quando passano quelle fottute ambulanze cerco di non pensare a quella povera vittima, l'ennesima che si aggiungerà al numero che verrà poi letto in tv il giorno dopo.

Anche i medici ed infermieri sono stanchi, stremati. I volti tumefatti dall'uso spropositato di mascherine e altri dispositivi di protezione

 "Leila sei ancora lì?" Stefano cerca di attirare la mia attenzione

 "Uhm? Sì" annuisco "D'accordo, allora proverò. Grazie per avermi ascoltata"

 "Brava ribelle, ora posso tornare a guardare Scrubs?"

 "Sì, torna a guardare Scrubs" sospiro divertita "Grazie Ste"

 "Ciao Stellina, non strafarti troppo, se aveste bisogno non esitare a chiamarmi" sorrido

 "Grazie Ste" annuisco, attaccando poi la telefonata.

Non so se davvero possa essermi d'aiuto, ma per qualche ora voglio poter dimenticare questo mondo orrendo in cui ci siamo svegliati un giorno di marzo.

Quel dieci marzo, che ha cambiato per sempre le nostre vite.

Chissà quante persone si sono ritrovate prigioniere nella stessa casa con la persona che si sono accorti di non amare più.

Chissà quante persone, come me, sono state separate forzatamente dalla persona che invece amano alla follia.

Chissà quante persone sole stanno affogando nella solitudine.

Sospiro.

Voglio solo smettere di pensare.



Vengo svegliata dal citofono che mi fa vibrare i timpani.

Sento Andrea rispondere, poi raggiunge l'ascensore.

Sono sul letto, intontita dall'ora passata a dormire.

Stanotte non ho dormito granché, sono esausta.

In realtà sono notti che non dormo, ma quello è un altro discorso.

Una volta rientrata Andrea non viene a chiamarmi.

Raggiunge rapida la cucina, poi la sento poi armeggiare con qualcosa.

Non riesco a capire cosa stia facendo, ed ho quasi paura si saperlo.

Dopo qualche minuto di baccano, cala il silenzio.

La coperta mi accarezza dolcemente, rinchiudendomi in una bolla calda e rassicurante da cui non vorrei mai alzarmi, ma so che è solo questione di tempo prima che Andrea arrivi.

Il sole è alto nel cielo ma le spesse tende impediscono alla luce di entrare.

Mi stiracchio leggermente. Oggi non ho ancora avuto modo di sentire Omar.

È impegnato con una serie di colloqui per la tesi, oltre ad aggiustarne le ultime cose.

Decido così di non disturbarlo. Infatti da stamattina gli avrò scritto sì e no un paio di messaggi

 "Bella addormentata, vieni?" Andrea entra in stanza, stringe tra le dita quella che sembra una lunghissima sigaretta

 "Mhmh" annuisco e mi alzo dal letto.

Sento il cuore battere più forte mentre mi avvicino alla cucina.

Lei ha acceso la canna, è sdraiata sul divano.

La osservo con la canna in bocca, e solo ora mi accorgo della sua mascella definita, dei suoi tratti aggressivi.

Osservo quella ragazza dai boccolosi capelli neri portarsi nuovamente la canna alla bocca.

Sicuramente ha un suo fascino.

Dopo essersi lasciata con Elisa, nessuna ragazza ha più messo piede qui dentro.

Nessuna delle tante ragazze che ci ha provato con lei a causa della sua bellezza disarmante, è mai riuscita ad abbattere le mura che la rottura con Elisa ha creato intorno a lei.

Mi perdo ad osservarla, quasi ammaliata. Sento una strana sensazione agitarsi dentro di me.

Che succede?

 "Che stai pensando?" Andrea mi guarda confusa

 "Oh, nulla" scuoto la testa "Sono solo un po' agitata. Quella roba non mi fotterà il cervello, vero?" un forte odore sta invadendo la cucina.

La testa inizia a pulsare

 "Più di quanto sia già fottuto? No direi di no" mi sorride.

Gli occhi cominciano ad arrossarsi.

Mi siedo tesa accanto a lei, che mi porge quanto è rimasto della canna

 "Sai come usarla?" ride, guardando il mio goffo tentativo di tenere in mano la grossa sigaretta-non-sigaretta.

 "Io.. Non lo so" scuoto la testa.

Lei mi guarda sorridendo, e non posso fare a meno di sorridere

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top