Pov. Leila
Bevo distrattamente il mio caffè, in attesa di vedere Omar camminare verso di me, bello come lo è sempre stato al mattino appena sveglio.
Sono un po' agitata, devo ammetterlo.
Cosa succederà ora che lui sobrio? Riuscirà a mantenere quella lucidità e quella calma che l'hanno accompagnato ieri, nonostante d'alcool?
Non lo so.
E poi, ora che è sobrio, come reagirà alla vista di Andrea?
Ieri da ubriaco, i suoi occhi erano esclusivamente su di me. Era così concentrato ad osservarmi, come se volesse imprimere più ricordi possibili, ben consapevole che sarebbe stata l'ultima volta in cui mi avrebbe vista.
Andrea è ancora a letto. Dopo aver passato quasi tutta la notte a parlare, a raccontare della mia storia con Omar, si è addormentata esausta.
Il suo corpo si è rilassato non appena ci siamo messe a letto, la tensione di poco prima si è come dissolta, rivelando un Andrea stanca e provata.
Io invece, non sono riuscita a chiudere occhio.
L'idea di avere Omar nell'altra stanza mi agitava, ancora di più ripensare a si come fosse ridotto.
A causa mia.
Ha ragione, io sto bene unicamente perché c'è Andrea a farmi stare bene.
Lei è uno dei motivi per cui ho messo fine a tutto, lei è l'unico motivo per cui sto bene.
Sospiro, aspettando che arrivi il momento del confronto, quello vero.
Facile rapportarsi con Omar ubriaco, molto più difficile sarà rapportarsi invece con lui sobrio. Probabilmente nemmeno ricorderà cosa ci siamo detti ieri sera.
Osservo la porta di camera mia, in attesa di vederla aprirsi.
Quasi come se mi avesse sentito, Omar fa il suo ingresso in cucina
"Buongiorno" gli sorrido debolmente, osservandolo camminare verso di me.
Indossa ancora i vestiti di ieri, impregnati di alcol e fumo.
Il viso è scavato, la folta barba scura è leggermente spettinata.
Lo sguardo è spento mentre si guarda distrattamente intorno
"Buongiorno" borbotta
"Tieni" gli passo dell'acqua "L'acqua è la migliore amica del post sbronza" gli sorrido.
Lui annuisce solamente, portandosi il bicchiere alla bocca.
Ne beve due, prima di barcollare verso il divano
"Come stai?" gli chiedo timidamente
"Uhm? Ho la testa che mi esplode, vorrei poterla staccare dal mio corpo e buttarla via, il più lontano possibile da me" borbotta "E tu?" mi dedica un rapido sguardo
"Bene" annuisco seria "Vuoi qualcosa per il mal di testa?" faccio un passo verso di lui
"Mi basterebbe tornassi da me" sussurra, ma non abbastanza piano da non udirlo.
Le sue parole mi colpiscono il cuore, distruggendo quel poco di cuore sano ancora rimasto
"No, grazie. Sono a posto" aggiunge subito dopo
"Per la prima volta da quando ti conosco ti ho visto ubriaco" sorrido triste
"Già, prima o poi doveva succedere" alza le spalle
"Parli con una che di sbronze ne ha prese parecchie. Ti ricordi a quindici anni? Ogni sabato sera ero sversa da qualche parte"
"Sì, già" annuisce "Dove c'eri tu, c'era l'alcol'
"Ero una buongustaia all'epoca" rido "Ora due bicchieri di vino e già perdo la lucidità" scuoto la testa.
Lui mi sorride triste, osservando un paio di bottiglie di vino vuote, posizionate sopra al bancone della cucina.
Cala il silenzio tra di noi, una strana tensione agita i nostri corpi.
Mi sento terribilmente a disagio, a stare sola con lui in questa casa, luogo dove tutta la nostra storia si è sgretolata pezzo dopo pezzo.
Rimango in silenzio, in attesa che sia lui a parlare.
So che sta pensando ad un sacco di cose in questo momento, lo vedo nei suoi occhi
"Perché non mi hai parlato Leila?" sospira lui
"Uhm?" lo guardo confusa
"Perché non mi hai detto che ci fosse qualcosa che non andava più tra di noi? Avremmo potuto lavorarci insieme, salvare quello che eravamo"
"Perché non mi ero mai resa conto realmente delle cose che tra noi non andassero bene" scuoto la testa "La quotidianità, la vita di tutti i giorni. Tutte queste cose insieme non mi permettevano di soffermarmi a pensare davvero ai nostri problemi, o forse preferivo lasciarli perdere" sospiro guardando dall'altra parte
"Certo, ignorare il problema è sempre la soluzione" ride nervosamente
"Mi dispiace Omar, mi dispiace per non essere stata in grado di vedere cosa stesse cambiando tra di noi" sospiro "Sono sicura che troverai qualcuno in grado di amarti come meriti, che ti ami anche più di quanto abbia fatto io" abbasso lo sguardo
"Certo, facile per te dirlo. Hai già trovato chi ti ama, non è vero?" guarda alle mie spalle.
Andrea è tesa, i pugni chiusi lungo i fianchi mentre si avvicina a noi
"Com'è che si dice? Amici amici e poi ti rubano la bici" ride Omar "Sicuramente avrebbe fatto meno male, e sarebbe stato meno meschino" ringhia
"Omar, mi dispiace ma queste cose non si possono controllare" sospira Andrea
"Certo, è vero. L'amore non si può controllare, ma almeno avresti potuto evitare di scoparti la mia ragazza" ride nervosamente "Anzi, ex ragazza, chiedo scusa"
"Omar è stata colpa mia" mi posiziono tra lui ed Andrea, cercando di attirare la sua attenzione su di me.
Andrea è rigida dietro di me, il viso contratto per la rabbia ed i sensi di colpa
"Sono stata io a cominciare tutto questo" lo guardo negli occhi.
Lui sorride, scuotendo la testa
"Avresti quantomeno potuto aspettare di lasciarmi prima di aprirle le gambe"
"Omar non parlarle in questo modo" ringhia Andrea, dopo il lungo silenzio in cui si era rinchiusa
"Stai tranquilla, non te la tocco" si alza dal divano, allontanandosi da noi "Ho visto che di là c'è una scatola con tutta la mia roba, posso prenderla?"
Annuisco, osservandolo raggiungere la mia stanza.
L'ho preparata durante la mia quarantena, occupando quei giorni tristi con altrettante cose tristi.
Ho racchiuso sei anni di storia, in una scatola, archiviando anche il mio dolore.
In quella scatola ho racchiuso sei anni di cose. Sentimenti, emozioni, scoperte.
Tante cose che lui mi ha insegnato, che custodirò gelosamente nel mio cuore, perché grazie a lui ho imparato tanto.
Andrea rimane in silenzio, fissando il pavimento.
Ha le braccia incrociate davanti a sé, quasi fosse in posizione di difesa.
Non parla, ma la sua espressione urla ogni suo pensiero.
Posso vedere il pentimento ed i sensi di colpa che l'affliggono, posso vedere quanto tutto questo la faccia soffrire.
Mi piange il cuore, perché la colpa di tutto questo non è sua, ma mia.
Sono io che ho dato il via a tutto questo, sono io che avrei dovuto portare rispetto ad Omar perché lui era il mio ragazzo.
Sospiro
"Forse è il caso che io vada" Omar raggiunge l'ingresso, appoggiando la scatola fuori dalla porta
"Ciao Omar" lo saluto, raggiungendolo sulla porta.
Andrea è dietro di noi, ci osserva in silenzio.
"Prometto che questa sarà la mia prima ed unica irruzione a casa.. Vostra" sputa
"Non preoccuparti Omar" scuoto la testa
"Sono i tuoi sensi di colpa a parlare, non tu" ride triste.
I suoi occhi mi osservano, passando in rassegna il mio viso.
Più di una volta si posizionano sulle mie labbra, mettendomi a disagio.
Agito leggermente la gamba, in attesa che lui si chiuda la porta alle spalle
"Fanculo" ringhia lui, prendendomi il viso tra le mani.
Mi bacia intensamente, quello stesso modo che una volta bastava per accedere ogni cellula del mio corpo
"Omar, ma che fai?" lo spingo via, incredula per la sua mossa
"Come ci si sente, eh Andrea?" mi volto sconvolta verso di lei.
Lei ci sta guardando, gli occhi sbarrati e la schiena rigida.
Non dice nulla, nemmeno quando Omar la provoca.
La sua mascella è tesa, talmente tanto che penso possa farsi del male.
Le sue mani sono chiuse a pugno, posso scommettere che i suoi palmi siano tagliati dalle sue unghie
"Ciao Leila" Omar mi sorride, accarezzandomi dolcemente il viso, e per un attimo rivedo lo stesso ragazzo di cui mi sono innamorata sei anni fa.
Mi chiudo la porta alle spalle, ancora incredula per quanto successo.
Andrea è immobile, nella stessa posizione di prima.
Non si muove ed io inizio a preoccuparmi sul serio
"Andrea" richiamo la sua attenzione, senza però alcun risultato "Andrea" la chiamo ancora avvicinandomi a lei.
Inizia a battere le palpebre più velocemente, quasi si stesse risvegliando da uno stato di trance.
Cosa succederà ora?
Pov. Andrea
"Come ci si sente, eh Andrea?" Omar mi fissa, gli occhi vitrei.
Io vorrei solo spaccargli la faccia per quello che ha appena fatto, e in una situazione diversa lo avrei fatto ma ora.. Ora come posso incazzarmi con lui se ciò che ho fatto io è mille volte peggio?
Sono andata a letto con Leila più di una volta.
Rimango pietrificata in mezzo all'ingresso, osservando disgustata la scena.
L'immagine delle loro labbra che si incontrano si ripete nella mente, come un loop infernale ed io non riesco a smettere di pensarci.
Stringo i pugni, sento le unghie incidermi i palmi, ma al momento non mi interessa.
Forse me lo merito, dopo quello che ho fatto
"Ciao Leila" lui le accarezza il viso, mi irrigidisco ancora di più.
Lei nemmeno risponde, sconvolta tanto quanto me da quanto appena successo.
Mi chiama una, due, tre volte ma sento solo una voce lontana.
La sua voce è un'eco lontano nella mia mente, che non riesce a riportarmi alla realtà.
Ho fatto un casino, sono stata una merda.
È così che ci si sente quando ti tradiscono fino a quel punto? Questo è quello che si prova quando qualcuno si comporta in un modo così.. Meschino?
Dio, è terribile
"Andrea, amore mio" mi posa le mani sul viso, porta i miei occhi su di lei.
Quando incontro i suoi occhi, riesco a riprendere il contatto con la realtà.
Il mio respiro aumenta, mi gira la testa.
Vorrei solo urlare e spaccare qualsiasi cosa mi trovi intorno, ma cerco di mantenere la calma
"Andrea ti prego parlarmi" sussurra Leila, la sua voce rotta.
I suoi occhi sono colmi di lacrime
"Cosa dovrei dirti Leila?" sbotto "Non sono nemmeno riuscita a reagire, non avrei potuto reagire!" urlo, tutta la tensione del momento lentamente abbandona il mio corpo.
Mi osserva quasi sconvolta
"Cosa avrei dovuto dirgli? Mi sono comportata cento volte peggio di lui. Mi sento uno schifo" sospiro, abbassando la voce
"Va tutto bene" lei si avvicina a me
"No, non va bene affatto!" esclamo "Lui ti ha baciata davanti a me, cazzo! Non riesco a togliermi dalla mente quell'immagine del cazzo!" mi prendo la testa fra le mani.
Lei si posiziona davanti a me, spostandomi le mani.
Prende il mio viso tra le mani, baciandomi con passione.
Niente a che vedere con il bacio di Omar di prima.
Serro gli occhi, per cercare di non pensare a quell'immagine orribile ma il suo bacio mi distrae da tutto.
Così ci perdiamo nei nostri corpi, ci uniamo recuperando ciò che abbiamo interrotto ieri sera.
Mi fido di lei, sei suoi sentimenti.
Lo vedo dal modo in cui mi tocca, dal modo in cui mi bacia che mi ama più di qualsiasi altra cosa.
Sorrido mentre la osservo spogliarsi davanti a me, il mio cuore batte a mille.
Anche io la amo così tanto, tanto da perdere la ragione quando si parla di lei, nonostante il mio essere sempre così razionale.
Mi sdraio sul letto, lasciando che lei cancelli dalla mia mente il ricordo di loro due insieme.
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