Piccoli problemi - Levi x Reader x Erwin
Ogni tanto le cose assumono una piega strana, ti capita un imprevisto e tu non sai come reagire, quindi cerchi in tutti i modi di trovare una soluzione per cercare di risolvere quel problema.
Di problemi poi ce ne sono diversi, probabilmente non si riuscirebbe a elencarli tutti; esistono quelli complicati, quelli semplici, quelli di matematica, quelli esistenziali, quelli grandi e... quelli piccoli.
Molto piccoli.
Un continuo bussare alla porta destò il comandante della Legione Esplorativa dai suoi compiti.
Aveva passato la notte alzato, intervallando studi di strategie a scartoffie da scrivere.
Non alzò nemmeno lo sguardo, sapeva chi c'era oltre quella soglia, solo una persona poteva bussare in modo così insistente.
- Entra pure.- disse calmo, non smettendo di lavorare.
A grandi falcate fece il suo ingresso nell'ufficio la caposquadra Zoe.
- Erwin! Abbiamo un problema!- esclamò la donna in misto tra l'agitato e l'eccitato.
- Se cerchi qualcuno che ti aiuti con i tuoi esperimenti la risposta è no, adesso non abbiamo abbastanza reclute e quelle che ci sono hanno ben altro da fare.- Erwin non l'aveva nemmeno guardata in faccia mentre pronunciava la sentenza.
- Quella sarebbe stata la mia prossima domanda, comunque non è quello ciò di cui ti voglio parlare.- lo corresse.
- E allora cosa vuoi?-
- Come reagiresti se per caso qualcuno ehm... rimpicciolisse, diciamo così, un'altra persona.
Per sbaglio si intende.-
Sentendo quella frase così sospetta il comandante smise di scrivere e fissò colei che l'aveva pronunciata.
- Arriva al punto. Cosa è successo?-
- Alzati e guarda tu stesso.-
Il biondo fece quanto detto, appena fu in piedi colse con la coda dell'occhio qualcosa sostare al fianco di Hanji dall'altra parte della scrivania.
Si spostò per vedere meglio e non appena capì la situazione rimase a bocca spalancata.
Un esserino di circa ottanta centimetri, forse anche qualcuno in più, sostava di fianco a Zoe.
Smith riconobbe subito quella zazzera scura e quegli occhi grigi, vedendo il suo soldato migliore trasformato in un bambino si sentì quasi perduto, la legione esplorativa aveva bisogno di lui nelle sue dimensioni normali, non una sua versione a due anni.
- Come hai fatto a ridurlo in quello stato?- domandò irato.
- Non credo tu voglia realmente saperlo.-
- No, infatti! Mi interessa solo che lui ritorni alla sua statura!
Si può sapere come ti è venuto in mente?-
- Stavo sperimentando delle cose e... non mi va di entrare nei particolari, diciamo che l'ho fatto per la scienza.
Credo che potrebbe tornare alla normalità da solo non appena finirà l'effetto della sostanza che gli ho somministrato, in ogni caso mi sono già messa all'opera per creare un antidoto.
Comunque volevo sapere se potevi tenerlo tu per oggi, il mio laboratorio non mi sembra il posto adatto per uno della sua altezza.- nelle sue ultime parole si poteva cogliere un certo umorismo.
- No, non puoi lasciarlo qui, ho delle importanti questioni da sbrigare.
Devi trovare qualcun altro.- rispose risoluto l'uomo.
Hanji sospirò e fece per prendere in braccio quello che era il soldato più forte dell'umanità.
Questo però si scansò e a piccoli passi si avviò verso la porta rimasta semiaperta, mentre i due adulti lo osservavano attentamente.
La caposquadra lo seguì ed entrambi uscirono fuori dall'ufficio.
Mentre il bimbo camminava diretto chissà dove, Hanji pensava a qualcuno che si potesse occupare del soldato più piccolo e più forte dell'umanità.
La sua attenzione venne catturata da una chioma ben conosciuta che le aveva appena tagliato la strada, a quella vista uno strano ghigno si creò sul suo volto mentre i suoi occhi sembravano brillare di uno sinistro luccichio e una stramba idea le si formò nella mente.
Aveva trovato la persona perfetta per badare al piccolo problema.
Stavo passeggiando tranquilla per i corridoi del quartier generale quando una voce conosciuta urlò un paio di volte il mio nome.
Girai la testa e subito trovai Hanji a qualche passo da me.
- Buongiorno! Dormito bene?- mi chiese la donna ormai poco distante.
- Sì, grazie e tu?- risposi educatamente.
- Più o meno, diciamo che ho avuto un po' da fare, sai... le solite cose...-
Non volevo impicciarmi dei suoi affari riguardanti giganti, esperimenti o altro, quindi non indagai oltre.
- Immaginavo. Se non ti dispiace dovrei andare, ho un paio di mansioni da svolgere, quindi ti salut- non feci in tempo a finire la frase che venni interrotta.
- No! Aspetta!
Il comandante mi ha chiesto di dirti che oggi sei esonerata dai tuoi compiti.-
La sua richiesta mi insospettì, perchè mai Erwin avrebbe dovuto dirmi una cosa del genere?
- E a cosa è dovuta questa decisione?-
Inaspettatamente Hanji mi passò un braccio intorno alle spalle avvicinandomi a lei.
- Ti svelo un segreto, però tu non devi farne parola con nessuno.
Sono stata chiara?-
Il tono deciso con cui pronunciò le ultime tre parole mi inquietò leggermente.
Quella donna sapeva essere terrificante se la facevi arrabbiare e quindi annuii decisa.
- Ottimo, anche perchè questo sarà il tuo compito fino a domani.
Ho convinto io il Comandante a darti il giorno libero dicendogli che stavi male.-
- Hanji! Non puoi mentire in questo modo.-
- Per una volta non crolla il mondo, inoltre immagino tu non voglia lasciare nei guai una persona...- il suo tono non mi convinceva nemmeno un po'.
- Comunque guarda lì.- con una mano mi spostò la testa, indirizzando il mio sguardo verso il corridoio da dove era venuta, però questo era completamente vuoto.
- Dovrebbe esserci qualcosa lì?-
- Guarda più in basso.-
Feci quanto detto e trovai qualcuno a me estraneo.
- Lui chi sarebbe?- indicai quel piccoletto
- È questo il punto, lo hanno lasciato davanti al quartier generale questa notte e sto cercando di risolvere il problema, solo che nel frattempo qualcuno deve occuparsene.-
In quel momento capii cosa quattr'occhi voleva da me.
- Quindi hai pensato che potessi fargli da bambinaia.
Comunque avresti dovuto dirlo a Erwin, non puoi agire di testa tu ogni volta che ti pare.-
- Non penso che a Erwin farebbe piacere un problema in più di cui occuparsi.-
- Non è un mostro, avrebbe capito e ci avrebbe aiutate.-
- Sì, ma in ogni caso meglio non rischiare, eh.-
Alzai gli occhi al cielo e poi osservai attentamente il frugoletto davanti a noi, notai che indossava una camicia bianca troppo grande per lui e un cravattino familiare.
- Perché indossa i vestiti del Caporale? Strappati per di più.- chiesi dubbiosa.
- Dovevo pur vestirlo con qualcosa, no? E guarda caso i suoi abiti sono quelli più piccoli, anche se ho dovuto modificarli leggermente.-
- Ma era proprio necessario il cravat-
- Basta domande. Ora te lo lascio, come ti ho detto dobbiamo risolvere la situazione.- la castana mollò la presa sulle mie spalle.
Prima che se ne andasse la interrogai un'ultima volta.
- Sai come si chiama?-
- Uhm... se non sbaglio dove l'ho trovato c'era un biglietto con su scritto... ehm... Ivel, sì, si chiama Ivel.-
Non feci nemmeno in tempo a chiedere altro che si defilò.
Il suo comportamento mi sembrò addirittura più strano del solito.
Lasciai perdere il suo bizzarro atteggiamento e mi concentrai sul piccoletto che mi stava fissando intensamente.
Mi abbassai alla sua altezza per guardarlo meglio e capire come comportarmi.
- Bene Ivel, per oggi mi devo occupare di te, cosa vuoi fare?-
Come risposta ricevetti un sonoro sbuffo e un cipiglio accigliato.
- Sarà una lunga giornata...- mormorai sconsolata.
- Però non possiamo stare qui, sarebbe un guaio se qualcuno venisse a sapere di tutto questo.
Ti porto nella mia stanza e poi decidiamo.-
Tentai di prenderlo in braccio, ma lui si dimenò e alla fine desistetti, mi avrebbe seguita e probabilmente ci avremmo messo una vita per arrivare alla stanza.
- Come vuoi, piccoletto. Certo che sei un bel tipino.-
Dopo una manciata di minuti e una caduta senza pianto da parte di Ivel, arrivammo davanti alla porta della mia stanza.
La aprii e aspettai che anche il piccolo ospite entrasse, poi la richiusi alle mie
spalle.
Uno dei vantaggi di non essere più una recluta era la possibilità di avere un piccolo ufficio con attaccata una camera singola.
Vidi il corvino guardarsi intorno, poi spalancò gli occhi e subito assunse un'espressione dura, anche se sembrava più tenero che altro.
Si diresse verso la mia camera e io non potei che insospettirmi.
Sorrisi divertita non appena capii ciò che quel bizzarro bimbo aveva intenzione di fare.
Quella mattina mi ero dimenticata di fare il letto e ora qualcuno se ne stava occupando.
Con le sue manine tentava di tirare le lenzuola e dare al mio giaciglio un aspetto più presentabile, anche se non ottenne un grande risultato.
- Schifo.- disse con una vocina adorabile.
- Ah, ma allora sai parlare. Il gatto non ti ha mangiato la lingua.-
Ivel rimase impassibile - No è divertente. No.
Ora fai il letto.-
Quel marmocchietto mi aveva appena intimato di sistemare la mia camera, non sapevo se ridere o rimanerne stupita.
Alla fine feci tutte e due le cose.
- Sissignore.- lo presi in giro bonariamente e poi tirai le lenzuola cercando di risolvere il problema.
- Sua maestà ora è soddisfatto?
Comunque cosa vuoi fare?
Non possiamo stare qui una giornata senza fare niente.
Adesso però...-
Con un'agile mossa, prima che lui potesse capire le mie intenzioni, lo afferrai con le mie mani e lo sollevai da terra, facendolo poi sedere al centro del materasso.
Nemmeno il tempo di compiere un altro movimento che la piccola peste gattonò via tentando di scendere.
- Eh no.- gli bloccai la strada mettendomi davanti a lui - Devi stare qui, lo sai che non possiamo lasciare che gli altri ti vedano.-
Ivel alzò gli occhi al cielo annoiato e poi si accomodò nuovamente, guardandomi dritta negli occhi.
Il suo sguardo aveva un qualcosa di particolare.
Passammo un bel po' di tempo senza fare niente, io lo osservavo in silenzio, cambiava continuamente posizione prima sdraiato, poi seduto, con le gambe a ranocchia, disteso su un fianco, non riusciva a stare fermo per nemmeno un secondo.
Ad un certo punto si mise in bocca il cravattino che indossava e cominciò a ciucciarlo.
- Ivel, non penso che abbia un buon sapore e soprattutto non è da mangiare.-
Cercai di levare quell'oggetto dalle sue labbra, afferrando le sue due manine morbide e staccandole da quel pezzo di stoffa.
- Io, iota.- boffonchiò con la bocca piena.
- Se parli così non capisco cosa dici.-
Poi tolse l'indumento e riuscii a comprendere le sue parole.
- Mio. Idiota.-
Quel moccioso stava decisamente mettendo a dura prova la mia pazienza e gli insulti da qualcuno dell'altezza di una nanetto non erano tollerati, poi come se non bastasse cominciò a lamentarsi.
- Ho fame! Voglio mangiare!- in qualche modo scese dal letto e si avviò in direzione della porta.
- Aspetta! Non puoi andare in giro da solo!- replicai inseguendolo.
Prima che potesse fuggire lo presi in braccio per portarlo in giro più facilmente.
- Lasciami!- inaspettatamente mi afferrò alcune ciocche dei capelli, tirandole con forza.
-Ahi! Mi fai male! Staccati!
Lo so che non vuoi essere trasportato, ma le tue gambine corte non ci permetteranno mai di arrivare a mensa velocemente e sai che nessuno deve sapere della tua presenza.-
Ivel lasciò andare la mia chioma e mise su il broncio.
Lo ignorai e con accortezza ci dirigemmo alla ricerca di cibo.
Dopo aver ispezionato la mensa e non aver trovato niente ci spostammo verso le cucine, dove coloro che erano di turno stavano già cominciando a preparare il pasto.
Solo in quel momento mi resi conto che tirarmi dietro il bimbo non era stata un'idea così brillante.
Non potevo entrare lì con lui e prendere qualsiasi alimento mi passasse per la testa.
Non ci misi molto a elaborare una soluzione, anche se probabilmente non era una delle più funzionali.
- Ascoltami Ivel, ora ti metto giù sotto quel tavolo, però tu devi stare fermo e zitto, come se giocassi a nascondino.
Hai capito?-
- No. È sporco e stupido.
Vacci tu lì.- brontolò.
- Non ho idea del perchè usi questo linguaggio, ma sappi che non puoi insultare così persone e cose.
Ora quindi stai zitto e fai quello che ti dico.-
Probabilmente non era il modo migliore per rivolgersi a un bambino, ma la mia pazienza stava raggiungendo il limite.
Cercando di non perdere l'equilibrio piegai le gambe e mi abbassai, cercando di depositare la piccola peste sotto l'oggetto, ma lui non volle sentirne ragioni.
Arrivai addirittura a mettermi a quattrozampe per riuscire a parlare con lui e assicurarmi che non si spostasse.
- Meno ti lamenti, più in fretta ce ne andiamo. Quindi...-
- Si può sapere cosa stai facendo?-
Al sentire quella voce mi gelò il sangue nelle vene.
Imbarazzata mi alzai in piedi e incrociai lo sguardo con quello del mio superiore.
- Che sorpresa, Comandante, non mi aspettavo di trovarla qui.- pregai che il nervoso che provavo non si notasse più di tanto.
- Perché eri per terra?-
- Ehm... ecco...- mentre prendevo tempo balbettando, cercai di nascondere il bimbo mettendomi davanti a lui con le gambe - Mi pareva di aver visto una grossa macchia lì sotto e volevo accertarmene, ma alla fine era solo un riflesso, niente di importante.
Lei piuttosto non doveva compilare quei rapporti?
Se ha bisogno del pranzo glielo porto io dopo nel suo ufficio non c'è problema.-
Dovevo liberarmi in fretta di quell'uomo.
- Grazie per l'offerta, ma non ne ho bisogno. Devo solo controllare una cosa e poi me ne vado.- tirai un sospiro di sollievo, ero riuscita a scamparla - Ma mentre controllavi la macchia non ti sei accorta del bambino sotto il tavolo?-
Le mie speranze di salvezza erano appena state brutalmente distrutte.
- Le giuro che non è come sembra! Questa mattina...-
- So tutto, non c'è bisogno che tu dica qualcosa.-
A quell'affermazione rimasi di stucco.
Hanji mi aveva mentito spudoratamente sin dal principio.
A quel punto raccontai al biondo la mia versione dei fatti e lui annuì comprensivo.
- Sono stato il primo a venirne a conoscenza.- mi spiegò.
- E oltre a noi lo sa qualcun altro?-
- Il comandante Levi.-
- Immagino che dopo averlo saputo si sarà chiuso nel suo ufficio a fare chissà cosa.- ipotizzai divertita.
- In realtà devi sapere che...-
A quel punto Ivel sbucò fuori dal suo nascondiglio arrabbiato, interrompendo Smith.
- No!- esclamò guardando Erwin negli occhi.
- Cosa no, Ivel?- gli chiesi.
- Ivel?- domandò Erwin curioso
- Sì, è il suo nome.- risposi cordiale.
Il comandante sembrava stupito della mia risposta e non capivo perchè.
I miei pensieri vennero interrotti da una nota vocina.
- Ho fame! Andiamo via.-
I lamenti del piccoletto si fecero sempre più insistenti e decisi di porre una fine.
- Comandante, potrebbe farmi un favore?
Mi servirebbe del cibo per Ivel, quindi se potesse prendermi qualche cosa dalle cucine...-
- Non c'è problema, aspetta un momento.-
Approfittai di quel momento per recuperare il frugoletto dalla camicia troppo grande.
Qualche secondo dopo l'uomo dagli occhi celesti tornò con il necessario, con la mano destra teneva un piatto con su una pagnotta di pane, delle verdure lessate e una mela, mentre nell'altra teneva le posate e un bicchiere d'acqua.
- Grazie mille, un attimo che ora li prendo e me vado.-
Nonostante già sorreggessi la creaturina non avevo intenzione di chiedere altri favori al mio superiore, sarei riuscita a cavarmela da sola.
Erwin però capì le mie intenzioni e si oppose.
- Dubito tu riesca a tenere tutto questo in una sola mano; ti accompagno, non è un problema.-
Insieme ritornammo verso i miei alloggi.
Lui lasciò sulla mia scrivania tutto ciò che trasportava mentre io rimisi Ivel a terra.
- La ringrazio per l'aiuto, mi dispiace averle dato fastidio.- dissi rivolta al comandante.
- Ho già detto che non è un problema, inoltre se ne sarebbe dovuta occupare Hanji, non tu.
Comunque dopo ripasso a portarti il tuo pranzo.
Buona fortuna con lui.-
Si chiuse la porta alle spalle lasciandomi sola con la peste, che in quel momento stava tentando di salire goffamente sulla sedia.
Occupai il posto e poi lo feci mettere sulle mie gambe, almeno sarebbe riuscito a raggiungere il piatto.
Sfruttando la poca pazienza che mi rimaneva tagliai le verdure con il coltello, non appena finii Ivel prese la forchetta e infilzò un pezzo, mettendoselo in bocca.
- Bravo, almeno non devo imboccarti, una preoccupazione in meno per me.-
Il tempo passò e la calma che si era creata venne interrotta da un bussare alla porta.
- Avanti.-
Dall'uscio fece nuovamente capolino Erwin, questa volta portando qualcosa per me che accettai volentieri, soprattutto a causa dei brontolii originati dal mio stomaco.
Il biondo riuscì a malapena a posare il piatto che subito gli venne intimato di andarsene.
- Vattene via.- gli ordinò Ivel, che aveva smesso di mangiare non appena l'uomo era entrato nell'ufficio.
Per qualche motivo che non riuscii a comprendere, Erwin gli stava antipatico.
Dopo avermi salutato, il comandante si dileguò, dicendomi solo che sarebbe tornato di nuovo verso l'ora di cena.
Stavo ancora fissando la porta davanti a me quando udii uno sbadiglio provenire dall'esserino sopra le mie gambe.
Con i suoi pugnetti si stropicciò gli occhi e poi si tolse dalle mie gambe per tornare con i piedi per terra.
- Hai sonno Ivel?-
- No.- peccato che subito dopo aver pronunciato quelle parole gli scappò un altro sbadiglio.
- Io dico di sì, ma fai pure quello che vuoi, non mi interessa, io devo terminare un lavoro.-
Senza più preoccuparmi del corvino, finii il mio pasto e cominciai a stendere il rapporto sull'andamento della mia squadra che avrei dovuto consegnare al comandante.
Ogni tanto gettavo un'occhiata a Ivel, assicurandomi che non causasse danni.
Era sul mio letto e stava sfogliando un libro con aria interessata.
Non capii perchè gli piacesse così tanto, non mi pareva ci fossero figure al suo interno.
Il pomeriggio passò tranquillo tanto che non mi accorsi più della presenza estranea nella mia camera e persi la cognizione del tempo.
Compilato il rapporto in ogni sua parte mi alzai finalmente dalla sedia, permettendo alle mie membra di sgranchirsi.
Con la coda dell'occhio vidi una scena inaspettatamente dolce.
Senza far rumore mi avvicinai per coglierne ogni particolare.
Ivel era sdraiato di schiena sul letto, la sua zazzera scura di capelli era arruffata, gli occhi erano chiusi e sul volto aveva un'espressione beata.
Il libro che prima teneva il piccolino occupato si trovava aperto sulla sua pancia, ancora stretto da una delle sue manine; l'altro braccio invece era disteso sul materasso.
- E tu eri quello che non aveva sonno, eh?- sussurrai facendo attenzione a non svegliarlo.
Era così carino immerso nel mondo dei sogni, non resistetti e gli accarezzai una guancia.
Era così morbida.
Quel momento di beatitudine venne però disturbato da degli insistenti colpi alla porta.
Ivel cominciò a mugugnare qualcosa di incomprensibile e dopo qualche secondo aprì gli occhi.
Scocciata da quel continuo rumore chiusi la porta della mia camera, poi mi avvicinai all'uscio e sentii delle voci provenire dall'altra parte.
- Eren, non devi bussare in questo modo, magari sta riposando.-
- Non penso, è quasi ora di cena, tanto l'avrebbe svegliata comunque il comandante portandole da mangiare.-
- Ho capito, ma non mi sembra comunque un buon motivo per...-
In quel momento aprii la porta, trovandomi davanti un imbarazzato Armin e un sorridente Eren.
- Buonasera!- esclamò quest'ultimo - Visto che non stava dormendo?- si rivolse poi all'amico.
- Ci dispiace averla disturbata, ma volevamo sapere come stesse.-
Probabilmente Hanji e Erwin avevano giustificato la mia assenza con un improvviso malore.
- Molto meglio, grazie per l'interessamento.-
- Ah ottimo, spero solo che non sia contagioso.- aggiunse il castano.
- Perché mai dovrebbe esserlo?- chiese Armin.
- Be' il caporale Levi oggi non si è visto in giro, magari sta male anche lui.-
Ecco una notizia di cui non ero a conoscenza.
- Non credo proprio, comunque se non vi dispiace io tornerei dentro a riposarmi, sono stata in piedi un po' ma si vede che non mi sono ancora rimessa del tutto.
Buona serata.-
- Scusi ancora il disturbo, si rimetta presto.-
- Contateci.- dopo questa frase gli sbattei la porta in faccia, un gesto poco educato da parte mia, ma avevo altre cose a cui pensare.
Ritornai da Ivel, ormai in piedi e completamente sveglio.
Non feci in tempo ad avvicinarmi a lui che qualcuno entrò come un tornando nel mio ufficio.
- Ehi! Come va con il piccoletto?-
Hanji ed Erwin erano appena comparsi portando con loro altri piatti.
- Bene, non mi ha dato particolari problemi. Abbiamo avuto delle divergenze all'inizio, ma le abbiamo risolte.
Vi ringrazio per avermi portato la cena.-
- Figurati, per così poco.- la donna mollò i piatti e le stoviglie pulite sulla scrivania e dopo prese in mano quelle sporche del pranzo.
- Io ho un compito da sbrigare, quindi me ne vado.
Buonanotte!- così come era arrivata l'uragano Hanji sparì dalla nostra vista.
- Direi che è ora che torni anche io nel mio ufficio, per quanto riguarda il bambino devi occupartene ancora per questa notte, te la senti?- mi domandò comprensivo il mio superiore.
La risposta era già ben chiara nella mia mente, non volevo assolutamente deluderlo.
- Non è un problema.-
Mi ricordai del rapporto che avevo scritto e che avrei dovuto dargli.
- Può aspettare qui un momento?- aggiunsi frettolosa.
Lui sembrò non capire le mie intenzioni e mi fissò con sguardo interrogativo.
Presi i fogli e glieli consegnai, lui li lesse velocemente e dalla sua espressione potevo dedurre che ne era soddisfatto.
- Ottimo, ma avresti potuto darmeli anche un altro giorno, oggi hai già avuto il tuo bel da fare.-
- Ho approfittato del mio tempo libero e probabilmente tutte quelle scartoffie mi avrebbero perseguitato persino nei sogni se non le avessi finite, meglio essersele levate dai piedi subito.-
- Non posso darti torto. Adesso ti lascio mangiare, la cena si sarà già raffreddata.- rispose sorridendo.
- Va bene, grazie ancora.-
E anche lui se ne andò.
Il pasto si svolse nello stesso modo di quello precedente, in un silenzio quasi fastidioso.
- Certo che non sei di molte parole. Per quanto la tranquillità mi piaccia, passare tutta la serata in questo modo è abbastanza triste, perlomeno fino a quando non vai a dormire possiamo fare qualcosa.
Non so, un gioco, delle domande... normalmente i bambini ne fanno sempre un sacco.-
- Io no. Non ho voglia.-
Quel piccolo scontroso non voleva rendermi la vita facile
- Bene, allora vuol dire che staremo qui a girarci i pollici fino a quando non mi stancherò e ti imporrò di andare a fare la nanna.-
Mi fissò negli occhi con aria di sfida ed io non potei che accettarla.
Rimanemmo a guardarci in faccia per un paio di minuti, fino a quando non venni distratta da un'ombra e girai la testa per rivolgermi al nuovo arrivato.
- Non mi aspettavo di vederla ancora, comandante.
Ha dimenticato di dirmi qualcosa?-
domandai dubbiosa, anche se ciò che trasportava però suggeriva tutt'altro.
- No. Ho solo pensato che ti avrebbe fatto piacere bere qualcosa di caldo.- allungò la tazza che teneva in mano verso di me, la afferrai subito, anche se in modo riluttante.
- Non avrebbe dovuto.- puntualizzai.
- Ti dico subito che non accetterò altri ringraziamenti, l'ho fatto di mia spontanea volontà.-
Quell'uomo era riuscito ad anticipare le mie azioni, stupendomi, probabilmente mi conosceva meglio di quanto pensassi.
Non sapevo come replicare, quella situazione mi stava facendo provare anche un certo imbarazzo.
Erwin quel giorno si era dimostrato davvero disponibile, un atteggiamento totalmente inaspettato, ma che non mi era per niente dispiaciuto.
La tensione che si era creata da noi venne rotta proprio dal biondo.
- Ho sentito che due cadetti sono venuti a farti visita.-
- Sì, poco prima che arrivaste voi. Non me l'aspettavo proprio. Immagino vi siate inventati qualche mio assurdo malore.-
- Un'idea di Hanji per evitare che venissi disturbata.-
- Comunque Armin e Eren sono stati molto gentili.-
- Direi di sì.-
Ad un certo punto si udirono delle grida provenire dal corridoio.
- Meglio che vada a vedere cosa succede.
Buonanotte.-
- Buonanotte.- gli augurai a mia volta.
Nuovamente in compagnia del piccolo Ivel ne approfittai per assaggiare il tè che mi era stato offerto.
- È mio.- sentenziò il pargolo dagli occhi grigi.
- Non mi pare che Erwin l'abbia dato a te e poi sei troppo piccolo per berlo.-
- No. Dammelo.-
- Ho detto di no.- risposi decisa.
- Dammelo, idiota. - replicò.
- Niente insulti, mocciosetto.-
- Voglio il tè.-
Il corvino sembrò non voler rinunciare alla bevanda, allora decisi di sfruttare la cosa a mio vantaggio e proporgli una soluzione che avrebbe gioviato a entrambi.
- Facciamo così: io ti do un po' di tè, però tu in cambio vai a dormire presto.-
- No.-
- E allora niente tè, come vuoi tu.-
Ne bevvi un altro sorso davanti a lui per fargli dispetto; probabilmente in quel momento quella più infantile tra i due ero io.
- Aspetta.- aggiunse, lo guardai soddisfatta, avevo vinto io. -Io dormo, ma no qui.-
La sua proprosta mi incuriosii.
- E allora dove vorresti dormire?- chiesi con una certa curiosità.
- Dopo, prima quello.- indicò con un dito la tazza che tenevo in mano.
Sospirai e gliela diedi, assicurandomi che non la facesse cadere a terra, ma che la tenesse ben salda con le sue due manine.
- Se stai male io non voglio saperne niente.-
Poggiò la bocca dalla parte opposta a dove avevo bevuto io.
"Che bimbo igienista, mi ricorda qualcuno."
Dopo aver terminato di gustare quell'intruglio lo pose sulla mia scrivania.
Senza proferir parola si diresse verso la porta e con una mano afferrò la maniglia.
- Ehi! Dove credi di andare?-
Ivel uscì dalla stanza ed io mi ritrovai a rincorrerlo.
- Si può sapere cosa vuoi fare?- non riuscivo a capire le sue intenzioni.
Imboccammo un corridoio che riconobbi subito e l'ansia si diffuse nel mio corpo.
Infine il bimbo si bloccò davanti a una specifica porta che mi fece gelare il sangue nelle vene.
- Non possiamo stare qui. Questo è l'ufficio del caporale, se ci becca quello ci uccide.-
Lui non ascoltò nemmeno i miei avvertimenti e di scatto aprì l'uscio.
Al suo interno per fortuna non trovammo nessuno, ma presa dal panico e per evitare di essere colta in situazioni spiacevoli presi in braccio Ivel con l'intento di portarlo via da quel luogo.
A quel gesto lui afferrò delle ciocche dei miei capelli e cominciò a tirarle come aveva fatto quella mattina.
- Lasciami!- si dimenò.
- No. Non possiamo stare qui.-
- Sì invece.-
- Ascolta nanerottolo, se colui che riposa qui ci trova, stai certo che ti mangerà in un sol boccone come fanno giganti, e tu non vuoi essere mangiato, vero?-
Tentai di intimidirlo, ma la mia tattica
non ebbe effetto.
- Voglio stare qui!- esclamò arrabbiato.
Esasperata lo rimisi a terra.
- Sai cosa facciamo? Io me ne vado e tu resti qui, ci rivediamo domani mattina. Buonanotte.-
Rispettai le mie parole e lo chiusi negli alloggi del caporale.
Rimasi però fuori dalla porta, aspettando di sentire qualche segno di pentimento da parte del bambino.
Non potevo lasciarlo veramente da solo un'intera notte lì dentro.
Attesi per circa cinque minuti ma dall'altra parte non proveniva nessun suono.
Aspettai ancora e la preoccupazione cominciò a crescere dentro di me.
All'improvviso udii un lamento di dolore e ciò mi fece spalancare la porta di botto.
Non appena misi a fuoco la scena sentii le mie guance andare a fuoco e tutto il mio volto assumere un colorito rosso acceso.
Subito portai una mano a coprirmi gli occhi, anche se ormai sarebbe servito a ben poco dato quello che avevo appena visto dell'uomo davanti a me.
Presa dal panico cominciai stilare a raffica una lista di scuse.
- Midispiacecaporale nonsapevo nonvolevo nonpensavofosselei.
Miperdoni.-
Alla cieca cercai una via d'uscita, con il solo risultato di andare a sbattere contro qualcosa.
Aprii gli occhi e mi tirai su di scatto, il petto che si alzava e abbassava continuamente.
Una volta calmata mi resi conto della realta che mi circondava.
- Era solo un incubo per fortuna.
D'ora in poi basta tè prima di andare a
dormire.-
Angolo autrice
La mia esistenza è stata messa a dura prova... dalla scoperta del k-pop.
Tralasciando argomenti futili ecco qui un altro capitolo, spero vi sia piaciuto e nel caso fatemelo sapere.
L'ho scritto di getto, avevo bisogno di un po' di fluff.
Di Erwin in realtà in questo capitolo c'è ben poco, mi rifarò con il prossimo.
A causa della scuola gli aggiornamenti saranno piuttosto irregolari (moolto irregolari) e rallenterò le pubblicazioni perchè voglio concentrarmi anche su altri progetti.
Per quanto riguarda l'ask ci sto lavorando.
Nel caso ci fossero errori nel capitolo li correggerò più in là.
Ciaoo *si smaterializza*
30/09/2016
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