Party da spie (1) - Levi x Reader (AU)

Continuo di "Giochi da Spie"

Avvertenza! Potrebbero esserci spoiler sulle identità dei vari giganti! Come è possibile visto che è un AU? Non posso dirvelo.

Le vacanze, le meritate e agognate vacanze.
Un periodo dell'anno molto corto, ma che tutti aspettano con ansia per lasciarsi andare a uno stato di completo relax.
C'è chi prende il sole al mare, chi va a fare escursioni in montagna, chi visita città d'arte, chi preferisce restare a casa e poi ci sono quelli che accecati dalla voglia di rilassarsi non si fanno problemi e accettano qualsiasi offerta vacanziera che gli viene proposta.
Ecco, quello era esattamente il tuo caso.
La prossima volta ricorda di non accettare crociere gratis, soprattutto se queste sono offerte da sconosciuti.

O da Hanji Zoe.

"La vacanza è già partita male."
Mi aggiravo con aria infastidita su quella che era forse una delle più lussuose navi da crociera esistenti: la "Liberty".
Con una mano tentavo di sistemare al meglio l'asciugamano, mentre con nell'altra tenevo il telefono la tessera della mia cabina, sperando che quest'ultima non si smagnetizzasse.
"Tutto stava andando così dannatamente bene, perché mi capitano sempre questo genere di cose?
Se solo non avessi accettato..."

Tutto era iniziato a Luglio, il torrido caldo estivo continuava a farsi sentire ed io ero in città senza nessun progetto particolare per le vacanze. Sarei potuta andare al mare, in montagna o da qualsiasi altra parte. Proprio mentre ero al computer alla ricerca di qualche opportunità di viaggio, magari particolare, l'arrivo di una bizzarra mail diede una svolta inaspettata alle mie ferie.
La lessi incuriosita.

Purtroppo non ho tempo da perdere in saluti, volevo solo dirti che ho una fantastica opportunità per te.
Che ne diresti di una crociera tutta pagata? Sarei dovuta andarci io, ma è sorto un imprevisto in laboratorio e sono bloccata qui.
Ti allego tutte le informazioni necessarie.

P.S. Questa E-mail si cancellerà automaticamente una volta scaricati i file.
P.P.S Divertiti!

Solo una persona poteva scrivere una cosa del genere e avere dei problemi in laboratorio: Hanji Zoe, quella matta del mio superiore.
Per i primi secondi quell'invito mi sembrò sospetto, insomma, con il tuo capo tecnicamente dovresti mantenere un certo livello di professionalità, non farti proporre crociere praticamente gratis, anche se l'offerta era molto allettante.
Cliccai sull'allegato e lo aprii, probabilmente soggiogata dalla voglia di rilassarmi, lessi velocemente tutte quelle parole che costituivano i documenti.
Finii la lettura nel giro di qualche minuto, chiusi tutto e mi appoggiai nuovamente allo schienale della sedia.
Un unico pensiero mi vorticò nella testa.
"Ho bisogno di fare la valigia"

Ripensando a quel momento non potei fare a meno di rimproverarmi, dovevo perdere il vizio di ascoltare quella donna, anche se in effetti ciò che era capitato non era certo colpa sua.
O forse sì?

Era il mio quarto giorno sulla nave e tutto stava andando per il meglio, mi avevano assegnato una cabina enorme, un caldo sole brillava nel cielo, il mare era calmo e il cibo squisito, cosa avrei potuto desiderare di più?
Be', forse i miei vestiti.

Quella mattina avevo deciso di provare a utilizzare per la prima volta
la splendida piscina con gli scivoli che si trovava sul ponte Sina e magari prendere il sole su un lettino nelle vicinanze.
Arrivai lì serena, armata di tutto ciò che mi sarebbe potuto servire e non: crema solare, telefono, ciabatte, asciugamano, un libro...

Felice come una bambina non esitai a occupare la prima sdraio che si presentò alla mia vista.
Un asciugamano fornito dal servizio era già steso, così non dovetti nemmeno preoccuparmi di disfare la borsa, che appoggiai semplicemente lì sopra.
Senza più preoccupazioni mi tolsi tutto rimanendo in costume e mi tuffai nella fresca e trasparente acqua clorata.
Feci un paio di bracciate e poi mi diressi verso il vero obiettivo della mattinata: lo scivolo.
Dopo un paio di scivolate (e dopo aver chiesto l'ora a un passante) capii che sarei dovuta uscire se avessi voluto arrivare in tempo a pranzo. Gocciolante mi avvicinai alla sdraio, avvolsi un asciugamano intorno al mio corpo, presi la tessera magnetica della mia cabina e il cellulare (entrambi poggiati su uno dei braccioli) e me ne andai soddisfatta.
Compii tre passi quando mi venne in mente un particolare.
Stavo dimenticando la borsa.
Ritornai indietro per recuperarla quando mi accorsi che non c'era più.
Controllai attentamente anche tutto intorno, ma non riuscii a trovarla da nessuna parte.
Poi mi ricordai degli oggetti che tenevo in mano: il cellulare e la tessera erano dentro la borsa, non fuori.
La prima ipotesi che mi venne in mente fu che probabilmente era stata portata via per sbaglio da qualche inserviente.

La mattinata aveva avuto una degna conclusione.

E così mi ritrovai a girovagare per i corridoi della nave con un asciugamano addosso alla ricerca della mia cabina, ritornando alla situazione iniziale.

"E se fosse stata rubata?
Ma in ogni caso perché hanno lasciato il telefono e la tessera?
Sono le due cose più "costose"."
Continuai a camminare per la nave cercando di non dare nell'occhio e passando nelle zone meno frequentate, ma l'unico risultato fu quello di perdermi.
Con la coda dell'occhio notai una figura svoltare l'angolo, velocemente la raggiunsi sperando che potesse aiutarmi a ritrovare la strada.
- Mi scusi, potrebbe darmi una mano?- chiesi cordiale.
- Se posso esserle utile.- rispose il ragazzo che teneva in mano due sacchi neri, probabilmente pieni di vestiti, asciugamani o chissà cosa.
- Questo è il ponte Rose?-
- No, è il Maria, per il Rose le conviene prendere l'ascensore.
Per arrivarci deve proseguire dritto per questo corridoio, al primo bivio giri a destra, al secondo invece a sinistra.
Poi continui ad andare avanti fino a quando non si trova davanti a una porta con su un cartello con scritto "Area riservata al personale", lì giri di nuovo a destra e si ritroverà davanti l'ascensore.
Le è tutto chiaro?-
- Sì certo. Chiarissimo.- esitai leggermente nelle risposta e lui probabilmente se ne accorse.
- Ne è sicura?-
- Sì sì, grazie mille, è stato gentilissimo.-
Salutai e cercai di seguire le indicazioni che mi erano state appena fornite, ma già arrivata al primo bivio non seppi dove andare.
Stavo per dirigermi verso sinistra quando una voce giunse alla mie orecchie.
- Destra, sinistra, destra.-
Ringraziai nuovamente il ragazzo e il suo intervento provvidenziale per poi fare quanto detto.
Una volta arrivata alla porta della mia cabina tirari un sospiro di sollievo: ce l'avevo fatta.

Feci scorrere la carta nell'apposita fessura e subito seguì il classico rumore che indicava l'apertura della porta.
Misi piede nella stanza e appena lo feci rimasi a bocca aperta.
Mi sembrava di essere tornata al primo giorno quando avevo visto per la prima volta la cabina.
Dentro non c'era niente
Impanicata frugai dappertutto, persino nel bagno nella speranza di trovare qualcosa.
La valigia che avevo infilato sotto il letto era sparita, i vestiti riposti nell'armadio erano scomparsi, nemmeno il pigiama erano rimasto sotto il cuscino.
Niente, non c'era più niente, come se tutti i miei averi si fossero dissolti nel nulla.
Infuriata uscii dalla mia stanza sbattendo la porta, velocemente andai alla ricerca di un membro della direzione, dovevo pur lamentarmi con qualcuno e avere delle spiegazione.
Magari mi avevano trasferito in un' altra cabina, ma avrebbero dovuto almeno avvertirmi.
"Non hanno comunque il permesso di prendere e spostare tutta la mia roba."

Fermai la prima persona con indosso la divisa della nave: una donna di mezza età con in mano un pacco di fogli scritti.
Con calma cercai di spiegarle tutta la mia situazione, la signora mi rivolse uno sguardo scettico, spiegandomi che una cosa del genere non era conforme al regolamento della nave.
- Quindi i miei bagagli?- insistetti nuovamente.
- Signorina, capisco la sua situazione, provvederò subito a mandarle qualcuno.-
Detto questo mi voltò le spalle e se ne andò, non riuscii nemmeno a capire se era ironica o meno sul fatto di mandarmi qualcuno, il sorriso che aveva sul volto sembrava piuttosto falso.

Decisi comunque di riporre qualche speranza in quella persona e aspettai che si presentasse qualcuno.
Erano passati quindici minuti e nessuno era ancora venuto ad aiutarmi.
Attesi per un'altra manciata di minuti, ma alla fine mi rassegnai.
Avrei dovuto risolvere quel mistero a modo mio.
E sapevo esattamente come fare.

Mi spostai dal corridoio in cui mi trovavo, magari una camminata mi avrebbe aiutato a rilassarmi un po'; nel frattempo attuai il mio piano.
In fretta composi un numero conosciuto sul tastierino del telefono che tenevo in mano, un numero che avevo chiamato talmente tante volte da averlo imparato a memoria.
Portai il cellulare all'orecchio e attesi che qualcuno rispondesse, ma quando sentii la risposta automatica della segreteria telefonica mi venne l'istinto di gettare a terra l'apparecchio.
Provai un'altra volta, attaccò la segreteria e dopo il consueto bip lasciai un messaggio.
- Senti, lo so che ci sei tu dietro a tutto questo, così come so che rifiuti le mie chiamate.
Giuro che ti posso quasi vedere con un ghigno stampato in faccia mentre lo fai.
Comunque ridammi tutta la mia roba, perché non vuoi lasciarmi in pace?- Non mi accorsi che avevo iniziato a gesticolare vivacemente con il braccio libero, probabilmente dall'esterno apparivo come una pazza.
- Sappi che non mi arrenderò, continuerò a chiamarti e a tartassarti di messaggi fino a quando non avrò tue notizie.
E i miei vestiti.-
Dopo essermi sfogata chiusi la chiamata, anche se dubitavo che avrebbe dato retta alla mia sfuriata.

Alzai lo sguardo dall'oggetto e subito mi accorsi di aver camminato un po' troppo.
Ero finita all'aperto sul ponte che avevo visitato il primo giorno, quello con i campi da tennis e una piscina.
Si potevano chiaramente sentire i ritmici colpi delle racchette contro la pallina.
Incuriosita, e non avendo altre idee su come ritrovare le mie cose, mi avvicinai a osservare il gioco.
Il primo campo che guardai era occupato da dilettanti, lo potei affermare dal numero di palline che sfuggivano ai due giocatori o che venivano colpite in modo bizzarro per poi finire chissà dove.
Il campo alla mia sinistra era invece occupato da due individui che sembravano quasi professionisti.
Nessuno dei due mancava un colpo ed eseguivano dritti, rovesci e schiacciate come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Li osservai attentamente.
Quello più lontano da me riuscivo a vederlo in faccia: era un tipo biondo, piuttosto ben piazzato, con lineamenti del viso abbastanza marcati, indossava una maglia azzurra con dei pantaloncini abbinati.
Difficile era invece descrivere il volto di colui che si trovava più vicino alla mia parte e mi dava le spalle.
Il colore prevalente nel suo abbigliamento era il bianco; maglietta, pantaloni e scarpe di quell'unico colore con l'aggiunta di qualche bordo o di rifiniture nere.
I miei occhi continuavano a seguire la palla, passando da un campo all'altro, come se fossi ipnotizzata.

- È una partita avvincente, non crede?-
Mi voltai alla ricerca di colui che con la sua voce mi aveva risvegliata da quella trance.
Dietro di me era seduto su una sedia un uomo, che avrà avuto una ventina d'anni (se non di piu) e che sembrava assorto a osservare il gioco.
- Stanno giocando bene, non le sembra?- ripeté nuovamente sorridendomi.
- Sì, sono davvero molto bravi. Sembrano quasi professionisti.- cercai di mostrarmi cordiale e intavolare una conversazione.
- Posso assicurare che non lo sono, o perlomeno, posso garantire per il biondo.-
- Lo conosce?- domandai, forse troppo invadente.
- Sì, l'altro invece lo abbiamo incontrato da poco.-
- Capisco.-
Continuai a osservare la partita, ma più la guardavo, più c'era qualcosa che mi appariva sospetta.
Feci scorrere continuamente lo sguardo da un giocatore all'altro, quello che mi dava le spalle mi trasmetteva una sensazione di allarme.
C'era qualcosa che mi metteva in allerta in lui: quei capelli scuri, quel portamento...
Un' immaginaria lampadina si accese nella mia testa e il panico si impossessò di me.
"No. No no no no, non può essere lui, è impossibile.
Perché il destino mi vuole così male?
Un momento, ragioniamo, la possibilità che sia realmente lui è una su un miliardo; quindi posso stare tranquilla.
Non ho bisogno di preoccuparmi."

La partita era ormai arrivata agli sgoccioli, la coppia si trovava al match point e dopo una serie di rapidi colpi la vittoria andò al biondo.
Finita la partita i due si avvicinarono e si strinsero le mani come due veri atleti, scambiandosi complimenti.
Uscirono dal rettangolo e una voce conosciuta giunse alle mie orecchie.

"No. No, ti prego no. Perché capitano tutte a me?"
Non feci nemmeno in tempo a formulare un pensiero più complesso che un suono familiare giunse alle mie orecchie.
- Tch. Guarda chi si vede.-
Spalancai gli occhi osservando colui che mi aveva dato le spalle tutto il tempo.
Aprii bocca per replicare quando qualcuno mi precedette.
- Lei deve essere la ragazza di cui mi ha parlato, la sua cliente.- disse il biondo, mentre mi scrutava fin troppo interessato.
"La sua cliente?"

- Sì, è proprio lei.- rispose il moro.
- Allora ne approfitto per farle i complimenti di persona, signorina.
Ho apprezzato veramente la sua breve interpretazione nel filmato.
Il suo stile di combattimento mi ha davvero stupito, andrò sicuramente a vedere il suo film. - più quell'uomo parlava e meno capivo.
Lanciai un'occhiata disperata a Levi, un chiaro segnale di aiuto, ma la sua risposta fu solamente uno sguardo gelido.
L'uomo vestito d'azzurro continuò a parlare.
- Inoltre mi sento in dovere di aggiungere che ha un manager davvero in gamba.-
Misi insieme le informazioni e riuscii a farmi un quadro più o meno chiaro della situazione: io dovevo essere un'attrice di chissà quale fame e Levi il mio manager.
Anche se il motivo di questa farsa non mi era molto chiaro, il mio intuito mi diceva che aveva a che fare con la sparizione delle mie valigie.
Decisi di reggere il gioco all'uomo dagli occhi grigi.
- Grazie mille, fin troppo buono.- sorrisi con falsa gentilezza.
Il ragazzo che prima mi aveva rivolto la parola si alzò in piedi, si abbassò per arrivare all'altezza dell'orecchio dell'amico e gli sussurrò qualcosa che non potei udire.
Quelle parole dovevano aver risvegliato qualcosa nella sua mente, perché annuì con aria seria a ciò che gli veniva detto; poi si rivolse di nuovo a noi.
- Berthold, il mio compagno qui presente, mi ha appena ricordato una cosa fondamentale. Si terrà un'importante festa nella villa del nostro datore di lavoro alla quale parteciperanno diverse celebrità e persone dell'alta società, perciò pensiamo che un invito potrebbe farvi piacere.-
Subito quello che rispondeva al nome di Berthold mi porse un elegante busta color crema comparsa da chissà dove.
La presi in mano e l'aprì, in sintesi si diceva che si sarebbe tenuto un party nella villa di questo tipo, un certo Zeke, tra circa due settimane.
Oltre alla situazione generale davvero bizzarra, mi incuriosì il nome sulla busta, che chiaramente non era il mio, ma se era scritto voleva dire che tutto era già stato premeditato.
- Allora? Che ne dice?- mi interrogò nuovamente.
- Che ringrazio voi e il vostro capo per avermi offerto questa fantastica opportunità, sicuramente presenzierò alla festa.- enunciai.
- Non mancherà, statene certi.- sottolineò Levi con aria seria, mentre mi prendeva l'invito dalle mani per leggerlo.
- Bene, noi dovremmo andare.
Signorina Windex, Signor Kuchel, spero di rivedervi e che il vostro volo sia piacevole.-
E con queste parole i due ci voltarono le spalle e si diressero lontani da noi, probabilmente per occuparsi di chissà quali impegni.
Mi voltai verso Levi per chiedergli spiegazioni, ma lui stava ancora osservando i due allontanarsi e solo quando sparirono dalla nostra vista si girò nella mia direzione.
- Cosa vuoi?- mi squadrò con quei suoi
occhi dal color dell'acciaio, mettendomi addosso una certa ansia.
- Spiegazioni. E anche tante.-
- Sii più precisa.-
- Oh, sono stata precisissima, anche perché tu sai a cosa mi riferisco.-
Non rispose e così cominciai a fargli il terzo grado.
- Perché sei qui?-
- Informazioni riservate.-
Sarebbe stato un lungo interrogatorio.

- Quei due tipi chi sono?-
- Informazioni riservate.-
- Perchè sono stata spacciata per un attrice?
- Informazioni riservate.-
- Immagino tu abbia qualcosa a che fare con la misteriosa scomparsa della mia roba, o sono informazioni riservate pure quelle?-
- No, sono stato io. Ci è mancato poco che quello schifo presente nella tua stanza non mi inghiottisse vivo.-
- Grazie per il complimento. Comunque sappi che era tutto in ordine secondo gli standard di una persona normale.-
Poi un terribile dubbio mi assalì.
- Hai evitato di prendere qualcosa?- deglutii a vuoto.
C'erano certe cose che non avrebbe mai dovuto toccare (o vedere).
Mai.
Aspettò qualche secondo prima di rispondere, come se volesse prolungare il supplizio.

- Ho preso tutto. Proprio come mi è stato detto.- il suo tono assunse una sfumatura ancora più profonda, come se provasse un macabro divertimento nel mettere a disagio le persone.
Sentendo quella frase spalancai gli occhi e un leggero rossore mi imporporò le guance.
Subito difesi la mia privacy, ma con un tono di voce più alto del normale causato dal mio imbarazzo.
- Certo che sei proprio un cafone! Come ti sei permesso di mettere le mani tra la mia roba!? Potevi almeno...-
- Potevo cosa?- ripeté alzando un sopracciglio senza perdere quella sua aria disinteressata.
- Chiamarmi... fare qualcosa... non lo so...- non sapevo più cosa dire per accusarlo.
- Ho fatto qualcosa.-
Non riuscivo più a sopportare le risposte che mi continuava a dare, così passive e allo stesso tempo così insolenti.
- Giuro che prima o poi ti ritroverai le cinque dita stampate in faccia.- enunciai determinata.

Lui sembrò ignorare la mia provocazione.
Aveva la testa alzata leggermente verso l'alto, rivolta all'orizzone e con una mano posta all'altezza della fronte si proteggeva dalla luce del sole; pareva scrutare il cielo in cerca di qualcosa.
Cercai di capire cosa avesse catturato il suo interesse, ma l'unica cosa che vidi era una forma scura che si stava avvicinando.
Osservai meglio, sembrava che un elicottero stesse sorvolando il mare; in ogni caso niente di troppo strano.
- Per quanto possa essere interessante
ammirare un elicottero nel cielo e tutto il resto, sarebbe molto più interessante se mi dessi delle spiegazioni.- lo rimbeccai.

- Muovi il culo. Dobbiamo andare.-

Angolino dell'autrice
In origine questo era un capitolo unico, ma sarebbe stato un mattone di seimila parole e magari sarebbe stato un po' pesantuccio.
Nel prossimo capitolo vi dico subito che ci saranno fuochi e fiamme.
Giuo che sono in fibrillazione e non vedo l'ora di pubblicare la prossima parte.
Grazie un milione per le stelline, i commenti e le visualizzazioni che sono quasi a diecimila.

Ciaoo *si smaterializza*

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