~Capitolo 30~

Non bevevo cosí tanto dal liceo , da quando avevo diciassette anni. Mi sembra sia passata un'eternità da quella ragazzina allegra e con pochi problemi. Non molto tempo dopo ho conosciuto il mio ex e l'adolescenza è finita in un lampo.

Questo posto che ha scelto Lisa è fantastico, non so nemmeno il nome e non mi interessa. Mi sto divertendo con le mie amiche, ho la testa leggera e non riesco a fare a meno di sorridere. Sorridere allegra e felice, come se anche Abigail fosse simpatica e devo ammettere che infondo lo è, o forse è tutto l'alcool che ho in corpo a farmela apparire cosí.

Abbiamo bevuto al loro hotel un paio di drink, scelti da Lisa e davvero forti, ma piacevolmente dolci, insieme a piccole tartellette sublimi. Ovviamente mi sono fermata solo perché mi ha assicurato che il fratello era già uscito e sarebbe rientrato tardi perchè è ad una cena di lavoro. Io e Arielle siamo riuscite a scucire qualcosa alle altre due e con mia sorpresa era più propensa a dare informazioni Abigail che l'altra. Non so se l'abbia fatto con l'intento di ferirci, ma almeno ora so che Leonardo in realtà forse non è il padre del bambino di Piper. A quanto pare ha ingaggiato un detective e per fare prima ha spedito anche Cam in modo da ingannarla e farsi dire la verità.

Arielle non è contenta della situazione, è alquanto infastidita dal fatto che Cam si ritrovi con una biondina affascinante che è stata in grado di incastrare Leonardo, se davvero è lui il padre. In ogni caso, per il momento ce l'ha in pugno, eppure lui è convinto che non sia il suo. Anche Abigail ne è assolutamente certa sostenendo che lui è attento alle precauzioni. Sempre.

Dal modo in cui l'ha detto ho capito che hanno avuto una storia e poi mi ha dato la conferma dicendomelo. In passato sono andati a letto insieme e non è nemmeno stato un breve periodo, anche se Lisa ha sottolineato che suo fratello non è mai serio con nessuna. Non è stato serio con Abigail perchè cercava di dimenticare una ragazza, ma non ha aggiunto altro per mia sfurtuna e nemmeno la sexy cinesina ha voluto continuare l'argoùento, probabilmente non le va molto giu il fatto di essere stata usata. Lo so benissimo che non è serio con nessuna e so anche bene che usa sempre precauzioni. Ha persino voluto sapere se prendessi la pillola o altro e non si è mai dimenticato del preservativo. Mai.

«Questo posto è fantastico!» esclama Arielle al mio orecchio.

Sorrido divertita annuendo e poi indico Lisa e Abigail che stanno ballando con due ragazzi. Scoppio a ridere quando Abigail cambia partner non degnando più di uno sguardo il biondino che sembra parecchio indispettito, ma recupera bene spostandosi verso una mora tutte curve dall'abito impalpabile. Devo dire che il suo intimo è proprio bello. Dovrei chiederle dove l'ha comprato.

Alzo la testa verso il soffitto bianco e sorrido come una stupida. Vorrei che ogni sera fosse così spensierata.

Sento due mani afferrarmi per i fianchi e tutta la leggerezza e spensieratezza svaniscono appena sento una bocca sul mio collo. Spalanco gli occhi voltandomi di scatto e trovando uno sguardo scuro e seducente. Credo che dovrebbe essere seducente dal suo sorriso, ma a me fa solo venire i brividi.

Cerco di allontanarmi, ma mi tiene stretta e il mio cuore inizia a battere troppo forte e l'aria si sta facendo pensate, quasi soffocante.

«Divertiamoci dolcezza.» dice sorridendo. «Mi stai sculettando davanti da un po'.» si avvicina di più e sento il suo fiato caldo sul collo e il suo profumo nauseante invadermi le narici. «Sono qui per farti godere.»

Cerco di allontanarmi in ogni modo, ma non ha la minima intenzione di lasciarmi andare. Cerco Arielle con lo sguardo, ma sembra svanita nel nulla, come anche le altre due. Prima erano vicino a me, potevo vederle e ora sono circondata da sconosciuti troppo vicini, che mi sfiorano con i loro corpi sudati e imbevuti di alcool.

Se prima le mani di questo ragazzo sembravano ancorate ai miei finachi, ora sembrano piene di vita e pronte a vagare sul mio corpo. Una sta scendendo sfiorandomi la coscia nuda e pronta a risalire sotto l'abito, mentre l'altra sta risalendo lungo la schiena.

Sento il respiro mancarmi e le lacrime invadermi gli occhi. I brividi mi ricoprono il corpo e non sono certo di piacere, ma sembra che nè il ragazzo e nemmeno quelli intorno si accorgano del mio stato. Ho la gola secca, non riesco ad aprire la bocca, ma rimango immobile gelata sul posto. Vorrei gridare, fare qualsiasi cosa, ma il mio corpo non risponde.

«Sophie!» esclama qualcuno tirandomi per un braccio e facendomi scontrare con un petto duro e caldo.

«Levati!» dice il molestatore pronto a riacciuffarmi. «Trovati un'altra per divertirti.»

«Levati dalle palle.» ringhia l'altro.

Il molestatore alza gli occhi al cielo infastidito, ma si volta prendendo fra le braccia un'altra ragazza che al contrario di me sembra apprezzare le sue attenzioni. Non è brutto e il suo sorriso divertito non sembra nascondere alcuna malvagità, ma non si è nemmeno reso conto del mio rifiuto, di come non assecondassi le sue attenzioni.

«Stai bene?» chiede Leonardo apparendo davanti ai miei occhi. Mi prende la mano. «Usciamo.»

Usciamo? Io con lui non voglio andare da nessuna parte, ma non ho intenzione di stare in questo posto oltre ed ho bisogno di aria. Qui dentro non si respira e tutto l'alcool che avevo in circolo sembra svanito nel nulla.

Annuisco e basta, senza riuscire ad aprire bocca e lo seguo fuori dal locale, mentre il suo braccio è intorno alle mie spalle proteggendomi dalle mani di sconosciuti. Nonostante tutto il suo tocco riesco a tollerarlo, il mio cuore sembra calmarsi lentamente mentre mi allontano da quel posto diretti sulla spiaggia scarsamente illuminata, ma tranquilla.

I tacchi affondano nella sabbia fresca, ma non mi voglio fermare adesso, ho bisogno di allontanarmi dal vociare fastidioso, dalla musica che ancora mi rimbomba nelle orecchie. Ho bisogno di tranquillità e Leonardo sembra capirlo.

«Va bene qui?» chiede voltandosi verso di me e indicando la sabbia. «O preferisci delle sedie?»

«Qua va bene.» mormoro sedendomi a terra e tirandomi le gambe al petto.

Fisso il mare scuro, in silenzio, cercando di non badare al panico che provo dentro, cercando di scacciare dalla mente le mani sul mio corpo. Odio avere così paura.

«Tieni.» dice allungandomi una bottiglietta d'acqua. Mi volto fissando prima la bottiglietta e poi lui, i suoi occhi caldi che capiscono la mia domanda inespressa. «L'ho presa prima di vederti e poi mi è rimasta in mano. Penso che ti farebbe bene bere un po' d'acqua, almeno contro l'alcool.»

«È già evaporato.» rispondo, ma accetto di buon grado l'acqua. «Devo avvisare le altre, non voglio che si preoccupino.»

«Mando un messaggio a Lisa.» dice tirando fuori il cellulare. «Vuoi che ci raggiungano?»

Scuoto la testa. «Se vuoi puoi andare, non sei obbligato a rimanere.»

Scrive il messaggio e poi rimette il cellulare nella tasca dei pantaloni scuri. Riporta i suoi occhi nei miei e sento il cuore andarmi in gola. «Voglio rimanere e poi sono venuto per te.»

«Per me?»

Annuisce accennando un sorriso. «Lisa si è lasciata sfuggire della serata fra donne e avevo bisogno di parlarti.»

«Ci siamo già detti tutto.» dico riportando lo sguardo verso il mare che si confonde con il cielo scuro punteggiato di stelle.

«Non ci siamo detti niente.» ribatte, ma evito di voltarmi verso di lui. Sospira, ma riprende a parlare. «Pensavo che in Toscana fosse andata bene, credevo che il nostro rapporto cambiasse in meglio e non... perchè non ti sei fatta più sentire?»

«Nemmeno tu l'hai fatto.»

«Il tuo mi è sembrato un addio e ho cercato di pensare al motivo, ma non ne ho trovato.» dice e il mi volto verso di lui di scatto facendo scontrare i nostri sguardi. «Sono stato impegnato con il lavoro e pensavo che qualche giorno separati ti avrebbero fatto schiarire le idee, ma sei sparita e la tua galleria è rimasta chiusa. Ho pensato che fossi tornata in America dalla tua famiglia, ma Lisa mi ha detto che eri ancora qui. Io proprio non capisco.»

«Non capisci?» domando retoricamente, ma lui annuisce, come se davvero mi dovvesse rispondere. Sento una risata amara farsi spazio, ma la trattengo facendo solo una smorfia. «Stai per diventare padre. Piper non deve certo essere felice di passare i primi mesi di gravidanza da sola. Mi hai presa in giro per la seconda volta e non credi ad un futuro. Non hai mai creduto ad un nostro futuro insieme perchè per te il trentuno si concluderà tutto. Ciao Costa Azzurra, benvenute Manhattan e modelle.» lo fulmino con lo sguardo. «Sei uno stronzo e io stupida di essermi lasciata coinvolgere da te, dalle tue parole ed esserci cascata per ben due volte!»

Rimane in silenzio, fissandomi con occhi sgranati mentre leggo tutto il suo stupore. Non si aspettava che sapessi la verità, non si aspettava una mia reazione. Forse ha persino pianificato di passare la notte con me, di divertirsi un'altra settimana e poi tornare alla sua vita. Per una volta non sono la sola che si è illusa.

«Come sai di Piper?» chiede assottigliando lo sguardo e riprendendosi prima del previsto. «Chi te ne ha parlato?»

«Ho sentito una tua chiamata, in realtà tre.» rispondo e decido di svuotare il sacco perchè tanto è inutile continuare a prendersi in giro. Mettiamo le carte in tavola e chiudiamo la partita una volta per tutte. «In Toscana ho ascoltato tre telefonate interessanti, dopo la notte passata insieme. Io nel mondo della dolcezza e tu pronto a distruggerlo senza problemi. So che non sei pronto a fare il padre, che hai mandato Cam a Manhattan per sistemare questa cosa e poi ho anche ascoltato la commovente telefonata con tuo padre. Devo farti i miei complimenti, dopo una notte del genere non credevo potessi essere tanto freddo nei miei confronti e gettarmi via come se nulla fosse.» scuoto la testa disgustata dall'uomo che ho davanti. «Ti credevo migliore.»

«Io...»

Rimango in silenzio aspettando che si difenda, ma a quanto pare non ha preparato un piano di riserva. Non gli ha nemmeno sfiorato il pensiero che io potessi scoprire la verità, scoprire come fosse realmente.

«Spero che vorrai bene a questo bambino.»

«Non sono io il padre.»

Inarco un sopracciglio. «Non lo vuoi nemmeno conoscere?» scuoto la testa perchè mi sono sbagliata totalmente su di lui. «È tuo figlio.»

«Sophie.» diece prendendomi la mano, ma prontamente la scosto e non tenta di toccarmi di nuovo. «Piper ha mentito, non sono io il padre. Cam è riuscito a farle dire la verità, non è nemmeno incinta! L'ecografia che mi ha inviato è quella di sua sorella, l'ha accompagnata ad ogni seduta e siccome si somigliano parecchio il detective che ho ingaggiato non è mai riuscito a darmi notizie certe.» I suoi occhi sembrano sinceri, ma come posso fidarmi? «Non sto per diventare padre e se fosse stato davvero mio, non l'avrei abbandonato.» si passa una mano fra i capelli scompigliandoli di più, ma continuando a guardarmi. «Non avrei avuto nessuna relazione con lei, ma avrei riconosciuto quel figlio, non l'avrei mai abbandonato. Non sono cosí stronzo come pensi.»

«Non è un'altra storiella che mi racconti?»

Scuote la testa sfiorando le mie dita appoggiate sulla sabbia, ma senza prendermi la mano. «Non ti ho mai raccontato storielle.»

«La scommessa? Tuo padre?»

«Loro mi hanno spinto qui, da te, ma quello che si è creato fra noi non è finto.» mi prende la mano e questa volta non riesco a sottrarmi, non sotto il suo sguardo ardente di decisione, fermezza e dolcezza. «Lo so di non aver iniziato nei migliore dei modi, ma dalla nostra prima uscita mi sono reso conto che non saresti stata solo una scommessa. Quando mi hai sentito parlarne, stavo dicendo a Cam di lasciar perdere perchè ero davvero interessato a te. Sono interessato a te e non sei solo un dovere imposto da mio padre e non finirà niente il trentuno. Non voglio che fra noi finisca.»

«Ma...»

«Sophie, mia bella francesina.» dice accennando il sorrisetto storto che vorrei levargli a schiaffi. «Io voglio te. Non ti ho raccontato di mia madre solo per far breccia nel tuo cuore e ingannarti, non ti ho raccontato del rapporto che ho con mio padre, con la mia famiglia e non ti ho raccontato della mia vita solo per tenerti in pugno. Volevo davvero che mi conoscessi, che mi guardassi come io guardo te.» allunga una mano sul mio volto sfiorandomi la guancia con i polpastrelli e sfoggia un sorriso cosí dolce che sento un rimescolamento nello stomaco cosí forte che non capisco se è lui, o devo vomitare per l'alcool ingerito. «So di essere stato uno stronzo, che avrei dovuto dirti di Piper, di mio padre e di quella stupida scommessa. Lo so che hai tutto il diritto di odiarmi e magari di tirarmi anche uno schiaffo, ma spero che tu accetti le mie scuse.»

«S-scuse?» mormoro con un filo di voce.

Cosa significa che vuole che accetti le sue scuse? Sono pronta a perdonarlo ancora una volta? Il mio cuore urla di sí, che è la scelta più giusta. Mi dice di non lasciarlo nemmeno parlare, ma baciarlo e stare con lui, fregandomene di tutto quello che è successo perchè lui non diventerà padre, Piper non è incinta, lui vuole stare con me. Peccato che il mio cervello non la pensi nello stesso modo perchè pretende delle spiegazioni più esaustive, pretende di sapere tutto e di ragionare meglio sui pro e i contro delle sue scuse.


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