~Capitolo 27~

-16 agosto-
-Leonardo-

La giornata di oggi è stata pesante e non vedo l'ora di passare la serata con Sophie. Spero anche che si lasci andare fra le mie braccia cosí da poter rivivere ancora una volta quella notte speciale di settimane fa, nel suo atelier su quel divano fresco circondati dall'odore di tempera.

Avrei preferito passare una serata solo noi due, ma a questo incontro non posso mancare. La maggior parte dei clienti toscani partecipano a questo evento e io sono ben lieto di esserci. Non avrei mai pensato che quest'anno avvenisse in un casale di campagna a Radda in Chianti, ma devo dire che è un posto magnifico per stare un po' in pace. Ho affittato questa piccola villa di campagna, a qualche chilometro dalla città e dal ricevimento in modo da non essere disturbati da fotografi indiscreti.

Mi sistemo i polsini della camicia e allaccio il bottone centrale della giacca blu notte. Il completo mi calza a pennello e la camicia bianca a sottili righe azzurre si intona perfettamente ai mocassini. So che forse non sono le scarpe più eleganti da indossare, ma non riesco a farne a meno e alle persone dentro quella sala interessa solo il mio portafoglio, non certo come sono vestito, non a tutti almeno. Signore e fotografi faranno una radiografia completa al mio abbigliamento, ma come al solito non me ne può importare di meno. Non siamo ad una sfilata di moda, ad un galà, o qualsiasi altro posto in cui il mio fazzoletto debba intonarsi ai calzini o alla camicia.

«Sophie ti manca molto?» chiedo bussando alla porta del bagno.

«Arrivo!»

Sorrido dai borbottii che sento provenire dal bagno, ma quando apre la porta smetto di farlo.

È bellissima.

È incantevole e io non so nemmeno se potrò continuare a stare con una persona come lei. Chissà se mi accetterà quando le dirò tutto, ma per il momento voglio godermi questi due giorni solo noi due.

Dovrei proprio chiamare mia sorella e ringraziarla per averle prestato uno dei suoi abiti. Credo sia un Roland Mouret, di qualche anno fa e ora non posso più rimproverare mia sorella di spendere soldi in abiti inutili. Se continua a prestarli a Sophie, può usare anche tutto il denaro che possiede. Mi ricordo quando l'ha comprato, mi ha fatto diventare matto perchè insieme ne ha presi altri due dello stesso stilista e ancora ho in mente la cifra assurda.

«Cosa ne dici?» mi chiede lisciandosi la gonna restando ferma sull'uscio. «Tua sorella è più magra e sui fianchi tira un po'. Dici di cambiarmi?»

Cambiarsi? È forse impazzita? Fa un passo incerto verso di me per poi voltarsi verso le specchio e guardarsi con un'espressione indecisa. È fuori di testa se pensa che le stia male e per quanto mi riguarda non ha alcun difetto, sembra che le sia cucito addosso. L'abito panna si accosta perfettamente alla sua pelle leggermente abbronzata e lo spacco laterale destro che arriva fino alla coscia mi fa apprezzare ancora di più le sue gambe e quegli splendidi sandali alti. La scollatura è molto semplice e le maniche sono corte e strette, senza alcun disegno o ricamo, ma penso che si adatti perfettamente a Sophie. Avrei preferito una scollatura accentuata, ma so da solo che non l'avrebbe mai indossato altrimenti, e nemmeno se avesse avuto la schiena scoperta.

Devo ancora capire cosa le è successo in passato, anche se ho già ingaggiato un detective per raccogliere informazioni. Lei non vuole raccontarmelo e io inizio a perdere la pazienza perchè voglio capire, voglio sapere chi è lo stronzo che ha potuto picchiarla. Deve essere per forza così, non credo che un incidente lasci quel genere di ferite.

«Va tutto bene?» chiede Sophie voltandosi verso di me. «Sto cosí male?»

Scuoto la testa rendendomi conto che non la stavo guardando proprio nei migliore dei modi. Le sorrido avvicinandomi a lei. «Sei bellissima.»

«Sei sicuro?» chiede sistemandomi il colletto della camicia. «Non voglio farti fare brutta figura, forse è meglio se rimango qui. Aspetto che torni e ordinerò una pizza, o qualcosa del genere. Fanno la pasta d'asporto? Se...»

La bacio facendola zittire. «Sei perfetta e voglio che vieni con me.» le appoggio le mani sui fianchi attirandola a me. «Non mi farai mai fare brutta figura e nemmeno mi interessa.»

Non sembra convinta della mia risposta, ma poco importa perchè la bacio nuovamente e saliamo in auto con l'autista vestito interamente di nero, con tanto di cappello. Faccio salire il vetro divisore in modo da avere un po' di privacy. Non mi piace avere gli autisti, guido sempre io quando mi è possibile e se proprio mi è vietato, mi affido sempre a Jackson.

«Credi ci saranno tante persone?» chiede Sophie all'improvviso spezzando il silenzio che si è creato. «È la prima volta che partecipo ad una cena del genere. Ci saranno tanti giornalisti?»

Le prendo la mano accarezzandole le nocche con il pollice. «Qualcuno ci sarà sicuramente.»

«Scriveranno ancora di noi?»

«È probabile.» rispondo cercando di capire cosa mi vorrebbe chiedere davvero. «Non devi preoccuparti.»

«Cosa potrebbero scrivere?»

Mi stringo nelle spalle, ma continuo a muovere il pollice sulle sue nocche. «Potrebbero scrivere di tutto, la loro fantasia non ha limiti.»

Annuisce chiudendosi per qualche minuto nel silenzio. «Tu cosa scriveresti?»

«Su cosa?»

«Su noi.» risponde mordendosi il labbro inferiore. «Voglio dire, come ci definiresti?»

Come ci definirei? Non ne ho la minima idea. Ho iniziato a frequentarla per dovere, per una scommessa e non credevo che potesse trasformarsi in qualcos'altro. Ora che guardo questi brillanti occhi azzurri mi chiedo sul serio cosa siamo. Possiamo essere qualcosa? Non potrò rimanere per sempre in Costa Azzurra, mio padre non me lo permetterebbe mai e non credo che Sophie sarebbe disposta ad una relazione a distanza, io certamente non lo sono e sono sicuro del fatto che non lascerebbe la sua galleria per me. Io non glielo permetterei.

Dove potrebbe arrivare la nostra relazione? Non molto lontano, soprattutto se davvero diventerò padre fra meno di otto mesi. Probabilmente quella per Sophie è solo un infatuazione estiva. No, non dureremmo a lungo.

«Siamo arrivati.» dice l'autista facendo abbassare leggermente il vetro.

«Grazie.» rispondo aprendo la portiera e poi mi volto verso Sophie sorridendo. «I giornali possono inventarsi quello che vogliono, noi dobbiamo solo goderci questa serata.»

Mi sorride seguendomi fuori dall'auto, ma vedo il velo di delusione nello sguardo. Sicuramente si aspettava una risposta, ma io non so proprio darla.

Cosa siamo noi?

I miei pensieri vengono accantonati in un angolo per tutta la serata, fino a quando ci ritroviamo a casa, sdraiati sul letto e ancora tutti vestiti, comprese le scarpe.

Sophie si è lanciata sul materasso e ora sta guardando il soffitto bianco da un tempo infinito. Mi sono sdraiato accanto a lei, anche se la mia camera è quella di fianco. Ho pensato che avrebbe apprezzato il gesto di portare le valige in camere divise, anche se ancora spero di dormire con lei e non solo.

Sposto la mano verso di lei e stringo la sua, continuando a rimanere in silenzio. Mi rilasso quando non mi respinge, ma al contrario me la stringe leggermente.

La serata è andata decisamente bene. I soldi raccolti sono tanti e poi devo ammettere di essere stato molto bene. Solitamente partecipo con Lisa, oppure da solo e non mi sembrano mai divertenti questo tipo di ricevimento, finito raggiungo Cam in qualche locale e recupero il divertimento con qualche ragazza. Questa sera, però, è stato diverso. A cena al tavolo si respirava un'atmosfera serena e anche la parte successiva ad ascoltare uomini e donne parlare non è andata male. Sophie è stata perfetta.

Mi volto verso di lei osservando il suo profilo, i lineamenti dolci e quelle labbra che sanno di buon. Mi piace baciarla, la sua bocca è morbida e si adatta perfettamente alla mia.

«Cosa c'è?» chiede voltandosi verso di me. «Smettila di fissarmi.»

Sorrido. «Non posso proprio farne a meno.»

Alza gli occhi al cielo, ma è divertita. «È andata bene questa sera, mi sono divertita.»

«Anche io.» mi avvicino baciandole castamente le labbra. «Eri perfetta.»

Sbuffa scuotendo la testa, ma quando inizio a fare scivolare la mano lungo la sua coscia scoperta grazie allo spacco del vestito, l'atmosfera cambia immediatamente. Sophie non è più rilassata, ma somiglia più a un pezzo di ghiaccio e questo mi provoca solo turbamento.

«Leonardo.» mormora supplichevole appoggiando la sua mano sulla mia per fermarmi.

La sua voce non è piena di passione, ma di paura e sento il mio cuore sprofondare nel petto. Non voglio che abbia paura del mio tocco, non potrei mai farle del male. Mi sento male se penso che il mio tocco possa farle paura, possa portarla alle lacrime.

Sospiro levando la mano e mettendomi su un fianco per guardarla meglio. Appoggio la testa sulla mano e la fisso negli occhi sperando in qualche spiegazione, ma non arriva. Chiude gli occhi per qualche secondo e fa un respiro profondo. Spero che sia ora che apra la bocca e invece sbaglio di nuovo. Rimango a guardarla, aspettando che parli, ma il silenzio si protrae.

«Sophie.» mormoro cercando di mantenere tutto il mio controllo per non toccarla, per non stringerla a me e assicurarle che andrà tutto bene. «Cosa ti succede? Cosa ti è successo?»

Vedo una lacrima scivolarle lungo la guancia, ma prontamente l'asciuga con il palmo prima che possa farlo io. Si morde il labbro, ma il suo sguardo rimane fisso sul soffitto.

«Promettimi di non dirlo a nessuno.» dice all'improvviso spezzando quel lungo silenzio che mi stava soffocando. «Ho bisogno della tua parola.»

«Hai la mia parola.»

Si volta verso di me scrutandomi con lo sguardo, probabilmente cercando un mio cedimento, una mia bugia, ma non sono mai stato tanto sincero in vita mia. Annuisce leggermente per poi spostare di nuovo lo sguardo sul soffitto. Se non riesce nemmeno a guardarmi negli occhi deve essere più terribile di quanto pensassi.

«Saresti la seconda persona a cui lo racconto, quindi ti conviene non dire niente.» vorrei chiederle chi sia l'altra, ma è meglio non interromperla ora che ha deciso di parlare. «Le ferite sono state causate da un'unica persona. Lui all'inizio è stato gentile, credevo di essermi innamorata e pensavo che sotto la cattiveria che è apparsa dopo ci fosse ancora il ragazzo dolce che mi ha conquistato. Ho capito troppo tardi che di lui non c'era più traccia, i pochi mesi in galera l'hanno cambiato profondamente e non potevo farci nulla. È finito in carcere per droga, un giro poco raccomandabile, ma che gli ha permesso di conoscere persone che l'hanno fatto scagionare in fretta.

Ha coinvolto anche mio padre. È stata dura, ma poi ha deciso di smetterla e se n'è andato appena ha potuto. Ha raggiunto mia mamma dall'altra parte del Paese credendo che i suoi debiti fossero estinti. A quanto pare lui gli ha fatto credere così, invece ne aveva ancora molti. Ho dovuti pagare io e non è stato facile. Qualche tempo dopo mio nonno è morto lasciandomi del denaro che mi è servito per estinguere i debiti e con quello che mi è rimasto sono partita per la Francia. Non potevo più rimanere in America, avevo paura che mi trovasse.»

Rimango immobile ad osservarla. Stringo le labbra mordendomi la guancia all'imterno per non dare di matto e smetto solo quanto sento il sapore metallico del sangue. La guardo, ma lei non ha alcuna intenzione di spostare lo sguardo dal soffitto, forse le viene più semplice parlare senza guardarmi, come se stesse dando voce ai suoi pensieri, con nessuno intorno. Vorrei attirarla a me e stringerla, ma non voglio che smetta di parlare con me.

Merda! Chi cazzo è questo stronzo? Non avrei mai pensato che Sophie avesse un passato del genere. Voglio nome e cognome. «Chi ti ha causato quelle ferite?»

La vedo inghiottire a vuoto più volte prima di rispondere. «Il mio ex.»

«Tuo padre...»

«Lui non ha alzato mai un dito su di me.» ribatte prontamente. «Papà mi vuole bene, ma non si è mai reso conto di quello che passavo. Il mio ex... sapeva mascherare bene e io dovevo fare lo stesso. Non volevo che papà si facesse male e nemmeno mamma.»

Avvicino la mia mano alla sua sperando che non si scosti e quando me la stringe tiro un sospiro di sollievo più profondo di quanto pensassi. «L'hai denunciato?»

Si volta verso di me mentre una lacrima riesce a ribellarsi ai suoi occhi. «No, non sono mai riuscita a farlo.» mi stringe di più la mano e continua, impendendomi di parlare. «So che è sbagliato, so che altre donne ora potrebbero passare la stessa cosa, ma...» la voce le si spezza e le lacrime sfuggono al suo controllo. «Ho ancora paura di lui, di quello che potrebbe fare. Non voglio vederlo... non voglio le... sue mani... il suo respiro contro di me... la cintura...»

Ho il cuore in gola mentre continua a singhiozzare e non riesco a trattenermi oltre. L'avvolgo in un abbraccio sperando che non si tiri indietro, sperando di non causarle chissà quale orribile ricordo. Per mio sollievo si lascia andare contro il mio petto, si lascia stringere dalle mie braccia, ma i suoi singhiozzi e le sue lacrime mi straziano anche l'anima.

«Non permetterò più a nessuno di toccarti.» mormoro baciandole la testa. «Ora è passato, va tutto bene.»

Restiamo abbracciati per un tempo infinito, fino a quando i singhiozzi si placano e le lacrime ai asciugano. Sophie si tranquillizza fra le mie braccia, ma io non potrei essere più turbato. È stato il suo ex a farle una cosa del genere, tutte quelle cicatrici che chiaramente non sono state curate a dovere. Ha parlato di mani e di cintura. Cintura. Non posso credere che qualcuno potesse picchiare una donna con tale violenza.

Mi si stringe la gola, ma non posso certo mettermi a frignare. Sophie ha bisogno di supporto.

Il suo ex è un mostro e non la passerà liscia. Lo farò sbattere in prigione. Vorrei farle dire nome e cognpme, ma ha già fatto fatica a dirmi chi è, non l'ha chiamato col suo nome di proposito. Non vorrei turbarla ancora di più, magari in un altro momento riesco a farla parlare.

«Scusa.» mormora all'improvviso sciogliendo l'abbraccio. «Ti ho sporcato la camicia.»

Abbasso lo sguardo vedendo la camicia chiazzata di nero, ma non potrebbe interessarmi di meno. Le prendo il viso fra le mani passando i pollici sotto gli occhi per toglierle un po' del trucco colato. «Una lavata e sarà tutto pulito.»

«Devo essere uno spaventapasseri.» dice cercando di allontanarsi. «Avrò tutto il trucco sbavato.»

La catturo di nuovo, bloccandola sotto di me impedendole di alzarsi dal letto. «Sei bellissima.» dico baciandole teneramente le labbra e la sento rilassarsi sotto di me. «Sei bellissima con il trucco sbavato, con le cicatrici, con il viso scuro di rabbia e illuminato dal sorriso. Sei bellissima in qualunque tuo aspetto, anche quando pretendi di avere ragione e non ce l'hai. Sei bellissima quando canti, nonostante le mie orecchie sanguinino.»

Sbuffo. «Non sono cosí stonata.»

Sorrido sollevato quando le sue labbra si distendono e il suo sguardo si fa più leggero. «Per me sei bellissima, non dimenticarlo mai.»

Abbassa il volto diventando rossa, ma non glielo permetto perchè mi piace guardarla arrossire.

Si allunga coraggiosamente verso di me e mi bacia.

Ci perdiamo nei nostri baci timidi, teneri, leggeri e che si fanno sempre più profondi, passionali. Le mani iniziano a vagare sui corpi con lentezza e frenesia. Gli abiti spariscono, facendo scontrare i nostri corpi caldi e bramosi di desiderio, ma nel contempo che vogliono gustarsi ogni singolo istante.

Quando entro dentro di lei rimango fermo e ci guardiamo negli occhi. Sento un calore quasi insopportabile nel petto, ma i suoi occhi mi fanno stare così bene che vorrei rimanere sdraiato su di lei, dentro di lei, per un tempo infinito. Vorrei rimanere fermo, ma è chiaro a entrambi che non possiamo stare così a lungo perchè il piacere chiama e con Sophie il mio piacere è sempre pronto a scattare, tanto che molto spesso mi ritrovo a pensare a tutt'altro per contenermi.

Si sporge baciandomi castamente e non posso che ricambiare, ma con più ardore. Non posso fare a meno delle sue labbra. Inizio a muovermi con una cura nei suoi confronti che non ho mai avuto per nessuna, non ci sono solo io. Siamo noi due, uniti e il suo viso arrossato e lo sguardo caldo pieno di desiderio rischiano di farmi venire subito.

Questo non è solo sesso e nemmeno le due volte successive.


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