~Capitolo 18~
LEONARDO
-25 luglio-
Mi siedo sul letto con ancora i capelli gocciolanti e l'asciugamano intorno alla vita. L'aria fresca del tardo pomeriggio invade la stanza mentre fisso la moquette scura del pavimento e mi chiedo cosa fare. Cameron mi ha dato la peggior notizia del mondo e non so nemmeno come Piper sia riuscita a trovare il suo numero e nemmeno mi interessa. Non può essere vero, sono stato ben attento come al solito, ma di quella notte non ricordo proprio tutto.
Merda! Come può essere incinta? Come può essere mio quel figlio?
Mi passo entrambe le mani fra i capelli cercando di ricordare quella notte, ma ogni volta che chiudo gli occhi ho solo un volto davanti. Sophie rende tutto più complicato. Doveva essere una cosa semplice, tutto divertente e farla innamorare di me doveva essere un gioco da ragazzi e invece si sta rivelando tutto un fottuto casino.
Piper é incinta, diventerò padre, devo far innamorare una ragazza di me per vincere una scommessa, devo accontentare mio padre per due mesi e poi dovrò abbandonare Sophie come un perfetto stronzo. Mi odierà. Mi ammazzerà.
E me lo meriterò.
Alzo lo sguardo osservando la tela girata e appoggiata al muro. Non credevo che potesse essere lei l'artista, non pensavo che fosse tanto brava, che non volesse farsi scoprire e che avesse tanto da dire. Le sue tele parlano e parlano di un tormento che mi spaventa, eppure sorride. Sorride sempre e questo mi ha colpito più di ogni altra cosa. Nei suoi occhi si possono leggere tante emozioni, ma una cosa che é difficile toglierle é il sorriso ed é bellissima.
Dio se è è bella quando sorride, per non parlare della risata coinvolgente è armoniosa.
È questo che mi ha colpito di lei, quelle labbra carnose distese in una linea solare.
Mi é entrata sottopelle tanto velocemente che nemmeno me ne sono accorto e non ci sono ancora andato a letto. Non abbiamo ancora scopato, eppure non é il mio primo pensiero. Il primo é baciarla e quando la vedo non posso farne a meno. Attirarla a me e stringerla per inebriarmi del suo profumo dolce e delicato, proprio come lei.
Sono due giorni che non la vedo e non mi faccio sentire, ma devo sistemare le cose con Piper. Un detective privato la sta seguendo e si sta informando su chi abbia frequentato prima e dopo di me. Se é davvero mio quel bambino, rischio di dover passare anni con lei, mio padre non me la farebbe mai passare liscia e Piper spiffererebbe tutto ai giornali senza lasciarmi molta scelta. Inoltre se quel bambino è mio non voglio farlo crescere senza un padre, per quanto posso essere stronzo, so da solo che quel bambino non ha fatto nulla di male. Merita un padre che gli voglia bene, che lo sostenga e lo incoraggi nella vita.
Prendo in mano il cellulare arrivando alle foto dei dipinti della francesina. Ne ho trovato qualcuno su dei siti internet e andando a fondo tutto si ricollega ad Arielle, ma non a Sophie. Non capisco perché vuole tanto anonimato. Per lei é importante, mi ha implorato con lo sguardo, con le parole e non so come potrebbe reagire nel sapere che é già finita sui giornali e non solo una volta. È stato un sollievo scoprire che non legge mai giornali di gossip, almeno sono sicuro di poter continuare questa storia senza intoppi.
Mio padre é soddisfatto nel vedermi schiaffato in prima pagina con sempre la stessa ragazza e ora l'interesse verso questa donna si sta facendo sentire. A quanto dicono i giornali è la ragazza giusta, la ragazza che mi ha fatto perdere la testa facendomi trasferire persino in Francia, ma se sapessero la verità ho forti dubbi che mi descriverebbero ancora come un ragazzo dalla corazza dura ma con il cuore tenero pronto all'amore. Si sa poco di lei e nessuno riesce a trovare delle informazioni. Ho provato a cercare qualcosa, ma non ne sono stato in grado, ma é anche vero che non mi sono impegnato più di tanto perché mi piace il modo in cui ci stiamo conoscendo. È un modo nuovo, non ho mai conosciuto una persona cosí, le ragazze con cui entro in contatto sono solo per scopare e la conoscenza passa all'ultimo posto. Anzi, non mi sfiora minimamente.
Scorro le poche foto salvate dei suoi dipinti e mi ritrovo ad ammirarli affascinato. Sono belli e così pieni di sentimenti che mi fanno venire la pelle d'oca.
Sento la porta della camera aprirsi, ma non ci faccio caso. Non mi interessa chi sia e ancora meno se é Abigail che cerca di farsi perdonare. Ho dovuto corrompere il paparazzo per non far uscire la foto di me e lei che ci baciamo. Se fosse venuta fuori quella foto, mio padre me l'avrebbe fatta pagare. Tra tutti i momenti in cui doveva farlo, ha scelto proprio di baciarmi di fronte a Sophie e la rabbia che ho provato è stata davvero tanta.
Ha rischiato di mandare a monte questa farsa, anche se più di tanto di bugia non si tratta più.
Sento i passi avvicinarsi mentre continuo a guardare i lavori e pensando a Sophie, a come sorride, ai suoi occhi vivaci e a quella maglietta larga che le mette in mostra le gambe lunghe. Ripenso ai nostri baci, a come lei voglia andarci maledettamente piano e a come ha rifiutato la mia proposta di scopare sul divano.
Voglio averla, voglio sentirla.
«Cosa stai facendo?» chiede una voce femminile.
«Mi sto innamorando.» mi ritrovo a rispondere senza pensarci.
Si avvicina a me sedendosi accanto facendo abbassare il materasso e guarda lo schermo del mio cellulare e poi sento i suoi occhi su di me. «Ti stai innamorando di un quadro? Non è male, però.»
Annuisco sospirando. «Non é per nulla male.»
Merda!
Dovevo far innamorare, non innamorarmi. Com'è possibile? No, io non sono innamorato. Non posso esserlo.
Sono già stato innamorato e non é questo quello che si prova. Sono già stato innamorato ed è finita di merda, non voglio cascarci di nuovo.
«Leo.» dice Lisa alzandosi e andandosi a sedere su una delle due poltrone dall'imbottitura celeste davanti a me. «Cam mi ha detto di Piper. É tuo il bambino?»
Sposto lo sguardo su di lei bloccando lo schermo e facendo cadere il cellulare sul materasso. «Spero di no, ma devo solo aspettare.»
«Cosa farai con la Francesina?»
Mi stringo nelle spalle. «A fine agosto l'accordo con papà é finito. Posso tornare a Manhattan senza problemi.»
Sospira scuotendo la testa e ci immergiamo nel silenzio. Sento il vociare provenire dalla strada e sposto lo sguardo fuori dalla finestra anche se le leggere tende bianche opacizzano la mia visuale vista mare.
Mi piacerebbe portare in questa camera la Francesina, sono sicuro che le piacerebbe. Storcerebbe il naso per il lusso, farebbe storie come al suo solito, ma apprezzerebbe la vista e la comodità. Apprezzerebbe il Kandinsky appeso al muro vicino alla porta e al piccolo Mirò sopra lo scrittoio.
«Mi piacerebbe conoscere la Francesina.»
Sposto lo sguardo di scatto su mia sorella. «Perché?»
Si stringe nelle spalle. «Perché ti vedo rilassato con lei e mi piacerebbe capire che genere di persona sia.»
«L'hai già vista.» borbotto.
Si é presentata nella sua galleria prima di me, senza dirmi nulla e poi mi ha costretto a pranzare con lei solo per vederla ancora, mentre Sophie pranzava con quell'odioso francesino biondo. Non sopporto quel ragazzino, soprattutto per tutta la confidenza nei confronti di Sophie. È chiaro che a lei non piaccia quando le sta troppo vicino, quando la bacia sulla guancia. Si irrigidisce e alcune volte lo fa anche con me, ma io me ne frego perchè... perchè io posso e lui no. Deve tenere lontano le mani, la bocca e qualsiasi altra cosa da lei.
«Non l'ho conosciuta.» ribatte prontamente incrociando le braccia al petto.
Alzo gli occhi al cielo davanti al suo broncio. «Perché vuoi conoscerla? Fra un mese non la rivedrai.»
«Se é simpatica diventerà mia amica.» risponde con una semplicità che mi spiazza.
Sua amica? Né io e tanto meno lei rivedremo Sophie dopo agosto. Ce ne torneremo a Manhattan e addio Costa Azzurra. Addio Francesina e qualsiasi cosa io provi per lei. Se vuole riservatezza nella sua vita, non sono il ragazzo che sta cercando.
La vedo lisciarsi la gonna dell'abito argentato e vorrei dirle che non mi piace la scollatura troppo accentuata, ma so che sarebbe inutile perché Lisa fa sempre di testa sua ed é difficile farla ragionare. Inoltre ora non ho tempo di mettermi a discutere con lei. Voglio la Francesina e non accetterò l'ennesimo rifiuto questa sera. É da troppo tempo che non scopo e sono sempre stato gentile nei suoi confronti, anche se non mi é risultato molto difficile. Cenare insieme, andarla a prendere, passeggiare tenendoci per mano e i baci dati d'improvviso, sono tutti venuti naturali, senza sforzo e questo un po' mi spaventa.
Alle ragazze cosa piace? Fiori, cioccolatini, gioielli, ma per la mia Francesina sarà lo stesso? I fiori che le ho portato la prima volta li ha apprezzati, ma lei é particolare, ci vuole qualcosa di più per farla cadere ai miei piedi. Qualcosa che la faccia sorridere.
Mi alzo di scatto avvicinandomi all'armadio di legno chiaro e aprendo le ante per scegliere cosa indossare. Non ho molta scelta, ci sono solo camicie e pantaloni appesi, solo pochi jeans e magliette ben ordinate nei cassetti. Butto sul letto dei jeans scuri e una camicia bianca sotto lo sguardo perplesso di mia sorella e appoggio a terra dei mocassini scuri.
«Devo uscire.» dico voltandomi verso di lei. «Hai altro da dirmi?»
Scuote la testa. «Ricordati solo che voglio conoscerla.» si alza in piedi mostrando le sue gambe lunghe esaltate dall'altezza dei tacchi e dall'abito corto. «Leo, sei sicuro di voler continuare la scommessa?»
Annuisco perché non posso essermi davvero innamorato della Francesina. Lei non é niente, non potrà mai far parte del mio ambiente e poi dopo agosto non la rivedrò mai più. Forse potrei chiamare mio padre e cercare di diminuire la mia permanenza, se questa sera va tutto secondo i miei piani, Sophie si innamorerà di me e avrò vinto la mia scommessa. Sono già finito sui giornali più volte con la stessa ragazza, quindi sono tutti felici.
«Perché non dovrei?» chiedo incrociando le braccia al petto.
«Perché stai giocando con i sentimenti di una persona.» ribadisce, proprio come mi ha detto la prima volta.
Alzo le spalle incurante prendendo un paio di boxer e chiudendo le ante dell'armadio. «Non si farà male nessuno, puoi stare tranquilla.»
Sospira scuotendo la testa. «Io ti ho avvisato, spero non te ne pentirai.»
«Riceverò una Ferrari, non posso certo lamentarmi.»
«Spero ti basti.» dice e se ne va alquanto delusa dalla mia risposta.
Non mi interessa, non posso soffermarmi troppo su tutti questi dubbi morali.
Mi preparo in fretta per poi uscire e fermarmi in un paio di posti prima di arrivare da Sophie.
Quando arrivo a Mougins, davanti alla sua galleria, rimango deluso nel trovare le porte chiuse e fuori non ci sono nemmeno gli sgabelli e il tavolino come al solito. É impossibile che abbia chiuso così presto, non lo farebbe mai.
Spingo la porta e sorrido nel trovarla aperta. Deve essere a dipingere proprio come due giorni fa e questo mi permette di compiere al meglio il mio piano. Entro all'interno della galleria chiudendo la porta alle mie spalle anche con la piccola catenella. Meglio non essere disturbati.
Scendo le scale stringendo le rose bianche, lavanda e pennelli e arrivando all'ultimo gradino sorrido nel vederla concentrata a dipingere. Lo so, è un mazzo di fiori particolari e il fiorista mi ha preso per pazzo, ma non mi importa nulla di ciò che pensa la gente perché so che Sophie apprezzerà. Almeno lo spero.
Indossa una maglia larga azzurra sporca di tempera che le scopre totalmente le gambe e noto con piacere che é più corta della precedente e posso vedere l'inizio del suo sedere. Un bel culo tondo e sodo che spero essere coperto da piccole mutandine di pizzo, o ancora meglio scoperto totalmente.
Mi da le spalle con i capelli che le cadono lungo la schiena e il braccio che si muove armoniosamente sulla tela riempiendola di arancio. Un caldo arancio che contrasta con l'azzurro, il blu, il verde e il rosa già presenti e che occupano praticamente tutta la tela. L'arancio parte da una linea sottile dall'angolo destro in alto per poi scendere e ramificarsi, come se stesse invadendo la freddezza di quei colori per scaldarli. Piccole linee che sciolgono il ghiaccio rendendo tutto più armonioso. Le ramificazione si riuniscono al centro, ampliandosi in pennellate più grosse, come dei petali di un fiore che si aprono, sbocciano, per donare nuova bellezza e serenità al freddo e distaccato dell'azzurro dominante.
Sophie si volta per prendere un altro pennello, ma appena si rende conto della mia presenza sobbalza facendo cadere straccio e pennello a terra e sporcando il pavimento già macchiato.
«Ciao.» dico avvicinandomi a lei come se nulla fosse. «Affascinante questa tela.»
«Grazie.» risponde titubante. «Non credevo di vederti.»
Forse sparire nel nulla non é stata la scelta migliore, ma dovevo sistemare delle cose e capire come continuare con questa situazione. Bhè, di risolto non c'è molto perché c'è un'alta probabilità che diventerò padre. Io! Feste e preservativo pronto diventerò padre! Che fottuto casino.
Può andare tutto a rotoli, ma una cosa è certa. Voglio Sophie. La desidero in un modo così profondo che non riesco nemmeno a spiegarmelo.
«Tieni.» dico porgendole il mazzo di fiori. «Per farmi perdonare.»
Lo prende fra le mani cercando di reprimere un sorriso, ma senza successo. «Abbinamento particolare.»
«Non volevo essere scontato.»
Annuisce ridendo e togliendo i pennelli dal mazzo di fiori e appoggiandoli sul tavolo. Forse é stato azzardato, ma sono felice che abbia apprezzato questo abbinamento. Ero sicuro che i gioielli su di lei non avrebbero avuto lo stesse effetto che hanno sulle altre ragazze. L'avrebbe sicuramente apprezzato, ma non come i pennelli pregiati che le ho appena regalato.
Mette i fiori in un vaso che era appoggiato a terra, anche se mi sembra piccolo, però sorride soddisfatta mentre lo posiziona al centro del tavolo.
Ora devo partire con il mio piano perché ho aspettato fin troppo.
Mi avvicino lentamente e quando si volta sono ad un palmo da lei. I nostri petti si sfiorano e lascio correre le dita sul suo braccio vedendo con piacere la sua pelle ricoprirsi di brividi. Sorrido davanti all'effetto che le faccio e le lascio un casto bacio all'angolo della bocca.
«Ho avuto degli impegni urgenti.» dico perché so che ci é rimasta male che sono sparito. «Spero di essermi fatto perdonare.»
«Quasi.» mormora mentre catturo le sue labbra con le mie.
Il bacio é lento e anche se vorrei approfondirlo subito, sbatterla proprio su questo dannato tavolo, ma so che con lei devo fare piano. Le appoggio le mani sui fianchi e le mordo il labbro inferiore piano per poi passarci la lingua e sono felice che lei risponda subito. L'attiro di più a me mentre le nostre lingue si scontrano e la mia eccitazione cresce. Cresce per bene e lei la sente, ma questa volta non si irrigidisce nemmeno quando le metto una mano dietro il collo infilando le dita fra i suoi capelli per approfondire di più il bacio, per divorarla.
Sta andando bene, soprattutto quando inizia a muovere le mani sul mio petto e slaccia un bottone della mia camicia. Un solo bottone perché poi sposta le mani, ma questo mi basta per essere più temerario. Abbasso le mani facendole scorrere sul suo corpo, una lungo il fianco disegnando le sue forme e una sulla coscia e poi sul sedere sentendo che porta delle mutandine, ma sono piccole.
É proprio a questo gesto che la sento irrigidirsi e allontanarsi dalla mia bocca. Cerco di recuperare, ma lei mi spinge via e appena apro gli occhi vedo i suoi carichi di paura e preoccupazione. Abbassa i suoi occhi e la vedo deglutire.
Cazzo! Che cos'ha adesso per bloccarsi?
Ha la stessa espressione terrorizzata dell'ascensore e non so cosa aspettarmi. Non voglio che abbia paura di me, non voglio farle del male. Non potrei mai fare del male alla mia Francesina. Mi si stringe il cuore al pensiero di saperla così terrorizzata da me. Così spaventata dal mio tocco e questo fa male. Non le ho mai chiesto nulla perchè sembrava andare meglio, ma ora non posso farne a meno.
«Francesina.» le dico alzandole il mento in modo che mi guardi negli occhi. «Cosa succede?»
Scuote la testa. «Mi dispiace, ma non posso.» mormora e vorrei mettermi ad urlare perché ho una cazzo di erezione che fa male e che sono ben sicuro abbia notato. Resto calmo e aspetto che continui. «Non posso darti quello che vuoi.»
É l'unica che può. «Perché?»
Si morde il labbro. «Non posso, non ti piacerei.»
Aggrotto la fronte ancora più confuso dal suo comportamento. «Penso proprio che mi piaci abbastanza.» dico lanciando uno sguardo alla mia erezione che si vede sotto i jeans e anche lei la fissa. «E sono sicuro che anche tu lo vuoi.»
Scuote la testa cercando di allontanarmi, ma non glielo permetto. «Leonardo, per favore.»
«Perché?» insisto cercando di rimanere calmo.
«Perché non ti piacerei, fidati.» afferma con convinzione e non so proprio cosa non mi potrebbe piacere.
«Sei una bella ragazza, perché sei sicura di non piacermi?»
«Perché lo so.»
Sbuffo stringendole i fianchi e avvicinandola alla mia erezione. «Io ti voglio e non c'è nulla che non potrebbe piacermi in te.»
«Non sai quello che dici.»
«Allora mostramelo.»
Scuote la testa e i suoi occhi diventano lucidi. Proprio non capisco cosa possa avere, cosa possa esserci di strano in lei. In realtà é un uomo? No, un uomo non può avere queste curve, non può essere dotato di tanta dolcezza, di questi lineamenti delicati e di occhi così espressivi che solo le donne possono avere. Un uomo non può profumare di buono come una donna.
Le bacio le labbra con tenerezza sperando che si sciolga un po' e infatti il mio piano ha successo perché la sento rilassarsi sotto le mie dita, ma subito si irrigidisce e inizio a domandarmi perché mi sono messo in questa situazione. Forse era meglio scegliere la modella, scoparmela per due mesi e poi farla finita. Con Sophie sto facendo solo fatica, un'inutile fatica. Si sta complicando tutto.
«Promettimi di non fare domande.» dice staccandosi dalle mie labbra.
Annuisco mentre lei scioglie l'abbraccio e questa volta glielo permetto indietreggiando di un passo. «Lo prometto.»
Mi guarda titubante per qualche istante mentre io paziento in silenzio sperando che comunque si dia una mossa. Quante storie per una scopata! È davvero difficile portarmela a letto e io che pensavo che le francesi fossero le più facili.
Si morde un labbro e lentamente si toglie la maglietta rimanendo con un completo intimo coordinato rosa, molto semplice, ma che le sta a meraviglia. Si porta subito le mani sulla pancia coprendosela, come se non volesse farmela vedere e non capisco. Ha un bel fisico, non dovrebbe assolutamente pensare di coprirsi. Non è quello a cui sono abituato di solito, ma il fisico da modella lo hanno, appunto, solo le modelle e Sophie non ha nulla da invidiare. Le sue forme morbide mi piacciono.
Cerca i miei occhi che sono ancora in attesa e pieni di desiderio e finalmente, lentamente, toglie le mani e fa ricadere le braccia lungo i fianchi.
E capisco.
Ora capisco perché non voleva spogliarsi e nella mia mente si formano milioni di domande, pronte ad uscire e scagliarsi su di lei, ma ho promesso di non farle. Le ho appena promesso di tenere la bocca cucita, anche se é parecchio difficile.
Sulla sua pancia ci sono piccole cicatrici, ma sono quasi invisibili. Ne conto quattro, tutte di forme diverse, ma da ciò che leggo nel suo sguardo non é finita. Il mio cuore schizza in gola col timore di scoprire altro.
Deglutisce con un'insicurezza tale nello sguardo che vorrei solo stringerla a me. Cosa le é successo?
Si volta dandomi la schiena e rimango pietrificato. Ha tre cicatrici che corrono lungo la schiena obliquamente. Non sono molto lunghe, ma osservandola più attentamente ne vedo altre più piccole e quasi invisibili.
Ha avuto un incidente? É stata picchiata? Chi potrebbe mai alzare le mani su una donna in questo modo? Chi è il pazzo che potrebbe far del male a Sophie?
«Capisco se...» si volta di nuovo verso di me schiarendosi la voce. «Non è un bello spettacolo, nemmeno da sentire.» apro la bocca, ma lei mi anticipa con uno sguardo pieno di paura. «Niente domande.»
Sospiro annuendo, anche se vorrei capire. «Niente domande.» mi avvicino di nuovo a lei appoggiando lentamente le mani sui suoi fianchi. «Vuoi tirarti indietro?»
«Tu lo vuoi?» chiede in un sussurro.
Lancio un'occhiata alla mia erezione perché parla chiaro.
La voglio. Non mi importa dei segni sulla sua pelle, non mi interessa proprio niente e voglio dimostrarglielo. Voglio che capisca che non ha nulla di sbagliato, che non si deve vergognare di qualche cicatrice.
«Io voglio te.» le dico a un soffio di labbra e poi la bacio senza aspettare che risponda.
É rigida, sento le sue dita fredde appoggiate sulle mie braccia, ma più il bacio si fa profondo e più lei si scalda. Prende confidenza con la situazione e inizia a slacciarmi la camicia, mentre io mi libero in fretta dei jeans prima che cambi idea.
Non deve nemmeno per un istante pensare che sia brutta, che nessuno la voglia. É una bella ragazza, è simpatica e gentile e non deve assolutamente pensare di avere nulla di sbagliato.
Quello fra i due che sbaglia sono io, ma sono troppo accecato dal desiderio per fermarmi. Sono accecato dalla sua bellezza, dalle sue mani che si muovono insicure su di me, dalla sua bocca calda e dai suoi occhi pieni di desiderio. Sono accecato dalla sua pelle morbida e non mi interessano le cicatrici perché la trovo bella. La cosa più bella che abbia visto e sentito in vita mia.
Ci spostiamo sul divano e quando le nostre carni si scontrano entrambi sospiriamo di piacere. Vengo attraversato da un brivido di eccitazione, vengo avvolto dal suo calore e dal suo buon profumo. La bacio con passione e mi rendo conto che questo non é solo sesso, ma deve esserlo.
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Capitolo mooooolto lungo, lo so, ma non potevo spezzarlo e poi mi dovevo far perdonare per l'attesa dallo scorso capitolo. Prometto che non tarderò ancora così tanto, giurin giurello!
Spero che la storia vi stia piacendo, siamo proprio a metà :)
Baci G ^^
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