3. Iris

Ripercorro la stessa strada dove ho guidato fino a pochi minuti fa.
Perfortuna la piccola casetta presa in affitto per lavorare al centro addestramento è già pronta per essere abitata.

Due ore dopo entro nel cortile della mia nuova abitazione. Sebbene la casa è piccola, il giardino che la circonda è enorme e addirittura ospita un box e un piccolo paddock dove il precedente padrone teneva un pony.
Sconsolata entro in casa.
Il piccolo soggiorno scuro a causa delle persiane abbassate mi ricorda la mia situazione.
Mi serve un caffè.
Torno alla macchina, una piccola jeep della suzuki, un jimny.
Con le palpebre pesanti guido fino a un bar che ho distrattamente visto mentre andavo verso la mia nuova dimora.

Parcheggio la macchina a qualche verso e mi avvio stancamente verso il bar.
Appena entro, mi dirigo verso il bancone non avendo notato tavoli liberi.
Il locale è abbastanza affollato.

Un ragazzo che sembra avere solo qualche anno in più di me, serve velocemente tutta la gente che lo chiama.
Quando rivolge la sua attenzione su di me, ordino un caffè liscio.

Senza farlo di proposito, ascolto la conversazione tra il barista e un secondo ragazzo a pochi passi da me.

Una jam session... potrebbe essere divertente.

Esco in fretta dal bar, la mia situazione torna prepotente a impossessarsi dei miei pensieri.

Devo fumare una sigaretta.

Singhiozzo come una bambina di cinque anni ripensando a mio padre che se ne va di casa.
Non poteva fare cosa peggiore per distruggermi. Senza di lui mi sento abbandonata.

Okay, accendo la seconda sigaretta della serata.

Quando le lacrime finiscono, noto il ragazzo che poco prima conversava con il barista.
Ha una sigaretta tra le labbra e mi viene da ridere nel vederlo impegnato a frugare nelle tasche della felpa alla ricerca dell'accendino probabilmente.
Quando alza lo sguardo su di me gli lancio il mio.

Dopo essersi acceso la sigaretta, si avvicina imbarazzato.

Chiacchieriamo per qualche minuto e prima di salutarci definitivamente mi invita a sentire la jam session di domani sera.

Un'idea mi occupa la mente finché non entro nella mia nuova casa.

*

Non è merito della sveglia se apro gli occhi poco prima delle sette di mattina.
Il primo pensiero è ancora dedicato al mio papà.

- Iris smettila! Devo pensare al presente! - parlo da sola, sentendomi ancora più stupida.

Dopo colazione decido di suonare un po'.
Posiziono l'amplificatore da studio nella stanza più ampia e luminosa della casa e attacco il mio epiphone con il cavo.

Qualche esercizio di riscaldamento ci vuole sempre e nonostante non siano pezzi bellissimi, il suono del mio Diavoletto mi rilassa completamente.

A differenza di altri musicisti, il basso che tutt'ora possiedo è ancora il primo che ho acquistato, quello con cui ho imparato a suonare: un epiphone eb3.

Non avendo la disponibilità economica necessaria a bassi elettrici come Fender o Gibson, avevo comprato quell'epiphone qualche anno prima contro i consigli di molte persone.

" Non è assolutamente adatto ad una primcipiante! "

" Scegli un altro modello, l'eb3 è uno strumento sbilanciato, per imparare serve qualcosa di meglio "

Un milione di critiche e commenti serviti a nulla.
Il suono oscuro e tosto del Diavoletto mi ha rapita fin da subito, senza contare il fatto che avendo il manico abbastanza stretto per me è comodo da suonare.

Ridacchio mentre penso a quale prano suonare per primo.

Opto per un semplice pezzo dei Queen, A Kind of Magic, e prima di far partire il CD che devo accompagnare, accarezzo distrattamente l'adesivo di un drago infuocato attaccato appena sopra al ponte del basso.
In cima la scritta NAZGUL sta a indicare il nome con cui ho battezzato il mio strumento.

Passo la mattina a suonare, tra brani di Marilyn Manson, In Flames, Deep Purple, Iron Maiden e Queen il tempo sembra volare.

Dopo pranzo decido di fare un giro a piedi, visto il bel tempo.
Il viale dove abito è molto lungo, ma perfortuna non molto affollato.
Incontro molte persone a passeggio con i proprio cani e involontariamente mi ritrovo ad osservare che la maggior parte di essi non sono per niente educati. Cani che tirano al guinzaglio, che abbaiano ad ogni altro loro simile che incontrano, altri che mordono il guinzaglio chiedendo di giocare. Per non parlare dei padroni!
Ridacchio tra me e me, scuotendo la testa, quando riconosco qualcuno.

Vedo Thomas con altri due ragazzi. Lui tiene al guinzaglio un tenerissimo cucciolone di pastore australiano che però tira con forza ed energia.
Senza farmi notare da loro, torno a casa.

*

Esco di casa decisa ad andare a vedere la jam session al Black Sound.
Quando infilo la chiave nella serratura della porta, spero di non aver esagerato con il look; jeans molto stretti neri, una maglietta nera e abbastanza scollata con il logo di Marilyn Manson bianco, sopra un giubbotto di pelle, sempre totalmente nero, con alcune piccole borghie sulle spalle. A completare il tutto dei guanti in pelle nera che lasciano scoperte le ultime due falangi delle dita, una lente a contatto sull'occhio sinistro che rende la pupilla bianca con il centro nero. Lo stesso occhio circondato da un alone di trucco nero.
Alcuni braccialetti borchiari mi stringono i polsi.
Ovviamente ho con me il mio basso elettrico.
Salgo in macchina e mentre guido rifletto sul fatto che il mio modo di agire, il look di questa sera, sia dominato dall'odio e dalla rabbia verso i miei genitori.

Quando parcheggio vicino al bar, vedo molta gente vestita con giubbotti di pelle e truccata pesantemente. Forse c'è qualcun'altro che suona metal qui in giro.
Entro nel locale portando il mio basso elettrico.
Mi avvicin al palco e resto di stucco nel vedere due ragazzi con le chitarre elettriche a tracolla e Thomas dietro alla batteria.

Thomas. Non mi aveva detto che suonava anche lui.
I tre stanno discutendo. Mi accorgo che sono senza bassista.

Quando uno dei due comincia a suonare, mi sale alla mente un'idea alquanto bizzarra.
Cammino dietro al palco dove trovo diverse persone impegnate nell'organizzazione.
Mi prudono le mani, muoio dalla voglia di suonare.

- Ehy ragazza! Se hai in mente di suonare con questi idioti che pensano di creare una band senza bassista... questo è il cavo dell'amplificatore - un ragazzo biondo molto alto mi sorride passandomi il cavo jack da attaccare al basso.

Non ci penso due volte e dopo essermi sistemata il basso a tracolla, salgo sul palco.

#Spazioautrice

Cosa succederà adesso?

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