L'assenzio
Come l'ambrosia fu nettare per gli Dèi greci
lo fu il nobile distillato per coloro che non vedono
coi propri occhi oltre la grigia realtà che li circonda.
Ingiustamente trattato alla stregua d'una droga,
il deciso sapore suo di anice e liquirizia ammalia
e rende sì vivide le immagini del subconscio.
Arzigogolata la forma dell'elegante bicchiere
in cui è rituale servire l'essenza alcolica
di quelle erbe che son doni della Natura.
Pioggia zuccherina, pioggia ghiacciata cade
d'una fontana dalla sagoma d'anfora antica;
scalfisce la dolce zolletta e esalta l'aroma.
La Fata Verde compie il suo incantesimo
e mi fa viaggiare nell'oblio e nella fantasia
libero e solo, perduto ma invulnerabile.
Ah, distinguo ancora, nitide le immagini
d'uno strano paesaggio deserto, solitario
dove io camminavo senza meta alcuna.
Una raffinata piazza di bianco marmo
con pavimento a scacchiera, infinita
come nella tela d'un abile pittore.
Così simmetrica, dannatamente perfetta.
Meravigliosa, eppure così inquietante;
luminosa ed infinita, bella e spaventosa.
Ma una voce dolcissima presto mi rassicura
e d'un tratto mi rendo conto beatamente
che nulla ho da temere, qui dove sono.
Soave la musica che allieta i miei passi
in questo celestiale universo sconosciuto
dove l'anima s'eleva a Perfezione assoluta.
Mistiche creature incorporee come visioni
mi appaiono dinnanzi e illustrano chiare
le risposte perdute a mille quesiti irrisolti.
Mille filosofici dubbi naufragano
nel mare della dolce dimenticanza
e tutto nel mio cranio si fa silenzio.
Che pace e tranquillità in questo mondo,
nel luogo in cui la Luce non viene divorata
dalle Tenebre ingannevolmente attraenti!
E potrei avere mille anni qui
dove il Tempo non è padrone,
ma fedele e obbediente suddito.
Il cielo tanto limpido e cristallino
mai vide cupi nembi di tempesta,
ma soltanto lucentezza eterna.
Cammino in questo magico sogno
bizzarramente agghindato d'un abito
che sol un distinto dandy può portare.
Col passo sicuro procedo fieramente
al pari di chi da sempre ha bramato
un simile luogo, seppure ignoto;
protetto siccome nel ventre materno
qui ognuno ritrova la propria esistenza,
nel suo fragile, stravagante calice d'assenzio.
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