CAPITOLO 7:


~ Selena...~ mormorò Daniel dopo un profondo sospiro.

~ Che c'è?~

~ Ascolta.~ le disse avvicinandosi.

Le posò delicatamente le mani sulle braccia per farla sedere di nuovo, ma Selena ebbe un forte scatto improvviso che li allarmò entrambi; lei temeva un attacco, e lui altrettanto.
Per quanto fosse sorpreso dalla reazione della ragazza, si sforzò di ignorarla. Lei sedé lentamente, senza staccare lo sguardo dal viso del ragazzo e cercando di calmarsi, di essere meno all'erta nonostante non ci riuscisse bene.
Lui si accovacciò davanti a lei e si schiarì la gola, guardandola.

~ Mi dispiace davvero tanto.~

~ Potevi inventarti di meglio.~

~ Selena.~ la chiamò, stavolta più duramente. ~ Dico sul serio. Non riesco nemmeno a trovare le parole... Non sarebbe mai dovuto succedere.~

~ Questo lo sapevo anch'io.~

~ Per favore.~ le disse abbassando momentaneamente gli occhi. ~ Ho sbagliato. Ho commesso un enorme errore e ti chiedo scusa, non avrei mai dovuto farlo.~

Selena non riusciva a parlare né a pensare. Non sapeva cosa dire e neanche cosa fare, quindi rimaneva ferma a guardarlo senza muoversi.
In realtà non lo vedeva veramente, il suo sguardo era fermo e vuoto, completamente privo di scopo.

~ Ti prego.~ aggiunse sussurrando.

In quel momento gli occhi della ragazza parvero riprender vita, saettando da un punto all'altro del viso di Daniel, per poi sfiorire di nuovo nel vuoto.
Selena si congedò tardi da Daniel. Non certo per suo volere, era lui che continuava a farle un mucchio di domande alle quali lei rifiutava di rispondere. Quando entrambi non ebbero più nulla da dire, lei decise di andare in quella che era stata la sua stanza; una delle più belle.
La Fortezza d'Avorio era un castello immenso, che conteneva centinaia di stanze con usi diversi. Quella di Selena era in una delle torri. Quelle stanze erano riservate agli assassini più esperti e più vicini a Daniel, quindi erano dotate di ogni comfort.
Era esattamente come la ricordava: un grande letto matrimoniale a baldacchino con le coperte di seta, una portafinestra con il balcone, uno specchio con la cornice dorata, un'ampia scrivania di fianco al suo armadio ad angolo pieno di camicie, pantaloni, stivali e tutti gli accessori che le consentivano di portarsi dietro le armi.
Senza neanche spogliarsi, si gettò sul letto e si addormentò profondamente.
La mattina dopo fu svegliata da un profumo delizioso. Aprì gli occhi e il cuore le andò a mille quando si ritrovò davanti la piccola Anita. Anita era una bambina di dieci anni che Selena aveva visto l'ultima volta quando ne aveva sette e quando era molto più innocente (sempre se un assassino può definirsi innocente).
Aveva i capelli tra il biondo e il castano a caschetto e gli occhi scuri.

~ Ciao Sel!~ strillò la piccola saltellando, sovreccitata.

~ Anita!!~ esclamò Selena prendendola fra le braccia e stringendola come un pupazzo.

~ Quanto mi sei mancata, Sel!~

~ Quanto mi sei mancata anche tu!!~ disse Selena col sorriso sulle labbra.

~ Fatti un po' vedere.~ e detto questo si mise davanti a Anita e la osservò come una mamma apprensiva.

~ Sei sempre più bella.~ sentenziò.

~ Anche tu. L'Inghilterra ti ha fatto bene.~

Entrambe risero e solo allora Selena si preoccupò di cercare la fonte di quell'odore delizioso: Anita le aveva portato la colazione.

~ Ho pensato che ci avresti messo un po' ad abituarti di nuovo alla compagnia degli assassini, quindi...~

~ E hai pensato bene.~ rispose Selena dandole un bacio sulla guancia morbida e prendendo un'arancia.

Mangiarono insieme e poi uscirono a fare una passeggiata. Selena trovava molto divertenti le occhiate stupite che gli altri assassini le riservavano.

~ Sai mi sono occupata io di Kreila quando non c'eri.~ cominciò Anita parlando fieramente del suo lavoro.

~ Davvero? Ti ringrazio molto. Ho notato che è in ottima salute.~ disse Selena.

~ Figurati. È stato un piacere.~

~ Come va con l'addestramento?~domandò.

~ Oh bene. Inizia tra un'ora. Daniel mi ha detto di riferirtelo.~ la informò la piccola.

~ Perché ti ha chiesto di dirmelo?~ chiese lei corrugando la fronte.

~ Perché l'allenamento è anche per te.~ disse la voce di Daniel rimproverandola.

~ Come, scusa?~ disse Selena arrogante, voltandosi con una piroetta verso di lui.

~ Non mi serve l'allenamento.~ sibilò.

~ Mi hai sentito.~ rispose lui. ~ Non credere di essere migliore solo perché sei l'Assassina di Jávea.~ aggiunse glaciale.

~ Ti ho sentito,~ cominciò ~ ma...~

~ Davvero? Ho sempre pensato che tu fossi sorda. O stupida.~ disse una voce odiata da Selena più di quella di Daniel.

~ Roxanne.~ ringhiò in risposta. ~ Mi sorprende scoprire che tu pensi. Non l'avrei mai detto.~ le rispose.

Anita cominciò a ridere come una pazza, piegata in due e Roxanne la fulminò con lo sguardo, facendola smettere subito.
Roxanne era una ragazza di diciotto anni, bionda con lunghi capelli ricci, occhi blu ed estremamente antipatica, superba e convinta di essere il sole nella vita di tutti.

~ Ti dà fastidio la sua risata?~ chiese Selena prendendola in giro. ~ Perché con tutto l'altruismo che possiedi dovresti essere molto in pena per tutti noi che dobbiamo sopportare i tuoi starnazzi da mattina a sera.~ continuò dura.

Selena non aveva problemi a zittire le galline antipatiche, prima fra tutte, Roxanne.
Anita rise di nuovo con il suo viso allegro e neanche lo sguardo ostile di Roxanne poté fermarla stavolta.

~ Esatto, Sel, lei pensa; e no, Rox, lei non è né stupida, né sorda.~ disse Daniel roteando gli occhi. ~ E ora andate all'allenamento.~ ordinò.

Roxanne e Anita cominciarono a dirigersi verso la sala dove gli assassini si addestravano ma Selena rimase dov'era.

~ Io non vado da nessuna parte. E tu non mi comandi.~ disse.

~ Ora che vivi qui nel mio palazzo devi seguire le mie regole.~ scandì lui.

~ Quando le tue regole mi andranno bene.~ ringhiò lei. E se ne andò.

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