CAPITOLO 60:
Una distesa d'acqua infinita circondava la nave, mentre l'Isola di Leon era già sparita dall'orizzonte.
Selena, appoggiata al parapetto di legno, osservava il mare strizzando gli occhi a causa del riflesso del sole.
Si sentiva giù di morale, quasi triste, e non ne capiva il motivo.
Lei amava l'azione e da quando aveva trovato suo padre e la sua ciurma altro non aveva atteso se non mettersi in viaggio, trovare Èspinoza e fargliela pagare ma ora sembrava diventare esausta anche solo a pensarci.
Si chiedeva cosa ne fosse stato del principe, ma subito dopo si correggeva domandandosi piuttosto se fosse ancora vivo.
Udì dei passi dietro di lei, poi una mano le si poggiò sulla spalla.
~ Non essere impaziente. Hanno un certo vantaggio su di noi.~ le disse Mister J.
~ Sì. Lo so...~
~ Puoi stare tranquilla.~
~ Sono tranquilla.~
~ Allora cerca di esserlo un po' di più, non si nota affatto.~
Selena accennò un sorriso ma poi tornò a voltarsi verso il mare, riprendendo la stessa espressione malinconica di prima.
~ Ahh, Selena. Vieni. Non ti si può vedere con il broncio.~ La prese per un braccio e la tirò via dal parapetto.
Lei vi si allontanò malvolentieri, anche se non fece commenti.
Insieme a Mister J zigzagò tra i marinai indaffarati che si affacendavano sul ponte gridandosi dietro l'uno con l'altro, fino a raggiungere il ponte superiore, dove si trovavano il timone e il tavolo delle carte, oltre al capitano impegnato a dare bruschi ordini ad un uomo al comando della nave.
~ Selena.~
~ Padre.~
~ La signorina, qui, è un po' di cattivo umore.~ fece subito Mister J, quasi con tono di rimprovero.
Rafael pareva molto sorpreso. ~ Pensavo volessi partire il prima possibile.~
~ È così.~
~ E non vuoi forse mettere fine a questa storia?~
Selena spostò lo sguardo. ~ Lo voglio.~
~ Ma hai paura di quello che potresti trovate ad attenderti, non è così?~
"È esattamente così, padre" pensò lei, fiera del modo con cui lui riusciva sempre a capirla al volo.
~ Vi ho raccontato del discorso che mi ha fatto quel giorno. Mi preoccupa. Ciò che vuole fare è rischioso e lui lo sa, ma nonostante questo so benissimo che potrebbe riuscirci.~ Selena stava quasi farneticando. L'argomento non era dei migliori con lei, specialmente nelle condizioni in cui versava.
~ Le sirene non accetteranno tanto facilmente.~
~ Non potete saperlo!~ sbottò voltandosi. ~ Nemmeno io lo so!~
~ I venti sono favorevoli, Selena. Arriveremo presto.~
~ Bene.~ Scese velocemente le scale e si allontanò da quel trambusto che era il ponte cercando rifugio nella sua cabina.
Prese in mano il quadretto che decorava il piccolo mobile vicino al letto e si sedette per guardarlo alla luce.
Sua madre, bellissima e nel fiore degli anni le rivolgeva lo sguardo dal ritratto che teneva stretto tra le dita.
~ ...Mamma...~ sussurrò accarezzando il vetro.
~ Tu mi diresti che andrà tutto bene. Ma non riesco a crederci senza sentire la tua voce...~
La gola cominciò a bruciarle terribilmente, gli occhi le si inumidirono e il respiro si fece pesante.
Non vedeva il viso di sua madre da anni e quel piccolo ritratto le aveva scatenato dentro un vortice di emozioni e di commozione che l'aveva riportata a quel giorno lontano di tanti anni prima quando il suo mondo era stato sconvolto dalla morte della donna.
Con la memoria tornò a quando era rientrata in casa per prendere la spada; ricordava di aver sentito il profumo del pane dalla cucina e di aver quasi scardinato la porta dalla fretta di entrare. Poi era corsa nella sua stanza, aveva spalancato il baule dove teneva spada e coltelli e, presa l'arma, si era lanciata fuori dalla camera bloccandosi sull'uscio udendo delle urla dalla stanza vicino, quella dei suoi genitori.
Aveva sentito distintamente la voce di sua madre, poi un'altra maschile a lei sconosciuta. Ma non stavano parlando; urlavano.
Soprattutto sua madre.
In silenzio si era avvicinata alla stanza poco lontana, stringendo l'impugnatura della spada corta in mano.
Chiunque ci sia lì dentro lo ucciderò, aveva pensato.
Poi le urla erano aumentate, e lei si era preoccupata sempre di più.
Aveva raggiunto la porta e l'aveva socchiusa, sbirciando all'interno.
Sua madre era a terra boccheggiante, il viso contratto dal dolore e il leggero abito verde chiazzato di sangue su tutto l'addome. Ma c'era un'ombra a incombere su di lei, un'ombra che, sentendola sussultare, aveva voltato di scatto la testa e le si era gettata contro in un istante, afferrandola dalla camicia e sollevandola per aria come un fuscello.
~ Sai chi sono io?~ le aveva chiesto alzandole la testa tirandola dai capelli.
Lei aveva scosso il capo senza riuscire a distogliere lo sguardo da sua madre.
~ Riconosci la mia faccia?~
Di nuovo aveva scosso la testa.
~ Tu ti dimenticherai di me. O il resto di voi farà la stessa fine.~
Poi l'aveva lasciata cadere a terra, vicino alla sua spada, certo che non l'avrebbe utilizzata.
E infatti, Selena, non degnò l'arma di uno sguardo. Avrebbe potuto ammazzarlo, ma invece si era trascinata da sua madre, supplicandola di svegliarsi e di parlarle, ma gli occhi della donna erano rimasti fermi, fissi al soffitto.
Aveva continuato a chiamarla all'infinito, anche dopo che l'uomo se n'era andato, per quel che le importava di lui.
Alla fine un po' di lucidità era tornata, e lei aveva deciso che doveva tornare da suo padre e raccontargli tutto.
Tutto tranne di quell'uomo, ovviamente. Non poteva rischiare che accadesse qualcosa di male anche a lui.
Per questo aveva mentito. Aveva detto di non ricordare l'uomo in alcun modo, mentre invece il suo viso ed sempre stato chiaro nei suoi ricordi.
~ Mi dispiace, mamma...~ singhiozzò Selena asciugandosi una lacrima.
Per colpa sua non erano riusciti a trovare l'uomo che l'aveva ammazzata, l'uomo che gliel'aveva portata via.
Un giorno era stata lì lì per dire la verità a suo padre, ma poi aveva capito che non poteva fare nulla per lei, non poteva riportarla in vita, ma poteva ancora salvare suo padre.
Ora era grande, forte e determinata a concludere finalmente quel capitolo della sua vita rimasto aperto troppo a lungo, costringendola ad un costante senso di colpa.
Chiuse gli occhi, imprimendosi nella mente il viso sorridente e sereno della donna. Il viso che era l'ultima cosa che vedeva sempre prima di dormire, e la prima che vedeva appena sveglia; il viso di chi la rassicurava dopo un incubo, di chi strillava contro suo padre quando rincasava con un livido o un taglio.
E lui rideva. Rideva sempre quando lei si arrabbiava per cose del genere. E che fosse colpevole o no, sua madre lo perdonava sempre.
Quando era morta non aveva più sorriso per molto tempo, tanto che Selena aveva temuto che sarebbe morto anche lui di dolore.
Ma era tornato in sé, nonostante non era più stato lo stesso, e adesso poteva di nuovo stare con lei.
Con il suo aiuto, Selena si disse di poter finalmente riparare a quell'errore, poteva fare ciò che non aveva fatto da piccola: uccidere Èspinoza.
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