CAPITOLO 56:
~ Avanti.~ borbottò la voce di suo padre.
Selena non trattenne un leggero sussulto riconoscendola, anche se era più roca di quanto ricordasse.
Era di nuovo bloccata. Voleva rispondere, dire qualcosa, qualunque cosa, ma dalle sue labbra tremolanti non usciva alcun suono.
Iniziò a fare frenetici respiri corti che aumentarono solo la sua agitazione ed il suo malessere, sia fisico che mentale, così restò impalata davanti alla porta tremando come una foglia.
Aveva ancora gli abiti fradici che le rendevano impossibile muoversi senza che il contatto con l'aria le ghiacciasse la pelle facendola rabbrividire.
~ Avanti.~ ripeté suo padre, con una lieve irritazione nella voce.
Sussultò di nuovo, e con orrore si rese conto che il capitano si stava alzando per controllare di persona chi avesse bussato.
Non poteva farsi trovare lì, pietrificata dall'agitazione e con un'espressione terrorizzata sul viso.
Il panico s'impadronì di lei e invece di immobilizzarla la fece praticamente gettare goffamente sulla maniglia che si piegò con una brusca lamentela mentre la porta si spalancava, rivelando la figura di suo padre a metà della stanza, fermatosi sul punto di fare un altro passo.
Selena spalancò gli occhi e dischiuse le labbra scorrendo con lo sguardo lungo la stanza, i mobili, il mare che si intravedeva dalla finestra e suo padre, tutti elementi a lei più che familiari.
Tra i capelli neri stretti dietro la nuca dell'uomo notò che ce n'era qualcuno bianco così come sul suo viso s'erano formati degli accenni di rughe, mentre la pelle aveva mantenuto la sua tonalità inscurita dal sole.
Portava una lunga giacca nera, come quella di Mister J, con decori dorati che esponeva una camicia bianca aperta sul petto e pantaloni scuri come la cintura alla quale era appesa la spada e dove era anche infilata una pistola.
Non un rumore si udiva nello studio; Selena non riusciva ancora a parlare mentre suo padre pareva poco intenzionato a farlo.
Si era aspettata di tutto da lui. Sconcerto, esaltazione o anche spavento, ma fu con estremo dolore che si accorse di avergli provocato solo fastidio.
Glielo leggeva chiaro in volto: le uniche emozioni che l'improvvisa apparizione della sua figlia scomparsa gli aveva provocato erano fastidio ed irritazione.
La ragazza sentì gli occhi inumidirsi di lacrime, ma non erano di gioia come aveva sperato, mentre qualcosa di lacerante e doloroso le si sviluppava nei polmoni, premendo per sfogarsi fuori dalla bocca.
Il capitano emise un sonoro lamento scocciato e le voltò le spalle tornando a sedersi al tavolo straripante di carte.
~ Mi sembrava strano. Era da troppo che non tornavi.~ disse con freddo distacco esaminando un'isola su una carta ingiallita.
Selena voleva chiedergli che intendesse, ma il groviglio confuso di parole le morì in gola portandosi dietro un singhiozzo che trattenne a fatica.
~ Non smetterai mai di tormentarmi, vero? Dopo tutti questi anni ho rinunciato a sperarci.~
"Perché?" pensò con disperazione. "Cosa vuol dire?"
Sfregò i piedi sul pavimento, con i vestiti che gocciolavano intorno ad essi ed ogni muscolo del viso che si tendeva per reprimere ogni singhiozzo, ogni lacrima e ogni singolo gesto che potesse farla scoppiare.
Dopo qualche secondo, come a voler controllare che fosse ancora lì, il capitano voltò un po' la testa e la trapassò con il suo sguardo gelido, distogliendolo poco dopo.
Quella manciata di istanti gli era stata sufficiente per imprimersi nella mente l'ennesima Selena che era venuta a fargli visita, così come aveva fatto con tutte le altre appena si era reso conto che non riusciva a guardarle direttamente. Troppo doloroso.
Vedere come sarebbe diventata sua figlia se solo fosse sopravvissuta, se solo lui non fosse stato così stupido ed imprudente a portarla con sé in quel viaggio che sapeva bene essere rischioso era la peggior tortura che potesse venirgli inferta.
E sapeva che non avrebbe mai avuto fine.
Riguardando mentalmente quella Selena non poté fare a meno di notare quanto fosse diversa dalle altre.
Ognuna di loro, dalle bambine che arrivavano nei suoi incubi i primi anni dopo la sua morte alle ragazze che via via erano cresciute avevano dei dettagli in comune: tutte lo guardavano con espressione indifferente, portavano la sua spada e la collana che le aveva regalato in vista ed erano ben vestite.
Questa Selena era palesemente sul punto di piangere, disarmata e con gli abiti rovinati a gocciolanti d'acqua. Sorvolando sul fatto che sembrava a dir poco esausta.
Una pessima tentazione si insinuò in lui; gli sussurrava con crudele malizia nelle orecchie, alimentando un flebile dubbio che dentro di sé aveva sempre atteso di avere.
Quella ragazza... Era troppo differente dalle altre. Nel torturarlo con quelle illusioni la sua mente era sempre stata lineare, a quanto ricordava. Non riusciva a spiegarselo.
Fu con una debolissima scusante che si concesse di guardarla di nuovo, e la trovò nel medesimo punto di prima, sempre tremante ed immobile.
Quella volta lei non ricambiò l'occhiata; appena si accorse di essere di nuovo sotto quello sguardo indagatore abbassò gli occhi al pavimento e non li distolse.
Il capitano non resistette più.
Spostò bruscamente la sedia e si alzò, con l'intento di avvicinarsi a lei per osservarla, per vedere da vicino e con i suoi occhi perché i dubbi insidiatisi nella sua mente paressero tanto veritieri.
Selena, dopo aver sussultato di spavento udendo il raschiate improvviso della sedia contro al pavimento restò immobile esattamente come prima, con l'unica differenza che continuava a stringere i pungi in preda alla tensione.
Piano piano l'uomo le arrivò davanti e si fermò.
Una fitta lo colpì dritto al cuore appena si accorse di quanto la ragazza somigliasse alla madre, la sua amata Clarice.
Ricordava benissimo il giorno in cui l'aveva vista per la prima volta; era appena tornato da un lungo viaggio per mare e da esausto diciannovenne non voleva fare altro che tornare a casa e riposarsi dopo aver anche affrontato un arduo combattimento, poi l'aveva vista.
Era in piedi vicino ad una bancarella, circondata dalle sue amiche. Troppo concentrata a ridere per notare quel giovanotto che non le aveva ancora distolto gli occhi di dosso.
Ricordava di aver notato per primi i suoi capelli, di una bellissima tonalità di rosso.
Subito dopo si era perso tra le lentiggini sulle sue guance, gli occhi castano chiaro ed il mento lievemente appuntito. Se solo fosse stato in grado di disegnare avrebbe potuto farle un ritratto appena rincasato, ma invece di pensare alla pittura aveva prestato più attenzione a quella collana che continuava a guardare con occhi tristi.
Sarebbe stata benissimo con il vestito che indossava, ma sembrava che non potesse comprarla.
Aveva deciso che il suo riposo poteva aspettare, ed aveva atteso poco distante che il gruppo di ragazze si allontanasse per andare ad acquistarla per lei.
Fatto ciò, aveva seguito la bella rossa finché non era giunta alla sua casa, ed avendo sentito lei e le sue amiche mettersi d'accordo per rivedersi dopo cena aveva aspettato pazientemente il momento in cui era uscita di nuovo, troppo colpito per pensare a idiozie come mangiare e dormire, per poi sbucare fuori da una viuzza con un "Salve, splendida signorina" ed offrendole il ciondolo.
Lei non si era affatto intimorita come -per un momento- aveva pensato lui, ma gli aveva sorriso e lanciato un'occhiata incuriosita.
Quello era stato il loro primo incontro, ed ora lo stava praticamente rivivendo osservando Selena che aveva timidamente alzato lo sguardo su di lui, rimasto imbambolato nei suoi ricordi.
Quella era sua figlia. Non l'ennesima illusione venuta a tormentarlo con i suoi errori. Era l'unica spiegazione.
Guardò ancora e con più attenzione gli occhi di quell'esausta e disperata ragazza, riflesso dei suoi, e vide distintamente una lacrima staccarsi da essi; la prima di una lunga serie.
Improvvisamente avvertì l'impulso fortissimo di abbracciarla e consolarla, tutto purché smettesse di piangere, e così fece temendo e contemporaneamente bramando di poterla sfiorare di nuovo.
~ Selena...~ sussurrò incredulo poco dopo con voce roca.
Era da molto che non pronunciava il suo nome, che sembrava avere un sapore dolcissimo sulle labbra.
Tutto ciò che ricevette in risposta furono singhiozzi e gemiti per il dolore che quel pianto le provocava alla gola, anche se in confronto a quello che sentiva nel resto del corpo era poco o niente.
Nonostante l'orrore passato in quei giorni, Selena ringraziò Dio per ogni cosa che l'aveva portata ad essere su quel molo con Jonas; aveva di nuovo suo padre.
Buonsalve a tutti!!
Come state? Buona o orrenda giornata di scuola?
Ecco, ho aggiornato. Spero che questo capitolo vi piaccia, perché a me è piaciuto molto ma molto scriverlo, quindi fatemi sapere assolutamente che ne pensate, per favore!
Baci a tutti :3❤
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