CAPITOLO 5:

Sia Selena che Mary-Rose andarono a dormire stanche e poco assonnate, dati gli ultimi eventi.
Poco prima di separarsi per la notte, Selena aveva comunicato a Mary il suo desiderio di partire per la Spagna, temendone la reazione.
Per fortuna l'amica comprese senza complicazioni anche se era un po' dispiaciuta.

~ Mi mancherai molto, Sel.~ aveva detto tristemente.

~ Tornerò presto a trovarti, Mary. Anche tu mi mancherai.~ le aveva risposto Selena con un timido sorriso.

La mattina, Selena andò in camera di Mary con un'ansia addosso che le pesava dalla notte.

~ Che cosa dirai a tuo padre?~ le chiese appena ebbero finito la colazione.

Solo quando era stata sola, in camera sua, aveva realizzato che Mary era la figlia del duca e rischiava che si lasciasse sfuggire qualcosa. Non poteva assolutamente permettersi di venire scoperta, e per quanto si fidasse di lei era meglio evitare ogni rischio.
Chi diventa assassino lo resta per sempre. Quindi, anche Selena era paranoica, come l'avrebbero definita in molti.

~ Non preoccuparti, gli diremo che torni ad aiutare tua madre perché tuo padre è partito di nuovo.~ la rassicurò Mary, con tutta la gratitudine dell'amica.

Selena partì una settimana dopo. Riempì le valigie e le borse di tutti i suoi averi, salutò Mary-Rose e il duca prima di prendere un cavallo e dirigersi al porto, con il cuore carico di emozioni e gonfio di tristezza. Era tesa e spaventata all'idea di lasciare quella che ormai era la sua casa.
Lì prese una nave -di nome Crossing Sea- che la riportò nel porto di Jávea, la sua città natale.
Non faticò molto a orientarsi; dopotutto erano passati solo tre anni da quando era stata in Spagna l'ultima volta.
Per prima cosa andò subito nella stalla dove si trovava la sua cavalla, Kreila.

La maestosa purosangue dal manto nero come la pece e gli occhi azzurri come il mare cominciò a scalpitare e a fremere ancora prima che la sua padrona varcasse la soglia dell'edificio. Come la riconobbe, iniziò a nitrire di gioia e a impennarsi sulle zampe posteriori. Selena aprì il cancelletto di ferro e abbracciò la cavalla.

~ Kreila! Oh piccola mia mi sei mancata moltissimo!!~

La cavalla nitrì in risposta, leccando la faccia della ragazza.

Selena non attese un secondo di più: afferrò la sua sella, la legò alla schiena dell'animale e le saltò in groppa. Sapeva che sarebbe stata una lunga cavalcata e aveva intenzione di godersela tutta. Per questo deviò nella prateria dove spedì la cavalla la massimo della sua velocità.

~ Manca qualche ora al tramonto, quindi dovremmo arrivare più o meno nella prima serata...giusto durante la cena! Perfetto...~

~... Non vedo l'ora di vedere Daniel vomitare tutto quello che ha mangiato per stupore di vedermi.~ Aggiunse con un ghigno crudele che da tempo non le incupiva il volto.

Cavalcò per ore sussurrando di tanto in tanto all'orecchio di Kreila qualche incoraggiamento, spronandola ad andare sempre più in fretta.

~ Strano... Dopo aver tanto sperato di non tornare mai più in quel posto ora non vedo l'ora di andarci...~ Commentò ad alta voce la ragazza.

Fece una risata cupa, pensando a l'ultima volta che aveva visto quel luogo.
La tristezza dentro di sé la feriva, e il dolore la faceva arrabbiare.
Con lo sguardo fisso davanti a sé, Selena avanzava spedita accogliendo con gioia la luce abbagliante del tramonto che le faceva bruciare gli occhi mentre si sforzava di contenere la collera.

Solo quando il sole fu tramontato, scorse la Fortezza d'Avorio -la dimora di tutti gli assassini che fanno parte della Gilda dei Mercenari del Mare- brillante all'orizzonte, praticamente ai confini della città. La vista di quel castello immenso l'aveva sempre messa un po' in soggezione e in quel momento lo faceva più che mai.

Varcò il primo cancello, una costruzione alta tre metri nero come la notte, che, stranamente, era aperto. Era formato da centinaia di lance con le punte affilate dai migliori fabbri di Spagna.
La sua funzione era in primo luogo di spaventare gli stranieri -o chiunque fosse stato talmente stupido da avvicinarsi in quel luogo- e in secondo luogo di eventuale difesa. Spronò Kreila al galoppo fino al secondo cancello -più basso e color avorio come il resto dell'edificio- dove si fermò.

Il cancello si aprì e ne uscirono tre guardie di Daniel.

~ Identificati.~ ordinò uno di loro.

~ Sono Selena Ramirez. Meglio nota come L'Assassina di Jávea.~ rispose lei con tono imperioso.

Sapeva che l'avrebbero riconisciuta. Se non lei, il suo titolo.
I tre guardiani si guardarono tra loro, stupiti, senza sapere cosa fare.
In effetti era insolito un fatto del genere, che un'assassina non vista da diversi anni spuntasse fuori all'improvviso, ma aprirle una porta non doveva essere troppo complesso.

~ Non c'è bisogno che mi annunciate. Penserò io a presentarmi al cospetto di Daniel.~ continuò arrogante, senza neanche rivolgere lo sguardo ai tre giovani.

~ Per il cavallo?~ chiese uno.

~ Vi sarei grata se la portaste nella stalla.~

Detto questo, Selena scese da cavallo e porse le briglie a uno dei tre ragazzi. Superò gli altri due e varcò l'ampio portone.
Si diresse spedita e sicura verso la sala dove era solita mangiare con gli altri assassini e dove era certa di trovare Daniel. Ogni corridoio -che di solito ospitava tre o quattro assassini di guardia- era vuoto, quindi Selena dedusse che stavano tutti cenando; non c'era alcun motivo di temere un attacco negli orari dei pasti, poiché nessuno stupido avrebbe attaccato la migliore gilda di assassini esistente, ma durante il giorno c'erano sempre delle guardie in giro, perché nessuno si fidava di nessuno; si rischiava sempre di trovare qualche spia.
"Perfetto." Pensò. "Farò un figurone davanti a tutti con la mia entrata a sorpresa."
Lasciò che un ghigno diabolico sostituisse il sorrisetto malizioso sul suo viso.
Quando si trovò davanti alla porta della sala, cercò di immaginarsi la scena di lei che entrava all'improvviso. Il ghigno si allargò; Avanzò di un passo; due; tre; Poi spinse la doppia porta e entrò nella sala. Sapeva già cosa aspettarsi, e sapeva che quando sarebbe entrata si sarebbe trovata alle spalle di Daniel, che sedeva sempre a capotavola.

~ Buon appetito, Capo. Potevi degnarti di organizzare un'accoglienza quantomeno decente per la tua migliore assassina.~ disse con freddezza e disprezzo alla schiena del ventisettenne. Incrociò le braccia sul petto e osservò la sala con sguardo di ghiaccio, attendendo la sua reazione.

All'improvviso tutto tacque. Non si udiva più il cicaleccio allegro degli assassini riuniti, né lo sbattere delle posate sui piatti; tutto era fermo, immobile; la tensione rendeva l'aria pesante e pesante era la pressione sui polmoni di Selena. Era impossibile che tutti l'avessero sentita o che tutti l'avessero vista, quindi dedusse che l'aria e le persone si erano gelate a causa dell'espressione sul viso di Daniel, che si era bloccato prima di tutti.

~ Selena.~ rispose una voce armoniosa e seducente, alla quale lei era ormai insensibile.

Daniel si alzò lentamente, stendendo ogni muscolo fino a sembrare il doppio della sua altezza. Si voltò indietro, con grazia e leggerezza, individuando subito gli occhi della ragazza, che colpì con i suoi. Tutto sommato era un bell'uomo: pelle dorata, capelli lunghi rosso acceso, occhi grigi come l'argento, ma che spesso si inscurivano improvvisamente. Era strano ma sembrava più giovane di quanto fosse. Nato da una nobile cortigiana e da un suo cliente -così si vociferava- , il suo passato era difficile almeno il triplo di quello di Selena, il che era una curiosa contraddizione, visto che lui era una delle cause della difficoltà del passato di Selena.

~ Non mi aspettavo che venissi così presto.~ commentò con indifferenza, squadrandola da capo a piedi, analizzando il suo fisico, la sua postura, cercando di trovare eventuali armi, come il migliore tra gli assassini avrebbe fatto; e lui lo era decisamente. ~ Anzi a pensarci meglio non credevo proprio che venissi.~ aggiunse riportando il suo sguardo glaciale sul viso della ragazza, che lo sosteneva perfettamente.

~ Allora potevi evitare di mandare quella patetica lettera disgustosa e di stravolgermi la vita che mi ero costruita.~ ringhiò Selena in risposta.

Daniel fece un passo avanti, senza cambiare espressione; Lei arretrò di due. Spostò il peso da un piede all'altro; Alzò il mento e fissò con intensità e arroganza gli occhi dell'uomo che tre anni prima l'aveva brutalmente picchiata.

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