CAPITOLO 46:

Era da poco passata l'alba quando la luce filtrante dalle pesanti tende fece capolino nella ricca stanza di Daniel, gettando una lamina luminosa sulla parete opposta. Non passò molto prima che essa aumentasse di potenza, illuminando il tavolo antico e parte dell'armadio.
Secondi, minuti e ore si susseguirono, e il sole ormai alto nel cielo giunse anche sull'ampio letto.
Il ragazzo si accorse dello scorrere del tempo solamente quando anche il suo viso venne illuminato.
Infastidito, Daniel si girò su un fianco con un mugolio contrariato ma presto la ferita alla spalla tornò a farsi sentire con una fitta improvvisa.
In meno di un secondo si rigettò di schiena sul materasso gemendo di dolore.
Non era ancora guarito e ciò non gli lasciava pace nemmeno durante il sonno. Trovava un po' di sollievo solo nel dormire a pancia in su, cosa priva di problemi se negli ultimi giorni non avesse iniziato ad agitarsi perfino mentre riposava.
Era tardi per la colazione, lo sapeva, ma non trovava la voglia di alzarsi nonostante fosse uno dei più mattinieri lì alla Gilda.
Si portò una mano sulla ferita e accarezzò le bende cercando il punto esatto. Non era in ottime condizioni: profonda e frastagliata.
La sincera ammirazione che provava verso la tecnica usata per colpirlo contrastava ampiamente con la rabbia derivante dal fatto che il bersaglio era stato lui. E anche dal fatto che non era riuscito a difendersi. Nemmeno aveva pensato di farlo, perché era stato stupido. Enormemente stupido.
Se non ci fosse stata Selena...
Beh, addio Daniel.

~ Ah, maledizione!~ sbottò gettando di lato le coperte.

Si mise seduto massaggiando la pelle intorno al taglio che da giorni non gli dava tregua. Dalla finestra il sole continuava a splendere, illuminando le piccole goccioline di sudore che brillavano sulla sua pelle abbronzata.
Poco prima di cadere addormentato sul letto si era reso conto di avere di nuovo la febbre, ma aveva sperato che gli passasse durante la notte.
Evidentemente doveva essere una brutta giornata.
Alzatosi con un sospiro camminò fino al bagno dove prese un asciugamano candido e se lo passò sul petto, sul collo e sulla schiena. Perfino le bende erano bagnate.
Innervosito, si rese conto che avrebbe dovuto cambiarle.
Il giorno prima aveva tentato di cambiarsele da solo ma con pessimi risultati, dunque si era visto costretto ad accettare, seppur con riluttanza, l'aiuto di Roxanne.
Gli scocciava chiamarla ancora. Lei come chiunque altro.
Non poteva credere che un solo errore causasse tutta quell'umiliazione. Si vergognava di sé stesso per esser stato così cieco e così sordo su tutto ciò che avesse a che fare con Esmeralda.
Si vergognava per non aver avuto la prontezza fisica e mentale di difendersi da una ragazzina che, a differenza di lui, era stata molto furba. Abbastanza da ingannarlo.
Si vergognava perché aveva avuto bisogno di aiuto, e perché era stato salvato da l'ultima persona con la quale desiderava avere un debito d'onore. Un altro debito d'onore.
Il pensiero di Selena gli pesava molto sul cuore. Scatenava più emozioni lei nella sua mente di chiunque altro e non erano del tutto emozioni positive.
Invidia. Perché a diciassette anni era molto più brava di quanto lo fosse stato lui.
Competitività. Doveva sempre dimostrarle di essere il capo, riconfermare il suo ruolo mai messo in discussione prima.
Indecisione. Non capiva se quella ragazza fosse una presenza positiva o no nella sua vita.
Senso di colpa. Perché non era riuscito a fare per lei ciò che da piccolo aveva voluto che facessero per lui, causandole sofferenza.
Rimorso. Molto rimorso, a causa delle pieghe che prendeva il suo comportamento con la ragazza. Aveva sbagliato in passato e per quanto fosse stato pentito aveva sbagliato ancora, cosa che lo faceva infuriare. Era infuriato con sé stesso e inconsciamente anche con lei.
Selena doveva conoscerlo, doveva sapere che gli succedeva a volte di arrabbiarsi, che faceva o diceva cose mai volute né pensate.
Avrebbe dovuto sapere che a lui dispiaceva moltissimo, quindi perché diavolo non riusciva a perdonarlo?!
Il modo in cui l'aveva guardato... Se non l'avesse conosciuta sarebbe stato convinto che avrebbe tentato di ammazzarlo. Ma lui la conosceva bene, e sapeva che quell'espressione indicava pensieri peggiori.
Selena non era crudele o cattiva. Era il modo in cui Daniel si era sentito ogni volta che le aveva arrecato dolore a farla apparire tale; sicuramente aveva sofferto più lui che lei, in tutte le occasioni.
Le doveva parlare. Assolutamente.
Non la vedeva già da più di un giorno, e considerando che l'ultima volta era riuscito a farla scappare oltreoceano voleva evitare che accadesse ancora.
Infilatosi una camicia con un po' di sforzo posò lo sguardo sull'orologio: le dodici meno dieci.
Viste le abitudini di Selena era sicuramente sveglia da un pezzo, quindi sarebbe riuscito a trovarla senza problemi.
Scalzo, con febbre e mal di testa, si avviò verso la camera della ragazza.
Non sapeva come avrebbe preso ciò che intendeva dirle, e nemmeno sapeva esattamente cosa le avrebbe detto ma sarebbe riuscito ad improvvisare.
Per quanto la Gilda fosse pullulante di assassini a quell'orario Daniel riuscì a passare indisturbato ed invisibile tra di loro fino a raggiungere la sua meta.
Dopo qualche minuto, si ritrovò a fissare la porta con sguardo perso nel tempo, senza rendersi conto di essere completamente assente.
Si passò una mano sui capelli, scuotendo il capo.
Sospirando, batté le nocche sul legno scuro e lasciò penzolare il braccio lungo il fianco, attendendo.
A quell'ora si aspettava che Selena fosse nella sua stanza, intenta a rinfrescarsi dopo il consueto allenamento. Di certo non poteva essere ancora addormentata né già a pranzo, quindi l'avrebbe trovata, bene o male.
Non si udiva alcun suono; nessun passo, nessuna parola né rumore.
Incoraggiato dal silenzio, Daniel piegò la maniglia ed aprì la porta entrando nella stanza.

~ Selena?~ chiamò facendo qualche passo.
Ma Selena non era lì.

***

~ Sveglia!~ exclamò una voce gracchiante.

Né Jonas né Selena fecero in tempo ad aprire gli occhi che una secchiata d'acqua gelida li raggiunse entrambi inzuppandoli completamente. Tutti e due gridarono di sorpresa scattando seduti con l'acqua che colava sui loro visi.

~ Razza...di...bastardo...~ singhiozzò la ragazza spostandosi i capelli fradici dalle guance.

~ Che hai detto, ragazzina?!~ sbottò l'uomo avvicinandosi a lei.

Ma Selena non era in vena di farsi mettere i piedi in testa. Appena le fu abbastanza vicino scalciò con le gambe colpendolo al menisco destro, la cui rottura venne annunciata da un sonoro scrocchio.
Il marinaio gridò di dolore cascando per terra come un sasso tenendosi la gamba.

~ Ma che hai fatto??~ fece Jonas che aveva osservato la scena e ancora aveva gli occhi spalancati.

~ Niente. È caduto, non hai visto?~ rispose lei sistemandosi la chioma bagnata dietro la schiena.

~ Aaaaaaahh!! Maledetta!!~ continuava ad urlare l'uomo rotolandosi sul pavimento.

~ Stai zitto, idiota.~ ringhiò la ragazza. ~ O ti rompo anche l'altra.~

Ma le grida non terminavano. Anzi, stava iniziando anche a piagnucolare cosa che incideva molto sul mal di testa di Selena, il cui istinto omicida stava raggiungendo livelli preoccupanti.

~ Meìz!~ chiamò. ~ Fai smettere questo buono a nulla o lo faccio io.~ esclamò alla porta aperta.

Pochi minuti dopo, egli giunse nella camera con un bel sorriso sul volto riposato. Gettò un'occhiata all'uomo sdraiato ai suoi piedi, poi rialzò lo sguardo sui due ragazzi bagnati e ancora esausti davanti a lui.

~ Nemmeno dieci minuti che sei sveglia e già combini qualche disastro?~ le chiese con un sorrisetto sghembo. ~ Un bel ringraziamento per avrerti fatta svegliare tardi.~

~ Chi? Io?~ fece la ragazza. ~ Al contrario, ho evitato che tu finissi nei guai.~ rispose.

~ Ah, sì?~ chiese Meìz teatralmente sorpreso.

~ Certo.~ intervenì Jonas. ~ Quel maiale voleva ucciderla.~

~ Ucciderla.~ ridacchiò Meìz riportando lo sguardo sull'uomo accasciato per terra.

~ Ucciderla.~ confermò il ragazzo.

~ Credi davvero di essere così importante, Selena?~

~ Assassina di Jàvea.~ lo corresse. ~ E l'unica cosa che credo al momento è che se non porti quest'insulto al genere umano fuori di qui lo ucciderò personalmente.~

~ Ma come sei diventata sensibile...~ commentò con un sorrisetto. ~ Portatelo fuori.~ abbaiò alla porta.

Subito dopo entrarono due uomini che afferrarono il terzo per le braccia, lo sollevaromo e lo trascinarono fuori dalla stanza senza fiatare.

~ Ma come sei diventato servizievole...~ mormorò Selena ghignando divertita.

Meìz le si avvicinò e, stretta la mano intorno al suo collo, la tirò su sbattendola contro la parete.
Fece lo stesso amche con Jonas, per poi uscire senza dire una parola.

~ Che succede?~ sussurrò il ragazzo a Selena.

Lei scosse la testa. Non lo sapeva, ma c'era un brutto presentimento nella sua mente.
Facevano fatica a stare in piedi con le catene strette alle caviglie, ma entrambi attendevano che accadesse qualcosa.
Dei passi in lontananza riscossero i ragazzi che puntarono gli occhi alla porta senza riuscire più a staccarli.
Il rumore aumentò d'intensità, e così anche l'ansia dei due.
Una figura si mosse, entrando nella stanza buia nonostante fosse mezzogiorno passato.

~ Selena.~ disse salutando la ragazza.

~ Èspinoza!~ esclamò lei sgranando gli occhi.


Ciao ragazzi!!
Buon lunedì! (Non sparatemi vi prego)
Ho finalmente aggiornato, sia questa storia che Mezz'essere per chi la legge.
Sono contenta di avercela fatta, ma come ho scritto nel capitolo di Mezz'essere ho dei problemini con internet quindi gli aggiornamenti saranno di lunedì mi sa.
Vabbé, mi basta aggiornare.
Spero che i ragionamenti di Daniel si comprenda che non sono proprio consapevoli, è quello che bene i male tutti pensiamo nel subconscio senza ammetterlo.
Comunque spero di ricevere molti commenti, grazie di leggere a tutti voi :3
Alla prossima❤️

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