CAPITOLO 41:
Era furiosa dopo la seconda litigata con Daniel in meno di una giornata. Camminava spedita senza neanche una meta precisa sforzandosi di pensare a qualsiasi cosa tranne quelle parole che le avevano fatto così tanto male.
Tutto, dallo scrosciare degli stivali sulla ghiaia agli strilli acuti dei gabbiani, l'irritava sempre di più mentre cercava disperatamente di far passare quel dolore alla testa premendosi le dita sulle orbite.
Con un ringhio rabbioso Selena aumentò il passo incamminandosi verso il centro di Jàvea.
Voleva allontanarsi il più possibile da quel posto, da quel luogo dove in tutta la sua vita aveva trascorso tantissimi momenti, alcuni dei quali talmente brutti da privare di valore la quantità di quelli belli.
Un bruciore all'altezza della gola la costrinse a serrare gli occhi per trattenere le lacrime che non erano di tristezza bensì erano dovute all'esasperazione, al nervosismo e al senso di tradimento che troneggiava nei suoi pensieri.
Come poteva averlo fatto?
Perché, dopo essersi scusato con tanta forza e averle chiesto più e più volte di perdonarlo aveva osato farlo ancora?
Qual era la sua colpa? Perché si meritava quel trattamento?
Troppe domande senza risposta nella sua testa. Domande che faticava a porsi e che erano ancora più difficili da far scivolare via.
Si fece la strada dalla gilda alla piazza in nemmeno la metà del tempo che impiegava solitamente.
Selena aveva sempre amato camminare e spesso per calmarsi percorreva interi chilometri, ma quella volta avrebbe potuto farsi diverse miglia senza che la sua rabbia accennasse a diminuire.
Le costava ammetterlo ma si sentiva persa, abbattuta e sull'orlo di un pianto disperato.
Lei possedeva ogni cosa le servisse. Veniva servita e riverita ogni volta che lo domandava, aveva vestiti, gioielli, una bella e lussuosa stanza e i soldi. Parecchi soldi, perché riceveva sempre una cospicua parte del denaro offertole per gli omicidi.
Ma nonostante questo, tutto ciò che sentiva davvero di desiderare non era la ricchezza o il lusso. Era qualcuno che la amasse.
Aveva iniziato a sentire quel sentimento di abbandono e tristezza dopo che sua madre se ne andò, così aveva riposto tutta sé stessa in suo padre.
Impossibile descrivere la gioia nei suoi occhi quando egli, tornato da uno dei frequenti viaggi per mare, l'abbracciava passandole le lunghe dita tra i capelli e per poco non finiva soffocato dalla precoce forza dell'amore di quella che allora era solo una bambina. Non una mezza sirena, né un'assassina. Era lei, solo Selena. La piccola e giovane Selena.
Ripensando al suo passato e ai bruschi cambiamenti che aveva subìto durante gli anni si sentiva sporca, immonda rispetto a quanto era pura prima che tutto cambiasse.
Non si trattava certo un'anima pia, ma senza dubbio era mille volte più innocente. In tutti i sensi.
Gli uomini che aveva privato della vita le pesavano sulla coscienza. I primi omicidi li aveva sognati di notte, svegliandosi con gli occhi delle sue vittime impressi nei suoi. Gli sguardi terrorizzati, supplichevoli e rassegnati davanti alla palese vicinanza della morte albergavano nella sua mente e nel suo cuore, indissolubili ricordi di quanto la bambina vestita in fiocchi di un tempo fosse morta e sepolta nel passato dell'Assassina di Jàvea.
Avendo affidato tutto di sé a suo padre quando lo perse si svuotò completamente, poco alla volta. Più cercava di accettare che probabilmente non avrebbe mai rivisto l'uomo che era diventato il sole nella sua esistenza più esso smetteva di splendere per lei, inscurendone lo sguardo e il viso un tempo sorridente.
Durante i primi mesi dopo la morte di sua madre Selena cercava con sempre più costanza e disperazione nel Capitano Ramirez, sperando di trovarvi qualcosa nel suo comportamento che appartenesse anche a quella donna e che riuscisse a darle un po' di sollievo nel dolore di quella perdita.
Lui provava a essere quello che lei era per la figlia. Spesso si soffermava a domandarsi cosa ella avrebbe fatto al suo posto, e una volta trovata la probabile risposta attendeva con preoccupazione una conferma nella piccola Selena che otteneva così un lieve conforto.
Quando si trovava a Swansea almeno aveva l'affetto di Mary e di suo padre. Certo, non equivaleva affatto a quello dei suoi genitori, ma era qualcosa. Qualcosa in più del vuoto che sentiva.
Adesso però aveva perduto anche loro e non le era rimasto che Daniel.
Per quanto volesse bene ai suoi amici lì a Jàvea, l'affetto o di qualunque cosa si trattasse che provava per lui non era affatto simile a quello che riservava a loro.
Non era mai stato un mistero per lei che il legame che univa lei e il suo capo era alquanto sottile e fragile, troppo insicuro per durare nel tempo.
E infatti ciò che li aveva legati per più tempo di quanto si potesse immaginare si era spezzato. L'ennesima perdita subita da Selena l'aveva ampiamente distrutta e così era ritornata da l'unica persona che avesse dimostrato di volerle bene. Mary.
Era perfettamente a conoscenza di non aver dimenticato Jàvea e gli assassini come avrebbe voluto e ne ebbe la prova quando ricevette la lettera di Daniel.
Allora era tornata a casa, dove sperava di trovare un po' di affetto dopo averne perso così tanto.
Nonostante fosse giovane Selena non era stupida. Alla tenera età di quindici anni non sapeva più cosa si provasse ad essere una ragazza come tante. Era attratta dalla normalità, dal comportarsi come una semplice ragazza di quindici anni e proprio con quella scusa si era concessa quel po' di sana ingenuità che la ricondusse da Daniel, nella sua vecchia vita.
Aveva davvero bisogno di sentirsi amata da qualcuno, da chiunque. Non le era mai stato chiaro quanto tenesse veramente a Daniel né quanto lui tenesse a lei ma certamente non l'amava quanto i suoi genitori. Appena perse il loro amore si rese conto di quanto esso fosse importante e fondamentale nella sua vita e il bisogno di riceverne altro era più che irrefrenabile.
Infatti, fu quello stesso bisogno a ferirla nuovamente. Si sentiva dannatamente stupida per aver creduto che quel legame sottile come un filo potesse rafforzarsi e durare più di quanto non avesse già fatto, interrompendosi bruscamente.
Era stata così pateticamente ingenua a fidarsi di quel sentimento che, tutto sommato, non aveva smesso di provare né di sperare che fosse ricambiato. Evidentemente si era illusa perché quel filo si era spezzato ormai e niente l'avrebbe più potuto aggiustare, esattamente come il suo cuore. Sì perché Selena possedeva un cuore. Infranto dai ripetuti colpi che le aveva riservato la vita, ma ancora batteva nel suo petto.
Con Daniel aveva perduto tutto quello che contasse davvero per lei solo che, a differenza della sua famiglia, lui se l'era lasciato alle spalle.
Non poteva permettersi di perdonarlo. Era stata ingenua una volta e se n'era amaramente pentita. Non aveva alcuna intenzione di subire ancora quel dolore più emotivo che fisico.
Ora, mentre camminava in mezzo alla strada principale di Jàvea, non le restava altro che sedersi sulla sua adorata spiaggia interrogando il mare sul suo futuro. Lui l'aveva perdonato per ciò che le aveva fatto anni prima e avrebbe continuato a perdonarlo per sempre, poiché esso era l'unico amico da cui non pretendeva amore.
Buona domenica (come al solito) a tutti voi!!
Il capitolo non è affatto movimentato, lo so, ma ho pensato che servisse un'ampia riflessione sulla condizione di Selena.
Giusto un piccolo chiarimento, anche se continuerò a modificare leggermente la storia scrivendola. Nulla di radicale, solo dei piccoli cambiamenti per migliorarla.
Detto questo, auguro a tutti voi una buona lettura!
Saluti!❤️:3
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