CAPITOLO 36:
Giunti nella stanza, Selena fece subito per uscire, voltandosi verso di lui prima di chiudere la porta.
~ Se ti becco fuori di nuovo ti chiudo a chiave.~
~ Dopo ingoiala però.~ ribatté lui.
Uscendo, la ragazza passò dalla sala del pranzo, addentò un pezzo di pane che sarebbe stato il suo pasto e tornò con calma nella sua camera.
Ormai erano passate le due di pomeriggio e si sentiva nello stesso modo della mattina: indifferente a tutto.
Si gettò sul letto a faccia in giù, esasperata dalla situazione e riprovò a dormire con la certezza che non ci sarebbe riuscita.
Passò un'ora; due; tre; poi il pranzo quasi inesistente cominciò a farsi sentire con qualche borbottio.
Ricordandosi della cesta di frutta sulla sua scrivania, Selena si alzò con l'intento di divorarne il contenuto e si riempì la pancia con tre pesche, diverse albicocche e quattro o cinque prugne.
Le tre ore di mancato sonno erano volate per lei, che si meravigliava di osservare il crepuscolo dal vetro della portafinestra.
Attirata dalla luce rosea, uscì in terrazza e si sedette sua panca a dondolo che tanto adorava fin da bambina e -con un filo di disperazione- cominciò a domandarsi quali pensieri potessero tenerla sveglia così.
Era stata molto contenta di vedere Daniel nonostante si fosse arrabbiata di trovarlo fuori dalla camera dove doveva stare. In effetti aveva provato qualcosa di molto simile al sollievo al solo udire la sua voce, ma sapeva benissimo che ora era al sicuro e stava bene, dunque non aveva motivo di preoccuparsi.
Possibile che i suoi pensieri tormentati c'entrassero con lui?
Perché?
L'aveva salvato, stava bene e doveva solo attendere che la ferita si richiudesse...allora di cosa si preoccupava?
Ripensò alle emozioni provate in quelle ore d'inferno durante le quali non era passato secondo senza che temesse per la vita di Daniel o che un'atroce angoscia l'opprimesse dolorosamente.
Un collegamento doveva esserci... La paura che aveva provato davanti alla possibilità che morisse, il sollievo nel vedere che si era svegliato...
Lei era sollevata perché lui aveva aperto gli occhi dopo aver temuto che non lo facesse più. Ma allora perché aveva provato sollievo nel vederlo poco prima?
"Non ha senso temere per la sua vita quando è vivo, vegeto e fuori pericolo." pensò corrugando la fronte.
"A meno che non sia ancora spaventata" ammise, scacciando il pensiero l'attimo dopo.
Si stese sulla panca ammorbidita da un lungo cuscino e si impegnò per rilassarsi.
" Lui sta bene. Non ho nulla di cui preoccuparmi." pensava chiudendo gli occhi.
Passò diversi minuti con quei pensieri tranquilli e inaspettatamente, incredibilmente, involontariamente, si addormentò.
Sfortunatamente si godette quel tanto bramato sonno solo due o tre minuti perché subito, automaticamente, pessimo scherzo del fato, ripercorse in sogno il momento in cui aveva ucciso Esmeralda e il ritrovamento di Daniel, svegliandosi urlando.
Dovette ansimare qualche secondo prima di riprendersi e respirare normalmente.
Allora ecco cos'era a impedirle di addormentarsi: aveva paura che Daniel rischiasse ancora di morire.
Certo, non era una paura razionale; era nel suo subconscio. Ma comunque si trattava di qualcosa che la terrorizzava, impedendole addirittura di dormire.
Aveva bisogno di stare accanto a lui, di vedere i suoi occhi aperti e udire il suo respiro per sentirsi finalmente tranquilla.
~ Tutto a posto, Selena? Perché urlavi?~ chiese la voce di Jorge.
Lei alzò lo sguardo su di lui, che era entrato nella sua stanza così silenziosamente da non svegliarla.
~ Niente...un incubo.~ rispose evasiva.
~ Quindi hai dormito? Daniel mi ha detto che non ci riuscivi e mi ha chiesto di vedere se ce l'avevi fatta.~
"Che carino" pensò un momento prima di rendersi conto che no, non ci era riuscita.
~ Temo di avere ancora qualche problemino. Sarà durata sì e no due minuti.~ ammise con un sorriso tirato.
~ Sai perché non ci riesci?~ le domandò appoggiandosi con la schiena al muretto della terrazza.
"Dio, che brutta domanda..."
Era una cosa decisamente imbarazzante per lei, ma che lo volesse o no era così. Certo, avrebbe dato di tutto per non parlarne con nessuno, però Jorge era paziente e sembrava capire bene quanto l'accaduto l'avesse sconvolta e pesasse su di lei. Già dal modo in cui l'aveva mandata via quando era tornata con i dottori; era stato gentile e calmo. L'aveva trattata con una particolare attenzione sapendo quanto tutto ciò la facesse soffrire, visto che si sentiva l'unica responsabile.
E poi doveva ammettere che in un certo senso voleva dirlo a qualcuno. Sfogarsi. E in quel momento Jorge sembrava la persona migliore con cui farlo.
Fece un profondo sospiro abbassando lievemente il capo.
~ Per Daniel.~ buttò fuori.
~ Nel senso...che sei ancora scossa?~
~ Non so in che senso. Solo che mi sembra in continuazione che rischi la vita e sono preoccupata.~ ribatté gesticolando.
~ Io... Lui sta bene, Sel. Non devi avere paura. I medici dicono che non corre più rischi.~
~ Lo so, Jorge. So bene che non è più in pericolo ma comunque mi sento nervosa e preoccupata per lui. È una cosa che non mi spiego né che riesco a fermare.~
~ A me dispiace, Selena. Non so come aiutarti. Forse dovresti parlarne con Daniel.~
~ L'ho visto poco fa. Come ha fatto a uscire senza che tu lo vedessi?~ lo punzecchiò.
Osservò gli occhi di Jorge allargarsi velocemente e la sua bocca aprirsi in un'espressione sbalordita.
~ A volte lo odio, dannazione!~ sbottò Jorge dopo un momento di silenzio basito.
Lei scoppiò a ridere, dimenticandosi tutti i problemi di quei momenti o almeno alleggerendosi l'anima.
~ Sul serio, prova a parlarne con lui.~ le disse calmando il tono.
~ Va bene... Ci penserò. Grazie.~
~ Di niente. Cerca solo di riuscire a riposarti.~ rispose uscendo dalla stanza.
A quel punto furono altri i pensieri che le invasero la mente: l'indecisione se dirlo o no a Daniel.
Sarebbe sembrata stupida? Patetica? O, ancora peggio, debole?
Che effetto avrebbe avuto su di lui quella cosa?
Era davvero confusa su da farsi. Nonostante lo conoscesse da anni non aveva idea di quale reazione avrebbe avuto e questo la rendeva nervosa e tesa.
Parlarne con Jorge l'aveva un po' aiutata, ma Daniel era tutta un'altra cosa rispetto a lui.
Davvero serviva un discorso con il suo capo per farla stare meglio?
Non era molto entusiasta dell'idea di parlargliene... Perché si sentiva insicura su tutto.
Si sdraiò di nuovo sulla panca e prese a dondolare spingendosi con la gamba contro al muretto. Ma dopo poco cominciò a domandarsi che ora fosse, cosa che non le si tolse più dalla mente, dunque andò controvoglia a leggere l'orologio della sua stanza che segnava le sei passate.
"Fra un po' andrò a mangiare..." pensò sbuffando col pensiero.
In fondo doveva pur mettere qualcosa nello stomaco anche se ne avrebbe volentieri fatto a meno.
Riportò con nostalgia la mente alla cena con Jonas, così piena di allegria, tranquillità e sorrisi e desiderò tornare indietro nel tempo prima di rendersi conto che avrebbe rivissuto anche tutto il dolore e la paura di perdere Daniel. In quel preciso istante cambiò idea scuotendo in fretta la testa per scacciare via i pensieri che minacciavano di tornare a invadere la sua testa.
Chiuse gli occhi e si rilassò più che poté, imitando il rollio delle navi sull'oceano dondolandosi.
La specie di trance nella quale vagò fino alle otto meno un quarto non la fece certo riposare, ma non la stancò nemmeno, quindi fu abbastanza utile.
Si alzò per andare a cena insieme agli altri assassini e visto che sarebbe stata in compagnia pensò di darsi una rinfrescata al viso per apparire quantomeno sveglia.
Con calma si diresse verso la sala dove prese posto il più lontano possibile da tutti per non essere disturbata e mangiare in pace.
Gettando un'occhiata veloce al capotavola scorse Daniel, al quale lanciò un'occhiataccia di disapprovazione.
Era così difficile capire che nelle sue condizioni avrebbe dovuto riposare?
E quell'idiota di Théo, che rideva e scherzava con lui senza capire quanto sbagliasse. Potevano i ragazzi essere così stupidi?
"Sì, evidentemente." si rispose senza nemmeno la forza di roteare gli occhi.
Impiegò molto più tempo del normale a mettere due bocconi nello stomaco; di solito perdeva un po' di minuti chiacchierando con gli altri, ma questa volta nessuno le parlò e lei non se ne dispiacque di certo. Ingoiava un pezzetto alla volta con molta calma, facendo passare quasi dei secoli tra un piatto e l'altro. Si fecero le nove e non aveva nemmeno sfiorato la frutta. Molto assassini ancora la circondavano, fastidiosamente allegri e felici e nessuno di loro mostrava di aver notato la sua presenza. Cercava di sembrare tranquilla e rilassata, quando invece si sentiva solo esausta e depressa.
Dopo un po' si sforzò di darsi una mossa, quindi terminò di mangiare verso le nove e mezza. Si accorse di aver giocato con le posate con lo sguardo perso nel vuoto per diverso tempo prima di alzarsi e dirigersi verso la sua camera.
Buonasera a tutti voi! Chiedo scusa, so che avrete letto queste parole milioni di volte ma è proprio a causa del carico di compiti che non riesco ad aggiornare quanto vorrei. Beh, buonanotte e buona lettura a tutti voi.
Sara vi augura sogni bellissimi❤️
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