CAPITOLO 12:
Selena andò a dormire tranquilla. Lo sfogo con Daniel l'aveva davvero fatta rinascere; era vero che anni prima lo considerava un mostro, ora invece, fu costretta a guardarlo sotto tutta un'altra luce...una luce migliore.
Si cambiò, indossando una camicia larga di lino bianco e pantaloni comodi.
La mattina si svegliò poco dopo l'alba; la sua pancia brontolava parecchio, quindi senza neanche cambiarsi si diresse nella sala da pranzo.
In cucina si erano dati da fare parecchio, a giudicare dal profumo proveniente da decine di piatti deliziosi.
La gilda dei Mercenari del Mare era la più ricca di tutta la Spagna; Daniel aveva centinaia di servitori e domestici, tra i quali i cuochi.
La sala era praticamente vuota, ma Théo era già alzato come lei.
Gli si sedette accanto, salutandolo allegramente.
~ Buongiorno a te, Sel.~ rispose educato.
~ Già in piedi anche tu?~
~ Eh, sì. Devo accompagnare Ana al mercato.~ disse sconsolato.
Selena rise. Ana era la sorellina di Théo. Aveva dieci anni e era anche la migliore amica di Anita.
~ Anch'io mi sono alzata presto per il mercato.~ ammise.
~ Un'altra malata di spese...fantastico.~ commentò Théo alzando lo sguardo al soffitto riccamente dipinto dai migliori pittori spagnoli.
Selena sorrise divertita. Finirono di fare colazione chiacchierando; si salutarono e ognuno tornò nella propria stanza a cambiarsi, poiché anche Théo era in pigiama.
Cominciava davvero a apprezzare il suo ritorno in Spagna. Si rimise i vestiti del giorno precedente, ma stavolta aggiunse un po' di dettagli: non poteva mancare la collana regalatale da suo padre, un paio di orecchini a cerchio d'oro, due anelli e una lunga treccia.
Stava per uscire ma la porta si spalancò facendole quasi un livido in fronte aperta da Anita.
~ Vai al mercato e neanche me lo dici?!~ strillò la piccola tutta impettita.
~ Buongiorno anche a te, raggio di sole.~ la prese in giro Selena con un sorriso decisamente ironico.
~ Ehi!~ strillò di nuovo.
~ Sì vado al mercato. E no, non te l'ho detto perché pensavo ci andassi con Ana e Théo.~ rispose piatta.
~ Anche Ana va al mercato?! Possibile che nessuno mi dica niente qui?~ gridò esasperata.
La ragazza si sciolse in un'altra risata. Quella giornata si preannunciava davvero piacevole.
~ Ti ci porto io, va bene?~ le chiese continuando a ridere.
~ Certo che mi ci porti tu!~
~ Siamo di cattivo umore oggi, eh?~ domandò ancora Selena scrutandola con lo sguardo.
~ Ho incontrato Roxanne a colazione.~ ringhiò lei in risposta.
~ Ah, capisco.~ disse, comprendendo la causa del suo pessimo umore.
~ Sei pronta? Io vorrei partire presto.~
~ Sì certo, pronta.~ sputò tutto d'un fiato cominciando a saltellare.
~ Bene, andiamo. Almeno avremo un cavallo a testa.~
Uscirono dalla stanza e cominciarono ad attraversare gli ampi corridoi per raggiungere il giardino interno; Selena salutava ogni tanto qualche guardia, presente all'inizio e alla fine di ogni corridoio e davanti alle stanze importanti, come lo studio di Daniel. Soprattutto salutava le guardie più anziane, quelle che, dotate di grande pazienza, la ricacciavano in camera trascinandola per le orecchie quando, da piccola, pretendeva di allenarsi ogni volta che le pareva, -soprattutto di notte- tacendo poi le sue bravate a Daniel. Raggiunto il portico, le due ragazze si godettero i raggi del sole mattutino che spuntava all'orizzonte.
~ Mi lasci cavalcare Kreila?~ chiese Anita implorante.
~ Solo quando sarò morta, defunta, sepolta e polvere.~ rispose ignorando lo sguardo da cuccioletto negli occhi della bambina, che rise perché era esattamente la risposta che si aspettava: nessuno aveva mai cavalcato Kreila oltre a Selena.
Entrarono nella stalla; presero sella e briglie; e ognuna andò verso il proprio cavallo. Uscirono poco dopo in sella ai due animali. Partirono al galoppo, stavolta senza deviare per i campi, perché il mercato era già aperto a quell'ora ma gli abitanti erano troppo pigri per alzarsi così presto.
Il mercato di Jàvea era sempre uno spettacolo; non importa quante volte Selena ci fosse già stata, perché la incantava ogni volta. Una cornucopia di colori, meraviglie e profumi. Le bancarelle venivano montate prima dell'alba dai venditori, aiutati da alcuni abitanti del luogo generosi e, verso mattina, dai bambini che si divertivano a disporre la mercanzia sui banchi, spesso guadagnandoci qualcosa.
Quei venditori venivano da tutta la Spagna nella ricca città di Selena, sede anche del palazzo reale, quindi molto prestigiosa.
Le due arrivarono nella via principale una mezz'oretta dopo; affidarono i cavalli a uno stalliere e si gettarono nella baraonda del mercato. C'erano bancarelle di ogni forma e colore, grandi e piccole, interessanti o meno, che si susseguivano lungo tutta la via principale di Jàvea, fino all'ingresso del porto. L'unica cosa che le accomunava era il sorriso gentile sul volto dei venditori, tutti rispettosi e felici di poter offrire i loro prodotti nel Grande Mercato.
Anita si lanciò subito verso una bancarella piena zeppa di gioielli, spille e cose luccicanti disposte elegantemente, neanche fosse un'anaconda; Selena preferì avvicinarsi a una bancarella con dei vestiti.
Salutò in spagnolo il venditore, che rispose educatamente e cominciò a mostrarle gli abiti più belli, facendole i complimenti per il suo viso grazioso. Le spiegò che tutti gli abiti che vendeva provenivano da una città nel centro della Spagna e venivano confezionati a mano. Erano tutti stupendi, ma fu attratta da un abito turchese di lino, ricoperto totalmente da un pizzo con motivi floreali; l'acquistò e lo sistemò con cura nella bisaccia, senza stropicciarlo troppo, mentre si allontanava dalla bancarella.
~ Hola, Sel!~ la salutò Théo.
~ Théo! Sei già qui?~ chiese ridendo la ragazza, con una chiara allusione alle borse sotto agli occhi del giovane.
~ Tu che dici?~ rispose sbadigliando.
~ Non sarai già stanco?~
~ Sono ANCORA stanco, piuttosto. Da ieri sera ad essere precisi.~ sbottò.
Selena rise di gusto, davanti all'esausto assassino; Lo salutò e proseguì verso il porto, voltando la testa a destra e a sinistra per non perdersi nulla. Fece amicizia con la figlia di una venditrice di gioielli, costruiti accuratamente dalla loro famiglia. Decisero di continuare insieme il giro.
La ragazza si chiamava Naija e aveva quattordici anni; di aspetto era somigliante a Selena.
~ Da quanto tempo vivi qui, Selena?~ chiese passeggiando.
~ Ci sono nata. Ma ho passato diversi anni in Inghilterra. Sono giusto tornata da poco.~ spiegò lei sorridendole di rimando.
~ Ah, ecco! Si sente dal tuo accento che non parli spagnolo da un po'.~
Si fermarono nella piazza principale, dove una musica forte e ritmata aveva attirato decine di persone.
~ Guarda quelli!~ esclamò Naija, riferendosi a un gruppo di ragazzi che stavano ballando davanti ai musicisti.
~ Andiamo anche noi?~ domandò Selena guardando l'altra, con un largo sorriso che le illuminava il volto.
Naija le prese la mano e la trascinò dietro di lei in mezzo al cerchio creatosi per fare spazio ai giovani danzanti.
Si gettarono al centro del gruppo e cominciarono a ballare, muovendosi a ritmo; ognuno aveva i propri passi e si muoveva a modo suo.
Raramente Selena si divertiva così; stava davvero scoprendo una nuova parte di sé stessa, una parte giocosa e allegra...anche un po' infantile. Anni prima sarebbe rimasta in disparte, non avrebbe certo partecipato a un ballo di gruppo o cose del genere... Si sentiva diversa, migliore. Le piaceva essere così; a volte felice, a volte triste, certe volte arrabbiata, altre ancora tranquilla; ecco com'era: variabile quanto il suo amato mare.
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