Capitolo 13.
Una delicata brezza soffiava sulle foglie delle querce e cullava gli aghi dei pini.
Alcuni uccellini si posavano sui rami, chi per riposo e chi, come nel caso dei picchi, per fare uno spuntino a base di insetti - solitamente celati al di sotto della spessa corteccia -.
Quei teneri volatili erano gli unici esseri che pullulavano il bosco dell'Area Protetta, donando con il loro armonioso e leggiadro canto quel poco di vita che i sopravvissuti esigevano per tenere alto il morale.
Passo dopo passo, Taylor notò quanto la terra sottostante fosse secca e compatta: il sole stava facendo del suo meglio per rendere quella giornata effettivamente calda.
Procedeva al fianco di un ragazzino dal giacchetto blu, seguendo gli altri compagni lungo la strada sterrata.
L'ombra, che mai si sarebbe staccata dalle suole dei suoi scarponcini marroni, si stagliava di pochi centimetri alle sue spalle: era mezzogiorno. Il tempo era volato, infatti i sopravvissuti avevano passato la mattinata a caricare tutto l'occorrente nelle macchine, comprese le rispettive armi.
« Vediamo se riuscite a starci dietro! » esclamò Elan in testa al gruppo, interrompendo il silenzio padrone di quegli istanti di nervosismo e tensione da parte degli altri, appena raggiunse il parcheggio naturale.
Taylor la vide aprire lo sportello della Jeep e accomodarsi sul sedile del passeggero, per poi andare a osservare Jeff dal finestrino con fare impaziente.
Sbuffò rassegnata, chiedendosi per quanto tempo ancora avrebbero negato di provare dei sentimenti l'uno per l'altra. Certe volte le veniva proprio voglia di urlare loro in faccia che dovevano dichiararsi.
« Lasciate accesi i walkie-talkie » raccomandò Jeff mentre entrava a sua volta nel veicolo e si voltava per guardare loro, che erano rimasti a terra.
« Sì, papino, faremo i bravi » lo canzonò Andrea, dirigendosi invece verso il Suv con andatura spavalda.
Taylor, sbigottita, allungò il passo: non gli avrebbe di certo lasciato guidare la macchina che aveva rubato con Elan!
Senza fiatare, appena lui tirò la maniglia lei gli richiuse subito lo sportello del conducente.
« Guido io» disse calma, senza togliere la mano da quello.
« Come scusa? » rise lui, scrutandola.
« Ho detto che guido io » ripeté lei, facendo scorrere rapidamente le dita dalla carrozzeria grigia alla maniglia. Ma Andrea le afferrò il polso, costringendola a guardarlo negli occhi.
« Stai facendo sul serio, Miss Horse? » chiese divertito, mentre la castana cercava di ritrarsi.
« Certo, il Suv è mio » rispose lei sicura, smettendo di divincolarsi.
Il biondo scosse la testa, come per farle capire che aveva detto una grossa stupidaggine.
« Lo hai rubato, non è tuo ».
« Come tutto quello che abbiamo racimolato da giugno, no? » ingiunse Charlie in tono ragionevole, procurando a entrambi un lieve sussulto per il suo intervento improvviso.
Taylor approfittò della sua venuta per staccarsi dal ventunenne e per ributtarsi sulla maniglia.
« Sei lenta, Miss Horse. Devo ricordarti che raggiungi a malapena le settanta all'ora? » la schernì Andrea, gelido.
A quelle parole, Taylor si paralizzò. Allontanò la mano dalla maniglia e si girò molto lentamente, fino a incastrare le proprie iridi in quelle del ragazzo.
« E io devo ricordarti che ho un piede di porco? Sai che non mi faccio problemi a usarlo » proferì a denti stretti, socchiudendo allo stesso tempo le palpebre.
« Non lo faresti » sghignazzò lui, mandando il ciuffo biondo scuro da un lato come per affermare la sua beffardaggine.
« Vuoi scommettere? » propose Taylor, per niente intimorita, puntandogli l'indice contro.
Andrea sembrò esitare per un istante, poi si morse il labbro inferiore, sollevando lo sguardo al cielo chiaro come per riflettere meglio.
Taylor inarcò un sopracciglio, aspettando la risposta che arrivò giusto l'attimo dopo:
« Va bene, Miss Horse, guidi tu. Ma ti avviso: alla prima infrazione che commetti ti levi dal cazzo ».
"Perfetto, ora si finge pure istruttore di guida" pensò sfinita, spalancando finalmente lo sportello.
« Mi sa che allaccerò la cintura » commentò Charlie, dubbioso.
« Charlie! » esclamò Taylor con aria incredula, fissando torva il castano.
« Che c'è? È per sicurezza! » si difese energicamente il giovane superstite, sedendosi nel posto al centro.
Accompagnata dalle risatine trattenute di Andrea, Taylor mise in moto e si apprestò a fare retromarcia.
Nel momento in cui iniziò a raddrizzarsi sulla strada, leggermente segnata dalle gomme della Jeep della quale riusciva a intravedere i luminosi fanali posteriori schizzare verso il cancello dalla rete elettrificata, constatò che quella era la prima volta in assoluto che stava con i due maschi.
Sapeva quanto le facesse strano avere il busto adeguatamente scolpito di Andrea alla sua destra e i cespugliosi capelli di Charlie predominare un'esigua parte dello specchietto retrovisore, abituata solitamente alla compagnia di Elan.
Dopo aver superato il cancello, Charlie si offrì di richiuderlo lasciandoli così da soli.
Taylor iniziò a controllare febbrilmente la strada asfaltata che avrebbe percorso di lì a poco, sperando con tutta se stessa di non ritrovarsi uno zombie sul cofano.
« Alla fine chi ha vinto? » chiese una voce curiosa oltre i loro walkie-talkie.
« Io » rispose subito Taylor, contenta, togliendo il pollice dal pulsante che aveva premuto.
« È tutto da vedere, invece! » ribatté Andrea, strappandole l'apparecchio dalla mano.
"Usare il suo, no? Ah già, se non tocca le mie cose si sente male" pensò adirata, scoccandogli un'occhiata velenosa che lui ignorò.
« Così li perdiamo! » urlò Charlie allarmato, piombando all'improvviso in macchina.
« Dai gas » suggerì Andrea, posando il walkie-talkie sotto la radio.
« So quello che devo fare » bofonchiò esausta, schiacciando il piede destro sull'acceleratore.
Tuttavia, a sua sorpresa, la macchina non andò avanti. Anzi, si spense.
Arrossendo dall'imbarazzo, deglutì e ruotò frettolosamente la chiave nella toppa, sentendosi gli occhi sconvolti dei due addosso.
« Non credevo che avresti sbagliato fin da subito. Voglio dire, non hai fatto nemmeno un chilometro! » la stuzzicò Andrea in tono grave, scuotendo il capo a sinistra e a destra. « Un patto è un patto, scendi! »
« Cosa? Guarda che poteva capitare a tutti » si lamentò Taylor, spostando la ciocca che le era andata sulla guancia dietro l'orecchio.
« Li abbiamo persi » mormorò frustrato Charlie, alle loro spalle, alludendo a Jeff e a Elan.
Udendo il rombo metallico del motore, Taylor sospirò sollevata e riposò il piede sul pedale.
Andrea aprì bocca, ma la richiuse, concedendole una seconda chance.
Dopo pochi minuti raggiunsero la Jeep, che era nelle prossimità di Palm Springs.
In quel momento la carreggiata era vuota, cosa di cui Taylor fu immensamente grata. Anche perché non sapeva come accidenti avrebbe reagito Andrea se l'avesse vista risparmiare gli zombie che le avrebbero, presto o tardi, ostacolato il passaggio.
Oltrepassarono varie ville con piscina e casette dai giardini discretamente curati, sebbene non piovesse da un sacco: le piante grasse erano di fatto le più presenti, specialmente le palme e le cicas.
Virò a destra per intraprendere una via abbastanza stretta, senza perdere d'occhio la Jeep.
A un tratto qualcosa li urtò, mandandoli a sbandare.
Taylor, che era abituata a questo genere di assalti, recuperò presto il controllo del Suv, riportandolo sulla strada.
« Ah! È un vecchio! » strillò Charlie, terrorizzato.
« Miss Horse, che stai aspettando? Mettilo sotto! » esclamò Andrea, voltandosi a vedere come stesse Charlie.
Ma la castana non se la sentiva: c'era sempre un'altra soluzione.
Cercò di studiare un piano, mentre dal riflesso dello specchietto laterale vedeva il rachitico zombie, dalle ossa delle gambe curvate all'interno, farsi sempre più vicino.
"Per accelerare mi serve spazio" pensò, afferrando il walkie-talkie con l'intento di comunicare al leader di fare lo stesso.
« Che fai? » domandò stranito Andrea. « Investilo, dannazione! »
Taylor non ebbe nemmeno il tempo di premere il pulsante che il walkie-talkie le cadde dal palmo a causa della potente sfiancata che l'essere diede alla loro sinistra.
« Vuole rompere il finestrino! » ululò Charlie, scalando immediatamente di posto.
Taylor tentò di rassicurarlo quando delle dita calde le avvolsero le mani, costringendola a sterzare di botto.
Un urlo agghiacciante si levò all'esterno: lo zombie era caracollato sul marciapiede.
« Ci voleva tanto, cazzo? » le chiese Andrea, irritato, rimettendosi dritto.
« I-io » balbettò Taylor, la voce incrinata dalla tristezza che le stava salendo nel vedere la sagoma inerte del morto vivente.
Era appena accaduto ciò che aveva temuto un attimo prima. Cosa ne poteva sapere lui della pietà? A lei facevano pena, gli zombie. Ammazzarli le costava una fatica enorme, al contrario di Andrea.
« Avanti, scendi » disse lui, intimandole di frenare.
Taylor, inspirando, lo accontentò.
Così si sedette al suo posto e gettò uno sguardo al castano, che si era calmato.
« Ragazzi, tutto bene? Abbiamo seguito la scena da qui » disse una voce acuta dai loro apparecchi, risuonando in tal modo più forte del normale.
« Miss Horse ha paura, ma Miss Horse ha un valoroso cavaliere al suo fianco che agisce sempre » scherzò Andrea, rivolgendole un piccolo sorriso.
Taylor corrugò la fronte, chiedendosi se lo stesse facendo apposta o meno.
« Da adesso in avanti ci pensiamo noi » si aggiunse la voce del soldato.
« Ci faresti un grande favore! » rispose Charlie, supplichevole.
« E il divertimento dov'è? » rise Andrea, scaraventando il walkie-talkie all'indietro, mancandolo di un pelo.
Sulle labbra di Taylor si disegnò un sottile sorriso. Poggiò il braccio destro sul bracciolo e si perse a osservare i diversi tetti rossi delle ville che, una dopo l'altra, si mostravano alla sua vista.
Uscirono da una città ed entrarono nella successiva, facendo oltretutto una piccola sosta a Bakersfield per bere e mangiare qualche snack che - Charlie prima tra tutti se ne era occupato - si erano portati dietro.
Taylor ed Elan si affaccendarono anche a trovare un bagno da poter utilizzare.
Come Elan le disse, zittendo al contempo le battutine dei maschi sul fatto che non riuscissero a trattenerla, "quando la natura chiama bisogna rispondere".
Dopo una ventina di minuti ripartirono con più energie: direzione Fresno.
Si notava la differenza tra una località e l'altra sia per l'atmosfera che vi regnava sia per i morti viventi che ciondolavano ogni dove.
Palm Springs, come accertò Charlie in un momento di pura noia, era quella che ne contava di meno.
Ciononostante, Taylor non impedì ad Andrea di travolgere quelli che gli correvano contro. Il viaggio non lo poteva definire certo piacevole, ma almeno dentro la macchina si stava bene e doveva ammettere che il ventunenne sapeva guidare divinamente.
Arrivati al centro di Fresno, rallentarono per zigzagare tra i veicoli che riempivano le strade.
Gli occhi di Taylor brillarono di una profonda nostalgia quando distinsero i palazzi di una via in particolare: conduceva al suo quartiere, quello in cui si era ritrovata a sopravvivere prima di incontrare Jeff Moul.
« Abitavi lì dentro? » le domandò Charlie, aggrappandosi al poggiatesta della ragazza.
« Oh? Sì, in uno dei quei condomini » rispose lei piano, distogliendo lo sguardo quando Andrea prese un'altra strada.
« Sono messi male » ridacchiò quest'ultimo, riferendosi principalmente alle fondamenta incenerite e ai muri crepati che accomunavano la gran parte degli edifici circostanti.
« Ma non mi dire » commentò Taylor, sbuffando.
« Be', se vedessi Santa Maria » spiattellò Charlie, abbassando il tono della voce affinché solo lei potesse udirlo.
« Com'è? » sussurrò Taylor, incuriosita.
« Ci sono stato due volte con Elan, ma ti giuro che sembra come se vi fosse scoppiata la terza guerra mondiale! ».
Taylor sorrise a quelle parole e rifilò un'occhiata di sfida all'altro.
« Che ti ha detto l'idiota? » chiese Andrea, ricambiando lo sguardo con fare perplesso.
« Niente » mentì lei, scrollando le spalle per rendere credibile la bugia.
« Perché mi stai guardando, altrimenti? ».
« Così » ammise Taylor, con finta indifferenza, reprimendo una risata.
Trascorsero un'altra ora in macchina. Il cielo, a poco a poco, si colorava di un arancione candido e le nuvole, raggruppate verso ovest, di un rosa pastello.
Il pomeriggio stava sfumando e gli zombie cominciavano a destarsi dalla loro perenne tranquillità, colti dall'istinto di caccia.
I sopravvissuti non erano lontani dalla prima tappa, come Jeff continuava a ripetere loro.
Stavano sgommando su una strada alternativa che collimava con l'autostrada, erano quasi a Madera.
Taylor, che si era stufata di guardare il paesaggio, aveva tirato fuori dal suo zaino un libro e aveva iniziato a leggerlo dal punto in cui aveva messo il segnalibro.
A un tratto, percossa da un dosso che Andrea aveva attraversato velocemente, si accorse di come lui gettava spesso uno sguardo infastidito al quattordicenne, che se ne stava per i fatti suoi, con le cuffie di un mp3 rubato nelle orecchie.
Soffermandosi su quel piccolo lettore di musica, ricordò che di recente aveva costruito un caricatore autonomo composto da due motori che, girando, si alimentavano da soli.
« Ascolti ancora quella roba? » sbottò Andrea, cambiando marcia.
Taylor socchiuse il libro.
« Lascialo stare, deve pur fare qualcosa » lo ammonì.
« Parla quello che spacca la legna come passatempo » ribatté Charlie, testardo, cliccando il tasto su cui vi era inciso il segno del più.
« Per tua informazione senza legna il fuoco non si accende. E tu mangi come tutti gli altri, no? » replicò Andrea, arcigno, guardando storto Charlie dallo specchietto retrovisore.
« Io posso anche fare a meno del- » esplose Charlie, la fronte corrugata dall'avvilimento, ma Taylor con un cenno della mano gli fece capire di tacere.
« Il viaggio è lungo, cervello viziato, perciò che ognuno passi il tempo come gli pare e piace » disse, riaprendo il libro di scatto.
Seguì finalmente il silenzio tanto atteso dalla castana. Charlie, dopo aver tirato su con il naso, era tornato ad ascoltare la musica, mentre Andrea aveva riportato la sua attenzione sulla strada.
Sfogliando una pagina, constatò quanto dovesse essere tremendo avere dei fratelli come loro. Fortuna che era figlia unica.
« Comunque non sono così viziato come pensi » proferì Andrea, qualche istante più tardi, frenando per non tamponare la Jeep che stava facendo inversione.
Alzando lo sguardo oltre quella, Taylor notò i residui di due macchine fracassate bloccare il passaggio: i vetri rotti e i pezzi di metallo rivolti verso l'alto costituivano una grande minaccia per le gomme delle loro ruote.
« Arretra » disse spiccia, indirizzando di nuovo il naso quasi aquilino sulla pagina.
Andrea, espirando, eseguì il suo comando senza ribattere e aspettò che il leader decidesse quale via imboccare.
« Che leggi? » le chiese nel frattempo, stranamente interessato.
Socchiudendo ancora una volta il libro per mostrargli la copertina, Taylor rispose: « Il Signore degli Anelli e la Compagnia dell'Anello ».
« E hai una cotta per il personaggio biondo, vero? » continuò lui, cambiando marcia per stare dietro la Jeep.
« Sì! Legolas! » esclamò allegramente Taylor, osservandolo radiosa.
Poi si incupì: « Ma tu come fai a saperlo? »
« C'è sempre un biondo attraente in una storia » spiegò, rivolgendole una smorfia maliziosa.
Taylor, sentendo le guance bruciare per le iridi nocciola chiaro che la stavano lentamente incantando, sbuffò e si obbligò a distogliere lo sguardo per incollarlo sul capitolo.
« Ah, l'amore! » esclamò con aria sognante Charlie, guadagnandosi un pugnetto sul ginocchio sinistro da Andrea.
« Abbiamo ampia scelta » disse una ragazza dal top fucsia a maniche lunghe, sollevando il coperchio di una grossa cassa di plastica.
Taylor le si accostò, osservando da sopra la sua spalla il contenuto.
Vi erano barattoli di ceci, lenticchie, fagioli e verdure sott'aceto, tra cui cetrioli e pomodori secchi che, Taylor ne era certa, avrebbe mangiato solo Jeff.
Erano i pacchi di pasta e di minestra che occupavano gran parte della cassa, oltre alle fette di pane confezionato.
« E il mais? » chiese, scansando alcuni barattoli per vederne l'etichetta.
« Ecco che ci siamo scordati! » esclamò Elan, colpendosi una coscia rivestita da uno shorts nero.
Taylor smise di cercare e scoppiò in una breve risata che attenuò all'istante perché una testa riccioluta si era insinuata sotto al suo braccio.
« Posso aiutarvi? » chiese Charlie, con aria felice.
Taylor lo strinse a sé, scombussolandogli i capelli ribelli.
« Mmh, fammi pensare » rispose Elan, picchiettando un indice sul mento. « Puoi aiutarci a cucinare, che dici? »
« Va bene! Anche perché non ho nulla da fare » concordò il piccolo, sottraendosi da Taylor per correre a prendere una borsa dal bagagliaio del Suv, nella quale Elan aveva infilato le pentole con i mestoli e le posate.
Si erano fermati appena dopo Madera, dato che il sole stava calando a rotta di collo.
Avevano abbandonato di qualche metro la strada e si erano accampati in mezzo a una terra piana, priva di vegetazione, con le sole rocce che decoravano quel territorio calmo e caldo.
Jeff e Andrea erano chini su un falò improvvisato, ancora spento: avrebbero usato il carbone, non avendo legna attorno.
« Secondo me un buon brodo di pollo ci starebbe » espose Elan pensierosa, girandosi tra le mani un pacchetto di dadi.
« Sì, mi piace » assentì Taylor. Vide Charlie tornare, perciò si scansò, così da permettergli di depositare la borsa sul cassone della Jeep.
« Da dove iniziamo? » chiese eccitato, guardando prima l'una e poi l'altra.
« Te lo mangeresti del pane bruschettato all'olio? ».
« Certo! » rispose Charlie a Elan.
« Ottimo, allora vai a prendere l'olio » terminò Elan, accennandogli la macchina.
Charlie annuì vigorosamente e sparì.
« Sai, è difficile cucinare qualcosa di sostanzioso con quel poco che riusciamo a trovare. Ma sono contenta di come tu sappia sempre cosa preparare » le confessò Taylor, sincera.
« Grazie » sorrise lei, tirando fuori da una seconda cassa una bottiglia d'acqua. « Oh, hanno acceso il fuoco! » aggiunse.
Taylor si volse a guardare la fiamma che si stava pian piano divorando i tozzi pezzi di carbone, allungando i suoi tentacoli verso il cielo imbrunito: potevano essere, a occhio e croce, le sei e mezza.
« I sacchi a pelo! Dov'è che li abbiamo messi? » si illuminò all'improvviso Elan.
« Sempre nel Suv, se non sbaglio. Vado io » rispose lei, girando sui tacchi.
Superò Charlie, che si era messo a saltellare, e aprì il bagagliaio.
« Aspetta, ti do una mano. O anche due ».
Taylor, colta alla sprovvista, saltò sul posto picchiando la testa contro lo sportello.
« Tutto bene? » le sorrise Jeff bonario, sebbene l'ombra di una risata repressa manifestasse il suo vero stato d'animo.
Taylor annuì, un po' intontita, e tirò a sé l'involucro di un pesante piumino celeste.
Jeff ne afferrò uno verde, uno rosso e uno giallo, tenendo quest'ultimo sulla spalla.
"Mi resta il suo" pensò, sporgendosi in avanti per acchiappare un lembo dell'involucro nero.
Per loro quei sacchi a pelo erano stati come un colpo di fulmine: quando li avevano visti nella ferramenta non avevano perso tempo a impadronirsene.
Seguì il soldato fino al falò, dove lo vide cedere il sacco rosso ad Andrea.
Lei, gettando uno sguardo a Elan, che stava svuotando due bottiglie d'acqua nella pentola, attese che Jeff spiegasse quello giallo per rendergli quello nero.
Poi andò a slacciare i lacci del suo, srotolandolo sulla terra asciutta a cinque palmi dal falò sempre crescente, mentre alla sua sinistra Andrea aveva già sistemato il suo.
Rialzatasi, si allarmò notando il sacco a pelo nero, oltre il falò, posizionato tra quello giallo e quello verde: appartenevano rispettivamente a Elan e a Charlie.
Quindi si riabbassò e afferrò il piumino con l'intenzione di portarlo sopra a quello dell'amica, così da averla testa a testa, quando una voce presuntuosa la bloccò nell'atto.
« Sei lesbica? ».
« Cosa? No! » rispose, sbalordita a quella domanda diretta.
« Perché ti allontani? » insisté Andrea, inarcando un sopracciglio.
« Volevo stare vicino a Elan » rispose Taylor goffamente, ancora stupefatta da quella sua espressione tanto insolente.
« Di' la verità, ti spaventa l'idea di dormire accanto a un biondo palestrato, vero? ».
« Assolutamente no! » disse Taylor con enfasi, accompagnando la sua risposta con un gesto di diniego, cosa che le fece cascare il piumino dalle mani.
« Perfetto! » concluse Andrea, trionfante, avvicinandosi e prendendo il sacco a pelo della ragazza per poi andare a trascinarlo di fianco al suo.
Taylor si accorse troppo tardi di aver fatto una cavolata, ma si decise a non pensarci: in fondo, era abituata alla sua sfacciataggine.
Angolo Autrice:
Chi avrebbe mai immaginato che un ragazzino, dallo sguardo innocente, come Charlie potesse essere tanto dispettoso!
A quanto pare la sua vittima preferita è proprio il nostro biondo arrogante, che poi tanto arrogante non è (un rompiscatole, questo sì)!
Avete notato quanto lui sia così vicino a Taylor? Certo, la prende in giro (come per il fatto che non sa guidare) ma alla fine non sembra offenderla per davvero!
Qual è la vostra impressione su di lui?
Ahi-ahi! Gli zombie continuano a dargli corda, fortunatamente sanno come cavarsela.
Secondo voi Taylor userà mai la pistola che Jeff le ha dato?
E, parlando proprio del soldato, secondo voi come si evolverà il suo rapporto con Elan?
Se lo avete notato, lui le sta vicino così come Andrea sta sempre appiccicato alla nostra protagonista.
Oppure resteranno solo amici?
Il mio questionario finisce qui ahaha (scherzo ovviamente! ).
Prima di lasciarvi ringrazio ancora una volta la mia adorata editor personale (nonché amica) Alyssa_Dream, per aver letto e revisionato anche questi due capitoli. ❤️
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