Una frazione tra il tempo e l'immaginazione
I fiori, riflessi nelle iridi della ragazza, tracciavano i loro contorni con una nitidezza intangibile, arricciandosi e pendendo verso il basso. Arsi dal buio che fuoriusciva copioso dalla pupilla, tremavano rinsecchiti, sul punto di cedere al volere della gravità. Gli occhi di Jessie brillavano, vitrei come quelli di specchi lustri.
Era uno spettacolo dalle tinte grottesche. Dell'occhio rimaneva solo l'ombra della pupilla, mentre i pigmenti circostanti erano diafani come spettri. Dan scorgeva con precisione le sfumature di quei petali privi di vita, leggermente deformati dalla curvatura della cornea, divenuta tela. Lo sguardo era tramutato in una finestra, barriera frapposta tra le luci di una stanza e la notte priva di stelle. Riproduceva l'immagine dei fiori, conficcati nel terriccio di un vaso.
Bastò un attimo. Una frazione tra il tempo e l'immaginazione. Il ragazzo sbatté le palpebre e fu travolto dalla realtà. I fiori che sbucavano lì davanti a lui erano vegeti e colorati. Vivi. Ma negli occhi di Jessie quella certezza si dissolveva in una bugia di appassimento. Lo sguardo della fidanzata, così irreale, formava un acquitrino di sgomento. In esso inabissava l'incredulità: il riflesso morto di un essere in vita sprofondava in quelle acque putride.
A distrarlo dal vortice di siccità e colori fu una nausea soverchiante. Il mal di stomaco spazzò via i pensieri, l'acquitrino, lo sbigottimento. Dan fu costretto a serrare gli occhi, per evitare di rimettere davanti a tutti i presenti.
"Desidera ordinare qualcosa anche lei?" gli chiese la cameriera dal volto pallido, giunta al tavolo un po' trafelata. Lo osservò per qualche istante. Poi constatò che qualcosa non andava.
"Si sente bene?"
Dan riaprì gli occhi di colpo. Madido di sudore, allontanò con un cenno la cameriera, perturbata da una smorfia di apprensione. La giovane chinò leggermente il capo in segno di ascolto e fece qualche passo incerto. Si fermò, voltando la testa, per dare un'ultima sbirciata. Infine, riprese a servire i tavoli.
Poco dopo, il ragazzo cominciò a percepire la voce di Jessie. Gli chiedeva se fosse tutto a posto, con fare preoccupato.
Dan, quasi terrorizzato, tornò a guardarla. Gli occhi della fidanzata erano tornati azzurri. Un riflesso non più cristallino, bensì opaco e quasi impercettibile, figurava in qualche fiore dai petali accesi. Tutto pareva sottostare alle leggi della normalità.
Il ragazzo deglutì, cercando di mandare giù l'idea che l'impossibile fosse stato uno scherzo della fantasia. Gli occhi lisci come il vetro e i fiori morti erano scomparsi.
Servirono molte birre per placare il batticuore.
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