Stracci di nuvole
Dan inserì le chiavi nella toppa e abbassò la maniglia. Il calore del camino lo accolse, placido, infilandosi tra i vestiti bagnati. Abbracciò le membra infreddolite e sciolse la neve impigliata sulla sciarpa. Il ragazzo, stordito da quel tepore, si sedette su una sedia e chiuse gli occhi. Tra le tenebre delle palpebre, il fuoco scoppiettava più audace, circondato dalle ombre del sonno. Fu la sedia sbilenca a richiamarlo con il suo cigolio. Gli suggerì di trovare un altro posto per dormire. Dan si alzò barcollando. L'ansia della mattina, la bugia, l'attesa e la tormenta lo avevano sfiancato e la stanchezza gli era piombata addosso di colpo, non appena varcata la soglia di casa. Giunto in camera, si svestì frettolosamente prima di crollare sul letto sfatto.
Dan si svegliò in piena notte. Fuori dalla finestra, stelle e stracci di nuvole danzavano in un cielo senza luna. Di fianco a lui, solo le lenzuola. Se ne accorse solo dopo averle abbracciate, scambiandole per Jessie. Confuso, schiuse a fatica le palpebre e scrutò il buio. La luce del bagno era spenta e Jessie non sembrava essere lì. Non la vedeva da quando aveva mentito. Doveva scusarsi, anche solo riportandola tra le comodità di un materasso.
Con un sospiro, si alzò e si diresse in salotto, ancora intorpidito dal sonno. Fu una fatica vana. Sul divano non vi era nessuno. Provò a controllare in cucina, ma Jessie non era lì a frugare qualche cioccolatino in preda alla fame notturna.
In casa vi erano solo Dan e il panico crescente in lui.
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