Non sei come gli altri

Dan afferrò una delle tante riviste ammucchiate sul tavolino della sala d'attesa. Sfogliandola, ebbe l'impressione di non riuscire a distinguere le parole, chiazze di inchiostro intervallate a immagini sfuocate. Era l'agitazione a sfumare ogni frase, ogni fotografia.

Quel giorno si era vestito di tutto punto. Aveva mozzato un ciuffo e mentito a Jessie, raccontandole una mezza verità. Non poteva aprirsi con lei. Avrebbe risolto in silenzio la corruzione della propria mente.

Il clangore della maniglia lo distolse dai pensieri. La signora Marin, appena sbucata dallo studio, gli fece un cenno invitandolo ad entrare. Dan si alzò di scatto e posò la rivista al suo posto, allungando il braccio tremante.

"Non sei come gli altri pazienti, dimostralo" si ripeteva mentre percorreva il corridoio. Era una cantilena infinita. Si interruppe solo quando si accomodò sulla poltrona dello studio. Al suo posto, un altro ritornello.

"Alla fine sto solo soffrendo, non impazzendo".

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