Nessuno si merita di essere un cuscino
Jessie non fiatò. L'espressione del ragazzo le suggeriva il silenzio. Ciò che sconvolgeva i lineamenti di Dan era il turbamento. Pareva che qualcuno gli avesse sprimacciato per bene la testa, scambiandola per un cuscino impolverato. L'inquietudine, vessata dai continui colpi, era esplosa, scheggiando le pareti del cranio con i suoi frammenti affilati.
«Nessuno si merita di essere un cuscino» barbugliò Dan, materializzando a parole la metafora che gli ronzava nella testa. Era l'unico pensiero che distingueva chiaramente in mezzo alla tregenda indefinita della confusione.
La ragazza, udendo quella frase alquanto stramba, alzò il sopracciglio per un istante. Era solita a esprimere così lo stupore. Si coprì in fretta il viso con le mani. Quando le levò, al loro posto splendeva un sorriso.
«Già, ben detto» esclamò a gran voce.
Dan, in parte acquietato da quel sorriso, prese una boccata d'aria e cominciò a raschiare la mente in cerca di spiegazioni. Scelse la più sensata e tentò di convincersi della sua veridicità. Che avesse scattato una foto all'albero intonso, dimenticandosi di fare lo stesso con il risultato finale?
«Sì deve essere andata così!» bisbigliò tra sé e sé, mentre picchiettava lo schermo del cellulare.
Jessie non tardò a rispondere con un verso di assenso e un cenno del capo.
Il ragazzo si sfregò la tempia per calmare un leggero prurito. L'agitazione andava pian piano svanendo insieme al formicolio. La voce di Jessie era come una grattata per l'anima, in grado di placare ogni pizzicore del cuore.
«I fagioli sono creature malvagie.»
«Proprio così.»
«Gli asparagi, invece, sono i migliori.»
«Esatto» esclamò lei, piena di entusiasmo.
Dan sghignazzò. La risata, benché stridula e soffocata da un'angoscia che la ragione non riusciva a sottomettere, suonava spontanea.
«Ora, però, piantala di annuire a ogni stupidata.»
La ragazza, colta alla sprovvista, ponderò quelle parole e finì per proferire un dispettoso "sì". Dan sbuffò divertito e scosse il capo. Un sorriso abbozzato gli addolciva i lineamenti duri. La fidanzata era riuscita a liquefare la tensione che lo avvinghiava.
Immersi nel silenzio, i due si presero per mano e lasciarono svanire il ricordo della corteccia vergine. Passo dopo passo, attraversarono il bosco, avvolti dal gelo della notte. Nella mano di Dan la torcia non tremava più.
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