Animale furtivo
Dan aprì gli occhi di colpo. Una distesa di lentiggini biancastre marchiava il cielo attraverso la finestra. Lentiggini che poco a poco scivolavano giù dalle guance dell'orizzonte e finivano per divenire un tutt'uno nel velare il fango e le foglie morte. Un sudario adibito a celare il marciume ma non il tanfo.
Il ragazzo si divincolò tra le coperte di lana, per liberarsene. Infine, diede una pedata al piumone e riuscì a toglierselo di dosso. Rimase sul letto con le gambe divaricate, punto dal freddo che spifferava attraverso le fessure. I primi brividi lo spinsero ad alzarsi. Un maglione e dei pantaloni della tuta lo aspettavano ammucchiati sopra a una sedia sbilenca, ormai incapace di sostenere il peso di una persona. Dan si infilò i vestiti e sbadigliò, ancora assonnato. Non si accorse che fuori dalla finestra i fiocchi di neve nascondevano sempre più delle impronte. Erano i solchi lasciati dalle zampe di un animale furtivo.
"Jessie, hai fame o ti basta un caffè?".
Non ricevendo alcuna risposta, si girò per accertarsi di non aver svegliato la fidanzata. I cadaveri delle tre sveglie, accantonate all'interno di uno scatolone, gli rammendavano di prestare attenzione al sonno della ragazza. Del resto, Dan non voleva fare la fine di un rottame. Quella mattina, tra i calci al piumone e il proprio vociare, aveva rischiato grosso.
Ma sul letto non vi giaceva nessuno.
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