17

Andiamo verso la casa di Terra .
Abbiamo tutti gli occhi puntati addosso: tra i pochi scienziati presenti e i militari, ci saranno state circa una cinquantina di persone.
Sono teso come se mi avessero infilato una scopa al posto della schiena.

Guardo Terra che sembra piuttosto sicura di sé e spavalda, ogni tanto saluta con un cenno o un sorriso persone di ogni tipo.
Non so come faccia a sentirsi a suo agio in una situazione del genere, praticamente al centro dell'attenzione di chiunque non stia lavorando.
Ma non era lei quella timida e spaventata da tutto?

Ad un certo punto una donna bassina e tozza si alza, dal tavolo su cui era seduta, e corre ad abbracciare Terra con trasporto.
Questa scena mi avrebbe fatto piangere, se solo non mi fossi indurito con tutto quello che è successo.

"Terra, da quanto" dice con affetto dopo essersi staccata.
"Troppo Laura, davvero troppo"
"Mi dispiace moltissimo per tuo padre"
"Anche a me- sospira -come sei riuscita a sopravvivere all'esplosione nel laboratorio?"
La donna, Laura, sembra mortificata, quasi sul punto di piangere.
"E-ero stata licenziata"
Terra sgrana gli occhi.
"Tu?" Dice come se fosse una cosa impensabile
"Dopo tutto quello che hai fatto per l'azienda?"
Le mette una mano sulla spalla, sfregandola ritmicamente per consolarla.
"Il capo mi ha riassunta. Sono l'unica in vita che sa a cosa stavano lavorando tuo padre e gli altri"
Si sofferma ad osservarla da capo a piedi.
"Tranne ovviamente te" conclude.
Lei indietreggia assottigliando gli occhi.
"Ho promesso che non avrei rivelato nulla. Tu lo sai, eri presente" risponde con tono sommesso
"Non vuol dire nulla, se rivelassi qualcosa, verrei licenziata di nuovo"

Lei indietreggia ancora di più, è come un bicchiere di vetro in mezzo ad un tornado: piccola e fragile, sul punto di rompersi.
Quando le sue spalle sbattono contro il mio petto, si gira per chiedermi scusa, ma le sorrido rassicurante.
Circondo le sue spalle con il mio braccio e dico:"Se ha detto che non rivelerà nulla, allora non lo farà. È una di parola. Io le credo"
Rachele mi sorride e arrossisce leggermente.
Laura guarda prima me e poi lei, più volte.
"Ti chiami Tommaso, vero?" chiede con un ampio sorriso
"E tu come lo sai?"
"Hai una faccia da Tommaso" risponde in modo civettuolo.
Strana questa.
"Ora dobbiamo andare dal capo, a dopo" dice Terra con fare sbrigativo.
Si allontana e mi tira il braccio.
Gli altri ci seguono ed entriamo in casa sua.

Appena siamo tutti dentro la porta cigola per poi chiudersi.
Tutto è come prima, tranne per l'uomo che, seduto di spalle, guarda la finestra quasi totalmente sprangata.
"Sono stato qui una volta. Prima di questo inferno. Casa tua è cambiata molto- si volta -Terra"
Il suo volto è come la sua corporatura: alto e sottile.
"Avevo detto di far entrare solo te" sospira leggermente, il tono è controllato
"E io ho detto il contrario" ringhia lei in risposta
"Cosa volete? Se sei tornato qua, ci deve essere un motivo"
"Mi hanno obbligato a tornare qua" inizia
"Ma non mi dire" replica lei, ironica
Lui tossichia per farla smettere di parlare.
"Perché dobbiamo sapere cosa facevano tuo padre e i suoi colleghi in quel laboratorio"
"Sa anche lei che abbiamo giurato sulla nostra vita, non sia stupido, e anche se potessi, non lo direi mai a lei"
"L'hanno iniettata anche a te quella sostanza. A te e a tua madre" si avvicina
"Dov'è quella santa donna? Hai ammazzato anche lei?" dice alzando tono di voce
"È morta" risponde tombale
"Morta? Non può morire. Non per quei mostri"
"Sono uomini"
"Erano uomini, erano. Adesso quei cosi sono solo un pericolo per noi. Nessun altro paese ci aiuterà, dobbiamo cavarcela da soli"
Rachele è immobile, una statua.
Una statua che guarda malissimo quel tizio.
"E qui entri in gioco tu" finisce
"Io?"
"Tu"
"Io"
"Si, tu."
"Sta scherzando vero?"
L'uomo prende a muoversi da un lato all'altro della stanza.
"Hai già superato brillantemente i nostri test per entrare in laboratorio. Non avresti problemi ad andare fino al luogo stabilito."
"Posso darti del tu"
"Ma certamente"
"Bene, Nicola, spiegami cosa dovrei fare; andare in quel posto, va bene, ma poi? Uccidere quanto più possibile zombie inferociti, nascondermi in un laboratorio e... basta? Magari venire punta da aghi come uno spillino, in cerca della soluzione versata nel mio sangue?"
Questa logica lo lascia spiazzato: resta fermo, a bocca aperta, senza proferire una risposta sensata.
Dopo essersi ripreso dal suo stato di trance, tossicchia nervoso.
"Non intendiamo farti fare questo"
"Anche se ci sono andata molto vicino" finisce Rachele al suo posto
Dopo un momento di silenzio risponde teso: "Si"
"Però non del tutto" si rianima
"Infatti ti, anzi, vi daremo una mano" tenta di sorridere, ma gli viene piuttosto falso.
Non penso debba ingraziarsi molta gente per ottenere quello che vuole.

Terra pov's

"Devi solo portare tua madre al laboratorio di tuo padre." sorride tentando di sembrare normale.

Questo è tutto scemo.

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