Svariate patatine dopo
I tre si sono raccolti ognuno nel rispettivo angolino, per scrivere il proprio punto di vista, preparandosi a un successivo confronto.
Apre Mandorla, perché è la più veloce e gli altri due sono ancora intenti a elaborare pensieri.
"Ecco la mia esperienza: mi hanno detto che ero lesbica perché stavo con una, poi che ero etero perché stavo con uno, poi che ero troia perché stavo con due; a un certo punto mi sono scocciata. Che poi le etichette spesso sono gli altri ad appiccicarle, se uno se le dà da solo per me è un po' folle.
C'è sempre quella sensazione che un'etichetta non possa spiegare pienamente un concetto che varia da persona a persona: il modo di voler bene e di amare è unico e si impara e si evolve, non è uguale neanche da un giorno all'altro. Per questo voglio scegliere io e soltanto io le parole che descrivono i miei rapporti e i miei sentimenti."
Poi è la volta di Porcellino domestico.
"Non disdegno nessuna parola, ma sempre e solo l'uso che se ne fa. Chi ha lottato per i diritti lgbtq non può essere ignorato o addirittura sottostimato. Purtroppo il desiderio di identificarsi in un gruppo ha portato alla creazione di tante categorie e, di conseguenza, ha alimentato la discriminazione anche fra le stesse.
Gli esseri umani tendono istintivamente a creare una classificazione, sono competitivi, quindi il discorso discriminazione è pressoché inevitabile.
Tali termini però non definiscono la persona, solo un suo aspetto, come se un albero si facesse foglia. Quindi non si può identificare una persona in base al suo orientamento sessuale. Punto."
Revy apre il foglio su cui stava scrivendo e legge ad alta voce, infervorata.
"Lesbica succhiacazzi.
Se stai con una donna, vuol dire che non vuoi diventare madre.
Stai con una donna perché non hai ancora provato il mio cazzo.
Sto con una donna... perché la amo.
Non è difficile da dire e non è nemmeno difficile da capire. Ci sono parole, tante parole, nel nostro vocabolario italiano, eppure le più gettonate tendono ad essere quelle che per forza devono etichettare un tipo di relazione o una tipologia di persona.
Il problema non sta tanto nella parola in sé, ma nell'uso improprio che la gente tende a farne.
Il termine gay viene sfruttato come insulto, offesa, termine discriminatorio nei confronti di una persona qualunque, che vive in un posto qualunque e fa un lavoro qualunque. Tante, troppe volte nel quotidiano si sente gente usare il termine gay in questo modo e quello che mi chiedo io è: è davvero necessario?
Perché dà così fastidio se una persona, un uomo, ama un altro uomo?
Penso che il problema sia solo ed esclusivamente legato alla società di cui facciamo parte, perché se una cosa è sotto i nostri occhi e la viviamo quotidianamente allora è una cosa normale – ordinaria.
Se una cosa invece non viene vissuta non è reale o sbagliata.
La discriminazione verso gli omosessuali (e non lo dico da omosessuale) non ha senso di esistere, che è una frase fatta e banale, ma è reale.
È come se io, dall'altra parte, vedessi solo il mio tipo di amore e non accettassi l'amore fra un uomo e una donna. Che cosa ci distingue? Che cosa ci differenzia così tanto?
Il sentimento è lo stesso, può solo cambiare d'intensità."
~
Porcellino - Quindi, da quello che leggo, direi che voi pensate alla parola etichetta come a un insulto riferito a un aspetto che non viene accettato dalla società che si identifica come normale. Giusto?
Revy - Esattamente. Una cosa diversa, insolita, sbagliata.
Porcellino - Io lo intendevo piuttosto come il far diventare una persona, che è un mondo, un semplice orientamento sessuale. Quindi eliminando tutto il resto.
Mandorla - Io non lo sento come un insulto, ma solo come un'imprecisione, una parola che ingabbia cose che per loro natura non sento atte a essere ingabbiate.
Porcellino - Ti sta stretta, in sostanza.
Revy - Sembra che sia la mia identificazione. La gente mi parla e vede solo quello. Non vede altro. Non vuole andare oltre. Si fossilizza sul mio modo di stare bene con me stessa, di amare me stessa e le persone che ho intorno.
Porcellino - Ok, ci siamo, state condividendo il mio pensiero.
Mandorla - Sì, esatto. Diventiamo quello che la nostra etichetta ci dà. Ma siamo persone e in quanto tali caratterizzate da mille sfaccettature diverse. È vero che l'uomo ha bisogno di schemi per parlare di concetti astratti, però a volte dovrebbe provare semplicemente a sentire, senza l'ansia di classificare e ordinare tutto nella sua testa.
Revy - Andare oltre l'aspetto. Oltre la nazionalità o il sesso. Andare oltre alla bellezza. Guardare una persona per quello che è, che ha da offrire – da donare. Amare lo spirito e non la sostanza.
Mandorla - Guarda che la sostanza è lo spirito... forse volevi dire l'apparenza? Volevi dire la sostanza fisica?
Revy - Brava.
Porcellino - Attenzione, non necessariamente amare, qui parliamo di rispetto.
Mandorla - Secondo me uno dei problemi principali è che le etichette sono comode. Spesso permettono di evitare di andare a fondo alle cose, di conoscere gli altri nella loro particolarità. Per questo quando si chiede una cosa e la risposta non è lineare, semplice, etichettata, a volte le persone vanno in crisi.
Porcellino - Le etichette servono solo a non sbagliare il lavaggio. Nessuno sarebbe in grado di capire se un abito gli piace o meno da un'etichetta.
Mandorla - No, ma si tende a pensare che dall'etichetta tu possa capire se non ti piace, o se non te lo puoi permettere.
Porcellino - E c'è qualcuno che vi tratta come vorreste e che vi fa stare bene?
Mandorla - Sì, ci siete voi. E non solo voi. Ci sono persone con cui parlo e a cui spiego le cose, con calma, con pazienza.
Revy - Io non mi sento a mio agio nemmeno con quelli uguali a me. Quando dico di essere pansessuale, sono gli stessi membri della mia comunità a guardarmi storta. Siamo arrivati al punto in cui ci sono discriminazioni anche fra di noi. Quando questo noi non dovrebbe nemmeno esistere.
Mandorla - Per me sei tu e basta, non sei pansessuale, lesbica, ecc., sei solo Revy.
Revy - Ed è così che dovrebbe essere per tutti. Ma non lo è. Non vengo vista come Revy, vengo vista come quella che non ha ben capito che cos'è.
Porcellino - Beh, se l'argomento lo permette io non trovo nulla di strano nell'identificarsi in una categoria. Semplicemente, non deve essere quello il mio unico approccio. Certo che non è che se sono gay mi faccio tutti i culi. Ci sono pure culi brutti.
Revy - No, non c'è nulla di strano, sono d'accordo con te. Ma io mi sono un po' stancata di essere presa in giro o di aver paura di andare in giro per strada mano nella mano con la mia donna.
Porcellino - Ecco, ovviamente ripeto, ci deve essere un contesto, come potrebbe essere questo. Non è che scendo in strada e urlo sono gay!. Però tu hai sollevato un problema serio: l'isolamento e la chiusura. Quindi queste etichette non solo ingabbiano le persone, ma le spengono.
Revy - ESATTO!!!!! Cioè io la mia donna me la faccio nella mia camera (o nella sua) e sto benissimo così! Ma voglio anche essere sicura che se esco per strada non vengo chiamata malata o strana o peggio!
Mandorla - Secondo me non bisognerebbe proprio porsi questi problemi: quella sarebbe una vittoria.
Revy - Ma il problema te lo porgi a priori, anche se non vuoi farlo. Io di problemi sul mio orientamento non me ne sono mai fatti. Mai. Eppure per colpa di altri c'è stato un periodo in cui ho iniziato a farmene; a pensare che forse ero davvero sbagliata, diversa – strana.
Porcellino - Impossibile farsi scivolare addosso certe ferite. Sono nella nostra parte più intima. La vittoria sarebbe se esistesse, ma non esiste.
Mandorla - Sì, ma comunque non c'è niente di male a ficcare la lingua in bocca a chi ti pare anche in mezzo alla strada, perché tanto per usare un luogo comune, per qualche motivo ci dobbiamo vergognare sempre delle cose belle e mai di quelle brutte. Quelle le mettono in mostra anche con troppo piacere, certe persone.
Porcellino - Intendiamoci, spesso c'è chi si prodiga in vere esibizioni. Io sono un amante dell'intimità e lingue in bocca in pubblico non ne metto. Baci sì, tanti.
Revy - Se parliamo dei Pride, non datemi il via libera. Fermatemi prima che iniziamo il discorso.
Mandorla - Io non parlo di Pride, parlo solo di gesti di naturalezza che possono venire spontanei in un momento qualsiasi, non mi riferivo a esibizionismo o cose del genere. Uno può farli o non farli, ma deve essere libero di scegliere e non deve trattenersi per paura di chi stia guardando. Non è che ci sia da essere orgogliosi o no – ma poi orgogliosi di cosa? –, si ama e basta, con naturalezza.
Porcellino - Io credo che faccia parte del rispetto. Non dico che possa dare fastidio – anche se a qualcuno lo dà –, ma di certo crea una situazione imbarazzante.
Mandorla - Secondo me non c'è niente di imbarazzante. La vedo come una questione culturale, perché ci sono Paesi in cui le effusioni sono più o meno considerate disdicevoli oppure no.
Revy - Concordo con Porcellino. A me darebbe fastidio vedere anche una donna e un uomo che in mezzo alla strada si infilano la lingua in bocca, non è rispettoso nei confronti di nessuno.
Porcellino - Mandorla, che sia culturale, evolutiva o istintiva poco importa: così è.
Revy - Mandorla, ci sono Paesi dove la gente non si può nemmeno prendere per mano se è per questo, ma quello è un altro discorso.
Porcellino - A parte gli scherzi, Mandorla, hai idea di quanti cazzi duri causi? Non sarà imbarazzante, quanto meno scomodo.
Mandorla - Giuro che l'unica cosa imbarazzante è stata quando un mio amico mi ha chiesto il permesso di masturbarsi pensando a me, e non mi aveva mai visto ficcare la lingua in bocca a nessuno (merda, è successo sul serio; che momento cringe). Comunque scherzavo, mi conoscete: intendevo semplicemente dire che un bacetto non deve essere demonizzato, non che si debba fare oltraggio alla pubblica decenza.
Porcellino - Un bacetto... e parli di lingue da mezz'ora!
Revy - Bacetto. No, limone.
Mandorla - Sì, sì, ora non mettetemi in bocca lingue che non ho tirato fuori... Aspe', che stavo dicendo? Mi state confondendo.
Revy - Alla fine, penso che la gente che fa cose di questo tipo, lo faccia solo ed esclusivamente per scandalizzare, pensando che sia un modo trasgri per farsi accettare dalla comunità. Ma così non è. Anzi, dai solo più modo di farti odiare o bannare dalla società. Non dico di nascondersi, ma nemmeno di spiattellare così tanto al mondo intero il tuo essere.
Mandorla - Io se do un bacio a qualcuno (senza lingua) non è certo per scandalizzare, ma perché mi va in quel momento; è un impulso che può avere tanti significati.
Porcellino - Allora, a me non interessa se uno vuole copulare sotto ai portici, sono davvero molto tollerante. Però la considero una mancanza di rispetto. Lui sa che c'è chi non gradisce.
Mandorla - Beh, copulare no, sarebbe eccessivo.
Porcellino - Ti mangerei! Enfatizzo per rendere.
Revy - Mandorla, c'è chi lo fa. Porcellino, avrei preferito non sapere che vuoi mangiarti Mandorla.
Porcellino - Io lecco e mangio, è la mia specialità... ma non in pubblico.
Mandorla - Mi butto sotto le tue coperte, se c'è posto.
Revy - Voi due... siete strambi.
Porcellino - Niente etichette, Revy!
Mandorla - Io sono io, e mi piace farmi mangiare.
Revy - Non è un'etichetta la mia! Siete belli, meglio? Mi piace il vostro modo di parlare, di essere, di fare, e il fatto che io non sia influenzata dal vostro aspetto fisico o dalla vostra storia mi aiuta ad adorarvi.
Mandorla - La cosa è reciproca, Revy.
Porcellino - Io non lo so. Comunque, alla fine come concludiamo?
Mandorla - Ora ci mettiamo sotto le coperte e ti molesto. E mandiamo a casa Revy che si scandalizza. Fine.
Revy - Porcellino, non fare il timidino. Dillo che ti piacciamo! Comunque. Per concludere. Siete tutti delle merde e non capite un cazzo di amore. Fate cagare alla minchia e dovreste vergognarvi perché vi masturbate sui video porno di due lesbiche finte.
Mandorla - Troppo vera sta cosa, i video delle lesbiche fanno schifo. Fine.
Porcellino - Questa la morale del giorno?
Revy - Ok. Ok. La morale (per me) è: basta col dare un nome a tutto, e se dovete per forza dare un nome, non fatelo diventare un metodo per identificare una persona. Io sono Revy, non sono né la lesbica, né quella che non succhia i cazzi.
Porcellino - La mia morale è che Mandorla ha sempre la lingua pronta.
Mandorla - Ah ah ah. La mia morale è che... meno cazzi per Revy e più cazzi per me.
Porcellino - Ah, già: le persone sono competitive e discriminano di natura.
Mandorla - Sì e Porcellino è una primadonna col cazzo perché vuole avere l'ultima parola. Prrrr.
Revy - Bambini.
Porcellino - Ultima parola.
Revy - FINE.
Porcellino - Buonanotte.
Revy - Sogni d'oro.
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