Capitolo IV - Incubo
Mi svegliai. I miei occhi sbattevano più e più volte, ma non riuscivano a vedere cosa ci fosse davanti a me. Buio, buio totale. Sentivo il mio corpo stranamente leggero, come se stesse fluttuando in aria. Per quanto provassi ad avvicinare le mani per stropicciarmi gli occhi non ci riuscivo. Qualcosa me lo impediva, anche sforzandomi di contrastare questa forza misteriosa. Improvvisamente si accese una fiamma in lontananza, di un rosso intenso, ma che non riusciva comunque ad illuminare l'area attorno ad essa. Cercai sforzandomi di andare verso essa, e mano a mano che avanzavo sentivo una strana sensazione dentro me, una piacevole ma alquanto terrificante sensazione di benessere in quell'ambiente così inospitale. Vedevo ancora sfocato, non riuscivo a camminare in linea retta, sembrava di essere ubriachi. Improvvisamente dietro di me sentì un sospiro, come se qualcuno mi stesse osservando. Provai a girarmi, ma il mio corpo non rispondeva alla perfezione ai miei comandi. Facevo fatica a mantenermi su due piedi, ma quando il mio sguardo fu nella direzione del sospiro tutto era svanito. –Sarà stata solo la mia immaginazione- Queste parole dette tra me e me riecheggiarono in tutta la stanza, come se avessi gridato a squarciagola. Ancora buio. Guardando attentamente la fiamma si poteva intravedere qualcosa al suo interno, un qualcosa di materiale. Sembrava essere il carburante di queste fiamme che, seppur bruciassero, non emettevano i tipici scoppiettii della legna secca che arde, o i tipici e sensuali movimenti delle lingue di fuoco, che assomigliano a delle ballerine di una compagnia che danzano per i loro spettatori. Il colore delle fiamme era di uno strano rosso intenso e, ad uno sguardo più attento (ci vedevo nuovamente!) erano amaranto. Alte circa due metri e immobili, erano il mio unico punto di riferimento in questa terra desolata. Mi avvicinai sempre di più, ora il mio corpo rispondeva efficacemente, e cominciai a notare che ciò che ardeva era una persona. Mi appropinquai a tirare fuori quell'individuo da lì, ma quando mi avvicinai, le fiamme si spensero e il buio torno a essere attorno a me. Ero riuscito a prendere in braccio l'individuo che, al tatto, capii che era una donna. Improvvisamente ebbi una strana sensazione, un dolce ricordo attraversò la mia mente.
Era l'estate ed ero con lei, mi guardava, ma non vedevo il suo sguardo. Faceva male non vederla, ma già la sola sensazione di sapere che lei fosse accanto a me era un sollievo. Era coricata sul letto. La brezza estiva entrava dalla finestra leggermente socchiusa e i suoi capelli corvini si muovevano lentamente. Stava dormendo. Questa scena era la sera prima della partenza per la Francia. Ma perché la mia mente mi stava facendo vedere tutto ciò? Non c'era una spiegazione logica, ma non pretendevo neanche di trovarla. Il mio pensiero era proiettato a lei, e al suo modo sensuale che aveva anche di dormire. Il braccio teso che sorreggeva la testa, l'altro poggiato sui fianchi sinuosi.
Era tutto così reale....
Accarezzai i suoi capelli, sfiorandole leggermente il viso, per non svegliarla. I capelli mossi giacevano ora verso la parte esterna del letto, cadendo giù da quest'ultimo. La sentivo così viva, sentivo il suo calore sulla mia mano, sentivo il suo respiro, il suo cuore battere.
Improvvisamente aprì gli occhi, non erano i suoi, erano completamente neri, sembravano quelli di un demone. Si mise a sedere sul letto allontanandosi dalla mia mano. Da quello sguardo scesero delle lacrime di sangue, e mi gridò contro –PERCHE' TE NE SEI ANDATO! PERCHE' HAI LASCIATO CHE MI PRENDESSERO E MI UCCIDESSERO! – saltandomi addosso.
La mia mente si destò da quella visione, e avevo nuovamente la sensazione di sentirmi frastornato.
Improvvisamente si sentì un cuore battere, dapprima piano, poi sempre più forte, fino a spaccare i timpani.
Il corpo giaceva ancora sulle mie ginocchia. Portai le mie mani alle orecchie e provai a gridare, ma non usciva un filo di voce anche sforzandomi. Quel cuore continuava a battere all'impazzata, sempre più forte, sempre più rumorosamente, e anche avendo le orecchie tappate lo sentivo dappertutto. Ad un tratto le fiamme si accesero tutt'intorno, e rivelarono il corpo che avevo con me, completamente carbonizzato e ancora fumante. Era lei.
Rimasi sgomentato e a bocca aperta, nel guardarla in quello stato, ridotta ad un cadavere ancora vivo.
Il Suo corpo era completamente carbonizzato, come quello delle streghe che vengono messe al rogo. Le mie mani presero la sua testa, e con voce bassa riuscì solo a dire – Amy ... – tra le lacrime. Le sue mani tremanti lentamente cercarono di muoversi verso il mio viso ed io, con le mie, cercai in tutti i modi di aiutarla. Riusciva a respirare a fatica, gemendo ed emettendo suoni gutturali. Il suo volto era completamente sfigurato, tanto da sembrare un cranio senza vita. Il naso aveva lasciato il posto ad un foro unico, gli occhi erano chiusi, come se la pelle si fosse attaccata, e la bocca aveva un colore scuro da cui usciva il suo respiro affannoso. Tentò di dirmi qualcosa, ma non capì, perciò mi avvicinai quanto più possibile, chiedendole con la forza della disperazione di ripetere. Il cuore non voleva saperne di smetterla di battere all'impazzata.
-Amore, dimmi tutto... Dio Santo amore, che cosa ti hanno fatto- le dissi, lasciando trasparire tutta la malinconia che provavo.
Si sforzò di parlare, in mezzo a respiri convulsi e affannosi – Ti... amo .... Aar...-
-O no, cazzo Amy ti prego, ti prego, ti prego... non lasciarmi solo-
Improvvisamente il suo corpo si irrigidì e poi mollò completamente la presa. Era morta. Di nuovo. E non avevo potuto fare nuovamente niente per salvarla. Tentai di abbracciarla ma il suo corpo improvvisamente comincio a perdere consistenza, diventando istantaneamente polvere. Il cuore smise di battere. Silenzio. Le fiamme che mi circondavano mi si strinsero attorno, mentre una voce ultraterrena rimbombava tutto intorno e dentro la mia testa.
-RICORDATI AARON, LA TUA ANIMA SARA' MIA QUANDO AVRAI COMPIUTO LA PROMESSA! –
Un suono fortissimo cominciò a trapanarmi le orecchie fino a farmi uscire sangue. I miei occhi, che fino a quel momento avevano pianto lacrime vere, cominciarono a buttare sangue, come in precedenza aveva fatto Amy nel ricordo. Ero inginocchiato con le mani che si appoggiavano sulle mie gambe, respirando faticosamente e pregando che tutto questo finisse al più presto. Continuavo a piangere sangue e nel frattempo mi resi conto di non sentire più alcun rumore. Così cercai di calmarmi, anche se il mio cuore batteva fortissimo. Appena aprì gli occhi vidi le fiamme e uno specchio proprio davanti a me. Sembrava essere stato messo lì apposta per dirmi di guardare. Non ne avevo il coraggio, ma qualcosa dentro di me diceva di osservare, una parte recondita e celata del mio animo. Assecondai così questo desiderio, conscio del fatto che qualcosa sarebbe accaduto. Mi alzai a fatica, prima con una gamba e poi facendo perno su di essa per alzare il resto del mio corpo, stanco e distrutto. Alzai lo sguardo e guardai cosa vi era riflesso: un'immagine di quello che una volta era un uomo, ma che ora era soltanto un demonio ricoperto di sangue, che urlava, senza sentirlo, qualcosa al cielo. Sul suo petto scheletrico vi era incisa, come una cicatrice, una stella rovesciata a cinque punte, che bruciava inesorabile, dal colore rosso e arancione. Mentre osservavo questa strana creatura, nuovamente sentì il respiro arrivare verso di me, stavolta come se un animale mi stesse caricando. nello specchio vi era stavolta il mio riflesso che poggiava la mano su di esso, tentando di convincermi a fare la stessa cosa. Pensai che fosse l'unica cosa da fare e perciò lo assecondai. Dalla mia mano e da quella del me riflesso, che ora erano congiunte, cominciarono a formarsi dei piccoli cerchi, come se lo specchio fosse diventato acqua, cominciando a vibrare. La mano del mio riflesso mi prese e mi tirò con sé all'interno del vetro, lasciando che quella creatura, quel demone con il fiato animalesco, si schiantasse contro lo specchio vibrante che si frantumò.
Così mi svegliai, stavolta realmente. Stavo tremando e il mio corpo era interamente ricoperto di sudore. Non avevo neanche fatto in tempo a mettermi seduto, che mi salirono dei conati di vomito. Possibile che dopo aver ucciso quei cavalieri mi fossi addormentato, cadendo vittima di quell'incubo? La mente non mi aiutava, e per quanto mi sforzassi di ricordare, ella era piatta.
Decisi di andare a fare un bagno giù al fiume dove aveva detto che si sarebbe diretto quel ragazzo, per provare quanto meno a darmi una ripulita, cercando di dimenticare il più in fretta possibile quanto accaduto. Arrivato in riva al fiume sentì rumore di qualcosa che si muoveva tra gli alberi. Così fissai qualche istante, cercando di non muovermi per non fare rumore. Uscì dalla radura un cavallo nitrendo, andando a bere l'acqua del ruscello. Aveva addosso l'armatura dell'ordine, con delle sacche di stoffa attaccate. Tentai di avvicinarmi e di farmelo amico, mi avrebbe aiutato a raggiungere più facilmente Cambridge. Il cavallo mi osservava, scuotendo le orecchie verso di me e la lunga criniera nera, quasi per capire le mie intenzioni. Lo toccai con una mano sul muso per cercare di calmarlo e, dall'iniziale diffidenza, passò quasi all'essere tranquillo. Era un maschio, alto e possente, di un bel marrone vivo. Il suo pelo era stato lavato e lucidato, segno che questo purosangue appartenesse a qualcuno che vi teneva follemente. All'interno delle sacche vi era del cibo, ma non avevo molta fame, così decisi di portarle con me, nell'eventualità mi venisse durante il viaggio. Continuai ad accarezzare il cavallo, e successivamente gli levai di dosso quell'armatura ingombrante. Ora sembrava ancora più bello. Cercai di tranquillizzarlo ancora per provare a cavalcarlo, ma mi venne successivamente in mente che molto probabilmente era stato addestrato in questo, facilitando di molto il lavoro. Salì su di esso senza problemi, e senza farlo agitare. Così lo guardai attentamente e, con un sorriso, dissi –dai, andiamo bello. Ti piace Hug come nome? –
Il cavallo nitrì e partimmo alla volta di Cambridge.
PS: cari lettori, se siete qui è perché in qualche modo questa storia vi è sembrata interessante, perciò vi ringrazio e spero di avervi intrattenuto per tutto il tempo che avete letto . Perciò vi chiedo di commentare e scrivere la vostra: Ogni commento per noi che scriviamo è importante per avere un Feedback costante sulle nostre storie .
Grazie ancora
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