Capitolo 1

Michelle

Sono seduta sul muretto di pietra dal marmo bianco ad osservare l'orizzonte, dove uno spettacolare tramonto regala a noi fortunati una visione suggestiva e davvero rilassante. In questo momento sono serena. La lieve brezza che profuma di salsedine aumenta il mio inaspettato senso di pace. Da troppo tempo non provavo una simile calma.

"Michelle, ma dove ti eri cacciata?"

"Sono sempre stata qui" rispondo, rivolgendole un sorriso.

"Dai, vieni!" insiste Sara, mia amica e compagna di viaggio e, prendendomi per un polso aggiunge, "abbiamo beccato dei tipi proprio carini per stasera, uno potrebbe andare bene per te."

Sorrido al suo tentativo senza rispondere.

"Sul serio, dai, non è possibile che non ci sia mai nessuno alla tua altezza" protesta, lasciando la presa.

"Forse ti piacciono le ragazze?" domanda Anna, il completamento del nostro trio.

"Non essere sciocca, per favore!"

"Ti conosciamo da quattro anni e non ti abbiamo mai vista uscire con qualcuno, come lo spieghi?" continua a chiedere incrociando le braccia.

"Forse non c'è nessuno alla mia altezza" faccio il verso ridendo e, alzandomi, "ragazze, non preoccupatevi per me, saprò come trascorrere la serata. Ora andate e divertitevi."

"Disdico" replica Sara.

"Voi non disdite."

"Ha ragione Sara, non possiamo lasciarti sola. E poi sono in tre."

"Meglio per voi, ora andrete a questa cena" ripeto prendendo una mano ad entrambe, "Io starò bene."

"Va bene, andiamo" rispondono lasciandomi sola.

Torno a fissare il sole che ormai è quasi scomparso nel mare, in cerca di quella calma appena interrotta; quando un brivido gelido che non provavo da anni mi destabilizza.

Inizio a guardami intorno, ci vogliono alcuni minuti per individuare la fonte del mio turbamento.
Una donna dai lineamenti marcati si aggira tra le poltrone bianche come una pantera. Il suo portamento, l'aspetto e lo sguardo sono un chiaro segnale della sua vera natura.

"Che palle!" sussurro piano "questa proprio non ci voleva!"

La vedo avvicinarsi famelica a due ragazzi, gli stessi che ho conosciuto nella hall dell'albergo, le bastano pochi attimi e sono già suoi.

Che faccio? Mi domando, anche se so qual è la risposta giusta.

Sospiro e mi avvicino al gruppo.
"Ciao ragazzi!" li saluto con un sorriso ammiccante, mentre faccio scorrere le mie mani sulle loro spalle.

Entrambi sollevano lo sguardo su di me ricambiando il sorriso.
"Michelle, che bello rivederti!" risponde il biondo, sfiorando la mia mano che é ancora sulla sua spalla.

La donna mi fissa con uno sguardo truce, "I ragazzi sono con me, quindi, smamma!"

Smamma? A me? penso irritata, ma guarda questa!

"Dovrebbero deciderlo loro, non credi?"

Lei sfodera un sorriso mellifluo, e si china in avanti catturando, con il suo décolleté, completamente la loro attenzione.
"Cosa ne dite se andiamo in camera mia?" Propone, mordendosi il labbro in modo provocante.

Questo sì che è un colpo basso.

"Oppure potreste stare con me" propongo, sfiorando le loro nuche.

"Potremmo stare tutti insieme." Provano loro con un sorriso speranzoso.

"Io non condivido", risponde la pantera, "scegliete, o me o la candida ragazzina?"

Candida ragazzina? Che stronza!

Li vedo, sono combattuti, ma alla fine scelgono lei.

Beh, ci ho provato! Cavoli loro! In fondo, mica sono un supereroe! Penso con una scrollatina di spalle e mi allontano.

Pochi attimi dopo, un brivido di ben altra natura mi blocca il respiro, seguito da una calda mano che si posa sulla pelle nuda del mio braccio. Un'altra scossa, ancora più potente, mi inchioda in quella posizione mentre la mia pelle percepisce un'imponente presenza alle mie spalle.

"Non te la prendere!" Sento, e il suono è ipnotico.

Si avvicina di un passo ed io giro leggermente il capo per vederlo.

"È colpa della tua luce, è fioca" continua, con voce profonda.

Deglutisco a fatica ma non rispondo. Ogni fibra del mio corpo vibra, tanto che fatico a restare in piedi. Erano anni che non mi sentivo così.

Che diavolo sta succedendo?

Sorride piano, e facendo scivolare le dita in una casuale carezza si allontana. Questa separazione fa male quasi come un cerotto strappato su una ferita aperta.

Accidenti! Davvero troppa astinenza! Penso, devo raggiungere le altre.

Entro nel ristorante e le vedo da sole in un tavolo apparecchiato stranamente per quattro.

"Ehi!"

"Ciao" salutano, senza entusiasmo.

"Che succede? Dove sono i tipi carini?"

"Se ne sono andati con una tipa da urlo."

"Vi hanno mollate qui?"

"Già."

"Volete dirmi che erano seduti qua con voi e se ne sono andati con un'altra?"

"Lascia stare, che fai ti unisci a noi?" Chiede Sara, speranzosa.

"Volentieri!"

Neanche il tempo di sedermi che una sensazione familiare mi colpisce.

Non è possibile! Ci mancava solo questo! Ma in che razza di posto siamo finite! Penso guardandomi intorno.

"Tutto bene, Michelle?"

"Sì, vado un attimo in bagno" rispondo, dirigendomi alla fonte del brivido.

Proprio dietro l'angolo, trovo il ragazzo sulla ventina, alto, dinoccolato, dai capelli rossi e gli occhi dello stesso colore, con le mani in tasca e un mezzo sorriso sbieco che conosco bene.

"Chi non muore si rivede!" Dico superandolo.

"Potrei dirti la stessa cosa, Michela" replica venendomi dietro.

"Non chiamarmi così" dico, continuando a camminare.

"Credi che cambiare la pronuncia del tuo nome cambi ciò che sei?" mi afferra per un polso fermandomi, il suo gelido contatto punge sulla pelle.

"Come mi hai trovata?" chiedo di rimando.

"Sono secoli che aspettavo un tuo segnale e poi, finalmente, oggi ho percepito la tua energia. Anche se fioca, devo ammettere."

I ragazzi! Accidenti a me! Ma quando imparerò a farmi i fatti miei!

"Caro', cosa vuoi?"

"Voglio che torni a fare il tuo lavoro."

"Ho chiuso con quella storia" rispondo, ricominciando a camminare.

"Non puoi smettere, Michela, quelli come noi non possono rifiutarsi di essere ciò che sono e di fare quello che devono."

Mi blocco guardandolo in modo truce,  "Hai la minima idea di cosa significhi farlo, Caro? Ancora oggi, a distanza di anni, ne sento il dolore."

"Non lagnarti adesso" ribatte brusco, "San Michele ti ha graziato onorandoti di proseguire il suo operato e tu come ripaghi la sua benevolenza? Con l'insubordinazione e l'ostracismo!"

"Ma parla come mangi!" Esclamo, spingendo la porta del bagno con stizza ed entro.

"Io non mangio, quindi posso parlare così?" sorride.

Un sorriso pieno che rende i suoi lineamenti buffi. Sorrido anch'io.

"Non ho possibilità di sfuggirti ora, vero?"

"No", risponde tranquillo, "siamo una squadra e ho bisogno di te."

"Non di me, ma dei miei servigi" replico, osservando il riflesso al quale mi ero abituata.

Lo vedo annuire.

Traggo un respiro profondo prima di chiedere "Adesso?"

Mi porge la mano e io l'afferro, smaterializzandoci in una nuvola di fumo. In un battito di ciglia siamo in un corridoio poco trafficato, ai nostri piedi il corpo di un ragazzo scosso dagli spasmi finali della vita.

"Lo percepisci il suo dolore?" chiede, indicandolo.

Non rispondo e lui prosegue "Tu puoi e devi aiutarlo, metti fine alla sua sofferenza."

Non posso fingere di non vederlo...
Mi inginocchio posando un palmo all'altezza del suo cuore, "Shhh stai tranquillo, rilassati, non sei solo, ci sono io con te!"
Lentamente il corpo si rilassa, in simultanea con i muscoli del viso che ritornano normali. Una silenziosa lacrima scivola da quegli occhi vitrei che asciugo con le mie labbra prima di posarle sulle sue, aspirando l'ultimo suo bagliore di vita.
È immobile.
Sospiro tenendo il capo chino e formulo "Ricevi, Signore, l'anima del tuo servo che a te ritorna, le sia presente l'Angelo della tua Alleanza, Michele, che lo accolga e lo guidi."

"Ben fatto!" si complimenta Caro.

"È già al tuo fianco?" domando, sollevando lo sguardo.

Annuisce "Noi dobbiamo andare, alla prossima."

Nube di fumo.

Mi alzo e corro via.
Mai una volta che mi riportasse dove mi ha presa!

Quando raggiungo le altre, loro mi guardano in malo modo.

"Si può sapere dove diavolo eri finita? È quasi mezz'ora che ti aspettiamo!"
Attacca Anna incrociando le braccia.
Fa sempre così quando è arrabbiata o offesa.

"E che diamine hai combinato ai capelli? Sei diversa!" aggiunge Sara, sporgendosi sul tavolo per studiarmi meglio.

Cavoli la trasformazione!

"Scusate?"
Una voce profonda ci interrompe, non c'è bisogno neanche di girarmi per capire che si tratta dello stesso uomo del terrazzo. Il mio corpo lo aveva riconosciuto ancor prima che parlasse.

"No, figurati, Jack, dicci pure" risponde Anna, la più sveglia delle tre.

"Volevo chiedere alla vostra amica se le va di cenare con me" risponde indicandomi.

"Perdi tempo con lei" risponde sorridendo, "se vuoi ceno io con te, non ho ancora ordinato."

Finalmente mi giro a guardarlo.
"In realtà mi farebbe piacere!" rispondo spiazzandole.

Che facce!

Gli sorrido, un sorriso seducente che non sfoderavo da tempo.

"Allora andiamo!" mi invita con un lieve inchino e mi porge la mano.

"A dopo!" le saluto, senza staccare lo sguardo dall'uomo infilo la mia mano nella sua. Un brivido si innesca da questo incontro e corre lungo la mia pelle fino a far formicolare tutto il corpo, ma non la lascio andare e quando gli sono accanto, vengo investita da un profumo potente di muschio che mi inebria, audace, posa l'altra mano sui miei reni e sussurra "Sei più luminosa, adesso!"

Sorrido complice comprendendo il suo potere e prendo posto sulla sedia scostata.

Una volta seduto si presenta: "Chiamami Jack."

"Tu puoi chiamarmi Michelle" rispondo, con un lieve sorriso.

Ci osserviamo alcuni istanti in silenzio prima di parlare.

"Come fai ad essere viva?" domanda confuso.

"Non è un bel modo per iniziare una cena" rispondo abbozzando un sorriso, mentre sistemo il tovagliolo sulle gambe.

Un cameriere ci interrompe portandoci i menù e prendendo l'ordinazione delle bevande.

"Non volevo rovinarti la cena, ma capisci bene il mio stupore."

"Oh, lo capisco, lo capisco..." sorrido, perché lo sgomento che leggo sul suo viso è divertente, anche se niente del suo viso potrebbe ispirare ilarità in una donna sana di mente.
Ma siccome io non sono né l'una né l'altro, posso permettermi questo lusso.

"Sul serio, come fai ad essere così viva?"

Torna il cameriere.

"Non siamo ancora pronti, puoi ritornare tra cinque minuti" gli dice Jack, fissando distrattamente la carta.

Ne approfitto per osservarlo meglio.
Dio quanto è affascinante! Indossa un completo elegante blu navy con camicia e cravatta su tono. I capelli neri hanno un taglio elegante e la barba corta e ben curata delinea il viso donandogli un'aria sicura. Solleva lo sguardo puntando i suoi occhi su di me, due smeraldi puri nel quale sono incastonate pagliuzze d'oro.

"Non dovresti scegliere cosa vuoi?" Chiede, con un sorriso seducente che fa risaltare la perfezione del suo viso.

"So esattamente cosa voglio." Senza volontà, la risposta esce vellutata e provocante dalla mia bocca.

"Ah sì?"

Posa il menù appoggiando i gomiti sul tavolo e si avvicina, faccio lo stesso senza neanche rendermeme conto e a metà tavolo mi sussurra all'orecchio "E dimmi Michelle, cosa vuoi?"

Muovo di poco la testa, siamo a pochi centimetri di distanza, sento il suo profumo, il suo respiro sulla mia guancia e rido tornando a sedere "Voglio una pizza!"

"Pizza, eh!" Ride anche lui, "se è questo quello che vuoi, così sia." Fa un cenno al cameriere e ordiniamo.

Una volta soli, torna a studiarmi inclinando la testa e mordicchiandosi il labbro inferiore in modo seducente.

Cavoli se mi seduce così!
Devo pensare ad altro! Ma mentre lo penso, mi inumidisco le labbra con la lingua.
Maledizione!

"Jack, parla" dico, ma la mia più che una domanda sembra una supplica e lui sorride passandosi una mano tra i capelli "Se vuoi possiamo parlare del tempo. Pensi possa servire?"Chiede con ironia.

"Non lo so, dimmelo tu."

"No, credo proprio di no."

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