Capitolo 9 - buon 1^ anno del libro

Narratrice del capitolo: La regina Kaesis. 

Persino quando Poseidone conobbe parte della propria vera famiglia, non sapeva neanche di farne parte.

Coloro che lo avevano cresciuto, da patto, non gli avevano mai rivelato di essere stato "adottato" - se di adozione si poteva parlare - e gli avevano insegnato a venerare solo la Dea Oceano, la quale era l'unica che sembrava proteggerli anche grazie alla ninfa Cefira.

Il risultato di tutto ciò fu che Poseidone si trovava talmente ignorante in materia che non aveva capito neanche di aver scatenato proprio lui l'ira di Crono, che portò a quella rimpatriata un po' burrascosa.

Infatti, la pazzia e le manie di potere e di superiorità di Crono erano tali da mettere in pericolo l'intera isola di Rodi e dintorni, senza che i Telchini riuscissero a difendersi a dovere.

Zeus, per quanto fosse una divinità potente, era arguto abbastanza da capire che da solo non ce l'avrebbe mai fatta; per questo aveva reclutato un esercito che chiamò Olympus, termine che indicava già all'epoca qualcosa di "superiore" o "privilegiato", esattamente come le creature divine che ne facevano parte e che si trovavano in un posto più alto nella natura, rispetto ai comuni mortali. 

Tutti gli Dei al comando dell'Olympus avevano in comune anche un altro dettaglio: essi avevano combattuto contro Crono o avevano affrontato altri avversari di simile portata e, quindi, sapevano cosa aspettarsi e come muoversi; ciò era, senz'altro, un gran vantaggio sia per loro sia per l'intera umanità e, forse, anche per l'universo. 

Dell'Olympus facevano parte il resto dei fratelli di Zeus - Ade, Demetra, Estia ed Era - i quali, un po' per fortuna e un po' per astuzia, erano sfuggiti al cannibalismo di Crono sin dalla nascita. Inoltre, collaborarono con loro la tanto venerata e forte Dea Oceano e il suo gemello Dio Hydros, il grande Dio Odino, la Dea velata Ananke e la Dea madre Gea.

A loro, si aggiungevano tutte le Oceanine al servizio di Oceano e tutte le Valchirie sotto il comando di Odino, oltre a qualunque creatura divina fosse stata disposta a collaborare, ovviamente.

Per chiarire meglio chi fossero i membri secondari di quel vasto esercito, le Oceanine erano ninfe dall'aspetto femminile a immagine e somiglianza della Dea Oceano (come Cefira), le quali detenevano poteri legati agli ambienti acquatici (dove puntualmente vivevano sedentariamente, salvo nuovi ordini della loro Dea) e delle creature che abitavano nelle vicinanze di questi; le Valchirie, invece, erano le figlie di Odino, ma, a differenza delle Oceanine, erano nomadi, anche se erano spesso al servizio del loro Dio anche loro. Si presentavano come degli esseri alati - solitamente con sembianze femminili mischiate a cavalli o gufi o aquile -, molto agili sia nel combattimento, sia nel trasporto di armi o di persone.

Parlando della Dea madre Gea, della Dea Ananke e del Dio Hydros, invece, loro erano tre divinità piuttosto importanti - la prima era come un'odierna madre natura, in quanto aveva dato vita a tutto il creato, insieme al Dio Urano, ed era stata anche la madre dei primi Dei. Ergo, anche di Crono; la seconda invece, era la Dea della sapienza e del fato e veniva anche chiamata "la Dea immortale" perché, anche se veniva colpita in punti mortali, le armi e le persone la attraversavano come se avesse il corpo di un fantasma. Ananke non era chissà quanto potente sul campo, ma era importante averla come alleata, perché significava avere dalla propria parte il destino così come la fortuna; infine, vi era il Dio Hydros gemello di Oceano: aveva poteri uguali a quelli della sorella, ma si riferivano più specificamente alle acque dolci.

Queste entità, tuttavia avevano esitato a unirsi alla battaglia con gli Olympus per motivi diversi: dalla pigrizia alla iniziale mancanza di fiducia, fino alla codardia; ma, con il tempo, si convinsero che la causa era troppo importante e onorevole per non farne parte.

Successivamente, si unirono all'Olympus anche le due ninfe principali dell'isola, ovvero, le gemelle Flodi e Faudi - rispettivamente la ninfa della flora e quella della fauna di Rodi - le quali, erano riuscite a bloccare alcuni punti di accesso del luogo, seppur con leggera fatica.

Demetra decise di prenderle come sue sottoposte nella battaglia, dato che riusciva a controllare il potere della vita e della morte così come il ciclo delle stagioni e aveva poteri legati ai campi da coltivare e, quindi, si avvicinava di gran lunga ai poteri delle due creature.

Nel mentre, Poseidone venne attaccato da un paio di Titani di cui riuscì a liberarsi solo grazie all'aiuto di sua moglie Alia.

Poseidone, infatti, non riusciva ancora a gestire i suoi nuovi poteri, nonostante avessero origini divini; probabilmente c'era bisogno di qualche allenamento speciale o qualcosa del genere...

In ogni caso non sembrava molto facile come per noi sirene, ma forse sto divagando.

Ad ogni modo, fu in seguito a quel suo momento di difficoltà che egli riuscì a imbattersi nei suoi veri simili.

In particolare, incontrò per prima Estia, venuta in soccorso della sua intera famiglia, in quanto aveva poteri legati alla costruzione e protezione delle case, così come alla protezione dell'amore e il calore all'interno della famiglia - considerata la Grande Casa di ogni umano.

Abbattere tutti i mostri emissari di Crono per gli Olympus non fu più chissà quale pericolosa impresa; tuttavia, finita quella missione, si udì una voce maschile, minacciosa e imponente per tutta Rodi e chiedeva la consegna di Poseidone entro un mese, altrimenti sarebbe stata la fine dell'intera isola e di tutti i suoi abitanti.

Zeus e i suoi fratelli furono d'accordo: si trattava certamente di Crono! Decisero di accontentarlo, ma a modo loro.

Nelle settimane che seguirono spiegarono tutta la vicenda a un Poseidone smarrito dalla situazione e si impegnarono a fargli imparare come domare i suoi poteri, quindi preparandolo a un combattimento.

Tutti, compreso il diretto interessato, convenirono di nascosto che egli si sarebbe consegnato sicuramente al suo vero "padre", ma non sarebbe mai rimasto ucciso senza prima lottare. Anche se, ovviamente, non avrebbe fatto tutto da solo, dato che nel viaggio verso la dimora del suo aguzzino, sarebbe stato accompagnato ed, inoltre, gli rivelarono di sfuggita che Crono era già in compagnia di una loro potente spia, senza però rivelargli il nome di questi.

Nel frattempo, Zeus, Odino e una delle figlie di quest'ultimo si allontanarono qualche giorno per andare alla ricerca del Monte Efesto: un antico vulcano dormiente e quasi deserto che si trovava tra Sparta e Atene, nell'Antica Grecia. Questo vulcano fungeva da montagna (da qui il nome "monte") le cui pendici arrivavano a toccare le nuvole del cielo; l'unico ad abitare in un tale luogo era Efesto (da cui prendeva nome il monte), il primo semi-Dio conosciuto anche come "Il Costruttore delle armi divine", figlio di Estia e di un fabbro umano, aveva costruito tutte le armi degli Dei più giovani, tra cui: il potente Fulmine personale di Zeus, l'antica e mitica alabarda invisibile di Ade, lo scudo protettivo di sua madre Estia, la lancia sacra di Demetra e lo scettro luminoso di Era.

Obbiettivo del trio era, chiaramente, quello di procurare un'arma anche al giovane Poseidone, anche se, originariamente, nessuno aveva idea di cosa sarebbe stato richiesto.

Dopo circa tre giorni e mezzo, Odino e Zeus tornarono entusiasti annunciando di essere riusciti nell'intento e che avevano lasciato la Valchiria sul posto per non dover fare altri viaggi in più quando l'attrezzo sarebbe stato pronto.

La Valchiria tornò quando mancavano solo due giorni all'incontro richiesto da Crono; ella era tornata in compagnia di un uomo slanciato e molto atletico con una folta barba e capelli rossicci che fuoriuscivano dal lungo e nero mantello con cappuccio che lo ricopriva da cima a piedi. Poseidone pensò che si trattasse di Efesto, dato che il suo aspetto combaciava con i racconti che aveva sentito su di lui, oltre al fatto che somigliava molto alla madre Estia.

Efesto teneva tra le sue mani quello che sembrava un bastone con una protuberanza rettangolare nell'estremità alta di esso, il tutto coperto da un telo nero.

Molti che non sapevano di cosa si trattasse, pensarono che si trattasse di una lancia strana come quella della grande Demetra, altri invece credettero che fosse una nuova invenzione.

Una volta toccato terra insieme alla Valchiria che lo aveva portato in volo con lei, salutò calorosamente tutti i presenti e si scusò sia per l'attesa sia per aver insistito per essere presente, ma precisò che voleva essere pagato dai diretti interessati, piuttosto che da una creatura messaggeria che, per quanto simpatica e gentile, non aveva mai visto prima.

Dopodiché, porse il frutto del suo lavoro a Zeus che, per risposta, lo diede a Poseidone. Quest'ultimo, gli tolse accuratamente il telo, scoprendo qualcosa che nessun membro dell'Olympus si sarebbe aspettato (a parte i tre che lo avevano richiesto): si trattava di un imponente tridente costituito da un materiale derivante dalla fusione di fossili di alghe - ben visibili nella superficie dell'utensile di guerra - e cristalli marini. Era semplicemente maestoso, nonostante fosse abbastanza leggero (almeno per Poseidone) e si sposava benissimo con i poteri del suo possessore.

Efesto lo chiamò "Il Tridente Marino" e mai nome fu più adatto. 

Dopo la morte di Poseidone esso venne perso, ma divenne talmente leggendario da venire spesso riprodotto nel tempo, seppur con qualche modifica soggettiva, sia nell'antico impero di Atlantas, sia nei due regni di Draembyss e di Worbyss. 

Come pagamento, il semi-Dio ottenne una pietra luminosa e preziosa da parte della Dea Era, la benedizione di Ananke per la sua vita dopo la morte - che secondo gli antichi era importante tanto quella vissuta in vita, se non di più - e il giuramento di aiuto eterno di Poseidone, anche come segno di ringraziamento. Dopo aver ottenuto ciò, egli scomparve dissolvendosi come in una sorta di teletrasporto.

Le sei ore seguenti a quell'incontro, Poseidone si allenò con Ade e Demetra utilizzando il suo nuovo Tridente, per imparare il suo effettivo funzionamento.

Dopo di ciò, salutò a sua moglie e i suoi figli promettendo che sarebbe tornato, sicuro - forse per orgoglio o per coraggio - che avrebbe mantenuto la promessa.

Partì quella stessa sera insieme a Zeus e a due Valchirie che si librarono oltre al cielo, fino all'Universo, scortandoli ai piedi di Crono (anche in anticipo) e lasciandoli lì.

Lo scontro fu sorprendentemente alla pari, inizialmente, anche se dopo un po', ci volle l'intervento dell'invisibile Dio Ade e della spia degli Olympus (che si rivelò essere la loro madre: la Dea Rea).

Nonostante qualche difficoltà, in ogni caso, Poseidone e Zeus riuscirono a vincere la battaglia uccidendo Crono, portando lustro tra gli Olympus per il salvataggio del Dio nuovo arrivato e del luogo dove questo era cresciuto - isolani compresi.

Seguì una cerimonia di festeggiamento e, successivamente, una riunione - entrambe sul Monte Efesto, dato che il Costruttore di armi divine aveva partecipato in un certo senso alla Guerra in maniera fondamentale e i membri dell'Olympus ci tenevano a renderlo partecipe della loro felicità, ma egli era una divinità solo per metà, quindi non poteva mettere piede nell'Universo infinito dove di solito vivevano gli Dei, così decisero quel luogo alternativo.

Si narra che alla riunione sul Monte Efesto, si chiese alla Dea Ananke di far levare il suo velo al vento: su chiunque si fosse posato, avrebbe ereditato a testa un titolo precedentemente detenuto da Crono. Così, la Dea del destino si tolse il velo e lo fece trasportare dal vento la prima volta: alla fine del volo, questo si posò sulla testa di Zeus. La dea si avvicinò al prescelto, gli tolse il velo dal capo e lo guardò sbattendo un paio di volte le palpebre. Infine annunciò che lui avrebbe detenuto il titolo di Re e Padre degli Dei.

La Dea ripeté il mantra altre quattro volte. La seconda  e la terza volta, il predestinato fu Ade che ottenne i Titoli come Imperatore dell'aldilà e Re degli inferi; mentre, la quarta e ultima volta il velo colpì il ventre di Poseidone che ottenne l'Impero dei Mari.

Ecco come Poseidone divenne il primo Imperatore e Re dei Mari.

E questa è solo la fine dell'inizio della nostra storia.

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