Capitolo 8

Narratrice del capitolo: La regina Kaesis.

Ebbene, in questo regno marino, tutto ha avuto inizio con il nostro primo Imperatore e Re, che era anche il Dio dei mari a cui anche molti di voi umani eravate un tempo devoti: il venerabile Poseidone.

Tuttavia, la storia che racconterò adesso è un po' diversa da quella che voi, popolo della superficie, già conoscete. Per esempio, molti della vostra specie pensano che il padre dei primi Dei dell'Olimpo avesse divorato tutti i suoi figli tranne Zeus, prima di venire sconfitto da quest'ultimo una volta adulto, per astuzia. Ecco, sinceramente, le cose andarono un po' diversamente da così. Nonostante ciò, vi rivelerò i particolari solo un po' più avanti.

Comunque, spero che quel che dirò sarà abbastanza esauriente, ma in ogni caso, eliminate i fatti che sapete sull'argomento dalla vostra mente e fidatevi solo di me e di ciò che mi è stato tramandato dalle fonti delle sirene vissute prima che io nascessi.

Ora, però, basta parlare di cose futili o inizierò a divagare sul serio.

Dunque, Poseidone era uno dei pochi figli di quel pazzo e cannibale Crono e dell'amorevole Rea, divinità dalle sembianze umane che abitavano al di sopra del pianeta Terra e, forse, anche dello stesso Universo; anche loro entrambi venerati e temuti dagli abitanti della superficie.
Si pensa che in qualche modo sia stato il figlio prediletto della Grande Rea, ma che ella fece in tempo solo a donargli il nome prima di dover rinunciare temporaneamente - e sin da poco dopo averlo partorito - a farne da tutelatrice perché il bambino, al momento della nascita  - a differenza degli altri fratelli e sorelle rimasti ancora in vita - non presentava nessun potere o caratteristica naturale in grado di contrastare le aggressività di Crono, suo padre.

Infatti, la storia narra che, per farlo sfuggire alle follie omicide del padre - di cui si vocifera che in preda a spasmi isterici e improvvisi divorasse uno dei suoi figli per volta, a caso -, la sua progenitrice Rea incaricò di nascosto l'arguto e forte Zeus - il figlio maggiore, Dio dei cieli, il quale all'epoca era già un vispo e forte fanciullo - di lasciare Poseidone, ancora in fasce, in un luogo più sicuro e in mani migliori.

Zeus, quindi, aspettò il primo momento di debolezza del progenitore per poi portare il fratello in un posto dove Crono non si sarebbe mai sognato di cercarlo: si trattava di una piccola e banale - quanto pericolosa - isoletta del pianeta Terra. "Rodi" e "Rodo" erano i nomi con i quali è stata chiamata e, da pochissimo tempo prima di quel periodo di cui vi sto narrando, vi si era stabilita la popolazione dei Telchini.

I Telchini erano esseri dalle sembianze per metà umane e per metà di pesce, adornati di stracci e reti da pesca; essi potevano ragionare e provare sentimenti, ma tenevano l'unico difetto di essere un po' irascibili e arroganti; tuttavia, possedevano poteri magici straordinari in grado di provocare tempeste, uragani e maremoti, oltre a sapere controllare il fuoco, comunicare con ogni tipo di animale ed a prevedere il futuro.

Eppure i Telchini non erano gli unici abitanti pericolosi dell'isola di Rodi dato che, da secoli, questa era popolata da numerose specie rarissime di serpenti, alcune delle quali presentava veleni a base di fuoco, aria e luce. Questo li rendeva problematici non solo per gli umani normali e per i Telchini, ma si dice addirittura anche per le stesse divinità.

È stata tramandata a questo proposito, nel regno delle sirene, il mito secondo cui Zeus dovette esplorare da cima a fondo la zona - volando dall'alto, chiaramente - per non rischiare di dare in pasto il pargolo a qualche bestia del genere.

Alla fine della sua ricerca il giovane Dio dei Cieli approdò su una collina visibilmente tranquilla, la quale si trovava vicino alla cascata di un fiume.

Di fronte la cascata vi era una casetta ben curata dove abitava un piccolo nucleo familiare composto da tre Telchini dai poteri minori protetti da Cefira, figlia della Dea Oceano, a sua volta protettrice della zona scogliera dell'isola ed eterna nemica di Crono. Appariva, secondo le fonti tramandate a noi sirene, come una donna molto attraente: ben vestita per l'epoca a cui apparteneva e con un fisico atletico e slanciato; per non parlare del suo viso che emanava serenità e determinazione allo stesso tempo, coronato dai capelli ondulati e biondi come il platino che incorniciavano dei meravigliosi occhi grigio-azzurri.

Prima di ritornare nella propria dimora Zeus diede proprio a Cefira e alla famiglia che ella proteggeva il compito di mantenere e istruire Poseidone. Si fece giurare da quelli, inoltre, che avrebbero mantenuto segreta la vera identità del nuovo arrivato per il bene di tutti, almeno fino a quando questo, una volta cresciuto, non avrebbe scoperto da solo dei propri poteri e non avesse capito come padroneggiarli a dovere.

E così fu.

Passarono diciotto anni e Poseidone crebbe, divenendo uno splendido ragazzo.

Però, all'infuori del suo gruppo familiare e di Cefira, quasi tutti i Telchini guardavano quel tipo con sospetto, dato che il suo carattere gentile e il suo aspetto erano molto più simili a quelli di un banale essere umano, piuttosto che a uno della loro razza.

Fisicamente, a differenza degli altri isolani che presentavano la testa o gli arti superiori o anteriori come quelle di un pesce  - sia in acqua sia in superficie - , lui presentava le fattezze di un normale essere umano fuori dall'acqua, sin da piccolo: un cranio umano sormontato da una montagna di riccioli neri che gli arrivavano alle spalle - tenuti rigorosamente attaccati in un piccolo codino - e che contornavano i luminosi occhi blu come il mare sul suo viso, il fisico visibilmente ben allenato - come un eroe della Magna Grecia -, braccia, mani, gambe e piedi erano anch'essi di fattezze umane.

Tuttavia, quasi nessuno sapeva che in acqua il suo aspetto cambiava, sebbene di poco: la sua pelle chiara si ingrigiva, i suoi occhi divenivano neri come quelli di un pesce sott'acqua e le sue gambe, insieme ai suoi piedi, si univano trasformandosi in una coda dotata di pinne di media grandezza per permettergli di nuotare. Riusciva anche a respirare e parlare perfino trovandosi nelle profondità marine - e questa era una cosa che, a quei tempi, stentavano a riuscire a fare gli stessi Telchini.

Purtroppo, come ho detto prima, questa era una cosa che non molti sapevano, almeno in un primo tempo, a parte la famiglia e la cara Cefira che avevano badato costantemente a lui erano stati sempre pronti a insegnargli nuovi concetti e tecniche combattive segrete; quindi, era comprensibile che molti stolti Telchini dai poteri inferiori considerassero Poseidone un vero e proprio intruso, mentre altri addirittura pensavano fosse stato maledetto dagli Dei dato che egli, come se non bastasse, non presentava nessun potere rilevante.

Ma qualcuno tra loro non la pensava affatto così.

Si trattava di Alia: una Telchina coetanea di Poseidone che aveva scoperto la trasformazione segreta del giovane per puro caso.

Alia - con i suoi capelli ricci color miele, le lentiggini che le costellavano il viso e i tentacoli al posto degli arti - era semplicemente meravigliosa. In questo è in tutto il resto che la riguardava.

E questa era una delle cose che la caratterizzavano come una donna molto desiderata dai maschi della sua razza.

Ma un'altra cosa che non passava certo inosservata era il fatto che Alia era una Telchina che proveniva dai membri del ceto medio della società di Rodi, ovvero coloro che detenevano poteri davvero mediocri; nonostante ciò lei era la prova vivente che ogni due generazioni, in famiglie di quello status, nasceva almeno un membro potentissimo. E a prova di ciò vi erano le sue qualità innate nel padroneggiare il vento, il moto dell'acqua e i fenomeni del cielo come i fulmini e i lampi.

Ed era stato proprio in un momento in cui si esercitava sul movimento dell'acqua, in tenera età, che aveva scoperto la verità su Poseidone.

Tuttavia si era ripromessa di non parlarne molto con nessuno, neanche con il diretto interessato. In fondo, una trasformazione dalle sembianze marine non era per niente rara tra la gente del suo popolo, perciò non faceva storia per nessuno, neanche in quel caso. E a quella ragazza non piaceva molto sbandierare quello che vedeva e sentiva ai quattro venti.

Preferiva piuttosto farsi delle amicizie da mantenere; e quello fu il destino del rapporto tra lei e Poseidone.

Rapporto di amicizia che, con il tempo... Si trasformò inaspettatamente in amore.

Andando poco più avanti nella narrazione degli eventi - quando entrambi erano appena ventenni - si sposarono ed ebbero sei figli maschi gemelli e, per settima, una figlia femmina.

Ognuno dei loro figli vennero chiamati con il nome di qualcosa di importante che c'entrava con la loro vita fino a quel momento: Telchino, Oceano, Isolano, Barbaro, Uragano e Maremoto erano i nomi dei primi sei e giocavano tutti con i riferimenti agli abitanti dell'isola, a coloro che avevano allevato i due sposi e, infine, a ciò che i poteri di Alia potevano dare vita.

L'unica figlia - e ultima da loro generata -, invece, venne chiamata Rodo per onorare del tutto l'isola e il villaggio dove erano cresciuti.

Molti, forse perfino i diretti interessati, pensavano che la coppia avrebbe avuto un futuro roseo, di lì in avanti. Tuttavia, non fu così, soprattutto per Poseidone.

Il suo istinto e amore paterno, infatti, sembravano aver risvegliato improvvisamente i suoi poteri divini.

La rabbia per uno sciocco capriccio di uno dei figli faceva tremare la terra sottostante o rendeva possibile la creazione di temibili sabbie mobili, mentre il pensiero che qualcuno di questi si trovasse in pericolo rendeva il luogo in cui si trovava pieno di acqua, come se si trasformasse in un profondo lago burrascoso - perfino al chiuso.

Tutto ciò, ovviamente, fece rumore fino a giungere alle orecchie di Crono e Rea.

Crono vide ciò come l'inizio di una minaccia e, una volta rintracciato il luogo della fonte di tanto potere, scomodò le sue armi viventi migliori - numerose creature mostruose simili ai giganti che, però, possedevano poteri divini e che arrivarono a noi con il nome di "titani", i quali erano molto fedeli al Dio tiranno, nonostante fossero stati rinchiusi da questo secoli prima-, intimandoli a raggiungere il nemico e farlo fuori.

L'esercito, quindi, scese sulla terra e, via mare, raggiunse l'Isola che per tanto tempo era stata un sicuro rifugio per Poseidone.

Sebbene alcuni titani trovarono non poche difficoltà a contrastare i nemici striscianti e velenosi a difesa di Rodi, alla fine furono molti quelli che decimarono i Telchini e a mettere in pericolo la stessa famiglia di Poseidone, Cefira e bambini compresi.

Per fortuna, in quel momento ricomparve ancora una volta Zeus che, di nuovo in segreto, era scappato sulla terra per donare protezione al fratello. Con l'unica differenza che, in questa circostanza, non era più giovane, né solo.

Assieme a Zeus, ormai visibilmente segnato dal tempo - come si evinceva dalle rughe, dalla barba ormai incolta e dalla folta chioma di capelli grigi e lunghissimi, tenuti rigorosamente da una treccia messa di lato - vi erano una schiera di numerosissime Oceanine e Valchirie armate e capitanate da lui e da altri dieci valorosi, così come formidabili guerrieri divini.

Ma Poseidone non aveva ancora capito cosa stesse succedendo davvero... Anzi, per meglio dire, non sapeva ancora niente di importante sulla sua vera natura.

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