35. Patrigno

Louis ha il tempo di fumare una sigaretta, prima che Claude e il suo tirapiedi lo raggiungano. All'arrivo della costosa berlina nel parcheggio della stazione ferroviaria, il suo sesto senso ha fiutato la presenza del figliastro ancora prima che lo vedesse aprire lo sportello. Sapeva che Claude l'avrebbe trovato, ma ha sperato fino all'ultimo che i ragazzi arrivassero per primi. Li ha aspettati tutto il giorno in cima a quel promontorio, scrutando l'oceano e allontanandosi solo per comprare una birra e un pacchetto di sigarette al bar della stazione. Avrebbe voluto spiegare loro cosa l'ha spinto a comportarsi così e poi mandarli via con una qualche scusa, salutarli senza un vero addio. Lasciarli liberi di vivere le loro vite senza le inutili complicazioni derivanti dalla sua. Ma è probabile che non l'abbiano cercato affatto, arrabbiati con lui, stanchi del suo atteggiamento scostante e all'apparenza privo di senso. Non può certo biasimarli per questo.

Il vecchio aspira l'ultima boccata di fumo e lascia scivolare a terra il mozzicone di sigaretta. Per nascondere il tremore delle mani, avviluppa le dita attorno ai braccioli logori della sedia, grato al vento che gli sferza il viso e dissimula il respiro accelerato. Ha creduto di riuscire a tenere a bada l'agitazione, ma il cuore scalpita forsennato nel petto nell'udire quella voce, estranea e familiare al tempo stesso.

«E così ti ho trovato, beau-père*.»

Louis volta appena la testa per guardare Claude; si sente un codardo, ma, per quanto si sforzi, non riesce a racimolare il coraggio per incrociare lo sguardo dell'uomo. Concentra l'attenzione su altri dettagli, come i leggeri solchi ai lati degli occhi e della bocca e più di qualche filo argenteo tra i capelli. Claude Blanc non è più il giovanotto trentenne dei suoi ricordi, considera. Sono passati quasi dieci anni dall'ultima volta che si sono visti, ed entrambi portano addosso i segni del tempo e del dolore che hanno vissuto.

«Cosa vuoi?» La cadenza francese suona estranea e innaturale sulla bocca del vecchio; non ha idea di quanto tempo sia passato dall'ultima volta che ha parlato nella sua lingua madre, ma ogni parola che pronuncia provoca un dolore sordo tra le costole che gli ricorda il motivo per cui ha scelto di abbandonarla.

«Voglio solo vedere mio padre, scomparso nel nulla da più di nove lunghi anni.»

La distanza che li separa è troppa, li costringe a usare un tono di voce forzato e molto più alto del normale per sovrastare l'ululato del vento. Un movimento ai margini del campo visivo attrae l'attenzione di Louis, che lancia un'occhiata circospetta all'uomo sfregiato. Passeggia a poche centinaia di metri da loro, lontano abbastanza da non sentire la conversazione, ma vicino quanto basta per intervenire in ogni momento.

«Andiamo, Blanc, io non sono più tuo padre da tempo», lo provoca.

Claude non è mai stato bravo a nascondere i sentimenti, e Louis ha sempre saputo quali tasti premere per farli venire a galla. Quelle parole bastano a portare via dal volto dell'uomo ogni traccia di calma, a svelare l'astio che lo consuma da prima che la morte si accanisse a distruggere la loro famiglia. «A essere onesti, non lo sei mai stato, Bernard.»

«Oh, lo sono stato, eccome, quando ti ha fatto comodo. O hai dimenticato tutte le volte che sono intervenuto per tirarti fuori dai guai? Ho coperto le tue bravate, ho sperperato soldi e messo a disposizione conoscenze per rimediare agli errori che hai fatto. Ti ho ceduto la casa, e un lavoro che nemmeno meritavi! Si può sapere cosa vuoi ancora da me?» Louis si alza dalla sedia, in preda a una rabbia che non riesce ad arginare stando seduto. Ora lui e Claude sono uno di fronte all'altro, a respirare la stessa, fredda aria dell'oceano. Sono come divisi da una linea invisibile, un confine invalicabile tracciato il giorno della morte di Claire.

«Voglio portarti via tutto, come tu hai fatto con me.»

Il vecchio barcolla come se quelle che Claude gli ha lanciato addosso fossero pietre, non parole. Si avvicina all'uomo un passo dopo l'altro, con il cuore che rischia di esplodergli nel petto.

«E allora falla finita. Fallo!» urla a pochi centimetri dal suo viso. «Macchiati la coscienza con la mia morte. Gettami oltre questo parapetto e racconta a tutti che sono stato io a buttarmi di sotto. Non è quello che mi hai accusato di aver fatto a tua madre? Fallo!»

L'angolo della bocca di Claude si piega in un ghigno, e Louis si rende conto che l'uomo ha trasformato la furba sagacia che lo ha contraddistinto sin da bambino in un'arma potente e affilata. «Credi che voglia ucciderti?»

«Perché saresti qui con lui, altrimenti?» Con un brusco cenno della testa, Louis indica l'uomo dietro di loro, e Claude scoppia in una risata priva di gioia.

«Bourgeois è un investigatore privato, non un killer. E tu... Tu non meriti di morire, tu meriti di soffrire. Sono anni che ti cerco, verme, sempre nei posti sbagliati. Non avevo idea che avessi origini portoghesi e, quando ho letto il tuo nome sul giornale, a momenti ho pianto di felicità», Claude sposta il peso del corpo da una gamba all'altra e slaccia il bottone del cappotto. «Credevo mi avessi tolto finanche la gioia di vederti tirare le cuoia chiuso in una cella come meriti. Se sono qui oggi, beau-père*, è per dirti di persona che ti trascinerò davanti a un giudice e ti farò sbattere in galera. E, tanto per cominciare, firmerai questa.»

Claude sfila dalla tasca dei fogli ripiegati con cura e li sventola sotto al suo naso. Louis glieli strappa dalle mani e strepita: «Di che si tratta?»

«È un accordo.»

Dispiegando i fogli, il vecchio nota che la carta ha l'intestazione del loro notaio di famiglia. Riga dopo riga, legge le assurdità che una grafia svolazzante ha impresso nero su bianco, su quello che a tutti gli effetti è un contratto di cessione di ciò che resta dei suoi averi in Francia. Se lo aspettava, conoscendo l'avidità di Claude, e ha potuto fare poco con un preavviso così breve, ma la cosa non lo scalfisce più di tanto. Ha lasciato l'eredità di sua madre alla cugina Margot diversi anni fa, e dei Bernard resta poco che Claude non abbia già preso. Louis gira la pagina e nella successiva trova qualcos'altro che aveva già immaginato giorni prima. È ora di mettere in atto il suo bluff.

«Quanto lo paghi quel rammollito che mi ha gironzolato attorno come una cimice, eh, Blanc? Non sa nemmeno che la casa di Alfama non è più mia!»

«La casa è tua, Bourgeois è stato in comune pochi giorni fa!» L'espressione di sorpresa sul volto di Claude sembra genuina, e Louis non si lascia sfuggire l'occasione per incalzarlo.

«Di' a quella capra che la casa non è più mia da circa una settimana! Ho dovuto cederla allo sciagurato che lavora sulla barca con me perché non lo pago da mesi». Louis infonde tutta la convinzione di cui è capace in quelle parole, tenendo lo sguardo fisso sui fogli per non tradirsi. Sa che quella bugia si regge sulla flebile speranza che Bourgeois non sia arrivato alla piccola banca di proprietà di un suo amico d'infanzia, in cui ha depositato con la massima discrezione i risparmi più cospicui che possiede.

«Non fa alcuna differenza per me. Ciò che importa è che non sia più tua.»

Il vecchio riesce a stento a trattenere un sospiro di sollievo. Il giorno dopo che la poliziotta gli ha dato la conferma che Claude fosse sulle sue tracce è andato dal notaio per sottoscrivere la cessione della casa in favore dei due ragazzi, sicuro che l'intenzione del figliastro fosse quella di ucciderlo. Non può rischiare che Claude scopra che la clausola di cessione includa la sua morte, la sua sparizione o la firma del consenso dei ragazzi prima di essere validata. Purtroppo, però, non è stato così sveglio da considerare anche un'altra eventualità.

«Perché mai dovresti volere il mio peschereccio, poi?»

«Perché no? Vivi schiavo dei tuoi vizi e senza alcuna dignità e, in questo mese in cui Bourgeois ti ha tenuto d'occhio, mi sono chiesto più volte cosa ti spinga ad andare avanti, quale sia il nucleo della tua insulsa vita. Fino a che non l'ho capito: hai fatto di quella zattera il tuo universo. Tutto ciò che hai, tutto ciò di cui hai bisogno è lì. E io te la porterò via.»

Louis trova finalmente il coraggio di guardare dritto negli occhi allungati di Claude. Hanno lo stesso colore del mare in burrasca, sono identici agli occhi delle uniche due donne che abbia mai amato. Vederli ancora, vivi e brillanti, è allo stesso tempo un prepotente bisogno e una sofferenza straziante. E con la poca lucidità che gli è rimasta, fa la sua mossa in un gioco che sa di avere già perso. «La barca è solo un passatempo! Non conta nulla per me.»

Il vecchio riesce a fiutare il pericolo prima ancora che Claude apra bocca e giochi il suo asso nella manica. «E che mi dici dei ragazzi?»

«Anche uno stupido avrebbe capito che lavorano per me». Louis riesce a mascherare la paura nella voce, ma è certo che l'uomo abbia colto il panico che gli ha attraversato il viso.

«Ho visto io stesso la tua dipendente vivere sulla barca.»

«E allora?»

Il suono che sfugge dalle labbra di Claude non è dissimile a un latrato. E, al pari di un lupo, l'uomo affonda le zanne proprio dove fa più male. «Per caso hai pensato, salvando lei, di avere raggiunto una sorta di redenzione?» gli sussurra, con voce appena udibile sopra il soffio del vento. «Di aver scambiato una vita per un'altra? Non è così. Lalie da quel mare non è più tornata indietro, ed è solo colpa tua.»

Le parole che Claude pronuncia riescono a farlo tacere. Boccheggia, con le lacrime che scendono senza controllo dagli occhi e il vento che le incanala nelle rughe del viso. Passano diversi minuti, nei quali entrambi restano in silenzio, uniti dal ricordo di un dolore che né il tempo, né la vendetta potrà mai cancellare.

Poi Claude distoglie lo sguardo. Asciuga con un gesto brusco l'unica lacrima che gli bagna il viso e continua: «Credo che tu sappia che non sono un qualunque uomo ricco. In questi anni sono diventato anche potente, molto più di quanto lo sia stato tu stesso.»

«Le voci corrono, sì... Ho sentito dire che ti diverti a corrompere la gente per rimediare alle scelte sbagliate che hai fatto con la mia banca», commenta Louis, senza riuscire a trattenersi. «Tuo padre si sarebbe vergognato di te. E, puoi starne certo, anche Claire.»

Claude sbianca e avanza verso di lui, afferrandolo per il bavero della giacca. «Non osare... Non osare sporcarti la bocca col nome di mia madre!» urla l'uomo, fuori di sé dalla rabbia. Lo lascia andare pochi secondi dopo, assestandogli una spinta che lo manda a sbattere conto la ringhiera dello strapiombo.

Louis si aggrappa al ferro arrugginito che lo separa dalla morte con il respiro affannoso e l'adrenalina che fa lavorare più in fretta il cervello. Ha assaggiato diverse volte la vena violenta di Claude nel corso della loro vita insieme a villa Roche, e questa è la conferma che l'uomo non è cambiato affatto. Si raddrizza, fiero, lisciando i fogli stropicciati che tiene in mano. «Dici di essere diventato chissà chi, ma ricorri sempre ai vecchi trucchetti... E non mi intimidiscono, dovresti saperlo.»

Claude cammina in circolo, con le mani tra i capelli. Lo guarda con cattiveria e Louis sa che sta per ricevere un colpo molto più potente di un pugno, stavolta. «Sai cosa ho dovuto fare per scoprire che il ragazzo mulatto è in questa nazione da cinque anni e otto mesi? Una telefonata. Una sola. Tre mesi senza lavoro basteranno per l'espulsione, e stai pur certo che gli metterò i bastoni tra le ruote con ogni mezzo in mio possesso. Ho anche delle foto interessanti da inviare alla Polícia Marítima*», ghigna. «Sono certo che saranno interessati a sapere che il signor Melo pilota pescherecci senza essere in possesso della patente nautica. Memorabile quella scena, tra l'altro... Bourgeois ha colto i tuoi dipendenti nell'atto di scavalcarti quando eri a terra, ubriaco fradicio. Mi ricordo ancora quando era mia madre a farlo, prima che tu la uccidessi.»

Lo sgomento si diffonde nelle membra di Louis, veloce come sangue nelle vene. Osserva l'uomo che ha considerato al pari di un figlio tirare fuori dalla tasca interna della giacca una Montblanc e continuare imperterrito la sua crociata. «Quanto alla ragazza, ho saputo che oggi sta affrontando un'udienza molto importante. Sono contento di sapere che almeno lei ha avuto la possibilità di allontanare un padre pericoloso... Però, vedi, lei non è mia sorella. Il padre abita in un paesino di provincia, pensa quanto sarebbe felice se io gli inviassi una macchina privata che lo scorterebbe fino al nuovo indirizzo di sua figlia con la massima discrezione. Per riabbracciarla, sai, per scambiare due parole da soli. Da padre a figlia.»

La bocca di Louis è una distesa arida e secca. La mente, più della gola, brama un bisogno disperato di alcol per ricacciare indietro il dolore che prova. Un dolore che minaccia di fargli scoppiare la testa, di fargli perdere il controllo, ma al momento non può assolutamente permetterselo. Racimola ogni briciolo di forza d'animo che gli è rimasta e capitola: «Firmerò, ma dovrai lasciare i ragazzi fuori da questa storia. Loro non c'entrano.»

«Firma l'accordo e farò come dici.»

«E cancella la clausola legata alla loro casa.»

«D'accordo.»

Claude cancella un paio di righe dai fogli e li porge a Louis, insieme alla penna. Il vecchio rilegge tutto con attenzione. Firma la sua condanna e si accascia sulla sedia.

«Ci vediamo in tribunale». Claude gli volta la schiena e Louis chiude gli occhi, aspettando che il rumore delle onde copra lo scricchiolio dei passi che si allontanano sulla roccia. La sua mano trema così tanto da riuscire a stento ad afferrare la sigaretta nella tasca, ma il contatto del filtro con le labbra e l'odore del tabacco nelle narici gli danno un sollievo che non basta. Un brivido percorre la sua schiena, e dentro di sé sente montare una furia cieca e irrazionale.

«Al diavolo». Lancia a terra la sigaretta, balza in piedi e comincia a pestarla con forza, fino a ridurla in polvere. «Perché? Perché? Bastardo!» Afferra la sedia sulla quale un pomeriggio di maggio di tanto tempo fa ha chiesto a sua moglie di sposarlo, e la scaglia lontano con forza. Schegge di plastica volano dappertutto all'impatto con la roccia, ma lui non si accontenta. Zoppica verso ciò che resta di quel ricordo e lo getta via, nello strapiombo a picco sul mare. «Prenditi anche questo, prenditi tutto!»

Mani forti e calde gli circondano le braccia in una morsa ferrea, e una voce familiare si fa strada nella sua mente, annebbiata da rabbia e dolore. «Louis, calmati.»

Il sentore legnoso della pelle di Felipe arriva dritto al suo cervello. I colori caldi del volto di Âmbar invadono il suo campo visivo, e le parole della ragazza estinguono la scintilla di follia che si è impossessata di lui.

«Ci siamo noi. Siamo qui per te.»


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Pillole di francese:

*Beau-père = Patrigno

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