25. Lividi
È notte fonda e la Louisa sta navigando con l'equipaggio chiuso in cabina, in compagnia di un silenzio opprimente, che si protrae da quando la nave ha lasciato il porto. Felipe inizia a pensare che persino il ponte sferzato dal vento sarà un miglior compagno con cui trascorrere le restanti ore di quella notte, così copre la testa con il cappello, infila la giacca e fa scattare l'interruttore per accendere la luce esterna. «Vado a preparare.»
Il vecchio risponde con un grugnito. «Sarebbe ora.»
Felipe lancia un'ultima occhiata in direzione della panca, dove Âmbar è seduta con il viso nascosto nell'ombra. Il ragazzo sospira, abbassa con decisione la maniglia ed esce. L'aria gelida della notte si scontra col suo viso e gli mozza il respiro. Nonostante sia abbigliato a dovere per affrontare il freddo, si affretta comunque a indossare i trampolieri da pesca, contento di avere un'ulteriore barriera che lo protegga da quella brezza pungente.
La sua mente è un groviglio di pensieri da quando ha messo piede sul peschereccio e ha trovato Âmbar già lì, cosa assai rara per lei, che in genere è sempre in ritardo. E quando ha notato la valigia rossa incastrata tra il frigo e il mobiletto non è più riuscito a togliersi dalla testa un dubbio assillante: perché la ragazza ha portato tutto ciò che possiede con sé sulla barca? Non conoscere la risposta a questa domanda lo fa sentire frustrato e nervoso, più di quanto lo sia già negli ultimi tempi. Da quando l'uomo con la cicatrice ha iniziato tormentare i suoi pensieri, stenta a riconoscersi lui stesso. Proprio ieri Ivo l'ha preso in disparte per fargli uno dei suoi rari discorsi seri. Sono settimane che non va a ballare, che non esce insieme a lui, che non si presenta alle lezioni di yoga di Viviane. Ma come spiegare a Ivo che è inutile ballare se l'unica donna che vorrebbe avere tra le braccia non è lì? Come dirgli che vederla insieme a Ileana per lui è una tortura? Che quando vede una coppia che si bacia riesce solo a chiedersi che sapore abbiano le labbra di Âmbar?
Felipe alza gli occhi e sobbalza dallo spavento. «Âmbar!» la chiama, con voce troppo alta e stridula per suonare naturale. Non l'ha sentita arrivare e spera che la poca luce che arriva in quella zona del ponte basti a nascondere l'espressione colpevole che sa di avere impressa sul viso.
Gli occhi della ragazza si stringono sospettosi, ma lei lo oltrepassa senza indagare, mormorando: «Non volevo spaventarti.»
Il rombo del motore della Louisa cambia, ma Felipe resta fermo lì. È sul punto di parlare quando la voce di Louis rompe il silenzio e manda all'aria i suoi piani. «Gettate la rete!»
Un sospiro rassegnato sfugge dalle narici di Felipe e si dissolve nell'aria. In poche, nervose falcate raggiunge la poppa del peschereccio e issa la rete oltre il parapetto. Âmbar attiva il motore dell'argano, e quel congegno si mette a sbobbinare i cavi d'acciaio che reggono la rete, facendola dispiegare nelle acque dell'oceano. Felipe potrà non essere abile quanto il vecchio a navigare, ma avverte che il vento sta cambiando dalle piccole onde che si infrangono contro il fianco peschereccio e lo fanno oscillare in modo quasi impercettibile.
Alle prime luci dell'alba, lui e Âmbar hanno smistato più pesci che parole; hanno lavorato in silenzio, mentre il mare si è fatto sempre più agitato attorno alla Louisa, sballottandola senza sosta e con violenza crescente. Uno stormo di gabbiani sta banchettando coi resti del pesce intrappolato nella rete, e loro hanno un bel daffare per scacciarli, ripulire la rete e riporla al suo posto.
«Sbrigatevi! Tra poco cominceremo a navigare contro vento», li avverte Louis dalla cabina, ma pochi minuti dopo il rollio causato dalla prima onda traversa coglie comunque di sorpresa i due ragazzi. Felipe riesce a restare in piedi aggrappandosi d'istinto al corrimano, ma Âmbar perde l'equilibrio e picchia con violenza la spalla sul pavimento liso. L'impatto dell'acqua contro la fiancata, poi, la fa rotolare diversi metri più in là, contro la rete che hanno appena piegato.
«Âmbar, alzati!» urla Felipe. Non è saggio neanche rimanere seduti quando la barca sfida il mare con le onde al traverso, e restare distesi sul ponte potrebbe causare seri infortuni alla schiena o commozioni cerebrali.
«Tenetevi!»
Il nuovo strillo del vecchio manda Felipe nel panico. Con un gesto del tutto sconsiderato, molla la presa sul corrimano e corre in direzione di Âmbar, ancora stesa a terra. È a pochi passi da lei quando un'onda scuote il peschereccio e, anche se lui prova ad assecondarla, quella gli fa staccare per un attimo i piedi dal ponte e lo sbalza in avanti. Felipe attutisce la caduta con le braccia, ma l'urto della Louisa contro il muro d'acqua gli fa sbattere lo zigomo a terra. Chiude gli occhi, abbandonandosi per qualche secondo al dolore, ed è un nuovo grido di Louis a riscuoterlo. «Tutto bene?»
Felipe non risponde e concentra le energie per tirarsi su. Âmbar è poco distante; la raggiunge e, afferrandola per un braccio, la rimette in piedi di peso. «Restiamo su, Âmbar, restiamo su». Per tutta risposta lei artiglia la sua mano, e insieme affrontano il moto oscillatorio della barca, coprendo la distanza che li separa dal corrimano.
«Rispondi, ragazzo, Cristo d'un Dio!» tuona Louis.
«Tutto ok!» urlano lui e Âmbar nello stesso istante.
«Reggiti forte e piega le ginocchia per attutire il colpo», spiega Felipe alla ragazza. Sono vicini, molto vicini, e lui sente gli occhi d'ambra bruciare nei suoi di paura, di gratitudine e di qualcos'altro che non riesce a decifrare. Gli schizzi di un'onda li investono in pieno, interrompendo il contatto visivo e inzuppandoli da capo a piedi di acqua gelida. «Stai bene?» boccheggia il ragazzo e lei annuisce. «Dobbiamo rientrare. Qualunque cosa accada non lasciare mai il corrimano.»
Sotto il cielo tinto di un rosa pallido spettacolare, i due ragazzi guadagnano metro dopo metro e richiudono la porticina di lamiera alle loro spalle.
Felipe tira via il cappello bagnato dai capelli, sfila i trampolieri e getta tutto accanto alla porta. Pantaloni e calzini sono zuppi, ma la parte superiore del corpo, protetta dal tessuto impermeabile della giacca, è asciutta. Un nuovo rollio, accompagnato da una volgare imprecazione di Louis, lo costringe ad appoggiarsi al mobiletto per restare in piedi, mentre diverse cianfrusaglie rovinano a terra, aggiungendosi alle altre già sparse sul pavimento. Felipe si volta e trova Âmbar girata di spalle rispetto a lui; ha sfilato il maglione ed è vestita di un aderente top nero che le lascia scoperta la schiena. Un grosso alone rossastro si estende su tutta la sua scapola sinistra, e quella vista fa nascere un verso di disappunto sulle labbra del ragazzo.
Lei lo rassicura: «Sto bene, è solo un livido. La tua guancia?»
Le dita di Felipe tastano con circospezione lo zigomo, trovandolo gonfio e graffiato. «Abbastanza bene», delibera, e approfitta di quel breve momento di tregua per tirare fuori un paio di pantaloni puliti dallo zaino. Li guarda per un attimo, in imbarazzo, si schiarisce la voce e annuncia: «Ora mi cambio i pantaloni.»
«Vuoi che mi chiuda in cabina di pilotaggio con Louis?»
Il vecchio ridacchia, divertito dalla battuta di Âmbar e, prima che Louis possa metterci del suo, lui replica: «Non ce n'è bisogno.»
Felipe sfila calzini e pantaloni della tuta e infila le gambe nei jeans asciutti. Fa un po' di fatica a farli salire perché la pelle è ancora umida e, quando finalmente li allaccia e si volta per raggiungere la stufetta nell'angolo, ha come l'impressione che Âmbar abbia appena distolto lo sguardo. Lei siede sulla panca e infila la testa nella felpa pulita. Ruotando il busto espone alla vista di Felipe il collo, dove scintilla la collana d'ambra che lui le ha regalato. Il ragazzo non può evitare a un sorriso spontaneo di affiorare sulle labbra, e Âmbar glielo restituisce di rimando.
«Rimettetevi in piedi, le prossime saranno belle grosse», li mette in guardia Louis.
«Vorrei sapere come fai a non rovesciare quella birra», osserva Âmbar.
Le dita del vecchio sono saldamente ancorate al collo della bottiglia, e la cabina è anche pervasa da un vago sentore di fumo, segno che Louis non ha rinunciato nemmeno a una sigaretta nei minuti precedenti al loro arrivo. «Il segreto è tenerla sempre mezza piena.»
«Mezza vuota, vorrai dire», lo corregge lei.
«No, ragazza. L'importante è quello che c'è; quello che non c'è manca e basta», replica lui e si affretta ad aggiungere: «Ah, fottuta costa in avvicinamento! Ragazzi miei, vi riporto a casa anche stamattina.»
Come a voler dissentire, un'onda colpisce i vetri della cabina con uno schianto assordante, ma Louis ha ragione, nel giro di mezz'ora i raggi del sole appena nato all'orizzonte accolgono la Louisa in porto, sana e salva. Poggiare i piedi sulla terra ferma dopo il mare con le onde al traverso è un'esperienza strana, provoca dei capogiri che impiegano più di qualche ora ad andar via. Felipe ha imparato a gestire quella sensazione nel corso degli anni, ma non ha badato che si tratta della prima volta per Âmbar. Il ragazzo ha appena salutato l'inserviente venuto a portare via le casse di pescato, quando la vede camminare lungo una linea diagonale che la costringe a fermarsi appena in tempo per non cadere in acqua, oltre il limite della banchina. Felipe soffoca una risata, la prima dopo quella notte orribile, e copre la distanza che li separa, posando una mano sulla spalla di Âmbar.
«Tutto ok?»
Lei si aggrappa al braccio del ragazzo e lo guarda con un'espressione sconvolta sul viso. «Che mi succede?»
«Il tuo corpo deve abituarsi al fatto che non stia subendo il moto apparente dell'acqua. Dopo aver mangiato torna tutto normale. Andiamo da Ivo, ti va?»
«Sim*, andiamo.»
«Vado su a prendere la valigia.»
Lei stringe la presa sul braccio e replica, sbrigativa: «No, non serve. Dormirò sulla barca questo weekend.»
«Cosa? Perché?»
Âmbar esita, ma alla fine confessa: «Io e Ileana abbiamo avuto una discussione.»
Felipe tira fuori il telefono. «Non puoi dormire sulla barca! Chiamo Ileana: qualunque cosa sia successa, sono sicuro che...»
«No. Sono stata io ad andare via». I due ragazzi restano qualche secondo fermi a guardarsi. L'una capisce che l'altro vorrebbe sapere, l'altro immagina ma non chiede e, dopo un minuto abbondante di silenzio, lei confessa: «Non posso tornare da lei adesso. Mi ha supplicata di rimanere, si è offerta persino di dormire sul divano in salotto, ma non posso continuare a stare lì come se nulla fosse. E non fingere di non sapere perché», conclude in tono minaccioso. Poi aggiunge: «Tra meno di una settimana mi trasferirò nel nuovo appartamento. Starò sulla barca solo qualche giorno. Louis mi ha già detto che posso restare, e ho tutta l'intenzione di farlo. Niente di ciò che dirai potrà farmi cambiare idea.»
Alla fine, pare che la guerra tra lui e la bionda glaciale sia finita ancora prima di cominciare, ma per Felipe questo rappresenta tutt'altro che una vittoria. Il ragazzo abbassa lo sguardo. «Come preferisci», le dice e si incammina lungo la banchina, arrabbiato con se stesso più che mai. È la seconda volta che ha a portata di mano quell'occasione, e di nuovo la lascia scivolare tra le dita, sprecata a causa del timore di un rifiuto che sa di non voler sopportare.
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Dizionario di portoghese:
*Sim = Sì
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