18. Congetture
Felipe sale sul bus e prende posto nel sedile accanto a quello di Âmbar. È così stanco che i muscoli delle gambe formicolano e gli occhi faticano a rimanere aperti. La notte appena trascorsa è stata piuttosto difficile. Hanno lavorato con le onde dell'oceano agitato a frustare i loro volti, tanto che entrambi portano ancora sui capelli il maleodorante sentore delle alghe. Sono troppo avviliti dalla fatica per parlare, ma Felipe ha capito diverse ore fa che Âmbar è turbata. Il continuo mordicchiarsi le labbra, la fronte contratta, il silenzio che ha accompagnato le battute pungenti di Louis ha dato conferma al ragazzo che lei abbia qualcosa che non va.
Ha la testa affollata di domande che vorrebbe rivolgerle, ma la sua riservatezza lo relega in un silenzio strano, che lo fa sentire distante da lei. Eppure è stata Âmbar a chiedergli di riaccompagnarla a casa, tra un sorso di caffè e un morso di pane al bancone del botteghino. Deve solo farsi coraggio e parlare. Azzarda un'occhiata in direzione della ragazza, ma non riesce a vederla in viso, dal momento che ha il cappuccio della felpa tirato sulla testa. A Felipe torna in mente il disegno di Ileana che ha visto tra le pagine del quaderno, qualche giorno prima. È da allora che l'immagine di Âmbar tra le braccia della bionda ha iniziato a tormentarlo, ed è proprio il bisogno di sapere se la ragazza di ghiaccio c'entra qualcosa con il suo malumore a spingerlo a parlare. «Ti va di dirmi che succede?»
Lei sobbalza e si volta a guardarlo, come se avesse dimenticato la sua presenza. «Niente, io...» Scuote la testa e abbassa lo sguardo sulle mani. «Mi prenderai per pazza se te lo dico.»
«Non penserei mai che tu sia pazza. Mai.»
L'occhio di Âmbar lascia andare una lacrima che cade tra le pieghe della felpa. Felipe deve appellarsi a tutta la sua buona volontà per non cedere alla tentazione di accarezzarle la guancia e cancellare la traccia tangibile di quel dolore. Stringe i pugni e resta zitto, aspetta che sia Âmbar a decidere quando e se parlare.
«Credo che qualcuno mi stia seguendo.»
La schiena di Felipe viene attraversata da un brivido. «Cosa? Chi?» chiede allarmato.
«Un uomo che non ho mai visto prima in vita mia. Perciò ti ho chiesto di accompagnarmi a casa», spiega Âmbar.
«Sei andata alla polizia? Devi andarci.»
Lei chiude gli occhi e si lascia andare a un sospiro stanco. Quando li riapre ha un'espressione rassegnata e spenta. «È complicato, Felipe. Non posso farlo, al momento.»
«Perché no? Sono certo che...»
«È per via del processo che sto affrontando contro la mia famiglia», lo interrompe lei. «Se sporgessi denuncia, l'avvocato dei miei verrebbe a saperlo e di sicuro userebbe questa informazione a loro vantaggio. D'altra parte sono in città da pochi mesi, quante probabilità ci sono che uno sconosciuto abbia preso a pedinare proprio me? Sarebbe facile convincere il giudice che soffro di manie di persecuzione, e a quel punto rischierei di essere dichiarata mentalmente instabile, con chissà quali conseguenze.»
Il battito del cuore martella senza controllo nelle orecchie di Felipe. Il pensiero che lei sia in pericolo gli fa mancare il fiato. «Descrivimi l'uomo, forse posso aiutarti.»
«È alto quanto te, più o meno. Entrambe le volte in cui l'ho visto vestiva elegante e la seconda volta indossava anche uno strano cappello a tesa larga. Ha la barba scura e corta, occhi e capelli scuri, fisico asciutto, sui quarant'anni.»
«Stai descrivendo un uomo qualunque, Âmbar.»
Lei si guarda intorno con circospezione e sussurra: «Ha una strana cicatrice su un occhio che gli attraversa la faccia». Un flashback aggredisce la memoria di Felipe, e Âmbar si accorge dalla sua espressione che qualcosa non torna. Sgrana gli occhi e afferma, raggelata: «L'hai già visto.»
Si guardano per un lungo istante, entrambi spaventati. «Sim*.»
«Chiamo subito Teresa.»
Le sue mani tremano tanto che deve tentare più volte prima di riuscire a digitare il nome giusto sulla tastiera. La chiamata parte, e lei ha appena avvicinato il telefono all'orecchio, che l'interlocutore ha già risposto. «No, non l'ho visto. Sono su un bus verso casa insieme a Felipe». A quella frase segue una breve pausa. «Perché gli ho descritto l'uomo, e lui crede di averlo già incontrato». Âmbar sposta lo sguardo su di lui, annuisce e risponde: «Una fermata prima, va bene. Ti aspettiamo lì». Abbassa il telefono e lo informa: «Vuole parlarti, dobbiamo scendere alla prossima.»
«Chi è Teresa?»
«È una poliziotta, l'agente Carmo. Lei dice che ti conosce. Forza, alzati.»
La piazzetta in cui scendono è deserta e li accoglie con una pioggerellina sottile e fastidiosa. Non c'è alcun posto dove ripararsi, così Felipe tira fuori uno striminzito ombrello dallo zaino. Lo apre, e prova a coprire se stesso e Âmbar alla bell'e meglio. Le loro spalle si toccano, e Felipe nota che la ragazza è scossa da un tremito, che lui non sa se dipenda dal freddo o dalla paura. «Dove lo hai visto?» domanda lei.
«Sulla barca della polizia.»
Âmbar si volta a guardarlo, senza fiato: «Non è possibile!»
«Eppure è così. Un uomo con una cicatrice simile era insieme agli altri agenti sulla barca, ma non indossava la divisa. Per questo mi sono accorto di lui.»
«Allora erano davvero lì per me.»
Il cervello di Felipe lavora, rapido, e gli torna in mente la prima impressione che ha avuto sull'anomalo controllo avvenuto pochi giorni prima. «Non saltare a conclusioni affrettate. Io credo che lui si trovasse lì più per Louis, che per te.»
«Non puoi saperlo.»
«No, ascolta... Una costante di quei controlli è che mi chiedano un documento di riconoscimento perché, vedendomi, pensano che io sia un clandestino. L'ufficiale, però, sapeva già che non sono un irregolare. L'ho capito quando mi ha chiesto di quanti altri mesi di lavoro avessi bisogno per ottenere la cittadinanza portoghese. Non sono saliti a caso sulla Louisa, sapevano chi ero io e chi era Louis, e avevano bisogno solo di sapere chi fossi tu.»
Âmbar ha il viso corrugato da stanchezza e paura. Sta riflettendo sulle parole che lui le ha appena detto, senza mai staccare gli occhi ambrati dai suoi. «Non lo stai dicendo solo per tranquillizzarmi, vero?»
«Dovresti sapere che non dico bugie». Lui sussurra quella frase, e la ruga al centro della fronte di Âmbar si distende. Lei socchiude le labbra, e lo sguardo di Felipe viene attirato da quell'impercettibile movimento come ferro da una calamita. Si chiede se anche la bocca della ragazza avverta l'esigenza di assaggiare la sua con la stessa premura che prova lui. E per un istante gli è sembrato che anche gli occhi di Âmbar virassero verso le sue labbra, ma un colpo di clacson tronca il loro breve momento di intimità.
Teresa Carmo, scopre Felipe, è la stessa agente che lo ha interrogato il giorno in cui lui e Louis hanno soccorso Âmbar nel rio*. Fa accomodare entrambi sul sedile posteriore della macchina di servizio della polizia e parte nella direzione opposta rispetto a dove sono diretti. Lo sguardo della donna incontra spesso quello di Felipe nel riflesso dello specchietto retrovisore, mentre lui risponde alle domande mirate che lei gli rivolge sull'uomo misterioso. Prima si concentra sulla descrizione fisica e, quando è certa che coincida con quella fatta da Âmbar, gli chiede di dirgli dove e quando l'ha visto. «Su una barca della Polícia Marítima*, due giorni fa.»
L'agente frena in modo così brusco che per poco lui non sbatte con la fronte contro il vetro. «Su una barca della Marítima21?!»
Felipe annuisce e, passato lo spavento per la guida dell'agente, le espone le considerazioni che ha fatto anche ad Âmbar. «Louis ha preso nota dell'identificativo dell'imbarcazione che ci ha affiancati per l'ispezione. L'ha dato a me, per cui posso farglielo avere non appena torno a casa», conclude.
La Carmo detta a Felipe il suo numero di cellulare mentre ferma l'auto in mezzo a una stradina deserta. Slaccia la cintura e si volta verso i sedili posteriori. I suoi occhi severi rimbalzano senza sosta da lui ad Âmbar, che si è rannicchiata dall'altra parte del sedile con la testa contro il finestrino ed è rimasta ad ascoltare in silenzio la conversazione. «Melo, mi piace come ragioni; le tue potrebbero non essere solo ipotesi. A questo punto credo di poter affermare che le autorità siano coinvolte e che lui sia un qualche ispettore incaricato di svolgere delle indagini. La congettura, però, è che queste indagini siano rivolte a Louis. Non possiamo saperlo con certezza», dice, lanciando un'inequivocabile occhiata ad Âmbar.
«Non parlava portoghese», osserva la ragazza, rompendo il silenzio all'improvviso. «Al Bairro Alto, sabato scorso, lui non mi ha parlato in portoghese.»
«Cosa?» L'agente guarda Âmbar con un'espressione furente sul volto. «E perché non me l'hai detto subito?»
«Non credevo fosse importante», risponde lei con un filo di voce.
«Tutto è importante, te l'ho detto e ripetuto! Che lingua era?», indaga con tono d'urgenza.
«Non ne sono certa, ma credo francese. Ha detto qualcosa con "moi".»
Felipe ribadisce: «Louis è francese!»
L'agente Carmo scambia uno sguardo con il ragazzo e annuisce, rivolta più a se stessa che a lui. «È un'ipotesi campata del tutto in aria, ma vedrò che posso fare per verificarla. Voi, intanto, continuate a prestare attenzione e non fate nulla di azzardato. Intesi?»
«Avvierai l'indagine?» chiede Âmbar a bruciapelo, ma la poliziotta esita prima di rispondere.
«No. Ci sono già delle autorità coinvolte e non ce n'è bisogno. Diciamo che posso... chiedere in giro. Forza, scendete, siete arrivati. Camminate sempre dritto e dietro quel palazzo a sinistra, c'è la piazza del Marquês de Pombal.»
Felipe e Âmbar salutano l'agente Carmo e si avviano nella direzione che lei ha indicato. Ha iniziato a piovere più forte, e Felipe tiene aperto l'ombrello sopra le loro teste, anche se serve a poco. Si illude che camminare fianco a fianco con lei possa tranquillizzarla. Al portone del palazzo, Âmbar alza lo sguardo su di lui; i suoi occhi sono segnati da occhiaie troppo profonde, ma brillano come se ci fosse una fiamma ad animarli.
«Felipe, grazie.»
Quello è il segnale che lui aspettava. Avvolge il braccio attorno alle spalle della ragazza e la stringe a sé, trattenendo il fiato. La tensione lo abbandona quando anche le braccia di lei si stringono attorno al suo torace. Vorrebbe di più, vorrebbe prenderle il viso tra le mani e continuare da dove sono stati interrotti poco prima, ma si accontenta di stringerla più forte, di sentire il suo fiato caldo che gli solletica il collo. Restano avvinghiati, sotto una pioggia sempre più insistente per diverso tempo, senza dire una parola. Non ne hanno bisogno.
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Dizionario di portoghese:
*Sim = Sì
*Polícia Marítima = Polizia marittima
*Rio = fiume
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