Luci e Ombre
Autore: SnivyNyx_09
Genere: fanfiction
Una nuova analisi egoista, fresca fresca di stampa, che riguarda una fan fiction dedicata al mondo di Descendants. Ho tante cose da dire, per cui, non perdiamo altro tempo e immergiamoci all'interno di Auradon e dei suoi personaggi.
Stile e modalità di scrittura
Il testo di Luci e Ombre è molto fresco, giovanile e riesce a far respirare la dimensione adolescenziale che si vive all'interno della scuola per principi e principesse Disney. Il linguaggio utilizzato è infatti semplice e spigliato e la narrazione, governata da un narratore onnisciente, ci presenta le prospettive in terza persona dei due protagonisti: Esme e Carlos, la luce e l'ombra su cui puntare l'attenzione. Gli interventi e le domande retoriche che la voce narrante fa durante l'evolversi della vicenda sono molto azzeccati e, oltre a dispensare spensieratezza, sono in grado di accogliere il lettore facendolo sentire partecipe dell'atmosfera high school; a volte però viene dimenticata la persona a cui ci si riferisce: molto spesso si dialoga con un "tu" generico, mentre in alcuni casi il controllo sfugge e vira verso il "voi".
"Quella era una delle prime regole che insegnavano ad Auradon. Non importa chi ti trovi davanti, devi sempre salutare educatamente." (capitolo 1)
"E voi non volete trovarvi di fronte a un De Mon che dà di matto. Potrebbe essere una delle ultime cose che fate nella vostra vita." (capitolo 3)
Oltre a questa sbadataggine, il testo cade numerose volte negli avverbi di tempo che indicano il presente con i verbi al passato; questo avviene proprio per la familiarità che il narratore adotta, portando il testo scritto a scivolare nel parlato:
"I figli dei cattivi, i loro acerrimi nemici, lì, con loro, ad Auradon. Forse oggi era il primo d'aprile e se ne era scordata. Quel giorno sembrava essere tutto uno scherzo." (capitolo 1)
"Cosa diavolo era? Perché sull'isola non l'aveva mai provato? E perché si era risvegliato proprio adesso? Centinaia di domande, purtroppo senza risposta, iniziarono a riempire la mente del ragazzo, facendolo andare fuori di testa." (capitolo 7)
Riagganciandomi all'ultimo esempio, la presenza di queste domande tende a volte a confondersi in quelle che sono poste direttamente dai personaggi della vicenda:
"Sentendo questo, Carlos sgranò gli occhi, mentre un brivido gli passava lungo la schiena. Cosa diavolo ci faceva sua madre dalla regina dell'isola?!" (capitolo 2) La formattazione in corsivo è stata usata per indicare i pensieri o dei dialoghi nei ricordi, ma la frase ci pone davanti al dilemma dell'autore della frase: è il protagonista o il narratore? Se ci si affida al corsivo e si considera la domanda come posta dal personaggio, allora il verbo al passato e l'aggettivo possessivo sono errati. Se ci si affida al verbo e al possessivo, allora l'impalcatura del narratore onnisciente crolla.
"Non era possibile che quel sogno fosse stata una premonizione, giusto? Era... era solo una stupida coincidenza!" (capitolo 4) Stesse problematiche, ma al rovescio, per questa domanda nel quarto capitolo. Se ci si affida ai verbi, il narratore non sembra onnisciente; se ci si affida all'incertezza espressa dai tre puntini e dalla reiterazione del verbo essere (come se fosse il personaggio a parlare), i verbi sono da rivedere.
Analizzando invece l'architettura dello stile usato, sebbene sia per lo più curato e coerente nel suo essere sbarazzino e confidenziale, ci sono alcuni passaggi da rivedere nonché delle sbavature da correggere:
"Lasciando Esme da sola all'entrata della mensa, con una mappa in mano, una fame da lupi e zero idee su cosa fare." (capitolo 6) Questa frase, subordinata per natura, è lasciata indipendente da Luci e Ombre, rendendola così priva di fondamento: o manca qualcosa prima o manca qualcosa dopo. Fortunatamente, si lega al paragrafo precedente, per cui è sufficiente eliminare il punto e a capo: "E con quello, se ne scappò via nel corridoio, lasciando Esme da sola all'entrata della mensa..."
"«Essendo che tutti, prima, abbiamo notato quanto Carlos...»" (capitolo 9) Riagganciandomi al gerundio, l'espressione sottolineata non è propriamente scorretta, ma andrebbe (secondo me) contestualizzata. Utilizzata come sinonimo di "poiché" per introdurre una causale, risulta strana se si guarda l'ambiente narrativo e letterario che la circonda. "Essendo che" è infatti considerato un sintagma dal registro alto e il testo non presenta nessun precedente nello stile o nella caratterizzazione dei personaggi che giustifichi l'utilizzo del termine rispetto a una congiunzione più comune.
Luci e Ombre si lascia leggere facilmente e riesce a rapire se si adorano i vari riferimenti al mondo Disney, ma ha bisogno di una revisione nel lessico, macchiato da ripetizioni, e nella punteggiatura, così che possa attirare maggiormente a sé:
"Sua madre continuava a dirgli che si doveva comportare con Harry e Jace esattamente come lei faceva con i loro genitori, ossia gridando ordini e insulti, ma Carlos aveva trovato questo metodo stupido e faticoso. Perché alzare la voce, quando per farti obbedire bastava manipolare gli altri per fargli credere che l'ordine dato fosse anche quello che loro volevano fare? Era molto più efficace, e di certo non dava spettacolo come faceva Crudelia..." (capitolo 2)
"La sua zazzera di capelli color miele era disordinata, come se si fosse appena alzato dal letto. Il che era molto probabile, in quanto passava praticamente tutta la notte alzato a scrivere canzoni, dormendo poi di giorno. Tutta la scuola l'aveva soprannominato "il vampiro" proprio per questa sua abitudine. Ma, a dirla tutta, Richard era l'esatto opposto di un succhiasangue: la sua pelle era costantemente abbronzata, come se fosse nato baciato dal sole (il che era vero, in quanto era stato benedetto alla nascita dal dio Apollo); i suoi occhi erano color cioccolato fuso, quasi come se fossero stati sciolti dal calore della stella." (capitolo 5)
Con questo esempio prendo due piccioni con una fava: la narrazione abbonda dei due termini evidenziati. Sebbene sia tutt* sia gli avverbi in -mente abbiano una grande potenza espressiva, il loro abuso rischia di ridurne l'efficacia.
"«Ti ringrazio» le rispose sinceramente.
Lei gli rivolse uno sguardo con la coda dell'occhio, per poi annuire nuovamente.
«Non c'è di ché» mormorò.
Il figlio di Crudelia ridacchiò sommessamente, ritornando a concentrarsi sulla sua barretta di cioccolato." (capitolo 9)
"Appoggiato ad una parete c'era un gigantesco armadio, con, al suo interno, vestiti di ogni tipo. Carlos non era neanche sicuro di averglieli mai visti addosso. [...] Un enorme specchio crepato dalla cornice dorata, sormontava il tutto." (capitolo 2) Le prime tre virgole sottolineate sono ufficialmente incasellate nel modo corretto, ma rallentano moltissimo la narrazione. Si possono eliminare tutte oppure valutare dove si vuole giocare con la dinamica della frase. L'ultima virgola segnalata, invece, divide il soggetto (specchio) dal verbo (sormontava).
"«Non lasciare che il passato condizioni il tuo vero essere, Esme. E soprattutto, non relazionare qualsiasi cosa che tu credi "malvagia", a quello che ha fatto tuo padre." (capitolo 6) La virgola segnalata divide la comparativa.
"Lei in tutta risposta, indicò con la testa verso un lato della stanza, dove si trovava una certa principessa ormai molto familiare." (capitolo 8) Anche qui abbiamo una divisione tra soggetto e verbo; si possono operare due soluzioni: eliminare la virgola oppure racchiudere "in tutta risposta".
Concludo questa sezione con una miscellanea su cui è bene puntare l'attenzione nella futura revisione:
"E si infilò subito l'appolla in tasca..." (capitolo 2) ampolla
"<<Scusatemi tanto, ma mi sono ricordata che io ed Esme dobbiamo controllare che le vostre stanze siano apposto e pronte ad accogliervi!..." (capitolo 4) tutti i dialoghi hanno questi segni <<>> che non sono virgolette, si consiglia di usare "" oppure «»; apposto per indicare "in ordine" è da scriversi "a posto": apposto è solo il participio passato di apporre.
"Il silenzio in cui era immersa la scuola fece cadere Carlos in una specie di trans." (capitolo 7) trance, trans vuol dire altro.
"Mal e Evie si sistemarono dall'altra parte dell'aula, e entrambe iniziarono subito a farsi i fatti loro..." (capitolo 7) Questione d eufonica: il testo ne è pieno, ma nei casi in cui è corretto non è presente. Si ricorda che la d eufonica va inserita dove sono presenti due vocali uguali; in tutti gli altri casi no (tranne per "ad esempio")
Organizzazione, struttura, personaggi
Luci e Ombre inserisce il lettore in un mondo dove gli eredi delle fiabe Disney devono andare a scuola e lo fa prendendo in esame le prospettive di Esme, figlia di Esmeralda, e di Carlos, figlio di Crudelia de Mon. Entrambi i personaggi sono fin da subito caratterizzati come degli opposti grazie a una serie di contrasti che vanno dai classici donna/uomo, bene/male (nella provenienza e negli atteggiamenti) fino a quello meno banale che risale nelle generazioni precedenti: la madre di Esme è infatti positiva ma assente, mentre quella di Carlos è negativa ma presente. La prospettiva alternata, che focalizza i vari capitoli su uno dei due, oltre a portare avanti in parallelo la trama chiarifica la funzione di protagonista assunta da entrambi i ragazzi e pone l'attenzione sul cambio di percezione che iniziano ad avvertire l'uno sull'altra.
L'antefatto della vicenda e le motivazioni che spingono ad agire sono le stesse del musical e ciò è stato un buon modo per non far percepire una distanza narrativa tra chi conosce il fandom e chi non lo conosce; inoltre, Luci e Ombre ha saputo giocare aggiungendo e aggiustando elementi che nell'originale non erano stati pensati.
Nonostante questo, sono presenti dei punti scricchiolanti che andremo ad analizzare. Primo tra tutti è l'inserimento, nel secondo capitolo, di una sezione che voleva simulare il cantato e ricreare l'effetto musical. L'esperimento è riuscito ed è stato un modo diverso ed elegante per introdurre i personaggi dei cattivi; tuttavia, questa parentesi non ha avuto seguito rendendola di fatto una zona estranea al corpus del testo. (Qualora le parti cantate siano state inserite nei capitoli esterni all'analisi, si potrebbe pensare di spalmarne il numero in modo da rendere più omogeneo il racconto).
L'opera presenta anche numerose incongruenze, alcune di poco conto (poco più che dettagli) e altre di maggior impatto sulla narrazione. Nel primo capitolo, infatti, Ben e Audrey passano il pomeriggio da Esme, loro amica, ma l'augurio della regina stona con la scena: "«Mi raccomando Audrey, cerca di far sentire Esme a suo agio»"; inoltre, una volta saputa la notizia sull'arrivo dei cattivi la reazione della protagonista è esagerata rispetto a quella di Audrey. La prima ha un'avversione data dall'evento in sé, mentre l'amica ha un conto in sospeso, visto che sarà a stretto contatto con la figlia della strega che ha seviziato la madre (ciò è da riconsiderare anche in virtù della caratterizzazione dei personaggi, Esme in questo caso si rivela insensibile ed egoista, cosa che non è).
Nel terzo capitolo veniamo a conoscenza del piano di Malefica e i ragazzi vengono convocati, ma alla fine della scena si scopre che erano presenti anche tutti gli altri genitori. Il loro inserimento improvviso ha reso artificiale tutto l'impianto che era stato costruito, incrementando le mancanze come dei possibili interventi o delle descrizioni.
Anche nel quinto capitolo sono presenti due elementi che andrebbero rivisti: "Ma nonostante questo, Esme era grata di poter passare un pomeriggio con lui." Poco prima Luci e Ombre ha specificato come la scuola fosse illuminata dalla luce del tramonto.
"Le ultime parole che sentì prima di perdere conoscenza furono di Carlos: <<Codardi? Per la cronaca, non eravamo noi a scappare dagli altri. Erano gli altri a scappare da noi>>." In questo momento di climax, gestito molto bene, la frase di Carlos che va fuori sincrono. Per rendere ottimo il tutto, basta semplicemente eliminare la parte sottolineata. Il "per la cronaca" è più che sufficiente per riagganciare la provocazione lanciata alcuni paragrafi prima. Aggiungere "codardi?" rende surreale la scena e fa sembrare Carlos lento nei riflessi.
Ultimo appunto è sul capitolo 8, dove il tempo dell'ora di musica si riduce drasticamente: ai ragazzi viene chiesto di mettere alla prova le proprie abilità così che il professore possa valutarle, ma l'unico a esibirsi è Carlos, poiché al termine suona la campanella di fine lezione.
Prima di soffermarmi sui personaggi, spenderò due parole sulle descrizioni usate durante il testo. In generale sono ben dettagliate ed equilibrate, ma risultano statiche. A ogni personaggio segue una sua descrizione come se fosse fermo davanti al lettore e si lasciasse osservare; si potrebbe provare a scorporare i vari dettagli e farli interagire con l'ambiente: il vestito indossato potrebbe presentare dei miglioramenti se abbinato alla camminata, il volto potrebbe mostrare altre sfumature di colori in base all'emozione provata.
Il testo tende, inoltre, a fotografare i figli dei cattivi come un blocco unico. Durante le loro azioni, la narrazione viene spesso interrotta per descrivere la fisionomia o l'outfit di ognuno: ciò, oltre a rallentare l'andamento dei capitoli, li rende prolissi.
Sui personaggi il lavoro svolto è stato discreto, ma solo sui due protagonisti. Purtroppo, gli altri comprimari hanno uno spazio molto limitato e che supera di poco quello dei secondari o delle comparse. Esme è una ragazza che vive in maniera tragica l'arrivo dei cattivi ad Auradon e ciò innesca un suo personale percorso di crescita nell'abbattere le discriminazioni e nell'accorgersi che dietro i pregiudizi può esserci qualcosa di più. È determinata e battagliera e il testo le rende giustizia. Carlos invece è un ragazzo che sente molto l'influsso negativo della madre su di sé, vorrebbe essere cattivo ma a modo suo: siamo quindi di fronte alla ricerca della propria identità e non c'è niente di meglio di un viaggio verso ciò che è completamente diverso da sé. Ad Auradon Carlos sembra quello che vuole ambientarsi e quello che partecipa di più al nuovo stile di vita; ancora non abbiamo un vero e proprio conflitto interiore (la storia è ancora lunga), ma c'è l'accenno alla nascita di un sentimento che lo sta turbando poiché nuovo e turbolento.
Il buon lavoro introspettivo fatto su Esme e Carlos, come ho già accennato, declassa ulteriormente lo spessore e la profondità degli altri personaggi dai quali ci si aspetterebbe molto di più anche nei primi capitoli. C'è però una parola che deve essere analizzata e ben calibrata: ghigno. Questa modalità del sorriso è abusata per tutti i figli dei cattivi e, sebbene sia una facile soluzione di caratterizzazione, rischia di renderli bidimensionali.
Ultimo piccolo appunto: sul finire del terzo capitolo il clacson di una limousine interrompe il discorso di Malefica. Se per il mondo di Descendants fa fede la personalità Disney di Malefica, lei non avrebbe permesso a nessuno di interromperla.
Sono giunto al termine di questa analisi. Luci e Ombre è un discreto testo teen che ha moltissimi margini di miglioramento. Le molte lacune e criticità evidenziate non hanno in nessun modo il desiderio di screditare l'opera, ma solo quello di individuare le vie di crescita da percorrere per far sì che sia l'autore sia l'opera possano beneficiarne.
Zhor-D
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